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Le 5 migliori ricette di Cuore Basilicata per l’inverno

CuoreBasilicata - 3 ore 36 min fa

Arriva l’inverno che ci porta le feste e la voglia di ritrovare i buoni sapori dei piatti caratteristici della stagione. Federico Poletta, autore delle ricette, ci suggerisce le 5 migliori per questo periodo…

  •  La “Cuccìa

Livello di difficoltà: BASSO        Costo: BASSO          Tipologia: CONTORNI, ZUPPE

Link: vai alla ricetta

 

  • Ferricelli al sugo di pezzente e rafano

Livello di difficoltà: MEDIO        Costo: BASSO          Tipologia: PRIMI PIATTI

Link: vai alla ricetta

 

  • Baccalà e peperoni cruschi

Livello di difficoltà: BASSO        Costo: MEDIO          Tipologia: SECONDI PIATTI

Link: vai alla ricetta

 

  • Cartellate

Livello di difficoltà: MEDIO        Costo: BASSO        Tipologia: DOLCI TRADIZIONALI

Link: vai alla ricetta

 

  • Mostaccioli

Livello di difficoltà: MEDIO        Costo: MEDIO          Tipologia: DOLCI TRADIZIONALI

Link: vai alla ricetta

 

L’autore delle ricette

Le ricette sono state selezionate da Federico Poletta, giovane imprenditore che ha deciso di investire sul proprio territorio, la Val d’Agri. È il titolare di “Mea Terra”, un’azienda agricola e fattoria didattica situata a Grumento Nova, a poca distanza dall’importante sito archeologico di Grumentum e dal meraviglioso scenario naturalistico del Lago del Pertusillo. L’idea nasce da Federico con li prezioso supporto della sua famiglia. Mea Terra è una azienda agricola/fattoria didattica che si estende su circa 15 ettari, di cui dedicati a centro aziendale e il restante  ricoperto da boschi e coltivato in parte ad orticole. Il centro aziendale comprende  un’aula multifunzionale (per attività laboratoriali, compleanni ed eventi), una “casa museo” dedicata al mondo contadino lucano, un’ampia area pic-nic circondata da alberi monumentali e antichi tratturi, ricoveri con diverse specie animali (cavalli, asini, galline, oche, pavoni, uccelli esotici, lama…), un vigneto, un’area giochi per bambini.

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“BasilicatA FavolosA”: il territorio raccontato dall’intelligenza artificiale

CuoreBasilicata - Mer, 12/06/2023 - 15:19

Abbiamo sempre sostenuto che i paesi di Cuore Basilicata fossero luoghi “da favola”, ma c’è chi ci ha presi in parola trasformandoli in cartoline dallo stile Disney per racchiudere in un’immagine simpatica e che cattura l’attenzione le caratteristiche principali di vari paesi lucani. Una raccolta di 65 immagini degli scorci più caratteristici, realizzata con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Andiamo a conoscere Giovanni Sapienza che ha avuto questa originale idea e a scoprire il lavoro che si cela dietro alla sua realizzazione.

  • Giovanni Sapienza, ci dica qualcosa di lei, del suo percorso professionale.

«Ho una Laurea in Scienze Politiche Internazionali e specializzazioni post laurea in Direzione Aziendale e Management del Turismo. Nasco organizzatore di eventi nazionali e internazionali, 13 dei quali organizzati sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Per promuovere i piccoli borghi ho organizzato raduni nazionali di camper, ricevendo un premio quale “miglior accoglienza dell’anno in un piccolo borgo”, e diverse manifestazioni, di cui una ha ricevuto la Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica “per la valenza sociale, di promozione territoriale e turistica”. Dopo altre esperienze lavorative torno alle mie specializzazioni e alle mie passioni con ancora più energia.»

  • Da dove nasce l’idea e in cosa consiste il progetto “BasilicatA FavolosA”?

«Il trend del momento della viralità delle immagini fantasy di località turistiche e non meritava di essere cavalcato in maniera costruttiva al fine di esaltare delle caratteristiche culturali e delle tipicità locali della Basilicata. Il primo obiettivo di “BasilicatA FavolosA” è dare la dimostrazione concreta che l’AI, diretta dall’intelligenza umana e con un piano operativo studiato, può rappresentare un potente aiuto per promuovere il territorio. E questo obiettivo ognuno potrà giudicare se sia stato raggiunto, in che misura e con quale velocità. Ora è necessario aprire una riflessione sull’AI in generale e in particolare sull’impatto che sta avendo e avrà nel settore turistico

    

  • Come avviene la realizzazione delle immagini attraverso l’AI e in che modo ha cercato poi di rendere le diverse peculiarità dei paesi rappresentati?

«Al contrario di quanto si possa pensare, per avere dall’AI il risultato desiderato, bisogna dare dei comandi ben strutturati e azzerare tutto e ricominciare da capo fino a quando non si raggiunge quanto desiderato. I software funzionano tutti più o meno allo stesso modo: bisogna scrivere dettagliatamente quello che si desidera, l’immagine che si ha in mente, e il risultato sarà mostrato a video. Il problema è quanto si vuole essere precisi o quanto ci si accontenti o meno della prima immagine.  L’operazione “BasilicatA FavolosA” ha mirato ad esaltare le tipicità territoriali (prodotti tipici e cultura) e in quasi tutti i casi, grazie a un lungo lavoro, è riuscita a riprodurre anche morfologicamente ampi tratti di territorio. Certo, sono immagini lontane dalla realtà, e per questo in alcuni casi si è aperto un bellissimo confronto costruttivo che vede amministratori o semplici cittadini dare preziosi suggerimenti per migliorare le immagini di alcune località.»

    

  • Al di là della risonanza mediatica, ci sono stati numerosi apprezzamenti e altrettanti critiche a questo lavoro; come vive e gestisce queste interazioni?

«Questo è l’aspetto più emozionante di tutta la vicenda. I tantissimi apprezzamenti di amministratori e cittadini ripagano di un lavoro ideato, studiato a fondo, realizzato e reso virale, ma ancor di più aprono la mente tante riflessioni critiche, in tanti casi ampiamente costruttive e mosse dall’amore per la propria terra. Se avessimo voluto trasformare delle fotografie in cartoon, sarebbero bastate poche ore di lavoro per concludere tutti i comuni della Basilicata applicando semplicemente un filtro alle immagini. Così, con un clic. Queste immagini servono ad ancorare lo stato d’animo alle più radicate emozioni positive umane, quelle legate all’innocenza della fanciullezza, alla spensieratezza, all’ancestrale dimensione onirica. Per questo funzionano oggi attraverso le ricostruzioni dell’AI, hanno funzionato ieri attraverso favole, cartoni animati e fumetti, e funzioneranno domani e sempre.

Tra i tanti commenti sono presenti anche diverse critiche: prendo con estrema serietà e sottolineo quelle con un’intenzione costruttiva. Osservare che un particolare non rispecchia esattamente la realtà fa sorridere, perché il fantasy è il mondo dei sogni, immaginario, idealizzato, il mondo di una realtà/finzione che vede papere che nuotano nei dollari, topolini con scarpe e vestiti e cani che parlano. In diversi casi ho avviato delle fattive interlocuzioni con chi segnala qualche incongruenza o mancanza che va corretta, e in un caso l’immagine è nata dopo ore di lavoro e confronto a distanza con un giovane di un comune non incluso in questa prima tranche di immagini. Questi sono i lucani che fanno bene alla Basilicata. C’è tanto amore per questa terra, basta cercare il meglio all’interno delle comunità. »

    

  • Qual è l’obiettivo finale e quali sono i risultati attesi?

«L’obiettivo finale vero e proprio non esiste, perché “BasilicatA FavolosA” è stata ideata come un punto di partenza. Nei piccoli centri la comunità deve divenire protagonista dei processi decisionali e dell’attuazione di programmi di sviluppo per la creazione di una reale economia circolare. Se delle semplici immagini possono suscitare clamore e far partecipare tanti ad un dibattito sulla promozione, immaginiamo quale effetto possa avere sui territori una tale energia incanalata verso dei programmi di sviluppo in cui il confronto, le proposte e le idee non restino confinate nelle stanze dei bottoni, ma aprano alle comunità nel loro complesso.»

  • Questo progetto segna dunque l’inizio di un percorso futuro?

«L’idea vincente può risiedere nella mente di chiunque e può essere stimolata da un evento qualsiasi. Per far venire fuori le idee e accendere l’entusiasmo, reale motore di qualunque realizzazione, è necessario un percorso con un fine concreto e una continua interazione tra pari. Nei piccoli borghi, in termini di promozione territoriale, solo una comunità resa protagonista può essere motivata a costruire qualcosa di positivo per sé stessa e  contrastare lo spopolamento. Se “BasilicatA FavolosA” contribuirà nel suo piccolo a smuovere qualcosa è solo grazie alle migliori energie delle comunità dei nostri territori.»

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Democrazia partecipata 2023. Gelesi chiamare a votare i nuovi progetti per migliorare la città

Gela Le Radici del Futuro - Mar, 11/28/2023 - 00:41

Mercoledì 29 novembre,, i residenti a Gela avranno la possibilità di votare un progetto a scelta tra quelli concorrenti al bando di “Democrazia partecipata” 2023. Ogni anno, l’amministrazione invita cittadini, enti e associazioni a presentare le loro idee volte al miglioramento della città.

I progetti presentabili possono abbracciare vari ambiti: ambiente, sanità, lavori pubblici, sviluppo economico, turismo e promozione del territorio, politiche giovanili, attività sociali, scolastiche, culturali e sportive. Queste vengono poi raccolte e discusse in consiglio comunale. L’amministrazione discute le idee e approva quelle che reputa migliori e maggiormente realizzabili. Tuttavia, sta poi alla cittadinanza l’opportunità di votare un solo progetto tra i concorrenti.

