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Giornate FAI d’Autunno: il 12 ottobre a Gela con il laboratorio di restauro del relitto “Gela II”
Sabato 12 e domenica 13 ottobre 2024 tornano per la tredicesima edizione le Giornate FAI d’Autunno, uno dei più importanti e amati eventi di piazza dedicati al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese.
Per l’occasione a Gela, sabato 12 ottobre, all’interno dell’area archeologica di Bosco Littorio, si potranno apprezzare in anteprima le attività di primo intervento e restauro del relitto “Gela II”, la nave oneraria utilizzata per il trasporto di merci sulle rotte tra la Sicilia e la Grecia.
Gela II
Le operazioni di recupero del relitto, denominato “Gela 2”, individuato nel 1995 nei fondali di contrada Bulala a Gela, sono cominciate alcuni mesi fa.
Si tratta di una nave greca del V secolo a.C. lunga circa 15 metri e larga 5, rinvenuta a circa 6 metri di profondità.
La Soprintendenza del mare della Regione Siciliana, grazie ad un finanziamento del Fondo sociale di coesione di oltre 900 mila euro, già nel mese di luglio aveva avviato lo scavo archeologico subacqueo per liberare i legni dell’imbarcazione, oltre che i materiali relativi al carico della nave, dai fondali particolarmente sabbiosi.
Le operazioni sono state realizzate dalla ditta specializzata in lavori subacquei Atlantis scrl di Monreale, in provincia di Palermo, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza del mare.
L’antica imbarcazione, denominata “Gela II”, fu scoperta nel 1990 nelle acque di contrada Bulala a circa 800 metri dalla costa e poco distante dal primo relitto di età arcaica che fu invece scoperto nel 1988.
Tra la prima e la seconda imbarcazione negli anni sono stati scoperti vari reperti che facevano parte del carico tra cui un basamento, delle coppe, delle anfore. A proteggere per millenni i relitti e i reperti sono stati i fondali particolarmente sabbiosi di Bulala.
I tempi
Il tempo stimato per l’esecuzione dei lavori di recupero è di 270 giorni. Per cominciare, sarà completato lo smontaggio e il recupero dei legni dell’imbarcazione e poi inizieranno i lavori di restauro all’interno dei locali di Bosco Littorio, messi a disposizione dalla Soprintendenza per i Beni culturali di Caltanissetta, all’interno del Parco archeologico di Gela.
«Nei prossimi mesi – dice l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – i visitatori che si recheranno al Bosco Littorio potranno assistere alle operazioni di desalinizzazione e restauro dei componenti dell’imbarcazione, così come avvenuto per il Marausa 2. Una volta completate queste attività, si provvederà alla conservazione della nave dentro il “Museo della navi di Gela” all’interno dello stesso Bosco Littorio».
La visita
I visitatori, guidati dagli apprendisti ciceroni e volontari della Delegazione FAI Caltanissetta, potranno entrare all’interno del laboratorio dove vengono realizzate le attività di primo trattamento conservativo, consolidamento e restauro definitivo. L’area di scavo è uno scrigno che ogni giorno dona stupefacenti reperti destinati alla futura e definitiva “musealizzazione” presso il Museo dei relitti delle navi greche, in corso di allestimento nella nuova e bellissima struttura espositiva di Bosco Littorio, che verrebbe ad ospitare, caso unico, addirittura due relitti di navi greche integralmente conservati.
Le visite di un’ora circa, su richiesta anche in lingua inglese, prevedono un contributo minimo di 3 euro e sono a cura degli Apprendisti Ciceroni e dei Volontari Gruppo FAI Giovani di Caltanissetta.
ORARI: 10-13, 15-18. L’ultimo ingresso è previsto per le ore 17.
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La riserva Geloi Wetland diventa “Fondo chiuso”
Vietata la caccia su una superficie di oltre 150 ettari
Geloi Wetland è stata ufficialmente riconosciuta dalla Regione Siciliana quale “Fondo Chiuso” ai sensi dell’art. 24 della Legge Regionale n. 33 del 1 settembre 1997.
Lo dichiara, con grande soddisfazione, l’associazione CEA ODV, ente gestore della Riserva Naturale Privata.
Questo importante riconoscimento, dato a seguito di una serie di sopralluoghi operati dall’Unità Operativa 1 – Affari generali e coordinamento delle attività finanziarie – Ripartizione faunistica venatoria della Regione Siciliana, rappresenta un passo fondamentale nella tutela e valorizzazione dell’area, già inclusa all’interno della Zona di Protezione Speciale (ZPS) della Piana di Gela, in ottemperanza alla Direttiva Europea “Uccelli” (2009/147/CE).
Il riconoscimento della Riserva della Stiftung Pro Artenvielfalt come “Fondo Chiuso” ribadisce che, su una superficie di oltre 150 ettari, verrà vietata ogni forma di caccia, in qualsiasi periodo dell’anno.
Questo provvedimento si traduce in una zona di “silenzio venatorio”, una misura cruciale per il raggiungimento degli obiettivi del Piano di Gestione della ZPS in cui ricade la Piana di Gela.
La limitazione della caccia consente infatti di creare un ambiente sicuro e protetto per la fauna selvatica, favorendo la conservazione delle specie più vulnerabili e promuovendo la rigenerazione degli ecosistemi locali, quali gli acquitrini temporanei mediterranei.
La Riserva Geoloi Wetland
La Riserva Geloi Wetland è un’area di straordinaria rilevanza ecologica, ospitando habitat unici e 176 specie di uccelli migratori e stanziali, molte delle quali a rischio di estinzione. Grazie alla designazione come “Fondo Chiuso”, queste specie potranno trovare rifugio e condizioni ideali per riprodursi, riposarsi e alimentarsi, contribuendo così alla tutela della biodiversità e alla salvaguardia del patrimonio naturale. In particolare, l’assenza di disturbo antropico favorirà l’aumento delle popolazioni di uccelli come aironi, anatre, limicoli e rapaci, migliorando significativamente la qualità ecologica dell’area.
La costituzione del Fondo Chiuso presso Geloi Wetland è un esempio concreto di gestione sostenibile del territorio e di cooperazione tra enti pubblici e privati per la tutela del patrimonio naturale.
Questa iniziativa si inserisce nel più ampio quadro di strategie volte a garantire il mantenimento degli equilibri ecologici e a promuovere la resilienza degli ecosistemi della Piana di Gela.
“Siamo orgogliosi di questo traguardo, frutto di un costante impegno per la protezione dell’ambiente, e ringraziamo tutti i soggetti coinvolti in questo importante percorso di tutela della biodiversità. Lavoreremo con dedizione per assicurare che la Riserva Geloi Wetland continui a essere un modello di conservazione e gestione della natura, a beneficio delle generazioni future”- si legge in un comunicato.
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Il nuovo documentario animato “Quando Gela si chiamava Terranova”
È in arrivo il nuovo documentario animato “La vita nel Medioevo: Quando Gela si chiamava Terranova”
Come si viveva nel Medioevo?
Lo racconteremo con un viaggio che comincia proprio a Gela, fondata dall’imperatore Federico II, nel 1200, un’occasione per vedere una città allora considerata modernissima e la vita dei suoi abitanti.
Dopo il successo dei primi due documentari animati sulla vita nell’antichità gelese e l’epoca greca e sulle leggende medioevali, affrontiamo con questo lavoro una questione molto importante per la didattica.
Molti fanno fatica a comprendere le enormi differenze tra la nostra quotidianità e quella di 800 anni fa.
E questo fatto impedisce di comprendere il grande cammino dell’umanità, la difficile avventura del progresso e perché, nonostante tutto, possiamo continuare a sperare in un futuro sempre migliore.
Non conoscere il passato porta a non comprendere il presente e temere il futuro.
Ci occuperemo quindi di confrontare una strada, una casa e i suoi abitanti, di oggi e di 800 anni fa, prendendo Gela come esempio migliore per quegli anni, visto che fu fondata da un regnante illuminato che la volle come esempio di città modello.
E ci occuperemo anche dell’immaginario di quegli anni, utilizzando nel racconto molte immagini medioevali.
Ma utilizzeremo pure immagini prodotte dall’intelligenza artificiale e disegni di Jacopo Fo e Dario Scaramuzza per giocare con il passato allo scopo di capire il presente.
Anche questo video oltre che nel web sui social e le tv sarà diffuso nelle scuole italiane grazie alla collaborazione con portali e associazioni di insegnanti e presidi.
Il documentario animato “La vita nel Medioevo: quando Gela si chiamava Terranova” sarà presentato in anteprima a Gela nel mese di ottobre. Stay Tuned!
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Speciale Grumento Nova
Il nostro viaggio nella val d’Agri diventa oggi un viaggio nel tempo! Una storia millenaria, infatti, circonda Grumento Nova, ricca di stratificazioni storiche, nota con il nome di Grumentum fino alla sua distruzione avvenuta per mano dei Saraceni nel IX secolo d. C. Gli abitanti in fuga si dispersero nei piccoli insediamenti dei paesi limitrofi fondando, sul colle al di sopra dell’antica città romana, Saponara. Questo, infatti, fu il nome ufficiale del paese per quasi mille anni, fino al novembre 1932, quando fu trasformato nell’attuale Grumento Nova.
