Come fallire in maniera pazzesca

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Odiare la realtà

Il sistema più usato per buttare al cesso qualunque progetto è quello di concepire un piano d’azione che non sta né in cielo né in terra.
Alcatraz è un luogo formidabile per osservare questa metodologia estremamente efficace.
In questi trent’anni almeno una volta all’anno è arrivato qualcuno che mi ha detto: “Costruiamo un partito di gente onesta, con un programma semplice e chiaro, vinciamo le elezioni e poi costruiamo un’Italia migliore.”
L’idea di per sé non è male.
Ma io chiedo: “E con che forze costruiamo questo partito?”
La risposta arriva alla svelta: “Sto facendo il giro di una serie di personaggi noti che potrebbero comunicare al mondo le nostre giuste idee.”
E io chiedo: “Ma perché questi personaggi noti dovrebbero seguire il tuo progetto?”
“Perché il mio progetto è l’unico in grado di cambiare la realtà”.
Spiegare a questa persona che pur avendo propositi giusti è destinata al fallimento è una delle 7 cose più difficili del mondo.
Non capisce.
La riprova che questa idea è sbagliata è che di tutti quelli che mi hanno fatto questa proposta NESSUNO  è riuscito a fare un partito più grande del numero dei componenti delle sua famiglia (nella migliore delle ipotesi).