Anche nel 2023, l’importo massimo dei finanziamenti è di 60.000 euro. Sono ben sei i progetti candidati di quest’anno, nonostante la notizia del bando sia passato un po’ in sordina.

Nella scorsa edizione, la proposta vincitrice riguardava la riqualificazione del quartiere San Giacomo. Sono ancora in corso gli iter per la realizzazione di altre proposte vincitrici, quali la Snoezelen Room per bambini neurodivergenti e l’organizzazione di un grande evento artistico-culturale.

Per visionare le proposte di Democrazia Partecipata 2023 e avere maggiori informazioni, basta collegarsi al sito del comune di Gela e andare nella sezione “notizie”. Come nelle volte precedenti, per votare basta essere residenti a Gela e collegarsi al link fornito dalla pagina del portale e inserire i dati del proprio documento di riconoscimento.

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“In Val d’Agri mi sento a casa”. Intervista al regista Iacopo Patierno

CuoreBasilicata - Mar, 11/21/2023 - 22:22

Con la realizzazione di “Due ma non due” e “Cuori Lucani”, il regista documentarista Iacopo Patierno è entrato nel vissuto dei paesi della Val d’Agri, andando a conoscere realtà differenti al suo interno, dalle più note alle più nascoste, raccontandone il quotidiano e portando le tradizioni, le eccellenze, l’artigianato, la gastronomia e le bellezze dei nostri territori nel cuore di un pubblico molto ampio, svolgendo così una forte opera di valorizzazione. Andiamo a scoprire qualcosa di più sul suo lavoro!

Come è arrivato a fare il regista? Che studi ha fatto e quali sono state le sue prime esperienze in questo campo?

«Dopo la Laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo (DAMS) a Bologna nel 2000, e l’Erasmus ad Amsterdam, vinco la borsa di studio post laurea “Leonardo da Vinci”, che mi porta a vivere per diversi anni in Svezia, paese con una forte presenza di grandi documentaristi. Infatti, sapevo già che tra la fiction e il documentario avrei intrapreso questo tipo di scelta, perché fin da subito si trattava di un prodotto che sentivo più mio. Dopo un primo periodo in una città che si chiama Göteborg ho iniziato a lavorare con Erik Gandini, che posso considerare il mio maestro, e sono stato con lui per circa 3 anni collaborando come assistente alla regia tra le altre cose. Abbiamo realizzato così il primo lungometraggio nel 2009. All’epoca avevo già in mente l’idea di voler fare un po’ di tutto perché pensavo, e penso tutt’ora, che non si può essere regista se non si sa come funzioni tutto il resto; naturalmente non si diventa un eccellente direttore alla fotografia o un bravissimo montatore, ma sono dell’idea che bisogna provare a farlo qualche volta! Ci sono infatti dei prodotti che ho realizzato da solo, come “Cuori Lucani”, mentre altri con una troupe più grande come “Due ma non Due”; io non credo che una cosa abbia più o meno valore dell’altra, dipende proprio da cosa si vuole realizzare. Naturalmente  essere da soli è più faticoso, ma si è più agili e flessibili, mentre con l’aiuto di più persone ci si riesce ad organizzare meglio (anche se bisogna tener conto che nella realizzazione dei documentari non si tratta mai di gruppi molto ampi).»

Un accenno ai diversi film e documentari che ha realizzato

«“We call it Skwee” è il primo lungometraggio che ho realizzato nel 2009 in Svezia, sulla nascita di un nuovo genere di musica elettronica scandinava. Si trattava di realizzare per la prima volta un film tutto mio dall’inizio alla fine, da qui ho posto le basi per tutta la mia carriera a venire perché ho messo alla prova sia le riprese che il montaggio e soprattutto la regia. Dopo di che c’è stato un lungo periodo di tempo in cui non ho realizzato progetti personali, per arrivare poi arrivare al 2016-2017 in cui sono usciti “Il teatro fa bene”, la serie web del progetto omonimo e il film successivo “Wiwanana” che è stato un lungo progetto girato tra Italia e Mozambico e ha segnato l’inizio alla lunga collaborazione Gruppo Atlantide e Jacopo Fo Srl, che ha portato fino all’ultimo cortometraggio, “Lo Sbarco”, girato a Gela nel giugno di quest’anno. Nel mezzo ci sono stati il film “Man Kind Man” prodotto da Rai Cinema, girato in solitaria interamente nel golfo di Napoli che parla della tartaruga marina Caretta Caretta. “Due ma non Due” docufilm del soggetto di Federica Sozzi che racconta il cuore della Basilicata, l’Alta Val d’Agri e la Val Camastra, dove i protagonisti hanno condiviso il legame profondo con la loro terra, così come nella serie web “Cuori Lucani”, e infine la serie web più vista e premiata al mondo come serie DOC italiana tra il 2019 e il 2021 “Italia, Sicilia, Gela” prodotta all’interno del progetto Gela Le Radici Del Futuro

Man Kind Man

Ha ricevuto una grande quantità di premi, tra questi, quali sono quelli a cui tiene di più?

«Diventa complicato anche ricordarli tutti talvolta! Per “Italia, Sicilia, Gela”, la serie web, non posso parlare del premio più importante ma quello che mi ha sicuramente fatto piacere, ovvero che per tre anni è stata la web serie italiana documentari più premiata e portata nei festival a livello mondiale (parlando di ranking italiano, è stata la più vista in assoluto). Poi sicuramente “Cuori Lucani”, che appena uscita ha vinto premi sia a Roma come miglior TV Series al Roma Short Film Festival, che in Toscana con il Tuscany Web Fest per la categoria “web serie”. Proseguendo con “Due ma non Due” abbiamo il “Log To Green Movie Award 2021”, sezione “Opere Cinematografiche”, il premio che ci hanno dato all’interno della Mostra del Cinema di Venezia; è stato molto emozionante, sono andato con l’autrice del film, Federica Sozzi, Jacopo Fo come produttore, e abbiamo passato una bellissima serata. Da menzionare assolutamente è Il primo premio che vinsi con la serie web “Il Teatro fa Bene” all’ HollyWeb Fest 2017 di Hollywood, nella categoria “Best documentary”, perché è sempre bello e fa un certo effetto essere premiati a Los Angeles! Non me l’aspettavo proprio ed è stata una grande soddisfazione! Con “Man Kind Man”, tra i numerosi premi, di grande valore per me è il primo, l’Audience Award al Biografilm Festival, dato dal pubblico quindi, che è stato quello che mi ha assicurato che questo fosse un film che effettivamente alle persone piace; aggiungo che la cosa che mi ha fatto piacere, in aggiunta, è che sia riuscito ad andare in onda su Rai 1 domenica in seconda serata, cosa che, per un documentario riguardante i temi ambientali, non è molto comune in Italia. Per quanto riguarda “Wiwanana” invece, non è un premio ma lo considero come tale, una bellissima lettera che mi inviò personalmente l’ambasciatore italiano in Mozambico che vide il film e mi fece tanti complimenti. Aggiungo a questo proposito che è bello essere premiati e sapere di aver vinto una competizione, ma principalmente mi piace sapere cosa ne pensano le persone. Se uno spettatore resta particolarmente colpito e legge in quello che faccio anche dei sottotesti, non può che farmi assolutamente piacere. Ricordo che in seguito alla presentazione di “Man Kind Man” al Giffoni Verde Festival, una spettatrice mi inviò una bellissima e-mail che mi è rimasta nel cuore.»

Wiwanana

Quali sono le sue ispirazioni, i registi e le musiche preferite?

«Il regista di documentari che  in assoluto  ha ispirato un po’ tutti è Werner Herzog; poi ovviamente Erik Gandini, mio maestro, che incontrai inizialmente in Erasmus ad Amsterdam perché vidi un suo film che mi colpì particolarmente. Lo ritengo uno dei film maker più bravi in circolazione. Questo per ciò che riguarda i documentari, mentre per il resto ho in mente una grande quantità di nomi, perché mi piace andare a scovare cose nascoste, film o corti che restano pressoché sconosciuti ma da cui mi lascio ispirare. Non mancano poi le fonti di ispirazione più commerciali, film e soprattutto serie tv disponibili sulle diverse piattaforme streaming come tutti!»

Due ma non due” e “Cuori Lucani”: la sua esperienza

«La cosa bella del mio lavoro è che ti porta a scoprire posti che normalmente non scopriresti! A differenza del mondo delle fiction, dove occupi semplicemente una location, il mio lavoro si basa sulla conoscenza del territorio e delle persone che ci vivono, perché il fine ultimo è raccontare delle storie reali. Sono realtà molto diverse tra loro, non così conosciute. Il mio compito qui sta proprio nell’ andare all’interno del vissuto e del territorio, appassionandomi! Posso dire che ora nel territorio dell’alta Val d’Agri ormai mi sento a casa, perché l’altro aspetto positivo è che per avere un buon risultato devi anche stringere delle buone relazioni; se non scatta la chimica non riesci a portare a casa un bel film o un bell’episodio di una serie web, il che è reso semplice dalle circostanze, perché vado a raccontare e vivere situazioni estremamente piacevoli e conviviali. Sono due progetti che hanno come base quella di valorizzare un territorio e farlo conoscere, la vera missione del progetto! Per arrivare a questo fine c’è dietro tantissima ricerca, mesi di sopralluoghi, incontri e ricerca sulle storie da raccontare e come selezionarle in modo che possano andare bene insieme nell’intreccio del documentario. Non solo nel mio caso, ma nei documentari in generale, la fase di ricerca è molto lunga e fondamentale per realizzare un buon prodotto.»