Il primo nucleo antico si aggregò in altura, intorno al tempio dedicato alla divinità egizia Serapide, ma il sisma del 1857 cancellò purtroppo quasi tutte le testimonianze monumentali del passato, anche se si possono ancora trovare tracce dell’antico nucleo medievale, come la Porta di San Francesco, e i resti dell’imponente castello, eretto nella seconda metà del XI sec dai Conti di Montescaglioso. il Castello Sanseverino, tra i simboli più importanti del comune, edificato nel 1100, è l’antico salone che a fine ‘600 ospitò il ricevimento delle nozze della principessa Aurora Sanseverino, poetessa e mecenate. Il castello subì numerose aggiunte e modifiche ad opera dei feudatari succedutisi nel tempo. Durante il XVII secolo, ad esempio, la struttura comprendeva ben dodici appartamenti e un teatro, dislocati su una struttura di quattro piani. Dell’antico palazzo sopravvive ad oggi, oltre a ruderi sparsi, una parte delle scuderie sulla cui facciata s’intravede lo stemma dei Sanseverino.
Senza spostarci di molto, possiamo subito trovare il Giardino Botanico. Organizzato su più livelli a terrazzamenti e interamente percorribile a piedi. È un naturale percorso sensoriale e riserva della biodiversità locale grazie alla presenza di piante officinali e ornamentali, di cui alcune coltivate e altre a crescita spontanea. I visitatori possono effettuare visite guidate, laboratori didattici ed esperienziali studiati ad hoc, anche per i più piccoli!
Grumento Nova, grazie alla sua posizione, gode di diversi affacci panoramici che regalano viste mozzafiato. Le più belle sono sicuramente quelle che si possono ammirare dal Piazzale Aurora Sanseverino, che offre una magnifica veduta sulla Valle, racchiusa dai monti, e che si può apprezzare al meglio in ogni suo dettaglio grazie ad un binocolo panoramico installato sul posto. Il piazzale, o belvedere, si trasforma d’estate anche in un luogo suggestivo in cui prendono vita eventi culturali e musicali.
La fama del paese, chiamato “la piccola Pompei della Basilicata”, lo precede. Questo nomignolo è dovuto ai resti archeologici dell’antica città di Grumentum , ora Parco Archeologico, e al relativo Museo Archeologico Nazionale dell’Alta Val d’Agri. Il museo racconta la storia di Grumentum e del territorio dell’antica città romana dalle sue origini. Fondata dai Romani divenne uno dei centri più importanti dal III sec. al IX sec. d.C., data della sua distruzione per mano dei Saraceni. Il museo è in un edificio a due piani, che riesce così a suddividere i reperti in due sezioni principali, rispettivamente dedicati all’epoca preromana e a quella romana. Ad accompagnare i visitatori nella visita, troviamo numerosi pannelli didattici che ricostruiscono i principali monumenti della città. Entrando nel parco ci si imbatte invece nel teatro per poi trovare i due templi più importanti, l’Augusteo e il Capitolium. Proseguendo nella visita è possibile riconoscere anche le strutture delle terme repubblicane, delle terme imperiali, della Chiesa di Santa Maria Assunta, e l’anfiteatro ellittico.
A poca distanza dall’Area Archeologica di Grumentum, un percorso lungo il fiume Agri che porta al torrente Sciaura, consente di raggiungere un luogo incontaminato e di suggestiva bellezza, con la presenza dei resti della Chiesa paleocristiana di San Laverio, complesso sacro costruito in onore del primo martire lucano.
Oltre alla storia di un glorioso passato, che vive in ogni aspetto dell’odierna Grumento, anche la fede e la religione sono da sempre una colonna portante della tradizione grumentina. A testimonianza di ciò troviamo il Santuario della Madonna di Monserrato, che risale al 1582 e si trova sul Monte Castello, a circa 6 km dal centro di Grumento Nova. La sua posizione, così dislocata, è dovuta all’occultamento della statua della Madonna dell’Assunta da parte dei cristiani per evitarne la distruzione durante le invasioni saracene. Il culto è ad oggi molto sentito, infatti è considerata la festa più importante di Grumento Nova. Il martedì dopo Pasqua e l’ultima domenica di agosto, la statua della Madonna è portata in processione dal paese al monte e viceversa, accompagnata dai fedeli, dalla banda e dagli alabardieri, per una festa religiosa e civile di grande rilievo.
Anche il Santuario della Madonna del Grumentino è meta di un pellegrinaggio molto sentito dalla comunità, che ha luogo fin dal 1739, anno in cui si racconta che la Madonna, apparsa in sogno a una suora del Monastero di San Giovanni Battista, fece cessare un morbo che affliggeva il paese. Da allora si festeggia la Madonna Salus Infirmorum, “salvezza dei malati”. Le celebrazioni iniziano la mattina con la discesa dal paese e, all’arrivo, si celebra una messa e si tiene ancora oggi una grande fiera sull’impronta delle fiere di bestiame che si svolgevano in passato.
Agli inizi del XII secolo, sul preesistente tempio pagano venne costruita la Chiesa Madre intitolata a Sant’Antonino Martire, frutto di diversi restauri e ricostruzioni nel corso della sua storia. Con una semplice facciata a capanna e all’interno diverse opere di pregio, tra le quali alcuni affreschi del Cinquecento e un dipinto dell’Ultima Cena risalente al XIX sec. La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, invece, fu costruita interamente nel 1860, aggiunta alla cappella preesistente del XV secolo. Anticamente era annessa al palazzo della famiglia Ceramelli, dove il suo più illustre proprietario, lo studioso Carlo Danio, collocò numerosi reperti provenienti dalla città di Grumentum. Un portale in pietra settecentesco porta ad un piccolo cortile, prima di arrivare all’ingresso. All’esterno si presenta con una facciata sobria in pietra; nella parte superiore si possono ammirare la testa in pietra di S. Biagio e una meridiana. Al suo interno un’unica navata. La chiesa, ad oggi restaurata, ospita il Museo Civico Ecclesiastico.
Stretti vicoli e lunghe scalinate permettono di raggiungere chiese e antichi palazzi nobiliari, come il Palazzo Giliberti, nel centro storico del paese, riportato agli antichi splendori dopo un recente restauro. Il complesso ospita oggi la sezione antica della Biblioteca Nazionale “Carlo Danio”, alla quale è stata aggiunta una ricca collezione di opere più moderne, per consentirne la fruizione a tutti. Il luogo è reso ancora più suggestivo da una terrazza con vista sulla Valle e sul lago!
Osservando il territorio di Grumento Nova nella sua estensione, è impossibile non notare la varietà di paesaggi che caratterizzano i suoi luoghi: il fondovalle, le cime montuose, i paesaggi fluviali e l’ambiente lacustre. Per questo motivo è di fondamentale importanza la salvaguardia dell’ambiente, rendendolo un tema rilevante, aumentando la consapevolezza ed educando al rispetto. A tal proposito, menzione speciale all’incantevole Bosco Maglie, sede del centro di educazione ambientale “Bosco dei Cigni”. circondato da maestosi alberi e da una ricca varietà di flora e fauna tutta da scoprire! il sottobosco, si copre di abbondanti fioriture sgargianti in primavera, mentre in autunno i colori virano verso i toni caldi e della terra, regalando scenari sempre nuovi. Il bosco si estende fino ad arrivare alle rive del lago di Pietra del Pertusillo, che condivide con i territori di Montemurro e Spinoso. L’ecosistema che si è andato a creare ha reso il lago una delle zone protette del Parco Nazionale dell’Appenino Lucano Val D’Agri-Lagonegrese, ideale soprattutto per gli amanti del birdwatching data la presenza e la nidificazione di molte specie protette o a rischio di estinzione, tra cui il nibbio reale e il picchio rosso, il gufo e la cicogna.
Grumento Nova è conosciuta e apprezzata anche per la sua tradizione enogastronomica, già i romani producevano vini nella campagna grumentina. Il paese rientra infatti nel territorio di produzione di vini pregiati come il Grottino di Roccanova Igp e il Terre dell’Alta Val d’Agri Doc. Ad accompagnare questi prodotti troviamo miele, frutta, salumi e formaggi, prodotti sempre sul territorio. Per celebrare questa antica tradizione viene organizzata ogni anno, in agosto, la Festa del vino, per onorare la ricchezza enologica dell’area. Durante la festa viene assegnato il premio per il miglior vino dell’annata a produttori non professionisti e vengono organizzate degustazioni tra le vie del paese: un evento imperdibile per appassionati e non!
Fonti Immagini: Comune di Grumento Nova e Basilicata Turistica
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Speciale Montemurro
Noto con il nome Castrum Montis Murri, sorto intorno all’anno Mille in seguito al declino della città romana di Grumentum, oggi andiamo a scoprire Montemurro!
Già dalle sue origini considerato un importante centro attrattivo e di rilevante importanza grazie alla presenza di due conventi, domenicano e francescano, ma soprattutto all’attività di molitura delle olive e di concia delle pelli. A Montemurro esiste infatti ancora oggi il rione Concerie, chiamato così per la fiorente attività di concia delle pelli così attiva nei secoli passati, tanto che la tipica tecnica di lavorazione detta “concia montemurrese”, era nota anche fuori regione. Parte dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, il centro abitato sorge a 723 metri s.l.m., ma il suo territorio arriva a sfiorare i 1300 metri se ci allontaniamo, raggiungendo la sua montagna più alta: il monte Santo Jaso.