La realtà è complessa e bisogna amarla per capirla.
Bisogna osservarla a lungo, senza preconcetti.
Se lo si fa (forse) ci si accorge che il meccanismo essenziale della società umana, e in modo particolare di quella italiana, è la referenza.
Questo sistema è alla base delle relazioni sociali e risponde a un’esigenza concreta e basilare.
Le persone hanno successo se sono capaci di fare bene qualche cosa e se sono capaci di trovare persone valide con le quali collaborare.
E se è difficile trovare un amante che ci corrisponda, trovare una persona con la quale lavorare non è più probabile.
Il mondo è pieno di furbastri, di profittatori, di persone incapaci di tener fede agli impegni e alla parola data.
Riuscire a trovare persone di valore è raro e la cosa si complica appena riesci ad avere successo.
Chi diventa noto per aver realizzato un progetto è subito assediato da ogni sorta di disonesti e incapaci che cercano di sfruttare il suo successo.
Quindi diventa una regola relazionarsi solo con persone che rispondono a una serie di caratteristiche fondamentali e scartare gli altri.
Non è una buona idea ridurre il ventaglio delle proprie relazioni. Io ho il vizio di ascoltare tutti quelli che hanno voglia di dirmi qualche cosa. Anche i più pazzi, perché a volte hanno idee geniali.
Ma anche io se devo scegliere di collaborare con qualcuno voglio sapere cosa ha fatto e se una persona che conosco e stimo mi dice che si tratta di un individuo valido è meglio.
Nessuno seguirà una persona che non ha mai realizzato qualche impresa difficile che si presenti a chiedere impegno per lanciare un nuovo partito.
Creare qualche cosa di nuovo, in qualsiasi campo, non richiede solo una buona idea ma grandi capacità di capire la realtà, organizzarsi e agire. E se hai queste doti sai già che la prima cosa che devi fare per realizzare un grande progetto è realizzare un piccolo progetto. Compiere un’azione che ti dia credibilità.
Sono i risultati che ti aprono la via ai contatti e alla fiducia degli altri.
Quindi se vuoi costruire un nuovo partito prima di tutto devi dimostrare che lo sai fare, ad esempio conducendo con successo una lotta o un’iniziativa nel tuo quartiere o nella tua città.
Solo sulla base di risultati ottenuti su piccola scala puoi pensare di poter agire su scala nazionale.
Di Pietro aveva raggiunto una grande fama e stima con Tangentopoli. Lo stesso vale per De Magistris e in modo diverso per Vendola e Grillo.
Una persona completamente sconosciuta e senza nessuna esperienza notevole, che voglia fondare un partito solo perché pensa di avere idee giuste, è uno sciocco.
Ho scelto un caso limite ma questo tipo di errore di valutazione me lo vedo di fronte continuamente.
Anche io, modestamente, mi sono più volte rovinato con le mie mani perché non avevo valutato fino in fondo le mie reali possibilità, il mio livello di notorietà, credibilità eccetera.
Ad esempio, ho scoperto che vendere 200mila copie di un libro non ti garantisce di vendere 20mila copie di una rivista mensile.
Anche se le 200mila persone che hanno letto il tuo libro sono assolutamente entusiaste di te e vorrebbero sinceramente e appassionatamente leggere una tua rivista mensile, all’atto pratico non succede.
Ad esempio, perché non sapranno mai che hai stampato una rivista. Come fai ad avvisarli?
In questo momento siamo in edicola con il terzo numero de Il Male, che esce dopo 30 anni e che ebbe un successo immenso.
Ne hanno parlato tutti i giornali, centinaia di blog, parecchie radio e qualche trasmissione televisiva, eppure alcuni giorni fa a una festa con vecchi amici ho scoperto che la maggioranza di loro non sapeva che il Male era di nuovo in edicola.
La realtà è dotata di un grande livello di resistenza e dispersione che rappresenta un sostanzioso ostacolo per qualunque iniziativa.
Prendere le misure del mondo è essenziale se si vuole ottenere il risultato sperato.
Sennò potete appassionarvi alle variazioni di colore dei vostri lividi, dopo che avete battuto il sedere per terra.
Io l’ho fatto e devo dire che non è un gran che.
Ho anche scoperto un metodo che può offrire un aumento notevole delle probabilità di tirar fuori un progetto che vada avanti: parlare.
Raduni una decina di amici e gli racconti quel che vuoi fare.
Se non riesci a radunare una decina di amici forse è meglio che valuti quali errori hai commesso nel tuo universo relazionale.
Se non riesci a entusiasmare i tuoi 10 amici sulla tua idea forse ci sono dei buchi pazzeschi.
Se riesci a entusiasmare i tuoi amici hai qualche possibilità di farcela.
Ma attenzione: l’entusiasmo è un segnale di gradimento non una garanzia di successo.
Prima di buttarmi in questa idea avevo fatto politica nel movimento per 7 anni, avevo cercato per 2 anni di mettere insieme un gruppo di disegnatori per fare una rivista, ci ero riuscito e per altri due anni avevo lavorato al Male.
Con una ventina di amici discutemmo per un paio di mesi su come organizzare Alcatraz, poi finalmente decidemmo di passare dalle parole ai fatti e ci demmo appuntamento un giovedì, alle 9 di mattino, per iniziare fisicamente i lavori (avevamo 3 case da ricostruire).
Quella mattina alle 9 mi ritrovai da solo.
E dovetti iniziare la ricerca di un gruppo di persone con le quali lavorare invece che discutere.
A scuola era lo stesso: decidevamo in 500 di occupare la scuola, in 40 organizzavamo il piano per occupare e poi la mattina alle 7 e un quarto eravamo in 5 a prendere di sorpresa il bidello e bloccare la porta d’ingresso.
Non sempre succede così. Ho anche visto momenti magici nei quali 20 persone hanno una buona idea e dopo qualche settimana ci si trova col sostegno di centomila persone. Il lancio del Male ha funzionato così.
Ma sono, appunto, momenti magici.
Alcatraz è stata un’esperienza quotidianamente eccezionale che mi ha dato la possibilità di vivere esperienze appassionanti… Sicuramente è stata una delle imprese che mi ha dato di più in termini di qualità della vita ma è stata anche una fatica boia per riuscire a far quadrare i bilanci e per 3 volte siamo falliti economicamente. In questi casi l’importante è rialzarsi in piedi e riprendere a lavorare cercando di non rifare le stesse stronzate.
Solo da un paio di anni abbiamo raggiunto un pareggio economico decente. A volte le idee sono sostanzialmente giuste ma i tempi no.
Pare incredibile che per 30 anni le nostre idee sul risparmio energetico siano state considerate poco più che quisquilie. Ci è voluta l’ecatombe in Giappone e la vittoria del referendum sul nucleare per riuscire a far conoscere il nostro progetto al grande pubblico.
Ogni tanto arriva ad Alcatraz qualcuno che dice: “Questo è un posto straordinario! Non sapevo che esistesse. Perché non fate un po’ di pubblicità?”
Cavolo, in 30 anni ho partecipato ad almeno 60 trasmissioni televisive, sono usciti un centinaio di articoli sui giornali, da 10 anni gestiamo 20 siti internet tematici, la nostra pubblicità esce ogni giorno su 400 siti artistici, etici ed ecologici, sono stati comprati almeno 500mila copie dei libri che ho scritto (dove c’è sempre la segnalazione di Alcatraz) e nonostante tutto questo gran parte delle persone che apprezzerebbero Alcatraz non sanno neanche che esiste…
Ecco, la realtà è complicata, se vuoi ottenere un fragoroso insuccesso fai finta che sia semplice.

