Sesso e piacere

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Consigli alle donne che vogliono sedurre il maschio.

Care donne, noi uomini siamo

meno maiali di quel

che pensate.

Oggi vorrei svelarvi un segreto gelosamente custodito dai maschi per migliaia di anni.

Indiscutibilmente l’uomo è attratto dalle parti appariscenti della donna: tette, sedere, gambe.
Ma sarebbe un grave errore pensare che il nostro desiderio sia principalmente legato a queste forme.
Molti uomini sarebbero disposti a farsi impiccare per negarlo perché ci piace questo stereotipo di bestie selvagge e senza cuore.
Attenzione non voglio menarla che anche noi siamo romantici anche se si vede poco…

Per capire la vera molla del desiderio maschile bisogna penetrare nelle differenze psicologiche tra i due sessi.
E questo si può spiegare senza far discorsi difficili…
La femmina è capace di dare la vita, di portarla dentro, di farla crescere. La femmina ha una capacità miracolosa di curare, accudire, proteggere i piccoli. Una mamma è mamma ininterrottamente. Non c’è un solo momento nel quale smette di essere tesa verso il benessere delle sue creature. Anche una donna che non ha figli ha comunque questa potente capacità di agire in modo continuato, senza nessuna battuta di arresto. Il maschio invece ha una natura genetica legata a azioni brevi: fecondare, difendere dalle belve le donne e i bambini, trovare il cibo.

Il maschio riesce a mettere tutte le energie in un solo gesto, ma poi crolla in stato catatonico fino alla prossima impresa.

Il maschio non cerca il sesso di per sé.
Il maschio cerca di diventare bersaglio di questa meravigliosa attenzione ininterrotta della femmina.
Può sembrare ridicolo che io affermi questo. Se si guarda l’aggressività sessuale maschile parrebbe che l’uomo voglia solo dominare la donna.
Ma questa è la reazione isterica alla difficoltà di ottenere quel che desidera intimamente.
Le relazioni sessuali oggi non sono più regolate dalla semplice naturalità degli istinti. La repressione sessuale, la mancanza di informazione sull’anatomia del piacere eccetera eccetera, provocano che il maschio non si senta soddisfatto e la sua fame di amore e di sesso si trasforma in aggressività.
Non dico questo per giustificare i comportamenti di potere del maschio ma solo per cercare di capire da dove vengano.

Anche i maschi da piccoli sono teneri e buoni…

Scontiamo 5 mila anni di segregazione della donna…
Se c’è un buon rapporto di coppia, con un’attività sessuale mediamente smodata e soddisfacente, il maschio dovrebbe via via rilassarsi e tornare alla naturalità gentile del proprio istinto.
Ma ciò non avviene se l’uomo non capisce e non smonta certi atteggiamenti prepotenti.
Ma d’altra parte la donna è anche lei vittima di questo stato di cose e tende a barricarsi dietro comportamenti difensivi che non l’avvantaggiano.

Ed eccoci al dunque. Qualunque uomo rifletta un poco sulla sua storia sarà certamente in grado di dirti quando si è innamorato di te. Quando ha sentito quella cosa pazzesca capace di sconvolgerlo completamente e di spingerlo a fare qualunque cosa. Non si tratta del perdersi nella tua scollatura esplosiva o nel movimento sinuoso dei tuoi fianchi.
No. Quel che l’ha fatto impazzire è un semplice sguardo. Uno sguardo preciso, inequivocabile, che ogni donna produce ogni tanto, magari senza rendersene conto… Se lo sapesse che in quello sguardo è racchiuso tanto potere…
Ce l’ho chiaro davanti agli occhi.
Lei che si gira leggermente verso di te, con il capo appena inclinato di lato, un lieve sommovimento nei capelli, e ti dice con gli occhi qualcosa tipo: “Tu sei dentro il mio cerchio della vita”. Cavolo, mi rendo conto che ho usato le parole del film “Caro ti presento i miei”. Quello con Robert de Niro che fa l’ex agente della Cia paranoide. Possiamo usare altri termini: “tu sei della mia famiglia”, “tu hai la chiave per entrare nella mia casa”. Mettici le parole che preferisci, l’importante è capirsi.
Una simile domanda di “essere parte di” esiste veramente nel centro della testa dei maschi. Si chiama senso di appartenenza ed è qualche cosa di potentissimo per tutti ma centrale per il maschio.
La donna non ha bisogno di appartenere al un cerchio della vita del marito. La donna ha il suo. La donna cerca chi sappia vigilare i confini del cerchio e sappia riempirlo di cose buone.
Certo la donna impazzisce se si sente esclusa da qualche cosa… ma in modo diverso: non sopporta quando non si sente riconosciuta, considerata, amata, rispettata, quando si sente tradita. Ma comunque possiede lei la chiave della vita.
Solo una donna che abbia subito intense e prolungate violenze e privazioni psicologiche potrà perdere il senso di essere principio della vita.
Nessun maschio invece avrà mai questo.
La base delle psiche maschia è: “Essere forte, abile e coraggioso per ottenere la stima delle donne e l’appartenenza al loro cerchio. L’ACCOGLIENZA. Essere accolto. Questo è il parametro essenziale.
Il totem racchiuso nell’idea di penetrare.
Il dramma della cultura maschilista è proprio privare il maschio della coscienza che l’obiettivo è essere accolto, non entrare di forza. Non c’è piacere nell’entrare senza venir accolti.