Questo è un luogo di particolare importanza per la comunità in quanto, sulla sua sommità, in un ampio ed aperto piazzale ricco di verde e circondato da una corona di monti, è presente il Santuario della Madonna di Servigliano, piccolo ma suggestivo, edificato nel 1911 e tutt’oggi sede della statua di Maria. Si narra che sia stata proprio la Madonna, apparsa in sogno, ad indicare il luogo in cui costruire il santuario. Come da tradizione ormai secolare, la statua viene portata a spalla dai montemurresi nella seconda domenica di maggio per poi essere riportata in paese il secondo sabato di settembre, in un percorso di circa 13 km tra fede, folklore e tradizione; un evento a cui tutta la popolazione partecipa con devozione.
Lo sviluppo dell’artigianato e dell’agricoltura è fin dal principio andata di pari passo con la crescita culturale e spirituale del paese, che si è arricchito di chiese e cappelle, in segno della forte fede che ha accompagnato la quotidianità degli abitanti. Troviamo ad esempio la Chiesa del Soccorso, con la sua architettura affascinante, e la Chiesa di San Rocco, costruita intorno al 1690, con pitture murarie di grande rilievo realizzate dai montemurresi Pasquale e Antonio Lotito, e un grande dipinto ad olio raffigurante San Rocco con le figure iconografiche, Sant’Anna e San Giuseppe, gli apostoli Pietro, Paolo e Giovanni. L’immagine del Santo è anche su ceramiche smaltate poste sulla facciata esterna della chiesa.
Procedendo sul filone religioso, impossibile non parlare della Chiesa Madre intitolata a Santa Maria Assunta con l’annesso convento francescano di Sant’Antonio da Padova, entrambi risalenti al ‘600. La chiesa è a due navate divise da archi, con un campanile laterale. Sul muro dell’ingresso maggiore è riporta l’immagine di Sant’Antonio dipinto su maioliche, mentre al suo interno custodisce opere tra cui un grande dipinto ad olio sempre del ‘600, racchiuso in un’ampia cornice di legno dorato, che ritrae l’Assunzione della Madonna, diverse statue di Santi come quella di San Giorgio, patrono di Montemurro, e della Madonna di Servigliano per i mesi che vanno tra settembre e maggio. Un crocifisso ligneo del XVII secolo è ciò che attira l’attenzione, poiché oggetto di numerose storie che vengono tramandate; si narra infatti che più volte abbia parlato ai fedeli, e la prima volta, poco dopo la sua realizzazione, si riporta che abbia cambiato posizione della testa per essere una riproduzione più fedele.
Degno di nota è certamente quello che resta dell’ex convento della SS. Annunziata, ovvero parte della chiesa di S. Domenico, al cui interno troviamo le nicchie di S. Tommaso D’Aquino, della Madonna delle Olive e di S. Pietro Martire. Da tempo sconsacrata, la chiesa oggi ricopre un altro importante ruolo per la comunità, come sede della mostra permanente “Pittori Montemurresi del ‘500 e ‘600”. Si tratta di riproduzioni fotografiche di alcune delle opere in cui spiccano quelle realizzate dei caravaggeschi Sellitto e Manecchia, originari di Montemurro, ma attivi artisticamente a Napoli. Pur non avendo a disposizione le opere originali, nel 2019, in occasione di “Montemurro capitale europea della cultura per un giorno”, il paese ha voluto farle conoscere ai visitatori attraverso riproduzioni fotografiche. Nei locali sovrastanti è invece presente la mostra “La stanza della pittrice”, dedicata a Maria Padula, illustre esponente nel Neorealismo. Si tratta di un’esposizione molto originale, che utilizza la tecnologia nel progetto “I luoghi della pittrice”: quattordici mattonelle bianche dislocate in altrettanti luoghi all’interno del territorio di Montemurro, segnano l’esatta posizione in cui l’artista poggiava il suo cavalletto! Un QR-code permette di visionare il dipinto sul display di un dispositivo, consentendo la comparazione della realtà attuale con quella di un tempo, questo fa sì che l’arte prenda vita e trasformi il paesaggio in un museo a cielo aperto!
OLYMPUS DIGITAL CAMERAA Montemurro, però, la forma d’arte che in assoluto rappresenta l’identità del luogo, è senz’altro quella del graffito polistrato, ideato dal marito Giuseppe Antonello Leone, con opere visibili a tutti nei vicoli e lungo i corsi di Montemurro. Queste opere sono l’esito della Scuola del graffito fondata nel 2003, allo scopo di tramandare la tecnica a nuove generazioni. La rilevanza di questa tecnica attira numerosi artisti che da ogni parte d’Italia e del Mondo, giungono qui nell’ultima decade di agosto per partecipare all’”Edizione Artistica”. Ogni anno la commissione della scuola definisce il tema su cui gli artisti dovranno elaborare l’opera, per avere sempre risultati diversi e originali che possano arricchire il patrimonio artistico. La prima edizione dell’evento fu dedicata a Leonardo Sinisgalli, grande personalità montemurrese, innovatore dal doppio interesse scientifico-tecnologico e artistico-letterario, che rivive nella Fondazione a lui intitolata nel 2008 nella casa di famiglia.
I segni del passato ci ricordano anche un’altra storia importante, come quella dell’Unità d’Italia, ricordata da palazzo Marra, sede del comitato insurrezionale nell’800 che cospirò a favore dell’Unità d’Italia, guidato dal montemurrese Giacinto Albini, nominato Governatore della Provincia di Basilicata da Garibaldi.
C’è poi una parte fondamentale dell’identità di Montemurro che si basa sulla presenza del lago del Pertusillo. Oggi questa storia è testimoniata grazie al Museo del Lago, inaugurato a luglio di quest’anno, con due postazioni multimediali multitouch dedicate rispettivamente alla consultazione di volumi digitali, sfogliabili all’interno di una libreria virtuale, e all’approfondimento delle caratteristiche storico-geografiche dei borghi che intrecciano con il lago un legame vitale, come Montemurro. Il territorio viene presentato con schede, testi e immagini per raccontare questo patrimonio, a cui va ad aggiungersi una sala immersiva con multi proiezione su tre pareti in cui poter vivere il lago, la vegetazione, i boschi e i paesaggi in maniera avvolgente. Tra i diversi contenuti recuperati, inoltre, troviamo alcuni video documentari messi a disposizione dalla sede Rai di Basilicata.
L’acqua, dunque, è da sempre legata a Montemurro, non solo per l’affaccio sul lago, ma anche per la presenza di acque sorgive nel sottosuolo, con antichi lavatoi e numerosi ruscelli. Un territorio ricco di biodiversità impreziosito da vegetazione spontanea con ginestre e rovi, il corniolo usato dai pastori, abili intagliatori, per fabbricare i bastoni, unita alle colture di sempre, vite, grano e alberi da frutto come meli, alberi di nocciole, di mele cotogne e di sorbe. La coltura però che fa da padrona in questo territorio è l’oliva! “L’olio fino di Montemurro”, è un’eccellenza che ha permesso al Comune di poter aderire all’Associazione Nazionale Città dell’Olio. Montemurro vanta infatti una tradizione olivicola antichissima, grazie anche al suo territorio, habitat ideale. Per questa attività i montemurresi chiedevano la protezione alla Madonna degli Ulivi, che festeggiavano già dal 1400 ogni 21 novembre, il giorno prima dell’inizio della raccolta. In passato erano numerosissimi i frantoi presenti fuori e dentro il paese, mentre ad oggi solo pochi restano a testimonianza di quell’attività.
Il frantoio Dimase, che ha conservato una pressa in pietra e un tornio a legno risalente al 1600, si trovava nella cosiddetta la “via dei mulini”, nei pressi di un torrente di cui sfruttava la forza dell’acqua. Oggi è possibile effettuare un tour virtuale nel frantoio e attivare quattro video esplicativi del suo funzionamento. Da citare anche i frantoi Carrazza, e Lacorazza, visitabili anche all’interno del percorso della Sagra dell’Olio di Montemurro, che si tiene ogni anno nel mese di agosto, ormai da dieci anni, per poter gustare al meglio ed esaltare le caratteristiche di questo prodotto straordinario!
Per saperne di più sul Graffito Polistrato, leggi il nostro articolo! LINK
Fonte Immagini: Comune di Montemurro
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J’Essentia di Jennifer Puzzo: l’arte da indossare che veste la cultura
Dopo aver conquistato Tokyo, l’artista e stilista Gelese Jennifer Puzzo torna a Milano in occasione della Fashion Week e introduce una novità creativa degna di nota.
Puzzo ha catturato l’attenzione non solo nelle passerelle ma anche alla serata di gala sul tema “Black& White”, con rimando al mood delle sue collezioni: l’arte da indossare che veste la cultura. Ai partecipanti sono stati donati i segnalibri di J’Essentia.
Dalla passerella alla Libreria: i segnalibri di J’Essentia sono custodi di storie, un ponte tra passato e presente, tra la moda e l’arte, tra sostenibilità e artigianato.
Realizzati con gli scarti dei tessuti d’arte utilizzati nelle collezioni del brand, questi segnalibri non sono semplici strumenti per non perdere il segno. Essi sublimano il concetto di opera unica, rendendo ciascun pezzo una piccola creazione artistica, capace di raccontare storie non solo tra le pagine di un libro, ma anche attraverso il proprio tessuto.
Ogni segnalibro è cucito con cura, rifinito a mano, frutto del recupero e della valorizzazione di materiali pregiati, legati a collezioni che hanno attraversato passerelle e raccontato l’essenza del Made in Italy. La loro realizzazione non è solo un atto creativo, ma un gesto di responsabilità ambientale: recuperare ciò che rimarrebbe in ombra per dar vita a qualcosa di nuovo, che abbia un significato e un valore intrinseco.
