APPELLO AGLI INGEGNERI ECOLOGISTI: uno studio per fermare il nucleare!

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METTIAMO INSIEME UN GRUPPO TIPO LINUX E TIRIAMO FUORI UN PIANO ECONOMICO VERO PER DIMOSTRARE CHE IL NUCLEARE NON SOLO E’ PERICOLOSO MA ANCHE ANTIECONOMICO

Ingegnere e ingegneri,
Io sogno una politica veramente basata sui fatti. E vi propongo quindi un’azione ingegneristica spettacolare, un’iniziativa che permettera' ai partecipanti di coprirsi di gloria imperitura.
Sappiamo tutti che l’idea del governo di tornare al nucleare e' una cavolata pazzesca. Ma finora l’opposizione al nucleare e' restata sul piano dei discorsi generali.
Credo che se vogliamo veramente fermare questi pazzi e/o speculatori dobbiamo dimostrare coi fatti che si tratta di un progetto che servira' solo a buttare soldi dalla finestra.
La mia proposta e' di realizzare un piano alternativo concreto per produrre la stessa quantita' di energia che il governo vorrebbe produrre con le nuove centrali nucleari.
Non un piano teorico ma un vero progetto con tanto di preventivi delle aziende, piano finanziario, eccetera. Cioe' un progetto che ci permetta realmente di passare alla fase di realizzazione.
Presentare questo piano al governo e ai media e pretendere una gara d’appalto paritaria potrebbe essere il passo successivo, se riusciremo realmente a strutturare un piano economico e gli accordi preliminari con le ditte che potrebbero poi realizzare concretamente l’intervento.
Mi rendo conto che non sto proponendo una cosa semplice come distribuire volantini.
Difficile trovare persone capaci e disposte a metterci tempo, difficile inventarsi il modo di coordinare un gruppo di lavoro simile, difficile trovare le aziende realmente in grado di concretizzare il progetto e tradurlo in impianti, difficile convincere le banche a dichiararsi disposte a finanziare una simile impresa, difficile far conoscere la proposta una volta realizzata.

Ma era difficile anche battere Bill Gates producendo un software operativo in modo collettivo. E inoltre nessuno aveva mai neppure immaginato che un’impresa cosi' fosse possibile.
Noi almeno sappiamo che in altri settori e' stato fatto.

Inoltre chiarisco che io non ho ne' le competenze ne' le forze per coordinare una simile impresa. Pero' osservo che se si concretizzasse questa impresa potrebbe avere realmente sviluppi enormi e contribuire in modo corposo a bloccare la scelta nucleare italiana.

Sto proponendo una cazzata pazzesca?
Innanzi tutto apriamo il dibattito.
Prego le persone che interverranno di specificare se sarebbero disposte anche a metterci lavoro, che competenze hanno, che parte del progetto sarebbero disposte a sviluppare e chi sarebbe disponibile a coordinare il tutto.


Commenti

Vorrei solo fare osservare che non servono poi tanti ingegneri ecologisti per dimostrare una cosa abbastanza semplice: il risparmio energetico di per sè  può "produrre" in tempi brevi la quantità di energia elettrica che si penserebbe di produrre da fonte nucleare. In altri termini, a ben vedere, di energia elettrica se ne produce già anche troppa...il problema è che viene sperperata...

Ho già dato "alcuni numeri" al link  

http://marcozoli.blogspot.com/2009/08/l-efficienza-energetica-arricchisc...

mentre, se può interessare, una riflessione più generale era da qualche tempo su

http://marcozoli.blogspot.com/2008/05/nucleare.html

A dir la verità non mi pare che questi siano temi poi così difficili...

Cari saluti e buon lavoro

Marco

Tutti gli studiosi sanno che l'energia Nucleare NON è conveniente!

Ma qualsiasi studio, dimostrazione, confutazione si scontra contro il muro di gomma dell'informazione capitalistica.

Guadagnano soldi con la truffa del nucleare, dunque avanti e l'informazione è pilotata  di conseguenza  ... Per questo tu dici "ma non c'è chi" "una proposta alternativa"  ecc...