Tutto il resto ne discende. La passione per  le tette ad esempio… o il

culto per i rapporti orali.

Sicuramente pochi gesti hanno un significato maggiore in questo senso: se mi prendi in bocca è chiaro che mi accetti e mi accogli…
Ovviamente in pratica questo può non essere vero ma l’archetipo è questo.

La donna a volte è incazzosa. Alza la voce, diventa ripetitiva come un timbro, fino allo sfinimento.

Si tratta di un comportamento che discende dalla mancanza di autostima.
La donna usa una metodologia sostanzialmente maschile, rinunciando all’arte magica che risiede nella capacità di accoglienza.

Se non chiudi il frigorifero la donna s’imbestialisce perché vede in questo il non rispetto per la casa, il suo luogo.

Ma non funziona: proprio perché in presenza di un comportamento maschile, antagonista, il maschio tende a reagire praticando l’amnesia.
Non può accettare di aver sposato un maschio, si sente una criptochecca!

Cara femmina, prova invece a sorprenderlo con un gesto di complicità quando, per errore, riesce a chiudere il frigorifero.
Usa quello sguardo: è magico.
Per approfondire questo discorso consiglio a tutte la lettura dei deliziosi romanzi della prima investigatrice privata del Botzwana (“Le lacrime della giraffa”, “Morale e belle ragazze”). La signora (di corporatura tradizionale) mette in atto una straordinaria strategia per indurre il suo uomo a fare quel che lei desidera senza che lui se ne accorga sentendosi umiliato. E a noi uomini piace questo.
Quando invece di un’azione semplice (“Chiudi il frigorifero!”), c’è di mezzo qualche cosa che riguarda i desideri intimi,  la donna si intimidisce e, inspiegabilmente, divente riottosa a parlare, pensa:”Se mi ama capirà” e non dice esattamente quel che desidera. Sarebbe più semplice se essa, non chiedendo direttamente, trovasse il momento giusto per descrivere positivamente, nei dettagli, un’azione che la soddisfala o una sua fantasia! E’ così facile se inclini leggermente il capo…
Sì perché spesso il maschio non produce i comportamenti giusti non per pigrizia o malanimo ma solo perché non ha capito, non ha focalizzato.
Diglielo.
Ricordandoti che però questo piccolo essere è sempre spaventato dall’idea di essere inadatto, di veder defraudato il suo ruolo di coraggioso difensore.
Ad esempio il maschio, di fronte a una profferta sessuale diretta, in realtà si spaventa. A parole i maschi magnificano le donne che ti saltano addosso. In realtà ne hanno terrore.
Se togli al maschio la soddisfazione di essere lui attivo lo disorienti. E questo è male, provoca effetti contrari a quelli che desideri.
Provocare il maschio significa invece fargli capire che è giunto il momento nel quale tu sei conquistabile, se si impegna.
Gli devi comunque dare un segnale doppio, è questo che lo galvanizza:

 ”In questo momento potrei anche fare cose turche con te ma
ancora non sono sicura che tu sia il mio Turco…”

Attenzione: non sto proponendo una serie di atteggiamenti falsi e costruiti.
Questo è il gioco naturale e spontaneo tra maschi e femmine. Questi linguaggi sono innati. Quel che noi facciamo è reprimerli, deviarli. Si tratta di riscoprirli. E comprendere che il gioco è di per sé legato al
divertimento e allo stupore che il falso produce: “Giochiamo al dottore?”.

E’ chiaro che non è vero che io sono il dottore. Ma il divertimento sta proprio lì.
Rifiutarsi di giocare perché il gioco contiene la bugia vuol dire rinunciare al grande mistero del divertimento.

Ora chiedo se questo discorso ti convince.
Ma chiedo alle donne di ripagare il mio sforzo di sincerità svelando qual è l’emozione che le scatena.