Con un’anima profondamente radicata nell’artigianato artistico, J’Essentia veste ora anche i libri degli appassionati di cultura, arte e moda, accompagnando i lettori in un viaggio che va oltre le parole. Ogni volta che una mano sfiorerà la trama del segnalibro, sentirà la storia di chi l’ha creato, di un’opera passata che trova una nuova forma di esistenza. Indossare l’arte, viverla, e ora anche leggerla.
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Il Parco Archeologico di Gela parteciperà ad ”ArcheoExperience nell’isola dei tesori”
Anche il Parco Archeologico di Gela parteciperà ad “ArcheoExperience nell’Isola dei Tesori”, l’evento che si terrà ad Agrigento dal 26 al 29 settembre celebrando Agrigento 2025, Capitale Italiana della Cultura.
Promosso e organizzato dall’Assessorato dei Beni culturali e dell’identità siciliana della Regione Siciliana, l’evento avrà luogo presso il Parco della Valle dei Templi, il Teatro Pirandello con l’Atrio del Comune e in dodici siti ecclesiastici e storici di Agrigento, con l’obiettivo di valorizzare le 14 aree dei Parchi Archeologici diffuse nell’intero territorio: Catania e Valle dell’Aci; Gela; Himera, Solunto e Iato; Isole Eolie; Kamarina e Cava d’Ispica; Leontinoi e Megara; Lilibeo-Marsala; Morgantina e Villa Romana del Casale di Piazza Armerina; Naxos e Taormina; Segesta; Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria; Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai; Tindari; Valle dei Templi.
L’iniziativa intende delineare un’attività di valorizzazione del patrimonio archeologico e di promozione dell’offerta culturale, tenendo conto non solo del contesto archeologico, culturale e paesaggistico, ma anche dell’attrattività turistica, dei prodotti locali, del patrimonio immateriale, degli eventi.
Il programma è volto anche a intercettare il target del turismo scolastico, del turismo associativo, del turismo leisure organizzato e non, con la consapevolezza di promuovere esperienzialità e sostenibilità, oltre che a determinare la partecipazione attiva del sistema regionale delle Organizzazioni datoriali dell’intermediazione viaggi, delle Associazioni Professionali e Culturali di promozione sociale e dei Club di servizio.
Il Parco Archeologico di Gela sarà coinvolto nelle attività di ArcheoVirtual, dove, attraverso esperienze immersive e narrazioni digitali, si esploreranno miti e leggende legate alla Sicilia antica.
Questo evento intende anche creare sinergie tra le istituzioni culturali e favorire il turismo archeologico nella regione. I visitatori avranno l’opportunità di partecipare a diverse attività didattiche e interattive che includono esperienze virtuali e visite guidate nei principali luoghi di interesse storico. La presenza del Parco di Gela a questo evento conferma l’importanza del suo patrimonio e il suo ruolo chiave nella valorizzazione della storia siciliana
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Don Giorgio Cilindrello: a 20 anni dal sacerdozio accetta la chiamata per la missione
Dopo 20 anni di servizio sacerdotale in città, Don Giorgio Cilindrello si appresta a lasciare Gela e a seguire la sua passione per l’aiuto umanitario e annunciare il suo amato vangelo in giro per il mondo.
Don Giorgio, infatti, partirà per la missione, un desiderio che aveva nel cuore da diverso tempo ma che ha rimandato per prendersi cura dei genitori anziani.
“Partire per una missione umanitaria è stato un desiderio che ho sempre conservato nel cuore. Il Signore mi ha fatto aspettare perché, magari, non ero pronto. Finalmente, dopo tanta attesa, sono pronto per partire. Non lascerò del tutto Gela, in quanto porterò con me la mia famiglia, tutti i volti dei miei cari, di amici e fratelli. Porto la mia città insieme a me. Quindi lascio ma non lascio.”, ha dichiarato Don Giorgio.
La notizia è stata accolta con gioia dalla famiglia del sacerdote che conta ben due sorelle, 4 fratelli, e 25 nipoti, da sempre abituati a questo pensiero.
Don Giorgio torna, così, alle sue radici, quando da frate minore rinnovato conduceva una vita da “nomade del vangelo”.
Dopo aver trascorso oltre 12 anni tra i frati minori rinnovati con il nome di Fra’ Michele, don Giorgio torna a Gela e completa gli studi di Teologia. Il 16 ottobre 2004 arriva l’ordinazione sacerdotale; da allora, Don Giorgio ha svolto il suo servizio prima come vice parroco nella chiesa San Giacomo Maggiore, e poi a San Sebastiano, accanto all’allora parroco don Franco Cavallo.
Il primo marzo 2012 è stato nominato parroco della chiesa San Francesco d’Assisi in cui è rimasto fino al primo ottobre 2017, quando è tornato nella parrocchia di Settefarine in veste di parroco.
“Non è mai troppo tardi. Per me è importante potermi mettere in discussione. Bisogna vivere tutto con distacco e abbandonare ogni attaccamento materiale. Partire per la missione è una palestra importante per lo spirito e per l’anima”, conclude don Giorgio.
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Le radici di Gela al centro di un convegno ai Giardini Naxos
L’assessore alla Cultura Viviana Altamore ha relazionato ieri al convegno/dibattito svoltosi a Giardini Naxos , presso il Museo Archeologico Naxos, dal titolo “Sulle rotte dei Greci e dei Fenici – rete delle città di origine greca nel Mediterraneo“, alla presenza dell’Assessore alla Cultura di Giardini Naxos, di docenti universitari di Archeologia ed esponenti del ministero della Cultura della Grecia. “È stata un’occasione – afferma l’Assessore – per parlare delle radici identitarie di Gela, finora esclusa dai circuiti e dai dibattiti culturali, anche da parte dei paesi limitrofi con cui si condividono origini e tratti caratterizzanti comuni. Ho avuto modo di ricordare gli eventi storici riferibili alla nostra città, come il congresso sulla pace svoltosi a Gela nel 424 a.c., e dunque, dell’importanza di una rete delle città di origine greca che includa anche Gela, allo scopo di affrontare, con resilienza, le sfide dell’oggi, guardando al mediterraneo come centro di uno spazio politico europeo fondato sui principi di solidarietà, accoglienza, primato dei diritti“
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Speciale Moliterno
Quest’oggi ci spostiamo a Moliterno, che andiamo a conoscere ancor di più e in alcune peculiarità forse ancora poco note, grazie alla preziosa collaborazione degli amici di Turismo Moliterno.
Se diciamo Moliterno diciamo “città della cultura”, cultura che si respira nel suo centro storico, nelle sue chiese e nei suoi musei. A Moliterno è presente una realtà culturale importante e unica nel suo genere, quella del sistema museale MAM (Musei Aiello Moliterno), che da ben quattordici anni è ormai stabile sul territorio, sviluppandosi in un progetto tutt’ora in espansione. Si tratta di una rete che conta ad oggi ben otto scrigni distribuiti sul territorio, con identità ben distinte tra loro, seppur uniti in un unico percorso concettuale.
Tutto è iniziato con una casa-museo intitolata alla memoria di Domenico Aiello, che oggi ospita il Museo Michele Tedesco e dell’Ottocento Lucano, il cui protagonista è l’omonimo pittore moliternese, considerato uno tra i più importanti artisti della sua epoca. Punto focale e maestoso del sistema museale è rappresentato certamente dal Museo del Paesaggio, ubicato nel Palazzo Aiello 1786, con i suoi quattro piani di meravigliosi scorci resi con tecniche diverse, che ritraggono prevalentemente i paesaggi della Costiera Amalfitana. Il Museo di Arte Contemporanea, invece, con piastrelle in cotto e soffitti in legno, ospita particolari opere contemporanee e sculture di artisti internazionali, nazionali, ma soprattutto locali, fra cui vanno sicuramente menzionati Cerone e Dalisi. Troviamo poi la Biblioteca Lucana Angela Aiello, con le sue raccolte di libri, mappe e stampe sulla Basilicata dal Seicento fino ai giorni nostri. Palazzo Aiello 1825 è sede invece di ben due realtà museali: il Museo della Ceramica, in cui hanno particolare rilevanza le ceramiche di Vietri, e il Museo del Novecento Lucano, che accoglie grandi nomi dell’arte locale. Il Museo di Arte Moderna va ad arricchire l’offerta artistico-culturale del paese con oggetti di design, opere della Corrente Novecento e grafiche di Picasso e Matisse, mentre l’ultimo arrivato è Palazzo Santacroce, uno spazio destinato alle esposizioni temporanee, inaugurato ad ottobre 2023.
Il fulcro intorno al quale anticamente è sorto il primo insediamento che avrebbe poi costituito il borgo di Moliterno con i suoi imponenti palazzi nobiliari, è il Castello Medievale, dall’alto della sua posizione veglia sull’intero paese e sulla Val d’Agri. Con la sua torre merlata, secondo alcune ipotesi di epoca Longobarda, che è possibile visitare passando da una scala a chiocciola, si può salire di 25 metri e arrivare fino in cima per godere di una vista panoramica a 360 gradi sulla valle sottostante e sul borgo stesso; sicuramente un’esperienza senza eguali!