Proprio per questo, perché compiere grandi imprese è un’attività che ha tempi lunghi, è essenziale comprendere il valore della gradualità.
E’ la filosofia dei piccoli passi.
Essenziale elemento strategico.
Io mi impegno solo e soltanto su azioni capaci di darmi immediatamente un risultato anche se minimo.
Nel 1981 avevo capito che la rivoluzione comunista ormai era fallita.
Decisi che l’unica era creare situazioni di vita e cultura alternative che permettessero alle persone di sperimentare idee e stili di vita migliori e quindi crescere grazie a esperienze nuove e positive.
Il mondo cambia se cambiano le persone. Ma le persone non cambiano se non fanno esperienze migliori.
Quindi la prima cosa che creammo fu un ristorante dove si mangiasse bene.
Scegliemmo il punto più semplice sul quale concentrare tutte le nostre energie.
Avere un ristorante che offre cibi meravigliosi è un piccolo risultato ma è una vittoria immediata: appena scoli gli spaghetti e ci metti il sugo e li assaggi dici: “Ho vinto! Questi spaghetti sono fantastici!”
Questa luminosa, fragrante vittoria ti gratifica, ti galvanizza, ti ristora e ti ripaga delle mille avversità del mondo. E visto che hai vinto e vincere è estatico ti viene ancor più voglia di impegnarti allo stremo per ottenere risultati ancora migliori e decidi: “Non ci son cazzi! Domani facciamo le lasagne!”
E il giorno dopo come ti senti quando assaggi le lasagne e ti accorgi che sono veramente bolognesi in maniera pazzesca?
Succede che la tua determinazione ribelle cresce.
Dalle lasagne passi agli gnocchi e dagli gnocchi all’ecovillaggio solare super tecnologico.
Ma la tua forza resta sempre il fatto che i grandi progetti hanno dentro uno sciame delizioso di piccole vittorie: le persone straordinarie che hai conosciuto e ti sono diventate amiche (e che cucinano da Dio), i gruppi con i quali hai scambiato ricette e sementi biologiche, quelli che ti hanno fatto conoscere un buon vino…
Un grande progetto ha una spina dorsale che è costituita da una rete di microeventi e di microvittorie che sono l’humus, l’anima e l’energia del progetto.
Senza questa SOSTANZA il progetto è vuoto. Se c’è solo un centimetro di terreno crescono solo licheni.
Una volta sono andato a cena a casa di una persona molto simpatica che aveva grandi idee. Ho mangiato malissimo. E ho smesso di frequentarla.
Se vuoi fallire in modo fragoroso fidati di chi non sa fare il soffritto.
(Non saper cucinare non è una colpa. E’ grave non rendersi conto che non si sa cucinare.)

 

INDICE DEGLI ARTICOLI PRECEDENTI (in ordine di lettura)

1 - Lo zen e l'arte di vincere

2 - Non esiste un modo certo per avere successo. Esiste però un modo certo per mandare tutto a scatafascio.

3 - Come fallire in maniera pazzesca

4 - Reprimere i desideri fa male, molto male

5 - Le vie della perfezione sono finite

6 - Il senso della realtà. Agire con passione, agire con metodo!

7 - Non ho potuto arrivare in orario perché c’è stato uno tsunami.

8 - Lo spirito di sacrificio o lo spirito del gioco?

