Ho la testa piena di pensieri difficili.

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Torno a pensare a com’ero io a 18 anni.
E la cosa che mi pare piu' strana e' che ero perfettamente convinto che il mio destino sarebbe stato quello di morire di li' a poco, dando la vita nel tentativo di fermare le ingiustizie.
L’alternativa fortunata sarebbe stata quella di farmi una quindicina di anni in prigione, oppure il resto della vita in clandestinita'.
Per fortuna poi ebbi uno sprazzo di buon senso e abbandonai l’idea di rovesciare lo stato borghese con le armi. Capii improvvisamente che gridare in corteo: “fascisti, borghesi, ancora pochi mesi” era una stronzata pazzesca. Cosi' disertai dall’armata rossa appena prima che si iniziasse a sparare, senza aver mai pestato nessuno. E ringrazio per questo. Vivere con il rimorso sarebbe stato terribile.
Ma ripensando a come ragionavo 32 anni fa mi stupisco ricordando che eravamo convinti. Assolutamente convinti di dover dare la vita per la rivoluzione. Non tutti probabilmente. C’era sicuramente chi era malato di incoscienza ebefrenica e non si rendeva conto di niente. Credeva di essere dentro un gioco. Ma come me molti altri avevano chiaro in testa cosa li aspettava.
Non ce ne fregava un cazzo. Non c’era una seconda possibilita'. Una scelta. Avevamo visto le ingiustizie del mondo e non eravamo disposti a tollerare.
Era un sentimento GRANDIOSO. Mentre pensavi che cosa sarebbe successo di te e contemplavi la possibilita' di morire o subire le torture in prigione, ti sentivi onnipotente proprio perche' eri disposto a bruciare la tua vita per una questione di principio.
Magnificenza giovanile.
Potremmo discutere a lungo di estremismo, di idee sbagliate, di incapacita' di essere realistici, concreti, fattivi, della difficolta' di capire che se vuoi cambiare il mondo devi procedere per piccoli passi, con umilta' e pazienza, non fare lo spavaldo sulle barricate…
Ma quel che mi interessa in questo momento e' capire come mi sentivo, dal punto di vista esistenziale. Come era possibile che io non vedessi tutti i chiari segnali che mi dicevano che ero dentro un sogno allucinatorio, che non c’era nessuna classe operaia pronta a insorgere in armi, che tutti i discorsi dei leader che volevano mandarci al massacro (e in parte ci sono riusciti) erano fatti di retorica e aria fritta? E soprattutto perche' non me ne fregava niente di morire?
Non che non avessi paura. Ero un fifone. Prima degli scontri con la polizia avevo delle coliche renali causate dal panico. Ma quando iniziavano a sparare i lacrimogeni mi passava tutto. Miracoli della mente. Mi rendevo perfettamente conto dei rischi che correvamo. E ne discutevamo anche, nella cellula combattente che stavamo creando. Discutevamo sul fatto che si doveva resistere per 12 ore alle botte, dopo l’arresto, per dar tempo ai compagni di scappare.
Si puo' parlare di lavaggio del cervello, di potere del gruppo, di perversione dell’ideologia dogmatica, di delirio collettivo.
Ma onestamente mi pare che ci fosse qualche cosa di piu'. Oserei parlare di intollerabilita' della vita.
A un certo punto capisci come funziona il gioco. Che devi morire prima o poi e se ti va male prima di morire soffri in modo assurdo.
Che si invecchia, che si rischia di finire a fare un lavoro di merda che ti avvelena la vita.
I giovani guardano il mondo con occhi nuovi.
Ci sembrava impossibile non trovare l’amore perfetto. Ci sembravano assurdi certi matrimoni che si vedevano in giro.
Da giovani coltiviamo forse un punto di vista estremamente critico verso il mondo degli adulti.
Ci sembra incomprensibile, mostruoso.
Gretto, meschino, irrazionale, ingiusto. Regole finte che si cerca di far rispettare ai figli mentre i genitori fanno ben altro.
Credo che da giovani ci si senta impenetrabili dalle piccinerie e incoerenze che ci accalappiano nella vita. L’anima pura, l’assenza di peccato, il non aver sperimentato il fallimento…
E forse in noi tutto questo era moltiplicato dall’illusione di essere giunti al momento cruciale della storia del mondo: quando le masse si sollevano e ripuliscono la terra dai malvagi.