A pochi passi dal Castello Medievale si trova poi la Chiesa Madre di Santa Maria Assunta. L’impatto visivo lascia senza fiato, notevole e sorprendente sia per le dimensioni, sia per l’accostamento di colori contrastanti alternati in un deciso chiaroscuro. Entrando, però, l’atmosfera cambia completamente; si viene colpiti dalla luminosità dell’interno, dove il bianco e l’oro diventano i colori predominanti, per poi posare lo sguardo sulla navata centrale e la cupola, per apprezzarne la maestosità. La Chiesa Madre risale al XIII secolo, quando l’antica chiesa parrocchiale divenne troppo piccola, dato il notevole aumento della popolazione del borgo. Al suo interno si possono trovare opere di particolare pregio che meritano di essere menzionate, come la tela dell’Ultima Cena attribuita al Ferri (XVII sec), e una tavola cinquecentesca che raffigura San Pietro, ad opera di Simone da Firenze.
Moliterno ha la peculiarità di aver ospitato due ordini religiosi, quello dei Domenicani, che qui costruirono, già intorno al 1500 una cappella dedicata alla Madonna del Rosario, con un convento annesso ad essa, e quello dei Francescani, il cui convento era invece annesso alla Chiesa di Santa Croce e che oggi è la sede del Municipio dopo essere diventato palazzo nobiliare. La Chiesa del Rosario nella sua forma attuale è frutto di un ampliamento della chiesa preesistente, si può far risalire intorno al 1600. Certamente meno imponente e maestosa della Chiesa Madre, ma non per questo meno ricca di fascino, con dipinti, pale e volte affrescate e un pregiato coro ligneo. Ciò che rende ancora più speciale questa antica chiesa, è l’organo a canne dorate, ricco di decorazioni e ancora perfettamente funzionante.
Ma Moliterno, oltre che arte e cultura, è soprattutto territorio e natura! Non possiamo non partire dall’Oasi Bosco Faggeto, con la maestosità dei suoi alberi, prevalentemente faggi d’altissimo fusto chiamati “grandi faggi”, un luogo fiabesco in cui immergersi tra i fitti rami per rientrare in contatto diretto con la natura, ricco di tesori della biodiversità, tra cui le meravigliose orchidee spontanee, di numerose varietà, una più bella dell’altra! Altro luogo verde del paese è senz’altro la Pineta San Francesco, luogo suggestivo che permette di fare passeggiate adatte a tutta la famiglia, con un percorso (in parte asfaltato e successivamente sterrato) sia pedonale che ciclabile! Ad arricchire e valorizzare il percorso oggi troviamo anche un’area attrezzata per il fitness all’aperto attorno alla quale è stata completata una pista per i podisti.
Ci sono luoghi poi, che raccontano storie antiche e genuine, come l’antico lavatoio di Arsieni. Qui l’acqua sorgente scorre ancora come una volta, fresca e cristallina, anche se si è perso l’uso di ritrovarsi insieme a lavare il bucato chiacchierando, come invece si era soliti fare in passato. Sito di grande interesse storico-culturale non solo per la presenza del lavatoio in pietra, ma anche della cappella seicentesca, dedicata alla Madonna di Arsieni, celebrata il 21 novembre. Circondata da orti e frutteti, si pensa che precedentemente si trattasse di un antico luogo di culto pagano, su cui è sorto nel 1583 l’edificio attuale. Questa piccola ma affascinante chiesetta presenta un suggestivo affresco raffigurante la Madonna con il Bambino benedicente del pittore locale Evangelista De Pirro. Da qui è possibile percorrere un antico sentiero, ormai poco conosciuto ma dal valore storico importante, che oltrepassa il ponte sul torrente Sciaura, fino alla Chiesa rurale di Santa Maria del Rito, che si trova in una contrada più esterna, ben lontana dal centro abitato. Quest’ultimo serviva in passato da collegamento fra il paese e le campagne e costituiva così la principale via di comunicazione. Facendo molta attenzione s’intravede ancora il selciato originario! Era il sentiero che donne del passato percorrevano per poter andare a lavare i panni non solo propri, ma anche altrui, per conto dei ricchi signori del paese che potevano permetterselo: per questo motivo questo percorso è chiamato anche “ il sentiero delle lavandaie”.
Restando nel tema dell’acqua, possiamo dire senza dubbio che nel territorio di Moliterno vi è un’abbondanza di sorgenti, di torrenti e di fiumi, che spesso nei loro percorsi vanno a formare piccole e caratteristiche cascate inserite in una cornice naturalistica rigogliosa. Da menzionare a questo proposito sono la cascata Rimintiello, nell’omonima contrada, e la sorgente Fabbricata. Si tratta di luoghi ancora poco visitati, conosciuti principalmente solo dagli abitanti, ma che costituiscono certamente dei punti di interesse per itinerari turistici alternativi, all’insegna del contatto con la natura più autentica e primordiale.
Per gli amanti della storia e delle escursioni, il sito di Murgia S. Angelo è il posto adatto! Con una breve escursione a nord dell’abitato di Moliterno, che delimita la piana di S. Nicola, si arriva ad un anfratto roccioso che sembra risalga all’Età del Bronzo: rappresenta uno dei primi insediamenti preistorici della Val d’Agri, databile tra XV e XIV sec a.C. Molti sono stati i materiali ritrovati in questo luogo, tra cui spiccano certamente fra tutti le ceramiche legate alla lavorazione del latte, segno che, già migliaia di anni fa, qui si produceva il formaggio! È stato dichiarato dalla Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale della Basilicata, sito di interesse culturale particolarmente importante di tipo archeologico, che riconosce così un ulteriore passo nell’ambito della tutela e promozione del territorio.
Moliterno, custode della storia del passato, guarda anche al futuro e punta a preservare l’ambiente con piccoli accorgimenti, come l’istallazione di due colonnine di ricarica per le auto elettriche, dell’eco-compattatore “mangiaplastica” per la raccolta differenziata di bottiglie in PET ai fini di ridurne il volume e favorirne così il riciclo, e della casetta dell’acqua che riduce in modo notevole il consumo di plastica.
La fama del paese viene tuttavia preceduta da quella del suo prodotto principe, conosciuto in tutto il mondo: il Canestrato di Moliterno IGP, il cui nome deriva dai canestri di giunco in cui viene riposta la cagliata. Nessuna visita può dirsi completa senza averlo assaggiato! Un’ottima occasione per poterlo fare è nelle “Notti del Canestrato” il 9 e 10 agosto!
Fonte Immagini: Turismo Moliterno
Speciale Sarconi
Oggi il nostro viaggio ci porta a Sarconi la “piccola Mesopotamia” della Val d’Agri, che sorge su una terra pianeggiante bagnata dai fiumi Maglia e Sciaura.
Il caratteristico borgo si lascia ammirare per la sua architettura rurale, tra vicoletti, antichi portali e balconi in ferro battuto. Una visita di Sarconi non può dunque che partire dal centro storico, caratterizzato dalla presenza di antichi palazzi con portali in pietra e da edifici molto importanti dal punto di vista storico, come la Chiesa di Santa Maria in Cielo Assunta. Dell’antica chiesa rimane ben poco, dopo il terribile terremoto del 1857 che rase al suolo la precedente chiesa rinascimentale dedicata alla SS. Trinità. Ricostruita poi tra la fine dell’800 e gli inizi del XX secolo, sulla facciata si notano iscrizioni provenienti dall’area archeologica di Grumentum, mentre all’interno si presenta un’unica navata decorata nelle parti dei pilastri, con cornicioni e decorazioni in finto marmo che richiamano l’architettura del Settecento napoletano. Qui si conserva una tela della Madonna col Bambino ed è custodita la statua portata in processione fino al Monte Serra nella celebrazione della Madonna di Montauro, patrona del paese insieme a S. Antonio da Padova. La festa che gli abitanti di Sarconi dedicano alla Madonna di Montauro è duplice: a Pentecoste quando sale sul monte per proteggere i campi e gli armenti, e il giorno 15 di settembre quando ritorna in paese. La piccola chiesa della Madonna di Montauro è una cappella rurale, situata fuori l’abitato di Sarconi, priva di qualsiasi elemento decorativo. All’interno della cappella si trova però la statua della Madonna col Bambino, riproduzione di un’antica scultura quattrocentesca. La sua espressività della infonde una sensazione di serenità e di pace a chi l’osserva, uno dei motivi per cui è diventata protettrice del paese.
Nel centro storico si può ammirare anche la graziosa chiesetta di Santa Lucia, del XV secolo, che risulta così essere la più antica di tutte. Sulla facciata, molo semplice, spicca il campanile a vela, mentre al suo interno si conserva perfettamente un affresco raffigurante la Madonna col Bambino (1588) e, di grande rilevanza, un trittico con San Silvestro, Santa Lucia e Sant’Antonio Abate risalente al XVII secolo. Il patrimonio religioso non si esaurisce così, certamente è da menzionare anche la Chiesa di Sant’Antonio, edificata nel XVII secolo, nella quale trovare affreschi e statue sacre del Settecento, come quelle di San Vito, Sant’Antonio Abate e della Madonna Assunta.
Restando nel centro storico troviamo il Museo Etnografico di Sarconi, inaugurato nel 2003. Sono oltre 1000 gli oggetti esposti, tutti messi a disposizione dalla popolazione locale, datati tra il ‘700 e il ‘900, suddivisi in ambienti dedicati alla vita domestica e all’arredo delle case contadine tradizionali. Sono presenti capi di abbigliamento, fotografie, documenti, attrezzi artigianali e strumenti agricoli in una collezione ricca e diversificata! Questo risultato è frutto del progetto “Museo-vetrina”, portato avanti dall’insegnante Teresa Latronico nella scuola primaria di Sarconi.