 


Commenti

Anche il post di ieri, o l'altro ieri, quello sulle persone che si impegnano a lavorare, insieme a quello di oggi, mi lascia, mi lasciano, perplesso. Non capisco dove vuoi andare a parare. Stai cercando di assumere un lavoratore caparbio che sa cucinare. Boh. Lo so che il tuo concetto è fra le parole e non devo prenderti alla lettera, ma... Non è che mi stai comunicando molto con questi ultimi due articoli. Io invece mi sto incattivendo. Credo sia sbagliato continuare a cercare di migliorare l'ambiente circostante a noi (non parlo della natura degli animali dello smog, ma dello spazio attorno a noi e il contesto in cui viviamo, agiamo, ecc) se questo cerca di distruggerti. Trovo inutile cercare di ridere quando la classe dirigente del paese ce la mette tutta per farti vomitare dalla vergogna e piangere dalla disperazione. Mi sembra che questo sentimento diventi quasi "religioso", un oppio moderno dei popoli. Inutile, dico io, migliorarsi, se ti fanno un culo così. Dobbiamo cambaiare la classe dirigente. Probabilmente vanno fatte regole nuove. Ma qui in italia non cambia niente da sempre. Non cambia nulla. siamo ancora gli stessi antichi romani che hanno guerreggiato con tutta europa. Siamo dei rompiscatole. Non sappiamo vivere nel rispetto degli altri. Sto semplificiando troppo. Ma mi sono convinto che la strada per cambiare le cose è un'altra. non questa. I piccoli passi non funzionano in questo senso. Basta portar pazienza, basta sorridere quando c'è da incazzarsi. Il problema è che non ci incazziamo in abbastanza e soprattutto, siamo sempre gli stessi. Politicamente l'italiaa è immobile da troppi anni. Le persone in italia non cambiano. E' tragico. Ma veramente tragico. Ma assolutamente tragico, forse anche patologico. E' pazzesco. Travaglio, Grillo, La gabanelli, Annozero... l'informazione c'è... le cose si possono sapere... e quando sai le cose voti in modo diverso, ti comporti in modo diverso. Ma qui siamo in un paese dove i tizi sopra vengono seguiti sempre dalle stesse persone, che sono una netta minoranza. Tutti conoscono travaglio ma la maggioranza non l'ha mai letto e chi lo legge sa tutto e chi non lo legge niente. E' aberrante. Dobbiamo litigare. Non sorridere. Litigiare con chi non si informa. Dobbiamo cambiare quelle persone. Non c'è altra strada. Oggi sono andato a camminare in campagna. Dopo un'ora vedo un cacciatore. Con le buone gli ho detto se non era il caso di smettere di uccidere gli animali. Non l'ho convinto a smettere ovvio. Ma gliel'ho detto. Lui se lo deve sentir dire. Da tutti quelli che credono che lui stia sbagliando. Invece stanno tutti zitti, tutti sopportiamo, tutti ci lamentiamo ma al momento giusto stiamo zitti. Dobbiamo esternare quello in cui crediamo. Io ho affinato questa cosa ed è per questo che ti sto scrivendo ora. Dobbiamo cambiare le altre persone. Ogni volta che vediamo che le cose non vanno dobbiamo dirlo, suonare l'allarme. Quando siamo in coda nel traffico milanese, per esempio, dobbiamo suonare il clacson, far sentire che è insostenibile un'ora di coda per fare dieci chilometri. Invece i milanesi sopportano ogni giorno questa situazione e la rendono stabile. Spirito di adattamento. Gli italiani ne sono pienissimi e guardacaso l'italia va male. Secondo me è questo il primo motivo. Ci adattiamo all'infinito. Ci ribelliamo quando ormai il dittatore è stato ucciso. Scusami jacopo per questo post enorme. Io credo che o ci arrabbiamo in questo periodo storico, o non potremo mai più farlo e, non lo faremo mai più.

ciao davide sono d'accordo con il tuo puntodi vista quando dici che bisogna prendersela e nonlasciar passare tutto altrimenti la situazione perggiora.

però se si vuole una realtà migliore bisogna coinvolgere anche gli altri.
per lamia esperienza è difficile convincere qualcuno a cambiare atteggiamento in meglio arrabbiandosi con lui. bisogna argomentare discutere e mostrare alternative. quando riusciremo a raggiungere una massa critica sufficiente (hai perfettamente ragione a dire che siamo in pochi e siamo sempre gli stessi), il cambiamento inizierà a divenire spontaneo ed endemico.

quindi?
quindi se ti interessala mia idea è che ciò che dobbiamo fare è partire dal basso dalla nostra realtà giornaliera, parlare con la gente dei problemi e delle possibili soluzioni, una volta inserito nella mente del prossimo il semee dell'idea del cambiamento è facile convincerla e coinvolgerla... il vero problema è riuscire a parlare facendosi ascoltare, e son la rabbia ciò non può accedere...

