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Quando una donna è più sexy?

A proposito dei meccanismi inconsci che cambiano la storia

Il destino è strano. Dopo due settimane che in questo articolo domenicale mi occupo di neuroni a specchio e relazioni tra visione esistenziale e modo di lavorare del cervello, esce sull’ultimo numero di Internazionale un articolo sulla seduzione che dà conto di una ricerca un po’ strana.
Hanno chiesto a 25 donne di farsi fare 3 fotografie con addosso un vestito dimesso, un vestito sexy e il vestito che amavano di più. Le foto ritraevano solo il viso. Cioè nella foto non si vede nulla del vestito. Inoltre alle donne si chiedeva di mantenere la stessa espressione neutra. Non dovevano sorridere o altro. Poi le foto sono state mostrate a un gran numero di uomini chiedendo loro di scegliere la donna più attraente. Nella maggioranza dei casi sono state scelte le foto dei visi delle ragazze che indossavano il loro vestito preferito.
Il che vuol dire due cose importantissime: le donne sono più attraenti quando si sentono a proprio agio. Sono meno attraenti quando interpretano (anche solo relativamente) un personaggio (indosso un vestito sexy).
Seconda implicazione, ancora più potente, il nostro cervello irrazionale distingue micro espressioni del volto. Non è una novità che le espressioni, i toni di voce, i gesti, insomma il linguaggio corporeo, siano essenziali nella comunicazione umana ma questo esperimento evidenzia in modo magistrale che sono sufficienti lievissime contrazioni o decontrazioni del viso per cambiare sensibilmente la percezione che gli altri hanno di noi. Durante una gita scolastica, pochi giorni fa, ho tenuto una lezione di Yoga Demenziale, nella quale proponevo esperimenti sul rapporto tra forza muscolare e pensiero e un ragazzino mi ha mostrato un gioco stupefacente.
Mi ha chiesto di afferrargli il polso tenendo la mano in modo che io avessi poca presa. Poi con un movimento violento si è liberato. Poi mi ha detto: “Immagina che stai tenendo il polso di un bambino. Tu ami questo bambino. Siete sul bordo della strada, sta arrivando una macchina, devi assolutamente impedire che il bambino si butti in strada perché sennò morirà.” Ha dato un secondo grande strattone ma io non ho mollato, nonostante la posizione del mio polso non mi aiutasse a tenere la presa.
Insomma, non solo micro cambiamenti nel mio linguaggio corporeo cambiano quello che la gente vede guardandomi ma la mia forza fisica cambia notevolmente se modifico quel che penso. L’immagine che ho di me e di quello che sto facendo, mi rende più forte e più seduttivo oppure più debole e non deduttivo. Si tratta di un’informazione essenziale per determinare la propria strategia esistenziale.
E’ vero che ci sono persone false che riescono chissà come a sedurre e fregare un sacco di gente, mentendo e recitando ruoli, mettendosi in faccia delle maschere… Ma alla lunga queste persone non ottengono di soddisfare le proprie profonde aspirazioni e alla fin fine fanno una vita un po’ di merda.
Merda in Rolls Royce, ma comunque merda.
Su Cacao della domenica ho scritto spesso su questa interazione fortissima tra mente, corpo, stato d’animo, salute, immagine di sé, relazioni con gli altri.
L’idea che mi è maturata in testa, sempre più nelle ultime settimane, è che queste interrelazioni individuali si sommino con quelle degli altri esseri umani e alla fine vadano a determinare addirittura macroeventi. Una specie di Matrix globale formata dalle singole vibrazioni dei singoli individui.
Il 7 dicembre 1977 ero tra gli sventurati che si convinsero di essere stati imbottigliati dalla polizia in via Magenta, a Milano.
Eravamo circa 700, quasi esclusivamente membri esperti dei servizi d’ordine dei Circoli Giovanili. Avevamo con noi la Banda Bellini, i 150 migliori combattenti di piazza di quel periodo. Nonostante il gran numero di veterani il piccolo corteo fu preso dal panico quando vide che da Piazza Cadorna ci stavano caricando i carabinieri e da via Meravigli arrivava la polizia. Le squadre dei militanti invece di contrattaccare in modo disciplinato, come erano abituate a fare, precipitarono nel caos e la gente iniziò a cadere per terra con le molotov in mano e ne uscì un incendio disastroso, con decine di ustionati gravi e una ragazza in coma. La polizia stessa restò paralizzata da quel disastro, una specie di suicidio collettivo. E la cosa era ancor più assurda visto che in realtà avevamo una via d’uscita, una strada bella larga. Ma si era impossessata di noi l’idea di essere imbottigliati. La gente urlava: “Ci hanno presi in trappola!” e non riusciva a vedere che c’era un’intera via completamente sgombra. Molti scapparono invece dentro i palazzi, cercando un’impossibile via di fuga sui tetti. Un ragazzo cadde da un lucernario e si ruppe entrambe le gambe.
Fu l’ultimo grande scontro a Milano. Era finita un’epoca.
La mia netta sensazione fu che ci doveva essere stato una specie di crollo ideale, psicologico, emotivo, a causare quell’improvvisa incapacità di affrontare sensatamente uno scontro di piazza. Qualche cosa si era rotto a livello emozionale anche se razionalmente la nostra determinazione a combattere non era diminuita.
Mi affascina questa correlazione tra sensazioni, comunicazione non verbale, relazioni che veicolano messaggi, immagini, suggestioni. E’ affascinante come la rivolta del 1968 sia scoppiata contemporaneamente in tutto il mondo. Incredibili questi contagi politico culturali. E mi vien da sospettare che vi sia anche qualche cosa che ha a che fare con i frutti avvelenati di una falsità reiterata da molta gente, una comunicazione distorta, successi rubati con astuzia e crudeltà, rifiutando di godere i frutti benedetti dell’empatia con gli altri, del rispetto, della gioia della collaborazione. E, gaudente e un po’ stronzo, osservo la parabola discendente di Berlusconi che appare sempre più sfigato. Pare quasi che si sia bruciato il suo grande capitale di fortuna. E adesso è diventato il Grande Nulla.
Riesce a bloccare processi, a vincere battaglie, e poi gli finisce addosso l’acido corrosivo delle sue storie tristemente orgiastiche. E vuol rilanciare il nucleare e gli salta in aria il Giappone…
Fa il gradasso con i dittatori nordafricani e scoppia il finimondo e addirittura la guerra contro Gheddafi. E anche questa storia del Giappone. Io credo che sia vero che statisticamente un incidente nucleare a livello 6 può succedere solo una volta ogni 100 milioni di anni. Ma la statistica è carogna e c’è capitato di averne 2 in 30 anni. Perché? Perché tutta la storia del nucleare è pelosa, è il sogno collettivo di uomini falsi che vogliono sentirsi onnipotenti, che sedano le loro ansie interiori e i loro amori negati cercando di realizzare qualunque stronzata di cui si convincono…
Questa gente dà vita a una vibrazione collettiva tremendamente puzzolente e le vibrazioni puzzolenti attirano anomalie statistiche negative. Insomma, in effetti è un discorso difficile e non ho le idee chiarissime, ma comunque spero di aver reso l’idea e di sollecitare la discussione…
La domanda topica è: quale comportamento vibrazionale collettivo amorevole potremmo mettere in atto per velocizzare l’avvento di un mondo più giusto?
Esiste la possibilità di inventare azioni emozionanti che agiscano come vaporizzante della Matrix degli stronzi?

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