Numerosi sono anche i luoghi che riportano al passato, come il Muraglione, antica porta d’ingresso del borgo, e l’acquedotto Cavour, con i suoi inconfondibili e imponenti archi in muratura continui. Si tratta di un complesso in stile romano costruito nel 1867, con un sistema per l’irrigazione a doppio canale, che a lungo ha irrigato i terreni tra Sarconi e Moliterno. Oggi sono ancora visibili i ruderi della sua originaria struttura ed è considerato una vera e propria opera d’arte da ammirare, che cattura lo sguardo per la sua maestosità e per la sua posizione suggestiva, circondata da giardini.
A Sarconi è possibile anche trovare scorci di “street art” come, ad esempio, un suggestivo murales dai colori sgargianti, su un edificio di proprietà del comune in largo Canonica, nel centro storico. Questo è stato realizzato lo scorso anno all’interno di un progetto di riqualificazione di edifici non utilizzati, rendendoli invece punti focali dei centri abitati. Si tratta in particolare del progetto “3 opere in 3 Comuni della Lucania Interiore” e dell’iniziativa “Residenza d’artista”, che ha così permesso all’artista di soggiornare nel paese per diventarne parte integrante e coglierne l’essenza, durante la realizzazione dell’opera. Ela Rincón, visual artist e muralista colombiana, ha realizzato a Sarconi un’opera che raffigura una maternità, in cui elementi della natura si uniscono con le figure umane, incarnando l’accoglienza e le radici in un messaggio di unione e uguaglianza: non esistono barriere che ci dividono, poiché siamo tutti figli di madre natura.
Se poi volete trascorrere qualche ora tranquilla, circondati dal verde, Sarconi ha la possibilità di farvi immergere in un’oasi naturale: è il Parco Fluviale Baden Powell, un un’area verde caratterizzata da una lussureggiante vegetazione e dallo scorrere del fiume Maglia.
Il gorgoglio dell’acqua regala momenti di relax, ma non solo, all’interno del parco è infatti possibile trovare un interessane monumento, il cosiddetto Ponte Vecchio, un ponte in pietra del 1583 perfettamente conservato.
Si tratta di uno scorcio suggestivo e particolare, da cui è anche possibile vedere anche i pochi resti dell’antico castello feudale anche se, le vere testimonianze del passato ancora conservate, sono i mulini ad acqua che venivano alimentati proprio dall’acquedotto Cavour.
Come in altri paesi, anche a Sarconi è stata realizzata una nuova area fitness all’aperto, nella Pineta comunale, accessibile gratuitamente a tutti e dotata di diversi attrezzi per l’allenamento utilizzabili in parte anche da persone con disabilità. In questo caso è stata infatti prevista la predisposizione di un’attrezzatura inclusiva, per non tralasciare l’aspetto della partecipazione di tutti alla pratica sportiva! Sarconi si è inoltre distinto come unico comune sotto i 5.000 abitanti in Basilicata, a ricevere il riconoscimento di “Comune Riciclone”, segno di una particolare attenzione all’ambiente nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani.
Per concludere e imprimere nella mente tutto ciò che Sarconi ci offre, occorre qualcos’altro… eccolo! Otto lettere formano la scritta “#SARCONI” ma, al posto della lettera “O”, il simbolo identitario del luogo: un fagiolo, il Fagiolo Igp di Sarconi (che è possibile degustare nelle sue declinazioni il 18 e 19 agosto, nella 43°edizione della sua sagra)! L’opera, che si pone come ulteriore passo nella promozione turistica territoriale, coinvolgente, si trova all’ingresso di Sarconi, un segno ben visibile per dare un caloroso benvenuto a chiunque arrivi in paese. Un biglietto da visita che di certo non passa inosservato! Se questo già basta per incuriosire, va aggiunto che le sorprese non finiscono qui; la scritta, infatti, cela un’ulteriore sorpresa: al buio si illumina in colori diversi! Il luogo perfetto per scattare una foto ricordo di quest’estate, da aggiungere alla collezione!
Fonte immagini: Pro Loco Sarconi e Comune di Sarconi
Speciale Sarconi
Oggi il nostro viaggio ci porta a Sarconi la “piccola Mesopotamia” della Val d’Agri, che sorge su una terra pianeggiante bagnata dai fiumi Maglia e Sciaura.
Il caratteristico borgo si lascia ammirare per la sua architettura rurale, tra vicoletti, antichi portali e balconi in ferro battuto. Una visita di Sarconi non può dunque che partire dal centro storico, caratterizzato dalla presenza di antichi palazzi con portali in pietra e da edifici molto importanti dal punto di vista storico, come la Chiesa di Santa Maria in Cielo Assunta. Dell’antica chiesa rimane ben poco, dopo il terribile terremoto del 1857 che rase al suolo la precedente chiesa rinascimentale dedicata alla SS. Trinità. Ricostruita poi tra la fine dell’800 e gli inizi del XX secolo, sulla facciata si notano iscrizioni provenienti dall’area archeologica di Grumentum, mentre all’interno si presenta un’unica navata decorata nelle parti dei pilastri, con cornicioni e decorazioni in finto marmo che richiamano l’architettura del Settecento napoletano.
Qui si conserva una tela della Madonna col Bambino ed è custodita la statua portata in processione fino al Monte Serra nella celebrazione della Madonna di Montauro, patrona del paese insieme a S. Antonio da Padova. La festa che gli abitanti di Sarconi dedicano alla Madonna di Montauro è duplice: a Pentecoste quando sale sul monte per proteggere i campi e gli armenti, e il giorno 15 di settembre quando ritorna in paese. La piccola chiesa della Madonna di Montauro è una cappella rurale, situata fuori l’abitato di Sarconi, priva di qualsiasi elemento decorativo. All’interno della cappella si trova però la statua della Madonna col Bambino, riproduzione di un’antica scultura quattrocentesca. La sua espressività della infonde una sensazione di serenità e di pace a chi l’osserva, uno dei motivi per cui è diventata protettrice del paese.
Nel centro storico si può ammirare anche la graziosa chiesetta di Santa Lucia, del XV secolo, che risulta così essere la più antica di tutte. Sulla facciata, molo semplice, spicca il campanile a vela, mentre al suo interno si conserva perfettamente un affresco raffigurante la Madonna col Bambino (1588) e, di grande rilevanza, un trittico con San Silvestro, Santa Lucia e Sant’Antonio Abate risalente al XVII secolo. Il patrimonio religioso non si esaurisce così, certamente è da menzionare anche la Chiesa di Sant’Antonio, edificata nel XVII secolo, nella quale trovare affreschi e statue sacre del Settecento, come quelle di San Vito, Sant’Antonio Abate e della Madonna Assunta.
Restando nel centro storico troviamo il Museo Etnografico di Sarconi, inaugurato nel 2003. Sono oltre 1000 gli oggetti esposti, tutti messi a disposizione dalla popolazione locale, datati tra il ‘700 e il ‘900, suddivisi in ambienti dedicati alla vita domestica e all’arredo delle case contadine tradizionali. Sono presenti capi di abbigliamento, fotografie, documenti, attrezzi artigianali e strumenti agricoli in una collezione ricca e diversificata! Questo risultato è frutto del progetto “Museo-vetrina”, portato avanti dall’insegnante Teresa Latronico nella scuola primaria di Sarconi.
Numerosi sono anche i luoghi che riportano al passato, come il Muraglione, antica porta d’ingresso del borgo, e l’acquedotto Cavour, con i suoi inconfondibili e imponenti archi in muratura continui. Si tratta di un complesso in stile romano costruito nel 1867, con un sistema per l’irrigazione a doppio canale, che a lungo ha irrigato i terreni tra Sarconi e Moliterno. Oggi sono ancora visibili i ruderi della sua originaria struttura ed è considerato una vera e propria opera d’arte da ammirare, che cattura lo sguardo per la sua maestosità e per la sua posizione suggestiva, circondata da giardini.
A Sarconi è possibile anche trovare scorci di “street art”, come un suggestivo murales dai colori sgargianti, su un edificio di proprietà del comune in largo Canonica, nel centro storico. Questo è stato realizzato lo scorso anno all’interno di un progetto di riqualificazione di edifici non utilizzati, rendendoli invece punti focali dei centri abitati. Si tratta in particolare del progetto “3 opere in 3 Comuni della Lucania Interiore” e dell’iniziativa “Residenza d’artista”, che ha così permesso all’artista di soggiornare nel paese per diventarne parte integrante e coglierne l’essenza, durante la realizzazione dell’opera. Ela Rincón, visual artist e muralista colombiana, ha realizzato a Sarconi un’opera che raffigura una maternità, in cui elementi della natura si uniscono con le figure umane, incarnando l’accoglienza e le radici in un messaggio di unione e uguaglianza: non esistono barriere che ci dividono, poiché siamo tutti figli di madre natura.
Se poi volete trascorrere qualche ora tranquilla, circondati dal verde, Sarconi ha la possibilità di farvi immergere in un’oasi naturale: è il Parco Fluviale Baden Powell, un un’area verde caratterizzata da una lussureggiante vegetazione e dallo scorrere del fiume Maglia. Il gorgoglio dell’acqua regala momenti di relax, ma non solo, all’interno del parco è infatti possibile trovare un interessane monumento, il cosiddetto Ponte Vecchio, un ponte in pietra del 1583 perfettamente conservato.
Si tratta di uno scorcio suggestivo e particolare, da cui è anche possibile vedere anche i pochi resti dell’antico castello feudale anche se, le vere testimonianze del passato ancora conservate, sono i mulini ad acqua che venivano alimentati proprio dall’acquedotto Cavour.