Tu come tutti senti solo quello che il REGIME vuol farti sentire!

Stessa cosa L'ambiente .... le Banche ...La Finanza ...

Inoltre i Baroni scientifici hanno benefici ad seguire le truffe! Si fanno associazioni (ben rimpinzate) per dirigere le truffe! Si fanno Giornali e riviste e opuscoli sponsorizzati dai truffatori!

Sento dei venduti dire cose al limite del ridicolo che anche un semplice pirla con 2 cognizioni scientifiche li manda ..!!!

Questo e il vero problema!!!

Basta dire "Guardate la Francia che da usa 80% di nucleare avendo un intero ciclo completo e controllo sulle miniere e può mettere ovunque (colonie) le scorie nucleari ... E' conciata solo un pelino meglio dell'Italia ... Dove è questo guadagno del Nucleare? ... Come vedete NON esiste! Anzi è una bufala!"

 Punto!

Sapere è Potere !

Salve, sono un ingegnere ambientale. Ho letto la proposta e la trovo molto interessante e stimolante, pur vedendone le difficoltà. Non so esattamente quanto potrei essere utile e soprattutto in che modalità visto che fino ad ora ho lavorato nel campo delle bonifiche, quindi nel campo del recupero ambientale più che enrgetico, tuttavia sto ultimando ora un master in energia rinnovabile prodotta da biomassa (una delle possibile alternative al nucleare e al petrolio) credo quindi che la vostra proposta potrebbe essere un interessante spunto applicativo!! Fatemi sapere dunque i possibili risvolti della questione!

Grazie mille

Saluti a tutti 

A quanto sembra l'Italia é fortemente dipendente dall'importazione sia degli idrocarburi usati direttamente nelle centrali termoelettriche, per produrre l'elettricità, sia di energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari d'oltralpe.

Un altro problema l'Italia ce l'ha nella dispersione dell'energia elettrica, sia durante il trasporto di questa nelle ragnatele di cavi di alta tensione sia nell'utilizzo dell'energia, spesso utilizzata per scaldare o raffreddare gli ambienti mal coibentati.

Un terzo problema é che l'elettricità é visto come un prodotto quindi é entrata nella logica del mercato, che quindi piú viene consumato e meglio é.. ovviamente per chi lo produce e lo distribuisce.

Nella nostra proposta alternativa dobbiamo prima di tutto caricare sul conto di eventuali progetti di centrali nucleari tutto il caricabile, compresi i costi di gestione delle centrali (incluse le assicurazioni), i costi della materia prima e i costi di gestione delle scorie radioattive. Oltre ai costi dovuti alla dispersione dell'elettricità prodotta in maniera centralizzata, come accennato prima.

Poi passeremo al nostro piano alternativo. Vogliono costruire nr x centrali nucleari di x potenza ciascuna, sufficienti in totale a fornire elettricità a x migliaia di famiglie? Bene: il nostro piano potrebbe essere quello prendere una o più province, o una regione intera, che ospita lo stesso nr di famiglie, e ricoprire l'80% della superficie dei tetti dell'80% di tutti gli edifici di quel territorio. A senso, ma servono conferme basate sui numeri, dovremmo poter raggiungere lo stesso risultato con un costo molto inferiore rispetto alle centrali nucleari.

Inoltre potremmo calcolare anche impatto positivo che questo immenso network di pannelli fotovoltaici avrà sull'economia di quelle decine, centinaia di migliaia di famiglie che incassano o risparmiano l'equivalente di 2, 3 o più mensilità, l'effetto moltiplicatore di questo surplus di reddito, già equamente distribuito su tutto il territorio.

Che ne dite?

Saluti da Reykjavik,

René

PS: Mettiamo su il nostro network e iniziano a lavorci?

Jacopo, ci pensi tu a metter su il network? Se sì includimi, farò volentieri la mia parte.

 

Questo è il problema. Mi chiedevo appunto se ci fosse qualcuno disposto a metterlo su e seguirlo. Noi possiamo dare un contributo successivo, nea diffusione del piano.

..E ho trovato anche il nome del progetto: "LA CENTRALE ELIOELETTRICA DA 5GW".