Quando sei giovane sei perfetto. E’ il mondo che e' sbagliato.
E come darti torto? E’ proprio cosi'. Sei senza peccato. Il mondo lo hai trovato cosi' com’e', mica lo hai fatto tu. Tu sei arrivato quando il guaio era gia' fatto, tu sei stato colpito, ferito, da un’eredita' di merda.
Ma per fortuna sono arrivati quelli come te che metteranno a posto le cose una volta per tutte.
Il complesso del Messia-Redentore e' una tipica forma mentale giovanile?
Poi passa il tempo. Ti accorgi che i membri dell’Armata Rossa sanno essere anche loro stronzi.
Pensi che la storia e' con te e gli stronzi sono una tassa. Una difficolta' in piu' che rendera' ancora piu' saporita la vittoria.
Poi sperimenti il fallimento. Il tuo fallimento. Quando succede la prima volta e' molto dura. Il primo tragico momento in cui non puoi piu' dare la colpa a nessuno per quello che e' successo: sei tu lo stronzo. Sei ANCHE tu uno stronzo.
Molti impazziscono, molti rifiutano la realta'. Altri si rassegnano, cambiano ideologia come si cambia un maglione e diventano direttori di banca o di un quotidiano. Altri cercano di farsene una ragione di convivere con la coscienza della propria imperfezione. Forse e' questo che ti rende adulto.
Guardo le vite di chi era con me a complottare per la rivoluzione comunista. La rivoluzione perfetta che avrebbe dovuto vincere e cancellare i mali del mondo.
E’ stato un massacro. Delle nostre vite. Impazziti, suicidati, carcerati, fuggiti all’estero, piombati nel vortice della violenza, uccisi dalle raffiche di mitra del potere, stroncati dalla droga, e poi molti che si sono suicidati dentro per un po’ di soldi; o forse solo per un po’ di pace interiore.
Forse c’e' un grande disagio a una certa eta'. Un rifiuto caparbio, estremo, cieco, verso i limiti del mondo, della propria vita, delle proprie capacita'.
Ho sempre pensato che il mio personale arroventarsi dell’anima fosse dovuto alle mie personali storie. Ho sempre creduto di essere impazzito perche' avevano rapito, massacrato e stuprato mia madre. Solo dopo sono diventato violento. Ma forse quel che mi e' successo mi ha dato magari una spinta in piu'... Ma l’avrei fatto lo stesso. O forse proprio la mia disgrazia mi ha salvato. Perche' avevo un’idea chiara di cosa fosse la violenza, sapevo della devastazione che porta. Forse per questo mi sono fermato quando mi hanno messo una pistola in mano e mi hanno detto che avrei dovuto usarla. Ho restituito la pistola e ho detto no. Soprattutto perche' sentivo qualche cosa che suonava male nei miei compagni. Ho capito che per troppi di loro la rivoluzione era un gesto estetico, un sedativo mentale, una pulsione generica anche se potente. Io cercavo la vendetta. Cercavo dei morti con dei nomi e dei cognomi. Non mi potevo accontentare di gesti di violenza insulsi, che colpivano a caso chiunque stesse dall’altra parte della barricata. Il mio caposquadra mi disse che voleva formare un gruppo che per entrare dovevi aver sgozzato un poliziotto col coltello. Io lo guardai e mi dissi: “Questo e' pazzo”. Perche' cazzo dovevo aggredire per strada un poliziotto qualsiasi? Magari era una brava persona. La mia domanda di vendetta era troppo precisa, troppo perfetta per potersi accontentare di generico sangue nemico.
Pochi giorni dopo nella mia scuola prendemmo un fascista e lo chiudemmo in un’aula. L’intenzione era interrogarlo. Eravamo in quattro. E ci metto poco a capire che gli altri tre volevano picchiarlo per farlo parlare. Io pensai che non avrei mai tollerato nell’Armata Rossa, nella mia Armata Rossa, quella che vendica le madri violentate, gente capace di torturare un essere umano. Dov’era la differenza senno'?
Dissi al ragazzo: “Vattene.” E guardai i tre miei compagni con odio. Non ebbero il coraggio di dire niente.
Iniziai a capire perche' la rivoluzione armata fa schifo.
E dovetti iniziare a rassegnarmi al fatto che non ci sarebbe stata la rivoluzione coi colpi di fucile sparati dai tetti e l’esercito comunista che entra a Milano cantando “Armata Rossa torrente d’acciaio”. Avevamo perso.