«Spero che Cuore Basilicata possa continuare a fiorire e che io possa avere altre possibilità di lavorare in questi territori. Proprio a Moliterno e a Marsico Nuovo ho svolto dei laboratori nelle scuole (“Memorie dal cuore della Basilicata”) ed è stato molto bello per me lavorare con gli studenti, insegnando ad utilizzare lo smartphone in maniera più professionale possibile, realizzando anche delle interviste. È stato un bellissimo progetto a livello personale, perché la formazione e l’educazione dei più giovani è un’altra cosa che mi piace molto fare e su cui si potrebbe investire.»

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Musei Aiello Moliterno: sette scrigni di meraviglie da scoprire

CuoreBasilicata - Dom, 11/19/2023 - 18:07

L’arte e la creatività, con le loro opere, da sempre ci emozionano, dando spazio a interpretazioni personali che scavano nell’anima e arricchiscono chi le osserva. Proprio l’arte e la cultura, a Moliterno, hanno un ruolo preponderante, che viene incarnato dalla rete museale MAM (Musei Aiello Moliterno). Attraverso la testimonianza del Prof. Gianfranco Aiello, Fondatore e Presidente della Fondazione Aiello, andiamo a scoprire meglio questa affascinante quanto importante realtà.

Da cosa nasce innanzitutto la sua passione per l’arte e da qui l’idea di fondare i MAM?

«Parto col dire che compiamo proprio ora i 50 anni dall’idea di partenza; tutto nasce dai primissimi anni ‘70 quando ero praticante giornalista e studente di medicina a Milano, poco più che ventenne, e mi ritrovai a scrivere articoli su eventi ed artisti, intrecciando così rapporti con essi, iniziando a collezionare quadri e ceramiche. Con gli anni questa iniziativa si è via via articolata, sviluppandosi così negli attuali sette musei, a cui si è aggiunto recentemente il palazzo di esposizioni Santa Croce.»

 

Come descriverebbe sinteticamente questa realtà a chi ancora non la conosce?

«Una storia cinquantennale, iniziata e poi via via sempre più implementata, arrivando poi ad avere il museo più importante del paesaggio italiano; da sottolineare come i palazzi in cui sono ospitati i musei abbiano subito un restauro del tutto conservativo, dove sono stati mantenuti pavimenti in cotto, soffitti con travi di castagno e arredi originali dove possibile, per mantenerne l’autenticità e il fascino che li contraddistingue. Chi viene a visitarli resta sempre a bocca aperta! Dovremmo avere il compito di riuscire a comunicare meglio l’esistenza di questa realtà, che ben si discosta dai piccoli musei di provincia, relativi soltanto al mondo contadino, con pochi pezzi in esposizione. Qui non ci si stanca mai di guardare intere collezioni, poiché ogni pezzo è diverso dall’altro, raccontando non solo il soggetto rappresentato ma anche l’evoluzione tecnica attraverso i secoli e le correnti artistiche. Per quanto riguarda l’arte degli artisti lucani siamo di fronte ad un unicum, qui grazie al Museo del Novecento Lucano, per esempio, si dà spazio ai grandi e ai “piccoli”, riuscendo per la prima volta a ricomporre l’articolato mosaico dell’arte lucana del ‘900; non c’è pari in Lucania

Michele Tedesco Moliterno 1834 – Napoli 1917 Maternità Olio su tela (cm 63 x 51)

Qual è stato l’excursus storico dello sviluppo della rete museale dal principio fino ad oggi?

«Il primo insediamento museale è stato il Museo Michele Tedesco e dell’Ottocento Lucano, fiore all’occhiello della rete museale, che presenta molte opere dell’artista lucano più famoso, Michele Tedesco, tra l’altro originario proprio di Moliterno. Alle aste al momento riscuote molto successo, con cifre notevoli, di questo siamo molto orgogliosi. All’interno del museo possiamo trovare anche i suoi taccuini perfettamente conservati, oltre alla presenza di alti artisti lucani come Vincenzo Marinelli, Andrea Petroni e Giacomo Di Chirico. Quello dell’Ottocento è stato sicuramente un secolo positivo, molti degli artisti qui rappresentati hanno lavorato a loro tempo anche per la Casa Reale. Da menzionare sicuramente La Maddalena di Angelo Brando, Cari colombi, il Palazzo dello Sceicco e la Maternità di Michele Tedesco, da considerare un vero e proprio capolavoro.»

«Punta di diamante è il Museo del Paesaggio, con opere rappresentanti paesaggi della Scuola di Posillipo tra ‘700 e ‘800, passando dal romantico verso il divisionismo, e il paesaggio del ‘900. Si tratta di quadri di primo livello, con paesaggisti di fama internazionale, opere di valore riconosciuto grazie alle già numerose pubblicazioni, e rilevanza a livello mondiale; il tutto racchiuso in un bellissimo palazzo di ben quattro piani: un museo unico in Italia

Museo del Paesaggio

«Abbiamo poi Il Museo di Arte Contemporanea, che custodisce una mostra permanente con opere di pregio come quelle di Michelangelo Pistoletto, Marino Marini, Hans Hartung e altri. Nell’agosto del 2022 è stato inaugurato lo spazio Riccardo Dalisi, artista, designer e architetto lucano famoso, tra le altre cose, per le iconiche caffettiere “umanizzate”.»

«Il Museo del Novecento Lucano, inaugurato nel 2016, si trova al primo piano di Palazzo Aiello 1825 palazzo ben conservato, imponente, con tutto il sapore dell’Ottocento. Possiamo senza dubbio definirla la vera e propria casa degli artisti lucani, dai più conosciuti ai meno, passando da nomi come Gaetano Pompa, Mauro Masi e Luigi Guerricchio. Proprio Gaetano Pompa, grazie al museo, è passato dall’essere sconosciuto ai più, a diventare uno degli artisti più richiesti in quest’ambiente. Abbiamo anche opere dei cosiddetti “lucani acquisiti”, come Carlo Levi e José Ortega. Il Museo della Ceramica, ospitato invece al terzo e quarto piano, presenta una raccolta di ceramiche spettacolari, che rappresenta il meglio della Ceramica Vietrese che, insieme a quella di Faenza rappresenta il meglio di quella prodotta in Italia, ma anche creazioni di importanti e validi artisti europei; alcuni pezzi sono delle vere e proprie opere d’arte. Il competente di ceramiche qui si viene a rifare gli occhi! Non c’è solo il classico oggetto o utensile locale, ma la storia della cultura della ceramica e della sua evoluzione artistica attraverso le diverse tecniche

«La Biblioteca Lucana Angela Aiello dedicata a mia madre, colei che mi ha sempre spronato a leggere e continuare a studiare, sorge in un piccolo immobile liberty ben conservato, commovente per certi versi, articolato su più piani. Qui sono raccolti testi, mappe e stampe riguardanti la Basilicata dal ‘600 ai giorni nostri. Al secondo piano si trova la sala delle mappe, la più antica risale al 1620, mentre al piano superiore si è dato spazio alle opere del Grand Tour, viaggio che gli studiosi europei compivano tra ‘700 e ‘800 per completare la loro formazione e ampliare le proprie conoscenze culturali.»

Biblioteca Lucana Angela Aiello

«L’ultimo arrivato è il Museo di Arte Moderna, ospitato in un palazzo liberty molto elegante e d’impatto già dall’esterno, presenta al suo interno diverse opere appartenenti alla corrente simbolista e divisionista, tra cui spicca la Maternità di Gaetano Previati, esposta alla prima Triennale di Brera nel 1891: un pezzo che per gli addetti ai lavori vale assolutamente il viaggio. Un’altra chicca è un’opera di Joseph Stella, La Donna Lucana, artista originario di Muro Lucano, trasferito negli Stati Uniti a cavallo del ‘900. Ha portato il futurismo a New York! i suoi Ponti di Brooklin con pennellate futuriste diventarono presto iconici, affermandolo come artista di fama internazionale. Da non tralasciare è poi la bellezza del palazzo stesso, coi suoi lampadari liberty e i soffitti dipinti originali».

Museo di Arte Moderna

Qual è il contributo che il MAM dà a Moliterno?

«La rete museale MAM è da considerarsi un colosso, soprattutto se inquadrata nella cornice di un paese,  Moliterno, con circa 3600 abitanti. Come in ogni luogo si ritrovano persone diverse con visioni diverse. Per distinguersi bisogna creare qualcosa che in altri posti non c’è e in questo senso i musei costituiscono una grande attrattiva per Moliterno, su cui comunque bisogna andare avanti a lavorare».

Ci parli dell’ultima tappa che ha visto l’unione diretta di Brera e Moliterno

«In occasione dei cento anni dalla nascita di Rocco Scotellaro, la Fondazione Aiello ha voluto rendergli omaggio partendo da Milano, arrivando così a Moliterno fino al 20 Novembre per poi proseguire verso Matera a partire dal 24 Novembre. L’opera “Brera-Milano 30 Maestri per Scotellaro” ha preso vita nel palazzo espositivo Santa Croce portando ben 30 opere realizzate dai maestri dell’Accademia di Belle Arti di Brera, con la presenza del Responsabile delle Relazioni Esterne, Internazionali e della Comunicazione Prof. Stefano Pizzi. Ciò ha portato alla presenza a Moliterno di molte opere di artisti contemporanei, con una qualità molto alta. Queste opere restano un vero e proprio patrimonio, a disposizione dei musei e del paese intero».

Quali sono le prospettive future e le ambizioni di questo progetto?