Su Wikidot o programmi simili, ci servono i seguenti pool di esperti:

ingegneri che ci indichino la tecnologia dei pannelli fotovoltaici migliore riguardo ad efficienza, durabilità, costo, flessibilità, riciclabilità, con un LCA basso, di facile installazione, e soprattutto che sia sul mercato nel giro di pochi anni (meno di 5) e acquistabile in grande quantità.

metereologi che ci facciano una lista delle 10 migliori province italiane per condizioni del tempo ottimali, all'uso dei pannelli fotovoltaici (a senso il Sud Italia é in testa)

urbanisti esperti che ci diano una lista delle 10 migliori province italiane per classi di edifici (moderne/antiche, tetto spiovente/terrazzato, abitazioni/edifici commerciali e industriali).

demografi/geografi/sociologhi che ci facciano un rapporto sulla struttura famigliare delle province italiane, per stabilire chi sono e dovo sono in maggioranza le future "eliofamiglie" che gestiranno la nostra centrale elioelettrica decentralizzata.

laureati in scienze politiche che facciano un indagine approfondita e che ci indichino le 10 migliori province italiane politicamente sensibili e ricettive nei confronti della nostra centrale elioelettrica da 5GW invisibile, come alternativa al nucleare.

una volta fatta questa mappatura possiamo localizzare le province/regione ottimale per la costruzione della nostra centrale.

dopodiché abbiamo bisogno di:

Un altro pool di ingegneri che metta su un modello di Sistemi Dinamici che possa analizzare il funzionamento della nostra centrale in tutta la sua complessità. Tal punto di vista tecnico, che problemi comporta inserire nella rete elettrica migliaia di "inverter"? Come ottimizzare il surplus estivo? Come quotare il prezzo dell'energia prodotta? Come metter su la rete di manutenzione specializzata? E fare una proiezione futura del sistema per "vedere" come funziona e come puo' essere migliorato prima di realizzarlo.

avvocati che ci erudiscano di tutte le leggi che ci riguardano in modo da capire dove si nascono le eventuali barriere.

economisti che prendano in considerazione tutti costi, che possano contattare tutte le parti coinvolte nel nostro progetto. produttori di pannelli, distributori e tecnici, architetti, geometri, elettricisti, e le aziende "concorrenti" ma nostre clienti (d'estate) e fornitrici (d'inverno.. ma non é detto) che peró sono proprietarie della rete elettrica su cui la nostra centrale dovrà appoggiarsi (oppure no? anche questo é da vedere).

Qualche manager che coordini i vari blocchi di ricerca e che faccia pubbliche relazioni (press release, sito web, conatti con le parti interessate, ecc.).

Infine credo che avremmo bisogno anche di un magnate che sponsorizzi il nostro progetto.. E pazienza se é un magnate interessato, come potrebbe esserlo un produttore di pannelli fotovoltaici (italiano o cinese, va bene lo stesso, non sono leghista).

Manca qualcuno? sicuramente sí.

saluti e a presto,

René

 

Caro amico nel coputo dei costi, diretti ed indiretti, le assicurazioni non sono da computare. Non esiste una singola compagnia assicurativa sul pianeta che accetti di assicurare una centrale nucleare, tale impossibilità di stipulare una poliza si aggiunge all'elenco: 1. Sigari contro gli incendi; 2. Verginità di una donna.

Ingegnere e dottore di ricerca buona esperienza in Project Management.

L'idea mi sembra praticabile e sono disponibile a lavorare a supporto della gestione del progetto, posso offrire maggiori dettagli curriculari in privato.

 

Ecco il mio contributo. Sono Cristiano Calatti, Valgioie, Valsangone (TO), colonstomizzato (sacchetto) definitivamente dopo un tumore da 6 anni. e da 6 anni ho aperto gli occhi su molte cose. io la mia chemioterapia l'ho affrontata con lei.
Per quanti riguarda gli utilizzi farmaceutici, propri della sottospecie "Indica", vi rimando al sito dell'Associazione Cannabis Terapeutica, www.act.it, e a guardare su youtube, "L'erba di Elena", http://www.youtube.com/watch?v=6VXC8SFQjYo,   un semplice documento su un caso di sclerosi.
Madre Natura ci ha dato una pianta straordinaria e utilissima. Noi l'abbiamo trasformata in droga.

