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Vince chi sorride!

Con queste facce serie non vincerete mai. Non l’ha detto Buster Keaton, lo ha detto un grande maestro di arti marziali ai suoi giovani focosi allievi. Io credo che questo principio valga anche in politica. Ai progressisti manca un po’ il sorriso. Molti oppositori al governo dello sfascio fanno a gara per apparire in televisione con la faccia più seria e incazzata possibile e a urlare a più non posso. Essere incavolati neri è la prova della sincerità e della forza del proprio impegno politico. Berlusconi invece fa il sorriso finto e vince.

Già sento scalpitare alcuni che mi massacreranno nei commenti a questo articolo: dici bene tu! Ma se fossi un operaio licenziato non avresti niente da sorridere! Allora vorrei raccontarti la storia di 100 milioni di donne che sono uscite dalla miseria insieme a 300 milioni di loro familiari senza dover fare la faccia scura e urlare, neanche per 10 minuti. Anzi hanno dovuto sorridere molto, perché hanno dovuto collaborare, mettersi d’accordo, darsi fiducia. E se non sai sorridere non ci riesci. Perché il sorriso è il cemento delle relazioni sociali. Non essere capaci di sorridere è una malattia relazionale grave: chi non sorride resta da solo (e perde le elezioni).

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