«Abbiamo già una lunga e fitta programmazione, con diverse mostre in cantiere, tra cui una sul mito di Venezia nel ‘900, una mostra già pronta, che speriamo di presentare al più presto. La seconda, che ritengo personalmente molto affascinante è “Donna madonna”, mostra di artisti del secolo lungo, tra simbolisti e impressionisti, dove viene rappresentato il mito della donna nelle sue diverse sfaccettature, a metà tra il vero e l’idealizzazione, come accede con i preraffaelliti, partendo dalla Beatrice di Dante. E poi tanto altro ancora.»

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La Via dell’Oro Giallo, l’esperienza di Paestum

Gela Le Radici del Futuro - Lun, 11/13/2023 - 16:17

L’itinerario archeologico turistico  “La Via dell’Oro Giallo”  è stato ospite alla BMTA – XXV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico (Paestum, 2-5 novembre) all’interno del padiglione Regione Sicilia promuovendo al pubblico il percorso studiato per  valorizzare del territorio di Gela, Enna, Aidone e Piazza Armerina.

 

Un’occasione preziosa per raccontare face to face i dettagli dell’itinerario, le potenzialità del territorio e le opportunità di sviluppo turistico archeologico ed esperienziale che gli addetti ai lavori e i viaggiatori indipendenti possono approfondire in autonomia con il supporto delle linee guide fornite da La Via dell’Oro Giallo. La partecipazione dell’itinerario La Via dell’Oro Giallo alla BMTA è stata possibile grazie alla collaborazione con il Parco Archeologico di Gela.

La BMTA, che ha contato in questa edizione circa 8.500 visitatori, è stata altresì occasione di raccolta dati utili ad ampliare i contatti ed avviare nuove collaborazioni all’obiettivo di aumentare le collaborazioni a promozione del territorio interessato.

La partecipazione alla Borsa si è confermata essere utile occasione di incontro e divulgazione dei temi inerenti alla valorizzazione del segmento archeologico del turismo culturale per il business professionale, gli operatori turistici e culturali del pubblico e del privato, i viaggiatori, il mondo scolastico e universitario e i media

La Via dell’Oro Giallo è una iniziativa nata nell’ambito del progetto GelaleRadicidelFuturo, sostenuto da Eni, grazie anche alla partecipazione dei Comuni di Aidone, Enna, Gela, Piazza Armerina. L’itinerario, realizzato con il contributo della curatrice scientifica Serena Raffiotta, si inserisce in una serie di azioni che hanno come obiettivo attrarre l’attenzione dei tour operator italiani e internazionali oltre che dei visitatori per favorire lo sviluppo di flussi turistici di qualità in tutte le stagioni dell’anno. Il dépliant che illustra il percorso è fruibile e scaricabile  gratuitamente online.

 

 

Per info:
info@gelaleradicidelfuturo.it

E’ possibile seguire il progetto anche su FacebookInstagramYouTube.

 

 

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Il film “LO SBARCO” entra nella selezione ufficiale di 5 Festival internazionali

Gela Le Radici del Futuro - Ven, 11/10/2023 - 10:20

Il film “Lo Sbarco” (2023; durata 30’), prodotto da Jacopo Fo srl (Gruppo Atlantide) regia di Iacopo Patierno, già autore tra l’altro della web serie “Italia Sicilia Gela”, dopo pochi mesi dal suo lancio ufficiale è già entrato come finalista nelle selezioni ufficiali di 5 festival internazionali che si terranno prossimamente in Francia, Regno Unito, Spagna e Italia:

  • Bridge Of Peace Festival – Parigi
  • First-time Filmmaker Sessions-by Lift-Off Global Network – Londra
  • Med Futurs Film Festival – Valencia
  • Heart International Italian Film Festival – Bologna
  • Valleditria Film Festival, Festival per la Pace – Bari

“Lo Sbarco” è stato realizzato in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’Operazione Husky, con l’attiva collaborazione dell’Istituto Morselli di Gela e vede tra i protagonisti studentesse e studenti dell’Istituto.

I riconoscimenti internazionali che sta ricevendo sono una testimonianza della bontà del lavoro svolto dal regista e da tutta la crew e dell’attenzione che il film riesce a suscitare nei confronti dell’episodio storico che ha visto protagonista la città di Gela.

“Lo Sbarco” segue un gruppo di studentesse e studenti in veste di esploratori della memoria e ricercatori di messaggi di pace. Si immergono nella città di Gela, in Sicilia, alla ricerca della memoria che conserva il tessuto cittadino riguardo all’operazione Husky, lo sbarco delle truppe alleate a Gela avvenuto il 10 luglio 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, un passaggio decisivo per la caduta del fascismo prima e del nazismo poi.

Attraverso le interviste effettuate a cittadine e cittadini, a testimoni dell’epoca, a esperti storici il film indaga il rapporto di quell’evento con i temi di pace e guerra; approfondisce l’impatto che la guerra ha avuto sulla città e sulle persone, sia a livello individuale che collettivo; riprende e registra ricordi e memorie preziosi.
Visitando i luoghi simbolo dei combattimenti nella piana di Gela e sul lungomare, gli esploratori della memoria provano ad immaginare come doveva essere vivere in quel contesto di guerra, impersonificano gli abitanti dell’epoca ed esprimono cosa potessero provare al momento dello sbarco.
Il film esamina anche come la memoria storica possa influenzare il futuro di una città e dei suoi abitanti, stimolare una riflessione sul tema della pace e della guerra al giorno d’oggi.

Quello che “Lo Sbarco” propone è un viaggio tra memoria storica e vita contemporanea; le strade e i molti luoghi nel perimetro adiacente alla città portano ancora i segni dei combattimenti del 1943. Le persone di Gela lo vivono come un evento lontano e ormai superato, irripetibile? Quali insegnamenti è possibile trovare da quell’evento al giorno d’oggi? E’ possibile trasmettere l’emozione e il senso di urgenza riguardo alla necessità di preservare la memoria storica e di lavorare per la pace?

“Lo Sbarco” è un film realizzato nell’ambito del progetto Gela Le Radici del Futuro, coordinato da Jacopo Fo e Bruno Patierno, con il sostegno di Eni e il patrocinio della città di Gela.

E’ possibile seguire il progetto Gela le Radici del Futuro anche su
Facebook, Instagram, YouTube.

Per info:
info@gelaleradicidelfuturo.it

 

 

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L’itinerario “La Via dell’Oro Giallo” alla XXV Borsa del Turismo Archeologico

Gela Le Radici del Futuro - Mer, 11/01/2023 - 10:37
L’itinerario “La Via dell’Oro Giallo”  sarà presentato venerdì 3 novembre alle ore 11.00 a tour operator internazionali, agenzie di viaggio e visitatori, nell’ambito della XXV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico (Paestum, 2-5 novembre). La presentazione avverrà, in collaborazione con il Parco Archeologico di Gela, su invito dell’Assessorato alla Cultura della Regione Sicilia che ha scelto La Via dell’Oro Giallo tra gli itinerari turistici di eccellenza da proporre sul sito dedicato VisitSicily. La Via dell’Oro Giallo è una iniziativa nata nell’ambito del progetto GelaleRadicidelFuturo, sostenuto da Eni, grazie anche alla partecipazione dei Comuni di Aidone, Enna, Gela, Piazza Armerina. Sarà Claudia Faverio, responsabile comunicazione di Gela Le Radici del Futuro, a presentare la Via dell’Oro Giallo e le opportunità offerte per visitatori, tour operator e agenzie. Una ulteriore importante occasione di visibilità dell’itinerario dopo la recente partecipazione al Salone Mondiale del Turismo 2023 (settembre 2023) e al TTG Travel Experience (2022). La Via dell’Oro Giallo è un originale percorso turistico che mette in connessione alcuni dei siti storici e archeologi più noti e apprezzati della Sicilia con punti d’interesse ancora poco conosciuti e visitati, sul territorio di Gela, Piazza Armerina, Aidone ed Enna.  L’itinerario si inserisce in una serie di azioni che hanno come obiettivo attrarre l’attenzione dei tour operator italiani e internazionali oltre che dei visitatori per favorire lo sviluppo di flussi turistici di qualità in tutte le stagioni dell’anno. Il dépliant che illustra il percorso è fruibile e scaricabile  gratuitamente online. Per info:info@gelaleradicidelfuturo.it E’ possibile seguire il progetto anche su FacebookInstagramYouTube.

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L’avventurosa storia dell’Arpa Viggianese

CuoreBasilicata - Lun, 10/23/2023 - 13:46

Siamo sempre pronti ad approfondire le conoscenze sulle peculiarità dei nostri territori, con il loro folklore, il loro passato e a mantenerne viva la memoria. Oggi vogliamo scoprire insieme come uno strumento dal suono angelico, armonioso, delicato e allo stesso tempo complesso possa rappresentare tra le sue note l’identità di un paese e del suo popolo; questo è proprio il caso di Viggiano e della sua tradizione centenaria che lo lega a doppio filo con l’arpa.

L’Associazione Arpa Viggianese, sorta nel luglio del 2013 a sostegno della Scuola d’Arpa Popolare di Viggiano, si occupa della programmazione dell’appuntamento annuale della Rassegna dell’Arpa Viggianese, giunta quest’anno ormai alla XIV edizione.  Abbiamo così raccolto la testimonianza di Maria Lucia Marsicovetere, in rappresentanza dell’associazione culturale, che ci spiega come la rassegna abbia ospitato musicisti di calibro internazionale che, in più occasioni, si sono messi a disposizione degli allievi, per approfondimenti e work shop, e che l’associazione nasce per dare la possibilità agli allievi ed all’amministrazione di avere una struttura capace di promuovere e divulgare ciò che da qualche anno si sta riportando a conoscenza.