Salve a tutti, secondo me avete ragione entrambi, avete metodi diversi per raggiungere obiettivi simili, e questa deve essere vista come una ricchezza, non come un limite.

Alcuni, anzi forse quasi tutti vogliono vivere in pace perché hanno già abbastanza problemi e se sentono disapprovazione su quello che fanno, possono cambiare. Per questo do ragione a davidemarchiani. (anche se io pure purtroppo voglio vivere in pace, per questo non vado in giro a criticare la gente).

Viceversa in altri ambiti le persone sono portate a dare molto più ascolto a chi gli sta vicino, a persone che già stimano, come ha scritto anche Jacopo, per questo è anche molto positivo parlare e discutere con calma con amici e persone che conosciamo.

Queste due cose non sono in contrasto fra loro.

Col tempo io ho imparato a litigare con spirito. Si può anche ridere. Ma sempre spiegando, parlando, cercando di far capire, addentrandosi nei discorsi. Non intendo dire che si debba andar in giro a prendere a testate chi la pensa diversamente. Però dobbiamo parlare con chi abbiamo attorno a noi nel quotidiano, inutile scrivere in 10mila blog le nostre idee che nessuno leggerà mai.
Comunque ho scritto questa risposta anche perchè ci tenevo a dire a Jacopo che ho fatto un orto, sono partito dai semi di pomodoro, ho coltivato le piantine e non le ho comprate, le ho trapiantate, ho raccolto i pomodori, ho fatto la passata in casa, spremendo i pomodori e separandone la buccia e i semi, qualche decina di vasetti, e ora faccio dei primi usando a volte la mia passata a volte quella del supermercato per affinare i miei sensi gustativi a cogliere la differenza: ed è impressionante! Ho fatto una passata che senza soffritto e senza altro ti si scioglie in bocca e ti rimane il gusto per oltre un'ora dopo che hai mangiato. Mamma mia che bontà. Tutto questo l'ho fatto per la prima volta quest'anno. Ora ho preso accordi per affittare un terreno di 40x60 vicino casa mia per farne un mega orto e rivendere pomodori, passata e altre verdure al mercato cittadino l'anno prossimo. Tutto questo mentre la mia azienda di impianti fotovoltaici sta fallendo purtroppo. Di chi è la colpa che sta fallendo? Non ci sto a dire che non ho mosso il culo mentre le armate del male assediavano la roccaforte. Un abbraccio, ciao

Oggi ho letto il post un po' più attentamente di quanto faccio spesso.
Oggi mi sono messo ad ascoltare la musica che mi ricorda quello che sono. Quello che potrei cambiare nei miei modi di fare accondiscendenti, rispondere a tono alle persone che stimo e alle quali voglio bene, che la realtà è dura anche per me.
Anche se riesco a far sembrare possibile una vita di lavoro quasi continuo e di quasi "abitudine" al dover lavorare e basta.
Grazie per quello che scrivi. Posso cominciare a scrivere meglio e di più anche io.
Il mio lavoro non è fare da mangiare bene, ma almeno so invitare a cena chi di cibo ne sa. E permettere di fare cose BUONE a chi magari non ha sempre il luogo per allargarsi e dargli spazio e farlo durare".
Alla prossima.
Grazie per alcuni consigli.

Oggi ho letto il post un po' più attentamente di quanto faccio spesso.
Oggi mi sono messo ad ascoltare la musica che mi ricorda quello che sono. Quello che potrei cambiare nei miei modi di fare accondiscendenti, rispondere a tono alle persone che stimo e alle quali voglio bene, che la realtà è dura anche per me.
Anche se riesco a far sembrare possibile una vita di lavoro quasi continuo e di quasi "abitudine" al dover lavorare e basta.
Grazie per quello che scrivi. Posso cominciare a scrivere meglio e di più anche io.
Il mio lavoro non è fare da mangiare bene, ma almeno so invitare a cena chi di cibo ne sa. E permettere di fare cose BUONE a chi magari non ha sempre il luogo per allargarsi e dargli spazio e farlo durare".
Alla prossima.
Grazie per alcuni consigli.