LA CANAPA
UNA RISORSA PULITA
PER UN'ECONOMIA SOSTENIBILE

Si parla sempre molto di ambiente, ma se ne parla anche molto a sproposito. Infatti, nonostante i tanti dibattiti, quando c'è una possibilità di sostituire il petrolio con materie prime naturali e rinnovabili, nessuno se ne accorge (così come nessuno si è mai accorto del più grande sperpero di risorse energetiche della Storia, quello del metano). Certo, è molto difficile oggi immaginare un'economia sviluppata che possa fare a meno del petrolio, dei milioni di alberi abbattuti ogni anno per fare la carta, e dei prodotti dell'industria chimica. Ed è altrettanto difficile immaginare una società affluente senza le montagne di rifiuti, l'inquinamento e gli altri danni all'ambiente a cui siamo da tempo abituati.
Eppure una concreta e fondata speranza esiste: questa speranza ci viene dalla canapa. Con le materie prime della canapa si possono produrre, in modo pulito ed economicamente conveniente, tessuti, carta, plastiche, vernici, combustibili, materiali per l'edilizia ed anche un olio alimentare di altissime qualità. La canapa è stata, tra le specie coltivate, una delle poche conosciute fin dall'antichità sia in Oriente che in Occidente. In Cina essa era usata fin dalla preistoria per fabbricare corde e tessuti, e più di 2000 anni fa è servita per fabbricare il primo foglio di carta. Nel Mediterraneo già i Fenici usavano vele di canapa per le loro imbarcazioni. E nella Pianura Padana la canapa è stata coltivata per la fibra tessile fin dall'epoca romana. Ma quali sono le materie prime della canapa, e quali prodotti se ne possono ottenere?

MATERIE PRIME - La canapa è una pianta dal fusto alto e sottile, con la parte sommitale ricoperta di foglie, e può superare i 4 metri d'altezza. La parte fibrosa del fusto si chiama "tiglio" e la parte legnosa "canapolo". La canapa può essere coltivata per due scopi principali: per la fibra tessile o per i semi. Se si coltiva la canapa per la fibra tessile il raccolto va fatto subito dopo la fioritura, e si possono ottenere fibre tessili (20 %), stoppa (10 %) e legno o canapolo(70 %). Se invece si coltiva la canapa per i semi, la parte fibrosa o tiglio è interamente costituita da stoppa, cioè da fibra di qualità inferiore inadatta per l'uso tessile, ma che può sostituire la maggior parte delle fibre industriali. Una importante caratteristica della pianta di canapa è la sua produttività. E' una delle piante più produttive in massa vegetale di tutta la zona temperata: una coltivazione della durata di tre mesi e mezzo produce una biomassa quattro volte maggiore di quella prodotta dalla stessa superficie di bosco in un anno. Molti contadini vogliono riprendere a coltivare la canapa se non altro perchè, data la sua velocissima crescita, essa sottrae la luce e soffoca tutte le altre erbe presenti sul terreno, e lo libera quindi da tutte le infestanti meglio di quanto non sappiano fare i diserbanti.