«A Viggiano, paese dell’arpa e della musica, grazie anche al sostegno delle amministrazioni comunali che si sono succedute, ci siamo prefissati l’obiettivo di recuperare la tradizione che ci appartiene, sia attraverso l’insegnamento con lezioni individuali e di ensemble presso la scuola d’arpa,  sia attraverso la ricerca che ci porta a scoprire particolari nuovi e sempre più interessanti legati al passato del nostro territorio;  giusto per citarne alcuni: la discendenza del frontman dei Green Day, il cantante Billie Joe Armstrong,  il ritrovamento presso un’abitazione in Val d’Agri di due modelli di arpa, di cui una a pedali costruita a Tramutola e l’altra modello viggianese, la presenza di arpisti viggianesi che suonarono durante l’inaugurazione del canale di Suez nel 1869 e tanto altro ancora.»

Il fine ultimo di tutto il lavoro di ricerca e insegnamento è l’intento rievocare la storia dei musicanti girovaghi, che fin dal 1700 partivano in piccoli gruppi per allietare i vicoli e le piazze d’Italia e d’Europa, fino a giungere  anche oltreoceano, viaggi ben documentati da atti e poesie pubblicati e consultabili,  da cui possiamo apprendere le molteplici esperienze che i suonatori viggianesi affrontavano nei loro viaggi per il mondo. Altrettanto noto è che ed in ogni famiglia, almeno un componente praticava e apprendeva la musica fin dalla più tenera età; questa era la particolarità dei suonatori di arpa viggianese nella tradizione passata. Iniziando a suonare fin da bambini e, considerata la condizione generale di estrema povertà, si vedevano spesso questi piccoli suonatori pronti a partire in giro per il mondo al fine di ottenere un riscatto sociale, per poi poter ritornare a Viggiano e dare una vita dignitosa alla propria famiglia. Da questa storia si pensa prenda ispirazione il famoso romanzo “Senza Famiglia” di Hector Malot, dal quale è stato in seguito tratto il più celebre cartone animato sulle avventure del “Dolce Remi”.

       

Questi viaggi hanno inevitabilmente modificato gli equilibri e lo stile di vita mantenuto fino ad allora nel paese, poiché l’emigrazione dei musicanti era in realtà temporanea: «rientrando periodicamente portavano con sé, oltre al patrimonio economico, anche quello di conoscenze culturali, di esperienze vissute ed aperture mentali, che consentivano un fiorente sviluppo dell’intero paese: trasformazione  in casa di ogni tugurio, specie dopo il devastante terremoto del 1857,  diffusione di  idee liberali, attraverso la  stampa di periodici come “L’arpa Viggianese” e “Il Ribelle”, nonché la fondazione di una loggia massonica, in Basilicata seconda solo a quella di Potenza,  intitolata a Mario Pagano, i cui iscritti erano soprattutto musicisti e musicanti» aggiunge infatti Maria Lucia Marsicovetere. Ci racconta inoltre una piccola curiosità che farà sorridere, poiché la radicata usanza dei Viggianesi è riscontrabile anche in una raccolta di poesie del poeta irpino Pier Paolo Parzanese, che incontrandoli sulle banchine del porto di Napoli, iniziò una poesia intitolata appunto “Il Viggianese”, con l’incipit: “Ho l’arpa al collo son viggianese, tutta la terra è il mio paese”.

Sappiamo inoltre che alcuni emigrati stabilitisi in seguito negli Stati Uniti, Australia e Sud America, in pianta stabile, divennero musicisti di fama internazionale richiesti nelle più rinomate orchestre del posto, avendo avuto la possibilità di apprendere la musica colta soprattutto nei conservatori di Napoli. Viene dunque da chiedersi, vista la tradizione così radicata, fiorente e portatrice di nuova linfa vitale sia economica che culturale oltre ad un riconoscimento a livello internazionale del nome di Viggiano, come si è potuti arrivare ad interrompere questo ciclo di eventi?  La risposta risulta essere molto semplice in realtà: «come spesso avviene, quanto più in alto si sale, tanto più il declino è precipitoso. Già dalla prima metà del Novecento,  complici il forte flusso migratorio, il cambiamento dei tempi, e l’avvento dei mezzi di diffusione di massa, questa inclinazione dei viggianesi per la musica  ha cominciato a perdersi e l’arpa ed altri strumenti non hanno più risuonato nei nostri vicoli per molto tempo».

Negli ultimi tempi però, fortunatamente, si è messo in moto un meccanismo di ripristino e studio di queste storiche tradizioni identitarie per evitare che vadano perse per sempre, che comporta collaborazioni, ricerche, lavoro e che coinvolge diversi professionisti: «E’ stata fondata un’originale scuola dedicata all’insegnamento dell’arpa popolare, dando sostanza all’esigenza di far rivivere una tradizione unica al mondo, che ha caratterizzato il paese fin dal Settecento, portata avanti dai suonatori di arpa diatonica e, in un secondo momento, anche da affermati musicisti di arpa classica. La Scuola di Arpa Popolare di Viggiano, attualmente sostenuta dall’amministrazione comunale e l’attiva collaborazione dell’Associazione Culturale “Arpa Viggianese”, propone  un piano didattico che non prevede limiti di età né richiede particolari conoscenze di base, anche se si tende a prediligere l’insegnamento a bambini e adolescenti. I corsi sono aperti a tutti coloro che, non solo a Viggiano, ma nell’intero territorio circostante, volessero imparare a conoscere e a suonare uno strumento difficile, ma al tempo stesso appassionante, come l’arpa.»

Viene inoltre sottolineato come l’impegno costante dimostrato dai giovani musicisti e il mirato insegnamento dei docenti abbiano fatto sì che il metodo didattico applicato nella scuola riscontrasse apprezzamenti in numerose esibizioni pubbliche, borse di studio in concorsi nazionali e internazionali ma anche importanti partecipazioni in prestigiosi conservatori europei.

Grazie alle molteplici iniziative citate in aggiunta ai corsi e ai laboratori di liuteria per la ricostruzione dell’arpa viggianese dell’800, l’arpa di Viggiano è tornata, dopo decenni di silenzio, a risuonare tra le strade del borgo con le sue dolci note e vuole continuare a farlo ancora per lungo tempo.

Fonti immagini : Associazione Arpa Viggianese  e Rassegna Arpa viggianese

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Le 5 migliori ricette di Cuore Basilicata per l’autunno

CuoreBasilicata - Sab, 10/14/2023 - 16:02

Autunno, una stagione di colori morbidi e di piatti golosi. Per festeggiare l’autunno, ecco la selezione delle 5 migliori ricette dal Cuore della Basilicata, selezionate da Federico Poletta.

  • Insalata di pecorino di Moliterno e pere

Livello di difficoltà: BASSO        Costo: MEDIO          Tipologia: INSALATE
Link: vai alla ricetta

 

  • Lampascioni e uova

Livello di difficoltà: BASSO      Costo: BASSO        Tipologia: CONTORNI, SECONDI PIATTI
Link: vai alla ricetta

 

  • Pere al vino “Terre dell’Alta Val d’Agri”

Livello di difficoltà: MEDIO        Costo: MEDIO           Tipologia: DESSERT
Link: vai alla ricetta

 

  • Calzoni dolci alle castagne

Livello di difficoltà: MEDIO         Costo: BASSO          Tipologia: DOLCI TRADIZIONALI
Link: vai alla ricetta

 

  • Pan Minisc

Livello di difficoltà: BASSO           Costo: BASSO           Tipologia: DOLCI TRADIZIONALI
Link: vai alla ricetta

L’autore delle ricette

Le ricette sono state selezionate da Federico Poletta, giovane imprenditore che ha deciso di investire sul proprio territorio, la Val d’Agri. È il titolare di “Mea Terra”, un’azienda agricola e fattoria didattica situata a Grumento Nova, a poca distanza dall’importante sito archeologico di Grumentum e dal meraviglioso scenario naturalistico del Lago del Pertusillo. L’idea nasce da Federico con li prezioso supporto della sua famiglia. Mea Terra è una azienda agricola/fattoria didattica che si estende su circa 15 ettari, di cui dedicati a centro aziendale e il restante  ricoperto da boschi e coltivato in parte ad orticole. Il centro aziendale comprende  un’aula multifunzionale (per attività laboratoriali, compleanni ed eventi), una “casa museo” dedicata al mondo contadino lucano, un’ampia area pic-nic circondata da alberi monumentali e antichi tratturi, ricoveri con diverse specie animali (cavalli, asini, galline, oche, pavoni, uccelli esotici, lama…), un vigneto, un’area giochi per bambini.

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La Via dell’Oro Giallo ora diventa anche un pacchetto turistico

Gela Le Radici del Futuro - Ven, 10/06/2023 - 11:13

La Via dell’Oro Giallo, progetto realizzato con la collaborazione di Serena Raffiotta come curatrice scientifica, si inquadra nel programma di valorizzazione del territorio gelaleradicidelfuturo.com prodotto dal Gruppo Atlantide con il patrocinio del Comune di Gela e il sostegno di Eni.

La Via dell’Oro Giallo, recentemente presentato al Salone Mondiale del Turismo, è consultabile e fruibile gratuitamente online da viaggiatori indipendenti e da operatori turistici che ne vogliano prendere spunto per la costruzione di un’offerta dedicata.

Ora La Via dell’Oro Giallo diventa anche un pacchetto turistico per i viaggiatori che preferiscano acquistare una proposta “chiavi in mano”. Nasce infatti “Sulle Orme dell’Oro Giallo”, il pacchetto turistico realizzato dall’agenzia siciliana “Isolani per Caso” e dal Tour Operator “TripTop” co-realizzato sulla base dell’itinerario studiato da Gela Le Radici del Futuro.