semplicemente, grazie.
leggere queste righe "criptiche" di primo acchito, che in seconda lettura rivelano la loro potenza e il messaggio di speranza, è qualcosa per cui vale la pena di essere iscritti a cacao.

le tue parole suscitano in me emozioni e fanno nascere desideri di fare cose, che magari non c'entrano con il senso del testo (tu parli di cucina, e io penso ad altre iniziative che mi girano nel cervello), quel che mi piace dei tuoi post è il messaggio sotteso, la descrizione del metodo, che può essere espunto dal concetto base ed applicato a tante altre attività della nostra vita :D

ho già ringraziato per il tuo post? :D

Caro Jacopo e cari tutti
Ho avuto la "fortuita fortuna" di ritrovarmi ad Alcatraz nella storica giornata della posa della prima pietra.
Era da tempo che desideravo vedere da vicino questo esperimento di "comune anarchica" riuscita a sopravvivere diventando una realtà, anche dal punto di vista lavorativo, per diverse persone, superando, come tu racconti, mille difficoltà. Ma per le problematiche economiche, per la precariatà esistenziale e lavorativa mia e di mia moglie e un po' la vita, non eravamo mai riusciti in questa impresa.
Ma il destino ci riservava l'avvenimento più esaltante degli ultimi anni, sia per gli abitanti di Alcatraz, sia per quelli come me che la seguono da anni da lontano, e che si sentono legati da un filo invisibile che tiene insieme tutte quegli Esseri Umani che hanno fatto della loro vita un laboratorio di ricerca che migliori l'esistenza propria e degli altri.
Ho così radunato 15 amici: 15, cazzo devo essere felice del mio universo relazionale! (A dire il vero ce ne sarebbere altri 20 che per varie ragioni sono rimasti a casa ma non voglio sembrare uno spaccone).
Anch'io come te, ad un certo punto della mia vita, più o meno nell'81\82 ho capito che la rivoluzione "oggi no! domani forse...ma dopodomani...sticazzi!"
Inesorabile chiedersi "e mo?" che in napoletano vuol dire "che fare?": accettare finalmente la strada del posto fisso che mamma e papà ti indicano da tempo? O mettere in gioco quelle relazioni, quelle invenzioni, quelle speranze e creatività di quegli anni quando volevamo "riprenderci la vita, la terra, la luna e l'abbonzanza"? Non voglio sembrare un nostalgico, anche perché non lo sono assolutamente, ma perché sono convinto ancora di più che solo se hai determinate "radici" puoi sviluppare delle "ali" che ti portano lontano. (so' filosofo frà!).
Allora radunai i miei amici, e sentenziai: basta con le sezioni, le assemblee, l'eroina di merda (nel frattempo...), il terrorismo...facciamo qualcosa,"QUALUNQUACOSA! Altrimenti moriamo tutti. Eravamo tre amici al bar...uno si mise a fare le pere (ahimè non era frutta), l'altro si mise a fare il terrorista ed io decisi di comprarmi un disco e tornare a casa di mammà ad ascoltarlo: The Clash - London Calling....AZZ!
Ebbi la sensazione che un altro treno partiva e che dovevo salirci sopra anche da solo, anche senza i compagni e gli amici che fino ad allora erano la tua vita. C'era una altro vento che soffiava e, ahimè non era quello dell'avvenire, ma era altrettano stimolante e arrivava con Frigidaire, Andreapazienza e i "segnali d'accelerazione" della periferia. Dopo un anno di parcheggio ad architettura, mi iscrissi all'accademia di belle arti. Napoli posterremoto era la tragica frontiera della guerra di camorra, che avrebbe falciato Giancarlo Siani e tutti quei residui di spazi che un tempo facevano aggregazione. Decisi allora che era giunto il momento di tagliare i capelli: il riferimento culturale non era più il CHE, ma bensì, "GIO' STRAMMER". Mammà e papà furono estremamente contenti, con solo una perplessità: "Stai bbuone che capill' curt'...ma pecché te viest' e nir', me par' nu schiattamuort'?...". Ma cosa potevano capire loro del postmodernismo e della transavanguardia all'ombra del Vesuvio...Niente! Quindi