Ecco che cosa si può ricavare da queste materie prime.
TESSUTI - La pianta di canapa, più produttiva in fibra tessile del cotone, oggi può essere lavorata in impianti che sostituiscono le lunghe e faticose lavorazioni manuali di un tempo. La sua coltivazione richiede pochi pesticidi e fertilizzanti, mentre il cotone specialmente di pesticidi ne richiede moltissimi. Inoltre la fibra della canapa è molto più robusta e dura più a lungo. Attualmente può essere lavorata in modo da renderla sottile quanto si vuole, e viene proposta in sostituzione del cotone e delle fibre sintetiche.
SEMI E OLIO - La canapa, oltre che per la fibra tessile può essere coltivata per ricavarne i semi. I semi di canapa contengono proteine di elevato valore biologico nella misura del 24 %, ed un olio nella percentuale dal 30 al 40 %. Per il loro valore nutritivo i semi di canapa sono stati proposti come rimedio alla carenza di proteine dei paesi in via di sviluppo.
Le qualità dell'olio di canapa sono eccezionali. E' particolarmente ricco di grassi insaturi ed è l'ideale per correggere la dieta dell'uomo moderno e per prevenire le malattie del sistema cardiocircolatorio. Altrettanto straordinarie sono le proprietà di questo olio per gli usi industriali: non a caso è stato paragonato all'olio di balena. Le vernici fabbricate con questa materia prima, oltre a non essere inquinanti, sono di qualità incomparabilmente superiore rispetto a quelle prodotte con i derivati del petrolio. Con l'olio di canapa si possono inoltre fabbricare saponi, cere, cosmetici, detersivi (veramente biodegradabili), lubrificanti di precisione ecc.
CARTA - Una volta estratta la fibra tessile o dopo aver raccolto di semi, rimangono la stoppa più la parte legnosa o canapolo, che non si possono considerare solo un semplice sottoprodotto, ma un'altra importante materia prima. Con la stoppa si può fabbricare carta di alta qualità, sottile e resistente. Con le corte fibre cellulosiche del legno si può produrre la carta di uso più corrente, come la carta di giornale, i cartoni ecc.
Fare la carta con la fibra e il legno della canapa comporta importanti vantaggi: innanzitutto per la sua enorme produttività in massa vegetale, e poi perchè la si può ottenere da un'unica coltivazione insieme alla fibra tessile o ai semi.
Un altro grosso vantaggio della canapa è costituito dalla bassa percentuale di lignina rispetto al legno degli alberi, che ne contengono circa il 20 % anzichè il 40 %.
Attualmente le grandi cartiere utilizzano solo il legname degli alberi. Il processo per ottenere le microfibre pulite di cellulosa, e quindi la pasta per la carta, prevede l'uso di grandi quantità di acidi che servono per sciogliere il legno. Questa operazione, ad un tempo costosa ed inquinante, non è necessaria con la carta di canapa ottenuta dalla sola fibra, e per quanto riguarda il legno di acidi ne servono meno della metà. Inoltre la fibra e il legno della canapa sono già di colore bianco e la carta che se ne ottiene è già stampabile. E per renderla completamente bianca è sufficiente un trattamento al perossido di idrogeno (acqua ossigenata), invece dei composti a base di cloro necessari per la carta ricavata dal legno degli alberi. Questi composti chimici sono una delle cause principali dell'assottigliamento dello strato di ozono nell'alta atmosfera.
TAVOLE - Con i fusti interi della canapa, pressati con un collante, si possono fabbricare tavole per l'edilizia e la falegnameria in sostituzione del legno, che sono di grande robustezza, flessibilità ed assai più leggere.
MATERIE PLASTICHE - Con la cellulosa di cui la pianta è ricca, attraverso un processo di polimerizzazione, si possono ottenere materiali plastici pienamente degradabili che, se in molti casi non possono competere con le sofisticate materie plastiche di oggi, hanno comunque fin dall'inizio una serie di usi importanti per imballaggi, isolanti e così via.
COMBUSTIBILI - La canapa, per la sua alta resa in massa vegetale, è considerata anche la pianta ideale per la produzione di combustibili da biomassa in sostituzione dei prodotti petroliferi. Bruciare combustibili da biomassa anzichè petrolio non fa aumentare l'effetto serra. Infatti l'anidride carbonica viene prima sottratta all'atmosfera durante la crescita della pianta, e poi restituita all'aria al momento della combustione. In questo modo la quantità di anidride carbonica dell'atmosfera non aumenta, al contrario di quello che succede se si bruciano idrocarburi fossili.