 

Come La Via dell’Oro Giallo, anche Sulle Orme dell’Oro Giallo è un itinerario che nasce con lo scopo di far conoscere ai viaggiatori alcune aree della Sicilia, ancora poco conosciute e spesso fuori dai circuiti classici, al fine di valorizzarne gli aspetti peculiari attraverso i cinque sensi. Quattro le destinazioni coinvolte: Gela, Piazza Armerina, Enna ed Aidone.

Il filo conduttore di questo viaggio nel viaggio è senz’altro la storia legata alla via dell’oro giallo, il grano di Sicilia, le cui coltivazioni hanno ricoperto questo territorio sin dall’epoca greca. Da qui il nome del tour che, a passo lento, dal mare alla collina, consente al viaggiatore di godere di un soggiorno del tutto inaspettato dove storia, archeologia, cultura, natura, gusto e identità territoriale, si fondono tra loro per regalare un’esperienza unica nel suo genere.

Il pacchetto completo è comprensivo di 6 giorni e 5 notti e prevede tutti i servizi necessari per vivere l’itinerario godendo di una assistenza professionale, assaporando a 360 gradi questa bellissima terra. Il programma è stato studiato per essere adattato alle diverse esigenze dei viaggiatori, prevedendo strutture ricettive di diversa tipologia e la possibilità di allungare o accorciare il soggiorno a seconda delle proprie necessità. Ad accompagnare i viaggiatori ci saranno esperte guide turistiche e naturalistiche che, attraverso i propri occhi, racconteranno la bellezza di questi luoghi facendo rivivere anni di storia in soli pochi giorni.

Scopri nel dettaglio il programma “Sulle Orme dell’Oro Giallo”

https://www.isolanipercaso.com/itinerando/?lang=it

Ognuna delle quattro tappe previste offrirà al viaggiatore la possibilità di entrare in connessione con il territorio e con la gente del posto, alternando visite culturali, a passeggiate in natura e approfondimenti sulla gastronomia locale alla scoperta delle antiche tradizioni, con particolare attenzione all’elemento cardine del progetto, il grano, oro giallo di Sicilia.

L’itinerario de La Via dell’Oro Giallo presentata con la narrazione di Jacopo Fo

 

 

Per maggiori informazioni

info@gelaleradicidelfuturo.com

 

 

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Gela, Piazza Armerina, Aidone, Enna: buona la prima al Salone Mondiale del Turismo con “La Via dell’Oro Giallo”

Gela Le Radici del Futuro - Mar, 09/26/2023 - 12:53

Il percorso turistico archeologico “la Via dell’Oro Giallo” ,selezionato per partecipare al World Tourism Event, l’annuale Salone Mondiale del Turismo legata ai “beni patrimonio dell’umanità” ha rappresentato la prima presenza assoluta di Gela, Piazza Armerina, Aidone a questa importantissima manifestazione. Ospite del padiglione della Regione Sicilia che ha scelto il percorso tra le eccellenze da proporre al turismo internazionale anche nel suo sito dedicato VisitSicily. L’edizione di quest’anno del WTE si è tenuta  a Torino dal 21 al 23 settembre.

A rappresentare la Via dell’Oro Giallo a Torino anche Bruno Patierno, coordinatore del progetto, e Claudia Faverio, responsabile della comunicazione.

 

“E’ stata l’occasione per presentare il percorso, ha detto Claudia Faverio, oltre che ad agenzie e tour operator italiani, anche a  tour operator provenienti da Cina, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Austria, Svizzera, Israele, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone, riscuotendo grande interesse per mete in parte poco conosciute e che si prestano ad un turismo archeologico di qualità”.

La Via dell’Oro Giallo è stato realizzato nell’ambito del progetto GelaleRadicidelFuturo” ha detto Bruno Patierno, “grazie all’indispensabile collaborazione con i Comuni interessati e con il Parco Archeologico di Gela e con il sostegno di Eni. Un ringraziamento particolare va alla coordinatrice scientifica dell’itinerario, Serena Raffiotta. Il Salone è una tappa importante a cui altre ne seguiranno per dare sempre maggior valore ad un territorio che merita l’attenzione che ha ricevuto anche in questa sede.

Tra gli ospiti del Salone anche Salvatore Collura del Parco Archeologico di Gela che ha illustrato le prossime aperture del Museo della Nave e del rinnovato Museo Archeologico di Gela.

 

 

La via dell’Oro Giallo propone una visita a punti d’interesse che si sviluppano nei territori di Gela, Piazza Armerina, Aidone ed Enna ripercorrendo la via del grano, dell’Oro Giallo appunto, le cui coltivazioni sin dall’epoca greca hanno ricoperto questo territorio caratterizzandone l’economia e la vita sociale. Da queste abitudini nacquero miti e credenze che ancora oggi vivono nelle tradizioni, attraverso celebrazioni dedicate.

La via dell’Oro Giallo mette in connessione alcuni dei siti storici e archeologi più noti e apprezzati della Sicilia con punti d’interesse di straordinario valore ancora poco conosciuti offrendo al visitatore un’esperienza unica.

L’itinerario parte dal mare per arrivare sulle colline dell’interno dell’isola, alternando un paesaggio caldo dai colori pastello a una fitta flora dal clima meno mite, un percorso che attraversa tesori archeologici e panorami di straordinaria bellezza.

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Paterno: un fumetto racconta i suoi 50 anni di storia

CuoreBasilicata - Lun, 09/25/2023 - 18:25

A Paterno, in occasione del Cinquantennale dell’autonomia Comunale, è stato intrapreso un percorso per realizzare un progetto ambizioso, impegnativo, ma sicuramente appagante e con un messaggio importante: un laboratorio fumettistico con i ragazzi, che mira al potenziamento dell’educazione alla memoria storica, al patrimonio artistico-culturale e alla valorizzazione del territorio e delle tradizioni, il tutto sviluppato attraverso una forma espressiva creativa.

Questo elaborato così originale, finanziato dal Comune di Paterno grazie ai fondi “RIPOV Cultura” provenienti dal PO Val d’Agri, è il frutto di un’attività laboratoriale nata da un’idea  dell’Associazione AR3S che opera sul territorio già dal 2011 svolgendo attività culturali e di sport integrato, tra cui spicca l’attività innovativa del football a 5 per inserire le persone con disabilità a giocare insieme alle persone normodotate senza alcuna distinzione; essendo anche centro di educazione ambientale, svolge inoltre diverse attività che puntano alla promozione del territorio con il coinvolgimento delle persone che lo vivono in prima persona.

Quest’anno, in occasione di questa ricorrenza particolare, è stata sviluppata una progettualità incentrata sulla comunicazione, l’informazione e la divulgazione ma approcciata in una maniera diversa da quella convenzionale, ed è qui che entra in gioco lo strumento divulgativo del fumetto in un laboratorio svolto con la preziosa collaborazione di due professionisti del settore, Giuseppe Palumbo fumettista di origine materana attualmente a Bologna (che ha potuto partecipare in videoconferenza) e Gianfranco Giardina presente invece fisicamente ogni sabato.

 

Laura Aulicino responsabile dell’Associazione Ar3s Centro di Educazione Ambientale di Paterno,   ci ha  raccontato come è avvenuta la realizzazione pratica di questo progetto, che è stata un’importante occasione per ricreare spazi di socialità, condivisione comunitaria e aggregazione. 11 i ragazzi e le ragazze delle scuole medie che hanno partecipato con trasporto ed entusiasmo al laboratorio. Per arrivare all’obiettivo finale sono state create anche delle vere e proprie aule all’aperto sul Parco Fluviale dell’Agri per fare in modo che i tratti naturalistici osservati fossero inseriti all’interno del fumetto con maggiore cura attraverso l’osservazione  dal vivo. La stessa cosa è stata fatta con i principali simboli di Paterno, come il Sito Archeologico della Civita, la Chiesa Madre di San Giovanni Evangelista e le altre chiese, il tutto tenendo come perno le figure chiave dei nonni, quindi facendo emergere il radicamento territoriale all’interno della storia, trasportando i lettori in un viaggio emozionante ed emozionale

«Abbiamo svolto delle ulteriori attività pomeridiane, che abbiamo chiamato “il laboratorio digitale” perché il fumetto è stato costruito in base alla visione del paese da parte dei ragazzi, il loro particolare punto di vista, che hanno maturato girando per il paese, scattando delle fotografie di diversi luoghi di Paterno, integrandole poi con le interviste che ognuno di loro ha svolto con l’aiuto di zii e nonni» ci racconta Laura Aulicino, sottolineando come i ragazzi siano stati dei portavoce, perché raccogliendo le informazioni dalle famiglie e dagli amici, sono riusciti a mettere in atto un notevole coinvolgimento sociale di tutto il territorio. Da ciò è emerso che molte famiglie di Paterno hanno parenti che vivono all’estero, in America o in Svizzera prevalentemente, cosa che ha colpito molto i ragazzi, che hanno così deciso di raccontare questa realtà, incentrando la loro storia sull’arrivo a Paterno di alcuni “cugini americani”.

«Per la realizzazione dei disegni veri e propri ci siamo basati sulla fotografia, perché così facendo abbiamo notato che si bloccava nella mente dei ragazzi l’immagine vivida dei luoghi; su quell’immagine veniva poi elaborata una descrizione» questo è il metodo utilizzato per rendere un’ambientazione quanto più possibile vicina alla realtà.  Si è passati poi alla creazione dei personaggi; ad ogni personaggio è stato dato un profilo, che ne presentasse i tratti distintivi, il modo di essere, di vestire e qualche informazione particolare, così da permetterci di imparare a conoscere Christian, Mattia, Andrea, nonna Mary, Azzurra e Gemma prima di immergerci nella loro storia!