tirai dritto alla ricerca della mia Berlino nella mittel europa neapolitana e la trovai nel mitico ZX! Non il computer ma un locale punk\postpunk nel cuore di Neapolis. Radunai allora altre persone che nel frattempo avevo incontrato su questi nuovi sentieri: io, ex troschista (non pasticciere), un paio di ex autonomi, un paio di vecchi compagni fricchettoni, e nuove leve postmoderniste stile new wave, decidemmo che avremmo aperto a Napoli, un luogo dove finalmente si potesse sfogare la creatività che esplodeva in quegli anni. Racimolammo qualche soldo, mi vendetti l'eco ranger e vecchi dischi anni 70 (Camerini, Lolli, Rocchi e quantaltro), comprammo in uno scasso un vecchio furgone mercedes benz, da dove dopo una giornata di lavoro, riuscimmo a tagliare la parte anteriore dell'abitacolo per farla diventare la consolle del DJ e nacque così il Diamond Dogs. Una caverna di tufo di 400 mq che finì subito sulle pagine di Actuel e che ha lasciato il segno in un'intera generazione.
Da troschista a DJ e organizzatore di eventi, concerti e radio "ANDERGRAUND" il passo fu breve. Altrettanto breve fu quello di chiudere anche quell'esperienza, dopo aver inventato il "KGB culture palace" con altri viaggiatori, nel cuore della Sanità, nel momento in cui con la mia donna di allora, e di oggi, decidemmo di mettere in cantiere un figlio: la notte esigeva le poppate e non più la movida!
Cominciava, così, senza rimpianti, la trafila precaria lunga 18 anni, alla ricerca ahimè del posto fisso! Io con la RAI, perché nel frattempo mi ero diplomato all'accademia come scenografo e mia moglie nella scuola a far la prof di matematica... Il resto e storia di oggi, forse non altrettanto gloriosa come il passato, ma altrettanto carica di esperienze magnifiche, a volte anche tragiche ma che fanno di una vita una storia unica e fantastica comunque da vivere intensamente e positivamente, sempre!
Ora, tornando a noi, sono estremamente convinto che il posto fisso non è il nostro futuro, la pensione non è (e mai lo sarà...) la nostra priorità. Purtoppo mi frullano altri progetti fantastistici in testa e forse l'unico posto dove realizzarli è l'Ecovillaggio Solare, insieme a nuovi amici, fratelli...e viaggiatori folli intenzionati a ripredersi ancora la vita la terra la luna e l'abbondanza...vedi che tutto torna? (Cazzo perché ho venduto i dischi degli anni 70!)Con affetto
Salvio da Napoli (quello che ti ha chiesto del compratore con il suv...)
PS
Se venite a Napoli tu ed Eleonora, ma anche con chi vuoi, venite a cena da noi...assaggerai la nostra ottima cucina....e mi aiuterete a convincere mia moglie (in parte già convinta) che è ora di andare...Grazie di essere arrivato fin qui!

Ciao Jacopo!come non essere daccordo?sono i piccoli passi che permettono di scalare una montagna...eh si è dura e lunga, ma si possono ottenere segnali positivi.Proprio oggi ho partecipato a un incontro tra associazioni ambientaliste, scoprendo con piacere che in italia abbiamo tanti problemi in comune ma soprattutto che alcune piccolissime realtà stan facendo cose pazzesche!orti biologici che nel loro piccolo richiamano sempre più persone sinceramente interessate, educatori ambientali che sperimentano come "la gente" non sia insensibile al tema ecologia e ambiente, come invece pare essere dalle politiche nazionali...è stato bellissimo!come è sempre bellissimo seguire la vostra esperienza:un giorno o l'altro verrò ad Alcatraz.
ps riguardo Il Male,io l'ho spauto grazie al Fatto, ceh compriamo a casa...ma vari amici più grandicelli di me, e che lo conoscevano nella versione originale,non ne avevano idea:eppure sono persone informate,che oltre alla tv e giornali usano internet.come mai gli è sfuggito?beh almeno con me c'è stato il vecchio passaparola ;-)
baci

Sui grandi cambiamenti non possiamo farci nulla. Quelli piccoli, invece, sono l'oggetto del nostro lavoro quotidiano.