Come in altri paesi, anche a Sarconi è stata realizzata una nuova area fitness all’aperto, nella Pineta comunale, accessibile gratuitamente a tutti e dotata di diversi attrezzi per l’allenamento utilizzabili in parte anche da persone con disabilità. In questo caso è stata infatti prevista la predisposizione di un’attrezzatura inclusiva, per non tralasciare l’aspetto della partecipazione di tutti alla pratica sportiva! Sarconi si è inoltre distinto come unico comune sotto i 5.000 abitanti in Basilicata, a ricevere il riconoscimento di “Comune Riciclone”, segno di una particolare attenzione all’ambiente nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani.
Per concludere e imprimere nella mente tutto ciò che Sarconi ci offre, occorre qualcos’altro… eccolo! Otto lettere formano la scritta “#SARCONI” ma, al posto della lettera “O”, il simbolo identitario del luogo: un fagiolo, il Fagiolo Igp di Sarconi (che è possibile degustare nelle sue declinazioni il 18 e 19 agosto, nella 43°edizione della sua sagra)! L’opera, che si pone come ulteriore passo nella promozione turistica territoriale, coinvolgente, si trova all’ingresso di Sarconi, un segno ben visibile per dare un caloroso benvenuto a chiunque arrivi in paese. Un biglietto da visita che di certo non passa inosservato! Se questo già basta per incuriosire, va aggiunto che le sorprese non finiscono qui; la scritta, infatti, cela un’ulteriore sorpresa: al buio si illumina in colori diversi! Il luogo perfetto per scattare una foto ricordo di quest’estate, da aggiungere alla collezione!
Fonte immagini: Pro Loco Sarconi e Comune di Sarconi
Un tuffo nel gusto: un’estate di sapori
L’estate è la stagione perfetta per condividere esperienze di gusto con amici e familiari e assaporare il gusto del mare e della bella stagione, con ricette a base di pesce, accompagnate da freschi contorni per allietare le calde giornate della stagione più bella dell’anno.
Scopriamo insieme le ricette tipiche dell’estate gelese.
La pasta con il nero di seppia, una ricetta tipica della cucina siciliana. E’ un piatto che si prepara a casa, non spesso, in determinate occasioni. È un primo veramente squisito, dal gusto particolare e intenso di mare.
Merita veramente di essere gustato e appezzato!
Sarde a beccafico fritte: piatto che prende il nome da un uccello, il beccafico, che ama rimpinzarsi, nella stagione estiva, di fichi.
Tale volatile era considerato un cibo di lusso dai nobili siciliani che lo cacciavano e consumavano nei banchetti.
Chi nobile non era, si era ‘ingegnato’ a sostituire il beccafico con le sarde, un prodotto povero di cui c’era grande disponibilità e il cui aspetto, una volta cucinate, ricordava visivamente quello del beccafico.
Scopri come preparare questo piatto!
Insalata di arance: se avete voglia di qualcosa di leggero, veloce da preparare ma allo stesso tempo sfizioso, questa insalata va benissimo!
E’ una valida alternativa all’ insalata verde che porta colore, profumi, sapori e tanta salute sulle nostre tavole.
L’insalata di arance è un contorno originale, ottimo per accompagnare indifferentemente secondi di carne o pesce, o come intermezzo per rinfrescare il palato.
Gli spicchi di arance, abbinati al sapore pungente delle cipolle e delle olive nere, creano un piatto veramente fresco, appetitoso e piacevole anche alla vista.
Come ogni piatto della tradizione ne esistono molte varianti e ognuno tende a personalizzarla come meglio preferisce ma alla base non mancano mai arance, cipolle e olive nere.
Una variante, prevede l’aggiunta di finocchio, che si lega molto bene agli altri ingredienti, conferendo una nota più dolce e delicata al piatto.
Buon appetito a tutti!
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Ritorna il Festival Letterario del Riviera Village
Dopo il successo della prima edizione, promossa lo scorso anno, torna anche nell’estate 2024 il Festival Letterario al Riviera Village: la struttura, che si trova a Desusino, è pronta ad accogliere tutti gli innamorati del magico mondo dei libri.
Una seconda edizione di alto livello per l’iniziativa culturale nata da un’idea di Silvana Grasso, scrittrice siciliana di livello internazionale, che anche quest’anno “firma” la creazione di un palinsesto di spessore.
Cinque gli appuntamenti in programma, in altrettanti mercoledì d’estate, che saranno presentati dal giornalista Domenico Russello.
Tutti gli eventi avranno inizio alle 19, per essere vissuti nell’affascinante cornice del tramonto.
Iniziato lo scorso 24 luglio con la presentazione di “Propaganda Lampedusa” di Alessandro De Filippo, autore e docente dell’università di Catania.
Durante l’evento, è stata proposta una riflessione sul concetto di realtà e rappresentazione in un contesto informale ma ricco di spunti per analizzare la complessa società nella quale viviamo e alcune delle sue principali dinamiche comunicative.
Il 31 luglio spazio invece a “Il caso Martoglio”, opera del giornalista e saggista Luciano Mirone.
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“Un bel paesaggio non basta”: nuova esposizione artistica nel cuore di Gela
Nel cuore del centro storico di Gela, in particolare sul belvedere di via Morello, è stata inaugurata una nuova installazione permanente intitolata “Un bel paesaggio non basta“.
L’opera, donata dal Lions Club ITG Gela, si identifica come risultato finale di un laboratorio organizzato da Uè – Eventi Urbani a cura del Civico 111.
L’installazione, inaugurata lo scorso venerdì alla presenza di vari rappresentanti delle istituzioni locali e di coloro che hanno provveduto alla progettazione e realizzazione dell’opera, è stata realizzata dallo studio di architettura Puccio Collodoro che, grazie al supporto tecnico in cantiere dello Studio Dama Group, ha visto la realizzazione in circa 10 giorni grazie all’operato della SP Group Srl.
L’installazione, un salotto letterario che si affaccia su un panorama mozzafiato, è un esempio di rigenerazione volta ad abbellire il paesaggio urbano, che si incastona perfettamente con il blu del mare che si può osservare dal belvedere. La zona, già adornata da opere di street-art realizzate negli anni, va ad acquisire un nuovo valore e rinnovata bellezza.
Un’opera funzionale e non invasiva, ideale per chi ama ritagliarsi un momento di privacy lontano dal caos cittadino, magari per leggere un libro o ascoltare della musica contemplando l’infinità del mare.
“La nostra città è uno scrigno che contiene infinita bellezza per storia, natura, archeologia – hanno dichiarato gli organizzatori-. Riqualificare e rigenerare è l’obiettivo che ci siamo posti fin dall’inizio di questo percorso. Ecco perché siamo felici di presentarvi l’installazione”
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Speciale Viggiano
Siamo giunti al terzo appuntamento dei nostri “speciali” alla riscoperta dei luoghi di Cuore Basilicata! Dopo Paterno e Marsico Nuovo è ora il turno di Viggiano. Non è semplice racchiudere e raccontare in poche righe un’anima, quella di Viggiano, così ricca di storia, arte, cultura, fede, tradizioni e innovazioni, ma cerchiamo di dare un piccolo spunto con l’aiuto delle amiche dell’Infopoint Turistico Viggiano, che ogni giorno si impegnano affinché tutto ciò possa essere vissuto in prima persona dai numerosi visitatori, attraverso visite guidate e itinerari studiati ad hoc.
Viggiano è nota come la Città di Maria, dell’Arpa e della Musica (proclamata dall’ Amministrazione comunale nel 2006), resta infatti fortemente legata alle proprie radici, al culto mariano e alla tradizione musicale popolare. Possiamo considerarlo il centro religioso più importante dell’intera regione, per la presenza del secolare culto della Madonna Nera, Patrona e Regina della Basilicata. Scaviamo più a fondo, nelle origini della sua antica storia, che inizia con una città distrutta. La statua della Madonna fu infatti venerata a lungo nella vicina Grumentum, fino alla sua distruzione, che portò così il clero a nascondere il simulacro sulla cima del Monte di Viggiano. La leggenda narra di alcuni pastori che, solo secoli dopo, si recarono sul monte dove scoprirono la statua, miracolosamente intatta! Si stabilì poi la tradizione di celebrare due volte l’anno la Madonna di Viggiano: la prima domenica di maggio, quando dal Santuario in Paese la statua viene trasferita sulla vetta del monte, e la prima domenica di settembre, quando dal monte ritorna in paese. Simbolo dell’importanza del culto mariano può essere simboleggiato dal Monumento alla Madonna e ai Portatori, la realizzazione artistica in bronzo più grande della Basilicata, opera dell’artista lucano Felice Lovisco, posta in un luogo strategico ad accogliere idealmente ogni visitatore di Viggiano.
A tal proposito, è d’obbligo la visita alla Basilica Pontificia, detta anche Santa Maria del Deposito, sede invernale della statua. La Basilica Pontificia di Viggiano è un capolavoro decorato in stile barocco che offre al visitatore la sensazione di immergersi in una dimensione spirituale avvolgente. Sulla parete destra della Basilica è possibile vedere una copia, in dimensioni ridotte, della statua bronzea di San Pietro custodita in Vaticano.
La Basilica è collocata in un luogo del paese che già di per sé offre uno scenario affascinante, suggestivo e incuriosisce per le sue particolarità e simbologie presenti; si tratta di Piazza Regina delle Genti Lucane. La piazza accoglie visitatori, turisti e fedeli in un’ambientazione di nuova realizzazione che ha l’intenzione di celebrare le peculiarità del borgo con degli elementi simbolici che richiamano gli aspetti salienti della storia della comunità locale. Le formelle di bronzo con i simboli araldici di tutti i comuni della Basilicata sono solo una delle meraviglie da scoprire, collocati su una bellissima e ampia terrazza che offre un affaccio sulla valle senza eguali!