Uno degli ulteriori obiettivi di questo progetto è quello di sensibilizzare sulla tutela ambientale, portando l’attenzione proprio su quei luoghi del territorio che i ragazzi hanno potuto osservare dal vivo, e promuovere l’importanza della sostenibilità, coinvolgendo l’intera comunità e diffondendo messaggi di sensibilizzazione ambientale attraverso le avventure dei personaggi presenti nel fumetto, esempio concreto di come l’arte e la cultura, anche in piccolo, possano essere utilizzate per dare impulso ad un futuro sostenibile.

Il fumetto che ne è risultato è un volumetto denso di contenuti, una ricostruzione realistica dei paesaggi e dei passaggi del tempo, che riesce a rendere in maniera realistica le dinamiche storiche, identitarie e antropologiche di Paterno. È la nostra storia e quella dei nostri nonni, è un progetto non solo dei ragazzi che hanno partecipato, dei familiari e del paese, ma di tutti, al di là dei confini.

 

 

Fonte Immagini: Laura Aulicino (Ar3s Centro di Educazione Ambientale)

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Gela, Piazza Armerina, Aidone, Enna alla Fiera Mondiale del Turismo con “La Via dell’Oro Giallo”

Gela Le Radici del Futuro - Gio, 09/14/2023 - 15:08

Il percorso turistico archeologico “la Via dell’Oro Giallo” è stato selezionato per partecipare al World Tourism Event, l’annuale importantissima Fiera Mondiale del Turismo legata ai “beni patrimonio dellumanità”. Sarà ospite del padiglione della Regione Sicilia che ha scelto il percorso tra le eccellenze da proporre al turismo internazionale nel suo sito dedicato VisitSicily.

WTE – World Tourism Event

L’edizione di quest’anno del WTE si terrà a Torino dal 21 al 23 settembre. Per l’edizione 2023 sono stati selezionati e invitati, oltre ad agenzie e tour operator italiani, tour operator provenienti da Cina, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Austria, Svizzera, Israele, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone.

Nel corso delle presentazioni de “La Via dell’Oro Giallo” ad agenzie e tour operator saranno anche distribuiti dépliant dell’itinerario in italiano e in inglese, shopper personalizzati e pins che saranno successivamente messi anche a disposizione degli Enti dei Comuni partecipanti: Gela, Piazza Armerina, Aidone, Enna.

La Via dell’Oro Giallo è stato realizzato nell’ambito del progetto, coordinato da Jacopo Fo e Bruno Patierno, GelaleRadicidelFuturo, grazie alla collaborazione con i Comuni interessati e con il Parco Archeologico di Gela e con il sostegno di Eni.

 

La Via dellOro Giallo diventa anche un pacchetto turistico.

L’agenzia siciliana Isolani per Caso” e il  il Tour Operator TripTop” lanceranno questo mese il pacchetto turistico “Sulle Orme dell’Oro Giallo”, realizzato sulla base dell’itinerario studiato da Gela Le Radici del Futuro. Attraverso questa offerta il viaggiatore, oltre che organizzare il suo tour lungo la via dell’Oro Giallo in autonomia, potrà anche scegliere di acquistare un pacchetto di 6 giorni e 5 notti, completo di tutti i servizi per vivere l’itinerario godendo di una assistenza professionale.

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L’e-commerce, una opportunità per le imprese di Gela.

Gela Le Radici del Futuro - Lun, 09/11/2023 - 17:01

Continuano ad aumentare gli acquisti on-line in Italia

Internet influenza sempre di più le attività economiche: siti e social di molte imprese sono dei negozi virtuali dove si possono prenotare e acquistare prodotti e servizi: è il cosiddetto e-commerce.

Secondo i dati raccolti dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale nel 2023 avremo in Italia un incremento del 13% degli acquisti online e un fatturato complessivo di 54 miliardi di euro.  

Oggi l’e-commerce è diffuso in tutti i settori: alimentari, sia prodotti confezionati sia freschi; bevande; formazione, con l’offerta di corsi on-line; alberghi e ristoranti; imprese no- profit con la raccolta fondi; farmaceutico e cosmetici; abbigliamento… 

Sempre più sia grandi che piccole imprese utilizzano l’ e-commerce per ampliare il proprio mercato e raggiungere acquirenti lontani dai punti vendita dell’impresa.

L’e-commerce a Gela

A che punto è l’utilizzo dell’e-commerce da parte delle imprese di Gela? Abbiamo cercato di scoprirlo attraverso una indagine che ha coinvolto 21 imprese che hanno ricevuto il riconoscimento Qualità Siciliana 2023 (categorie Cibo, Esperienze, Corsi e Oggetti). Tra queste sono solo 6 quelle che offrono i loro prodotti alla vendita online tramite il loro sito, contro le 15 che invece non approfittano dell’e-commerce diretto.

Quali sono i vantaggi e le difficoltà per chi vuole intraprendere un e-commerce? L’abbiamo chiesto a Paolo Giordano, imprenditore gelese attivo con l’impresa Delhicious nel campo dell’abbigliamento che commercializza on line.

La testimonianza di Paolo Giordano, Delhiciuos.

Delhicious è una giovane impresa che “ha aperto la via della seta tra India e Sicilia” offrendo sari indiani riciclati, come dice orgogliosamente il sito: “capi etnici e etici”. 

Un’attività che sposa gli ideali della sostenibilità e della multietnicitá facendo realizzare da artigiani siciliani abiti alla moda a partire da sari indiani riciclati. Un’attività che va avanti esclusivamente online. “Ho deciso di intraprendere questo percorso con un e-commerce perché è il modo più logico e veloce per poter arrivare a più persone possibili, anche in città in cui i costi per una piccola impresa sono praticamente inavvicinabili per aprire un negozio fisico”, racconta Paolo Giordano.

Del resto,  non ci si può aspettare che le persone si rechino in una località lontana per acquistare uno specifico prodotto. Conviene, piuttosto, crearsi un’identità online e valutare le strategie migliori per farsi conoscere e arrivare ai clienti. “Fino a non molto tempo fa, andare in una grande città poteva essere visto come un tentativo di dare una scossa alla propria vita, di provare a fare il grande salto, mettere in campo i propri sogni e farli diventare reali.  – prosegue Paolo, – Oggi anche la provincia può rappresentare il punto di lancio di una qualsiasi attività online. Ha i suoi problemi (devi spostarti quasi per tutto, non hai un grande network, le persone intorno a te “non sono pronte” a capire ciò che fai) ma con dei piccoli sacrifici si può far bene!.” 

“Anche on line è problematico emergere. Gli standard che Amazon ed altri colossi hanno ‘imposto’ al mercato sono i capisaldi che devi seguire anche tu: prezzi concorrenziali, spedizioni veloci, grande offerta di prodotti. Provo a fare lo stesso, aggiungendo un qualcosa che nessun colosso ha o può permettersi di avere: far emergere una personalità e una originalità propria, attraverso l’offerta di capi unici”.

Nell’attività di Delhicious è coinvolto un variegato team di persone. Oltre a chi realizza manualmente i capi vi sono modelle, influencer e un organico che fa in modo che ciò che viene acquistato arrivi ai cliente. “La chiave per i micro business on line è questa: dare al cliente una netta differenza di esperienza tra te e i colossi e-commerce, non di certo aperti ad un’assistenza clienti certosina, personalizzata e pronti perfino a scambiare due chiacchiere. Il cliente capta immediatamente che con te non ha a che fare con una macchina ma con persone, disponibili ad ascoltare e a confrontarsi. Anche i prodotti sono importanti: gestire prodotti unici, figli di artigianalità particolari è molto complicato ma fondamentale per distinguersi dalle produzioni di massa.”

Il rapporto con gli acquirenti va costruito nel tempo ed è proprio questo che determina la resa e il progredire del business. “Vedo all’orizzonte altri miglioramenti da apportare alla attività, conclude Paolo Giordano, che proprio la provincia mi permette di ipotizzare, grazie ad un costo della vita più sostenibile”.

Foto di Matthew Henry

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Montemurro, la bottega a cielo aperto del graffito

CuoreBasilicata - Dom, 09/10/2023 - 20:59

C’è una particolare tecnica artistica che utilizza le terre di un luogo, Montemurro, trasformandole in malte di diversi colori che vengono poi stratificate e graffiate ottenendo così un disegno. Si tratta del graffito polistrato, tecnica unica che viene insegnata, tramandata, tutelata e diffusa dalla Scuola del Graffito di Montemurro, iniziativa avviata nel 2003 da un’idea di Giuseppe Antonello Leone.

La Scuola del Graffito rende possibile la crescita e la valorizzazione del potenziale socio-culturale del paese attraverso l’arte e gli artisti e il conseguente incontro con la comunità e la storia di Montemurro, anche con l’organizzazione di diversi eventi pubblici, condensati soprattutto nella stagione estiva; a proposito di questo, i collaboratori della scuola ci dicono: «Il bilancio di questa edizione estiva può dirsi positivo assolutamente. Ogni anno riusciamo a portare a termine gli eventi, dove il “riusciamo” assume cruciale importanza, considerando le non poche difficoltà da affrontare, a partire dal fatto che la maggior parte di noi vive e lavora fuori tutto l’anno!» Tuttavia, non manca mai l’entusiasmo, il vero motore della scuola!

A partire dal 2010 il lavoro della scuola inizia a prendere forma concreta nell’Edizione Artistica, dove affermati artisti nazionali e internazionali diversi ogni anno, arrivano a Montemurro per realizzare il proprio graffito. Un dono offerto a tutta la comunità, che viene di volta in volta affisso lungo i muri del centro abitato, che ad oggi conta già oltre 60 opere installate. Gli scorci di questo vero e proprio museo urbano sono davvero suggestivi, riempiendo il borgo di un’aura mistica, fatta di cultura, arte, unione, incontri e scambi di conoscenze. Gli artisti ospiti dell’edizione artistica 2023 sono stati Jean Pierre Marie, Lea Lequien e Filippo Ianniello, ma non si è trattato semplicemente di una residenza artistica, bensì di un processo di rigenerazione urbana che ha trasformato Montemurro in una bottega a cielo aperto, in cui i confini tra paese e scuola vanno a scomparire.