Se è vero che con la canapa si possono produrre tutte le cose elencate sopra (e tante altre ancora), come mai le proprietà di questa pianta sono così poco conosciute e così poco sfruttate?
Essenzialmente perchè da troppo tempo si è smesso di coltivarla.
In Italia la canapa era coltivata al Nord principalmente per la fibra tessile, ed in Campania per i semi. Nella Pianura Padana la coltivazione della canapa è cessata a poco a poco negli anni Cinquanta, perchè non più conveniente rispetto al cotone e alle fibre sintetiche. Anche la coltivazione della canapa nel Meridione è cessata più o meno negli stessi anni.
Negli Stati Uniti la produzione di vernici con olio di canapa era molto sviluppata fino al 1937 quando, molto prima che in Italia, la legge ha proibito la coltivazione della canapa insieme con la marijuana. Nel nostro paese invece la legge contro la marijuana è intervenuta quando già da tempo la coltivazione della canapa era stata abbandonata. A questo proposito però bisogna osservare che, anche se botanicamente si tratta sempre di "cannabis sativa", dalle varietà ottimizzate per la produzione di fibra e semi non è possibile ricavare la droga.
Di fatto questa lunga interruzione della coltivazione rende difficile oggi il suo rilancio.
Le modalità di coltivazione devono essere di nuovo messe a punto, ed anche i processi di lavorazione della materia prima devono essere riprogettati.
Per molte ragioni non sono più proponibili le lunghe e pesanti lavorazioni manuali collegate con l'estrazione della fibra tessile, che del resto avevano già portato la canapa fuori mercato qualche anno fa. Sono necessarie nuove tecnologie. Per esempio la macerazione per il distacco della fibra dovrà essere fatta in appositi impianti ai quali i contadini conferiranno il prodotto dopo averlo essiccato. Questi impianti si possono già costruire, i processi sono stati quasi completamente individuati. E' necessario assemblare l'intera filiera che va dal produttore agricolo al prodotto finito, ed avviare il meccanismo. Il contadino non può mettersi a produrre la canapa se non c'è un impianto che la può lavorare, e non si può far lavorare l'impianto nuovo di zecca se i contadini non lo riforniscono della materia prima.
Esistono però già fin d'ora molti fattori che premono perchè la macchina produttiva si metta in movimento. Sia in Europa che nel Nord America i coltivatori sono da tempo alla ricerca di nuove colture che possano ampliare il mercato in settori diversi da quello alimentare. Anche la C E E è interessata a promuovere coltivazioni a destinazione non alimentare, ed ha individuato nella canapa una delle colture più interessanti. Per questo ha deciso di sovvenzionare i coltivatori di canapa e di sostenere la ricerca per mettere a punto i processi di lavorazione.
Questi sono segni che, anche al di là di considerazioni di carattere ambientale, c'è tutto un mondo dell'economia che si sta spostando verso una produzione basata su materie prime naturali e riciclabili, sostitutive del petrolio e dei suoi derivati.
Anche il mercato è pronto a ricevere i prodotti della canapa. Esistono già ora centinaia di ditte in tutto il mondo che, usando materie prime provenienti dai paesi che non hanno mai interrotto la coltivazione (come l'Ungheria), fabbricano numerosi articoli a base di canapa: tessuti e capi d'abbigliamento, olio dei semi e prodotti alimentari che li contengono, saponi, cosmetici, vernici, carta, detersivi, tavole ed altri materiali per l'edilizia, legni compensati, oggetti d'arredamento ecc.
Alcune di queste ditte hanno visto il loro fatturato crescere anche del 500 % in un solo anno. Ma nonostante ciò la domanda continua ad essere superiore all'offerta, ed i prezzi spesso sono alti. Alcuni prodotti poi, come i tessuti, sono praticamente introvabili.
Tutto questo è la dimostrazione che il rilancio della canapa alla fine sarà sostenuto dal mercato, ovvero da un'opinione pubblica consapevole del fatto che la canapa può risolvere parecchi dei problemi ambientali che ci assillano. Ma è anche la dimostrazione che i tempi sono maturi per passare finalmente a produzioni su vasta scala. Ciò che frena attualmente lo sviluppo di questo settore e gli entusiasmi dei consumatori sono infatti proprio le limitate disponibilità di materie prime.
E in Italia a che punto è la situazione? Come al solito l'Italia segue, e all'ultimo posto.
Virtualmente nel nostro paese ancora non esistono ditte che producano o vendano prodotti di canapa.
Anche sul piano culturale o semplicemente informativo l'Italia è ancora molto indietro. Lo dimostra il fatto che il principale sito italiano su Internet (piuttosto modesto) per documentarsi su questo argomento è ancora quello di un volonteroso privato che è anche l'autore di questo articolo.
Ma esiste ora anche il sito Internet dell'ASSOCANAPA, punto di riferimento indispensabile per tutti gli agricoltori interessati alla canapa, che contiene già molte informazioni di carattere agronomico
Ugualmente indispensabile per chiunque voglia approfondire ulteriormente l'argomento è anche un volume pubblicato nel febbraio 1998. Si tratta di un testo scritto da ricercatori italiani che fa il punto su tutto quello che è stato fatto e su quello che bisogna ancora fare in Italia per riprendere a coltivare questa benedetta pianta. (CANAPA: IL RITORNO DI UNA COLTURA PRESTIGIOSA - Nuove produzioni di fibra e cellulosa di Paolo Ranalli e Bruno Casarini edito da Avenue Media di Bologna).