Ci sono poi dei percorsi in cui la fede, il turismo e la natura camminano parallelamente: il Sentiero Piana Bonocore- Santuario, il Sentiero di S. Maria la Preta, ma soprattutto l’Antico Tratturo della Madonna Nera. Quest’ultimo è il frutto di un lavoro di recupero e ripristino di un tratto di percorso che le processioni di pellegrinaggio legate al culto della Madonna Nera hanno tracciato a piedi per secoli, fino al 1968, quando fu inaugurata la Strada Comunale Madonna di Viggiano. Lo scenario bucolico è ideale per chi ama immergersi nella natura, regalando scenari nuovi ad ogni passo, attraversando ambienti naturali differenti a partire dalle sponde del torrente Alli, passando per il bosco, arrivando fino alla cima della montagna.
Continuando nel nostro percorso virtuale, trova sicuramente spazio un piccolo gioiello architettonico nel centro storico, custode di una storia tutta da scoprire. La Chiesa della Buona Morte o Chiesa del Morticello, edificata nella seconda metà del XVIII sec, adibita a hospitalia (luogo per la cura degli infermi ad opera della Confraternita della Buona Morte). Nell’800 fu anche luogo di sepoltura, mentre nel ‘900 diventò oratorio parrocchiale e sala cinematografica fino al sisma del 1980, che ne decretò l’abbandono definitivo. Nel 2021 sono stati effettuati però alcuni lavori di riqualificazione della struttura, portando così l’ex Chiesa della buona Morte a diventare il , intitolato al fondatore della compagnia teatrale “La Fortuna”.
Una struttura che tra platea e galleria conta circa 90 posti a sedere e che racchiude sorprese inaspettate! I lavori di restauro, infatti, hanno portato alla luce antichi affreschi meravigliosi, tra cui spicca per particolare bellezza una rappresentazione del Giudizio Universale sulla cupola. L’attenzione ai dettagli, i richiami all’iconografia classica, la disposizione dei personaggi e l’utilizzo dei colori lo rendono un’opera che merita sicuramente di essere osservata dal vivo in tutto il suo fascino! La struttura ha già ospitato, in questi anni, diversi eventi di grande rilevanza culturale e si propone come importante luogo di condivisione per il futuro della comunità.
Viggiano brilla però anche per la ricca tradizione musicale, una tradizione che affonda le radici nella storia del paese, nell’antica attività dei musicanti girovaghi che, tra Settecento e Ottocento, esportarono la musica viggianese nel mondo. Questa emigrazione temporanea contribuì notevolmente al progresso economico, culturale e civile del paese, giocando un ruolo fondamentale per ciò che Viggiano è diventata nel tempo. Per mantenere vivo questo ricordo e rendergli omaggio, è stato realizzato il Monumento all’Arpista, statua bronzea a grandezza naturale commissionata nel 1958. Va menzionata certamente anche l’abilità dei liutai che, proprio a Viggiano, inventarono un particolare tipo di arpa, detta “arpicedda”, di dimensioni ridotte rispetto a quella classica e, quindi, trasportabile. Ancora oggi, dopo secoli, il legame di Viggiano con la musica è immutato, grazie alla presenza della Scuola Civica dell’Arpa Viggianese. Qui, infatti, si può imparare sin da piccoli a conoscere e suonare questo affascinante strumento. Proprio la scuola trova sede in un luogo suggestivo di per sé: Villa del Marchese, incantevole dimora storica ottocentesca circondata da un ampio parco-giardino verde e tranquillo, oggi conosciuta come Dimora della Musica. La dimora è stata interamente ristrutturata e ad oggi, oltre alla tradizionale scuola d’Arpa, accoglie un piccolo Museo della Musica e la sezione distaccata del Conservatorio Statale Gesualdo da Venosa di Potenza.
Per i più appassionati di musica sarà tappa obbligatoria il nuovo Orto Botanico o Giardino della Musica, che racconta la storia della liuteria attraverso gli esemplari floristici presenti e selezionati proprio per il loro utilizzo nella costruzione di importanti strumenti musicali, segno anche del legame col territorio e la natura, per raccontare una storia antica in chiave originale. Sul punto più alto del paese poi, in posizione dominante rispetto all’intera vallata, sono visitabili i resti del Castello Medievale. Il punto di vista paesaggistico di eccellenza rende questa visita davvero entusiasmante!
Nelle sere d’estate non si può assolutamente perdere l’appuntamento con lo spettacolo della Fontana della Musica, che grazie al meraviglioso quartetto d’archi in bronzo, con giochi d’acqua a ritmo di musica, tra zampilli e colori, farà vivere momenti unici in un’atmosfera magica! Viggiano è tante cose, è fede, storia, natura, cultura ma anche sport, con la sua “Cittadella” in cui poter praticare diverse discipline, le piste della Montagna Grande per gli sport invernali, e gastronomia con i buonissimi ferricelli!
Fonte immagini: Infopoint Turistico Viggiano
All’Architetto gelese Vincenzo Castellana il Premio internazionale Compasso d’Oro
Un nuovo prestigioso riconoscimento arriva per Vincenzo Castellana, architetto gelese, designer e docente.
Un premio che arriva a conferma di una attività professionale, nell’ambito di un progetto coraggioso e lungimirante, nella categoria “Ricerca ed Innovazione per le Imprese”
In particolare, riceve il premio nella qualità di art director per Orografie, brand design oriented fondato dall’imprenditrice Giorgia Bartolini che ritira il premio con Vincenzo Castellana.
Nella sezione Ricerca per le imprese il percorso progettuale ha puntato ad una innovazione di senso prima ancora che di prodotto. I nuovi riti di abitare che intercettano i bisogni latenti di un nuovo scenario dell’abitare tra analogico e digitale
Ed è proprio grazie alla condivisione di questa visione che in Orografie si è sviluppata quella cultura di innovazione che ha portato il prestigioso riconoscimento del Compasso d’Oro.
Il pensiero ibrido, focus su cui si fonda il brand, è stato avviato con lungimiranza prima del periodo Covid.
Già il primo briefing consegnato nel 2019 ai designer, insisteva sull’ibridazione dei comportamenti, che stavano trasformando le posture, le abitudini, l’utilizzo degli arredi.
Come dichiara lo stesso Castellana, «Il linguaggio degli oggetti si evolve e determina variazioni tipologiche e funzionali. I nuovi riti di abitare intercettano i bisogni latenti di un nuovo scenario dell’abitare, tra analogico e digitale.” Gli oggetti di Orografie si innestano in questo nuovo processo di significazione».
La riflessione del brand, come continua Vincenzo Castellana, professore in diverse prestigiose università italiane “è partita dalla ricerca scientifica e universitaria sul linguaggio delle cose, del modo cioè in cui vengono attribuiti significati agli oggetti che ci circondano e di come questi oggetti influenzano i nostri comportamenti”
Ecco, quindi, che gli oggetti arrivano ad essere la materializzazione di significati simbolici e contesti culturali, ovvero ciò mediante cui ci definiamo.
L'articolo All’Architetto gelese Vincenzo Castellana il Premio internazionale Compasso d’Oro proviene da Gela Le radici del Futuro.
“From the sea”: l’opera dell’artista gelese Maurizio Russo esposta al Civico 111
In occasione di “Abbiamo Tutto Manca il Resto”, quadriennale transdisciplinare diffusa dedicata alla Sicilia, l’artista gelese Maurizio Russo ha esposto l’opera intitolata “From the Sea” presso il Civico 111.
Maurizio Russo nasce a Vittoria il 11 maggio 1967, ma presto si traferisce a Gela dove, nel 1982, si diploma in elettronica con conseguimento di specializzazioni elettroniche. Ormai già da qualche anno si dedica attivamente all’attività artistica scultorie con il recupero di legni di mare spiaggiati, attività che gli ha permesso di partecipare ad eventi e mostre di carattere nazioni ed internazionali.
L’opera “From the Sea”, realizzata con legno di mare spiaggiato con base in marmo, canapa e luce di forma tonda, è stata pensata come punto di partenza per stimolare la riflessione sull’importanza del riciclo dei materiali naturali.
Fare arte con materiali riciclati naturali, infatti, è un modo ecologicamente responsabile per promuovere la sostenibilità e contrastare la produzione di rifiuti.
L’opera è stata realizzata con legni di mare, ritrovati nella foce del fiume Gela.
L’artista commenta così la sua opera: “La forma del legno che ho trovato assomiglia tanto ad un serpente marino che tende a mettersi in piedi; ho scelto di impreziosire la sua forma con una luce di forma tonda, pendolante nella parte alta della struttura, con base in marmo e corda in canapa. L’opera è stata creata con materiali naturali e forme che sono in grado di trasmettere sensazioni ed emozioni ai fruitori dell’arte.
La ricerca dei materiali sulle spiagge di sabbia dorata del Mediterraneo dimostra la mia attenzione per l’ambiente e la mia sensibilità artistica, che cercano di creare un connubio perfetto tra natura e cultura.
Le opere da me realizzate rappresentano la ricchezza della cultura e dell’arte, che si fonde con la natura circostante e con la storia millenaria della nostra isola e l’attenzione per i materiali naturali e il rispetto per l’ambiente che sono i valori che porto avanti nella mia arte, creando opere che evocano emozioni e sensazioni uniche.”
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