            

Incontri/Stratificazioni” è il tema scelto per l’edizione 2023, per simboleggiare e raccontare in questo modo la storia di Montemurro attraverso gli incontri che negli anni ci sono stati in questo luogo, che ha accolto artisti diversi tra pittori e poeti, e personaggi illustri. «Ogni anno si ripete l’incontro con vecchi amici e con nuovi artisti, e man mano la “famiglia” cresce… La settimana è intensa, si lavora dalla mattina al tardo pomeriggio, si pranza insieme, si cena insieme, nascono collaborazioni e legami che durano nel tempo. È veramente tutto molto bello!», così il team della Scuola di Graffito vive queste giornate. In particolare, in questa edizione si è voluto rendere omaggio a Rocco Scotellaro ricordando i 100 anni dalla sua nascita ed ha voluto essere anche un momento di riflessione sui diversi personaggi che nel corso del tempo si sono “stratificati” nel tessuto lucano con le loro opere.

Quest’anno ha avuto inoltre luogo una collaborazione molto particolare con FRAPPP, un Festival di cinema itinerante che unisce nei suoi eventi i territori della Basilicata, della Calabria e della Puglia. Questo particolare evento è sicuramente molto originale, fuori dall’ordinario, con un obiettivo molto importante come il contrasto della polarizzazione sia territoriale che socio-economica, tra centri e periferie e tra nord e sud. Il collettivo che realizza il festival (Frange Mobili) nasce infatti nella periferia di Milano, ma si sposta tra i paesi in via di spopolamento dell’Italia più interna, trattandone le problematiche e mettendo al centro i territori e le persone che li abitano. «Questa collaborazione con FRAPPP ci ha permesso di sperimentare nuove dinamiche unendo più linguaggi artistici e “aprendoci anche di più al paese”; è stato importante colorare il paese con la parata organizzata proprio da FRAPPP e portare il cinema e nuovi linguaggi di comunicazione in piazza a Montemurro».

Tante le idee, tanta la volontà e l’entusiasmo che spinge il gruppo ad andare avanti e organizzare eventi nuovi e diversificati, alzando sempre il livello, e un lungo futuro ancora davanti; viene da chiedersi dunque, quali saranno i progetti in serbo per il futuro? Non resta che aspettare e continuare a seguire da vicino gli sviluppi!

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La notte dei buoni auspici tra i Portali Parlanti di Calvello

CuoreBasilicata - Lun, 08/28/2023 - 18:31

I Comuni di Cuore Basilicata sono sempre all’opera per tramandare le tradizioni identitarie, mantenere viva la memoria e regalare emozioni! A Calvello ha preso vita un percorso nato dal Progetto Pic-Ter “La notte dei Buoni Auspici – I Portali di Calvello si raccontano” proprio al fine di promuovere le maestrie e l’identità del borgo, anche in chiave turistica, trascinandoci così in un percorso dove un insieme di storie vanno ad intrecciarsi tra loro, tessendo un racconto che sa di accoglienza in un’atmosfera magica, che lascia al visitatore un messaggio ben augurante da conservare e portare con sé. La sindaca Anna Cantisani, ci ha raccontato con entusiasmo l’esperienza e i retroscena di questo nuovo ed emozionante progetto che ha arricchito e integrato gli eventi dell’estate Calvellese!

Da dove nasce l’idea di sviluppare questo progetto?

«Il progetto nasce per valorizzare la civiltà delle mani dei comuni di Calvello, Anzi e Laurenzana nell’ambito dei PIC, i Piani Integrati della Cultura. Calvello, capofila del progetto, e già Città della ceramica. Con questa iniziativa ha voluto raccontare l’arte della lavorazione della pietra e dell’intaglio del legno che impreziosiscono portali e portoni del paese».

Chi sono i soggetti coinvolti nella realizzazione?

«I portali parlanti sono stati realizzati dal Comune di Calvello in partenariato con Officina Rambaldi e con l’ITS Academy di Basilicata, grazie ad un’idea di Claudio Paternò e alla direzione tecnica e artistica di Peppe Paternò. Ma l’iniziativa non sarebbe stata possibile senza l’adesione delle famiglie calvellesi: i proprietari delle abitazioni decorate da stemmi, fiori, foglie, spighe di grano, angeli, demoni e mascheroni e i dirimpettai, i “frontisti” come li abbiamo chiamati, che hanno permesso le installazioni necessarie per i racconti. Un racconto emozionale che ha avuto le voci di due artisti d’eccezione: Tonino Centola e Isabella Urbano. Alla promozione hanno collaborato le varie associazioni locali: la Pro Loco, il gruppo folk Li Fainzar e l’associazione Visit Calvello.  Gli uffici del Comune, coordinati da Maria Galgano, hanno consentito la realizzazione del progetto, che la mia Amministrazione ha fortemente voluto».

Quali sono i luoghi scelti per le diverse tappe del percorso e come sono dislocati all’interno del borgo?

«I portali parlanti sono 12 e attraversano i vicoli del centro storico di Calvello. Un’ora di passeggiata alla scoperta dei segni e simboli della civiltà rurale calvellese che da via Sotto gli Orti sale verso il Castello Carafa Ruffo, scende da San Nicola fino a Piazza Sedile e, passando per via Concezione, arriva in via Garibaldi e si conclude vicino la Chiesa Madre».

        

Può spiegarci concretamente il funzionamento dell’esperienza e un accenno a qualche tappa particolarmente significativa?

«Mi piace raccontare l’esperienza così. Ogni sera, all’imbrunire, i segni e simboli impressi su portali e portoni dei vicoli di Calvello prendono vita per proteggere e augurare ogni bene a visitatori e abitanti di Calvello. Di fronte ad ognuno dei “portali parlanti” c’è un marker. Bisogna sfiorarlo per animare il portale. Appena sfiorato il marker, il portale si illumina e inizia a raccontare. E ci fa tornare indietro nel tempo restituendoci la memoria dei nostri nonni, un mondo fatto di tradizioni, memoria, identità, fede e superstizione, che abbiamo voluto fissare per sempre. Quello dei portali è un racconto del passato e, insieme, un racconto di buona sorte, perché i segni e simboli impressi venivano scolpiti o intagliati per allontanare malocchio, malelingue e augurare prosperità e abbondanza. Così ciascun portale racconta le nostre memorie e, al contempo, augura ogni bene al visitatore. Il percorso è denso di emozioni e suggestioni e ci restituisce l’orgoglio di quello che siamo. Non saprei scegliere».

         

«In via Sotto gli Orti n. 29 una felce esalta la natura di Calvello. In via S. Anna n. 4 un mascherone scaccia il malocchio e racconta la storia del Castello, lì vicino. In via San Francesco il portale dei Nardone rievoca la cultura rurale di Calvello, mentre la conchiglia svela la condizione femminile nel mondo contadino calvellese. Il portale di Piazza Sedile n. 11 racconta i giochi dei nonni, mentre in via Concezione un mascherone narra l’omicidio di Francesco Cancelli e una spiga di grano esalta l’operosità agricola e gli antichi mestieri. Tra vicoletti e scorci paesaggistici, si arriva a via Garibaldi n. 40, qui è un portone a parlare per bocca di due mascheroni barbuti che, in un divertente dialogo, esaltano l’arte dell’intaglio del legno. Vicoletto Ancarola n.1 affida invece ad una conchiglia, simbolo della donna che genera vita, le paure e le speranze di una contadina calvellese che sta per partorire, che si preoccupa di trovare una “mamma di latte” sicura di poter contare sul vicinato. Si risale così in via Garibaldi n. 36, dove un angelo, due colombe e due figure fantastiche parlano dell’amore nel mondo contadino calvellese. In via Garibaldi n. 35 è invece un diavolo a parlare; racconta la rivalità tra i rioni del Piano e di Sant’Antuono, fino alla costruzione del Ponte di Sant’Antuono realizzato per unirli ad opera dei Benedettini.  L’ultima tappa è in via Garibaldi n. 4, dove ad un’aquila e alle conchiglie è affidata la storia dei moti del 1822 dei Carbonari di Carlo Mazziotta a Calvello».

   

Quali sono i valori e le conoscenze che si vogliono trasmettere?

«Il percorso trasmette le nostre memorie, leggende, episodi salienti della storia locale, la civiltà rurale, l’emigrazione, la condizione femminile del mondo contadino, la condivisione e la solidarietà del vicinato, tutti quei valori e ricordi che, tramandati dai nostri nonni, ci appartengono da sempre. E augurano ogni bene, com’era intento degli scalpellini e dei mastri del legno che scrivevano sulla pietra o nel legno il desiderio di prosperità e buona sorte per la famiglia che commissionava il lavoro. Quell’augurio si estende, grazie ai portali parlanti, a tutta la comunità calvellese e ad ogni visitatore».

 

Quali sono i risultati attesi sotto il punto di vista turistico?

«L’ambizione è incentivare il numero di turisti e la loro permanenza nell’area integrando la “notte dei buoni auspici” che si rinnova ogni sera, con un programma di visita che induca il visitatore a restare a Calvello almeno per due giorni quindi a mangiare e dormire nelle nostre strutture ricettive, generando “economia della cultura”».

 

Anche il TGR Basilicata ha parlato di questa iniziativa e del percorso tra le vie del borgo, ecco il servizio.

 

  

Fonte immagine di copertina: Giovanni Larocca

Fonte immagini nel testo: Emanuela Larocca

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