Progetto HEMPSYS
Per informazioni sulla coltivazione della canapa a destinazione tessile.

Si può rendere fuorilegge la droga che viene ricavata dalla canapa e su questo penso che più o meno se ne può dibattere ma rendere fuorilegge la coltivazione di una pianta che potrebbe dare moltissimo all'umanità in vari settori dell'economia è l'atto più ignobile che potevano fare le lobbies dei petrolieri terrorizzati dal biocombustibile ricavabile dalla canapa e dai vari sostitutivi dei derivati del petrolio che sempre da questa pianta si possono ottenere.

Ma rendere illegale una pianta come la Canapa non è solo ignobile è anche la decisione più idiota che potevano prendere i governi che hanno ceduto al ricatto dei petrolieri.  

Natura

Caro Jacopo

sono un ingegnere meccanico specializzato in produzione di energia da fonti convenzionali. Vivo in Svizzera da 6 anni e lavoro in una grande multinazionale che costruisce centrali elettriche e da 2 sono coordinatore di progetti.
Prima di propormi come coordinatore (anche se la distanza potrebbe creare non pochi problemi) vorrei riformulare la tua proposta (se me lo consenti).

1) tu dici "La mia proposta e' di realizzare un piano alternativo concreto per produrre la stessa quantita' di energia che il governo vorrebbe produrre con le nuove centrali nucleari."
La mia risposta: NON abbiamo bisogno di produrre quell'energia perché già l'abbiamo installata. Provo a spiegare il perché.
Dati del 2007 alla mano scaricabili qui:

http://www.assoelettrica.it/popup/E_SistemaElettrico/5_ALLEGATO/sistema_...

Se al momento il parco di centrali elettriche nazionale puo' produrre circa 93GW, il picco massimo di consumo si attesta sui 56GW. Che significa? Significa che abbiamo la capacità di produrre 93, ma nei momenti di picco produciamo al massimo solo 56. Perché succede questo? Ci sono svariati motivi:
1) c'è sempre bisogno di avere un margine nel caso alcune centrali non possano far fronte alla produzione sia per indisponibilità (necessità di manutenzione) sia per inaffidabilità (rotture improvvise)
2) i tipi di centrali elettriche hanno tempi di accensione molto differenti (in ordine crescente: centrali idroelettriche, centrali turbogas a ciclo semplice, turbogas a ciclo combinato, piccole centrali a vapore (convenzionali o rinnovabili), grandi centrali termoelettriche e centrali nucleari). Quindi ci sono centrali che dovranno sempre essere funzionanti (anche quando non necessario!) e altre accendibili solo su richiesta. In tutto questo le centrali eoliche sono fuori perché completamente dipendenti dalle condizioni metereologiche.

Quello di cui abbiamo bisogno è di usare meglio l'energia che abbiamo. Si vorrebbero costruire 4-5 centrali nucleari per un totale di circa 6-8GW. Questa quantità potrebbe essere rimpiazzata da un utilizzo piu' razionale (efficienza) della produzione con le attuali centrali.

Conclusione: il piano alternativo è nel risparmio nella produzione attuale e non nell'aggiunta di produzione.

Saluti
Sauro