Ma per sedare la mia rabbia interiore ho impiegato ancora anni. Anni ad accettare che non ci sarebbero state neanche rapide rivoluzioni culturali. Anni per capire che dovevamo spostare le montagne con i cucchiaini. Che a cambiare il mondo ci vuole tempo. Molto tempo.
E per farlo ho dovuto prendere a schiaffi il mio eroe interiore. Quello che voleva assaporare il vento della rivolta, in piedi sulla barricata, cantando.
Dopo tanti anni vorrei recuperare qualche cosa di quel ragazzo che era disposto a morire con impeccabile limpidezza e che aveva una voglia sfrenata di una vita meravigliosa, piena, entusiasmante.
C’era molto di buono in lui. Non la predisposizione alla violenza ma il sogno, il rigore, la forza.
E forse dovremmo scoprire come fare a tenerla ben presente quella sensazione di giovinezza. Sono passati pochi decenni, un istante rispetto alle ere geologiche.
Non siamo vecchi, siamo solo un po’ impolverati.

Ho iniziato questo articolo pensando di scrivere a proposito del fatto che Morucci ha fatto una conferenza in una sede di fascisti estremi. E’ storico che dopo anni di guerra ci si incontri.
Noi avevamo ragione, loro torto, perche' noi andavamo nella direzione della storia, loro remavano contro. Noi credevamo alla positivita' del mondo, loro erano asserviti all’entropia. Ma anche noi avevamo dei torti. Molti. E tolleravamo una quantita' enorme di pezzi di merda nelle nostre fila… L’importante era essere piu' numerosi…
Ma in una cosa noi e i fascisti eravamo uguali, eravamo estremamente giovani, idealisti e disgustati dal mondo.

Ho iniziato pensando di scrivere su questo. Poi sono caduto nei vortici dell’argomento. Questioni delle quali non si parla quasi mai all’interno del movimento: la filosofia della non violenza, l’irruenza giovanile, la cecita' giovanile, l’onesta' giovanile. Sembra piu' importante parlar male tutti i giorni di Berlusconi. Questo modo di intendere la politica m’ha rotto definitivamente i coglioni.
Sono queste le cose delle quali dobbiamo parlare adesso. La vita. Perche' siamo diventati padri a nostra volta. Perche' una nuova onda ribelle sta ragionando sulla possibilita' di prendere in mano le armi per farla finita con le ingiustizie del mondo.
E anche perche', adesso per davvero, in modo inaspettato, siamo in mezzo alla rivoluzione dei computer e delle ecotecnologie, delle comunita' virtuali e dell’accesso alla comunicazione, tutto e' cambiato in 10 anni e tutto cambiera' ancora nei prossimi 10.
Il futuro e' qui. Ora.
Prendiamola con calma e cerchiamo di divertirci. E di avere pieta' di noi stessi e dei nostri nemici.
Anche essere dei cinquantenni ha i suoi vantaggi, se non ti dimentichi di quando ne avevi 18.

Jacopo Fo

Commenti

Caro Jacopo,

Ho 25 anni e sono già un bel pò disilluso. Però non per questo ho smesso di impegnarmi nel mio piccolo.

Questa settimana mi sono lasciato prendere dal lato più stanco della mia anima e ho guardato un pò la tv.

Su striscia la notizia ho visto che promuovevano un libro o uno spettacolo tuo e dei tuoi genitori.

Non che sia una tragedia, ma mi è suonato un pò incoerente che pubblicizzassi le tue attività sulla tv dello psicopatico. Il Berlusconismo con le sue tv sarebbe la parodia di se stesso se non fosse una tragedia..

Da un pò di tempo seguo il tuo blog e i tuoi interventi a volte mi sembra che escano da discussioni con le mie inquetudini interne. Proprio per queso mi piacerebbe sapere cosa pensi in merito a questo. Ovvero nel scendere a compromessi con ste schifezze come le tv del dio presidente del consiglio.

Manuele

Caro Manuele,
certamente non abbiamo comprato pubblicità sulle reti Mediaset. Forse lo ha fatto la compagnia teatrale che porta in scena uno spettacolo scritto con i miei genitori. Non so.
Più probabilmente si tratta di una gentile recensione di Striscia la Notizia.
Il che lo trovo una cosa positiva.
Le tv sono in mano a Berlusconi, tutte quelle nazionali.
Ma nonostante il suo potere non riesce a controllare tutti: Striscia la Notizia, le Jene, Report, Anno Zero e altri riescono a far passare contenuti diversi, a volte segnalano perfino le attività che facciamo noi.
Il nostro obiettivo non è quello di chiuderci in una torre d'avorio ma di cambiare la società e per farlo bisogna parlare e avere modo di farlo a tanta gente.
Non condivido le posizioni isolazionistiche.
Ci portano all'incapacità di fare.
Si deve sfruttare qualunque spazio proprio perchè ce ne sono pochi.

leggo questo articolo e a stento reggo l' emozione.
E' veramente incredibile, sembra la cronostoria della mia vita punto per punto con abiti anni 70.
Leggo e man mano che procedo mi vengono a galla due pensieri spontanei che non posso trattenere.
Io ho 27 anni e apprendendo che qualcuno prima di me è passato per la stessa e dico IDENTICA via anche se con nomi, volti e storie differenti mi conferma quello che da tempo sospetto. La storia in generale non è che la versione allargata dei piccoli drammi e piaceri dei singoli, così noi che poniamo attenzione a ciò che succede nel mondo e in noi stessi non possiamo non notare col tempo questa evidente analogia. Come l' oceano è composto da gocce di pioggia, i flussi e riflussi delle civiltà nel tempo raccolgono il mare di pulsioni, sogni e pensieri del popolo che li anima e così gli assomigliano in tutto e per tutto. L' età del bambino (primitivo), dell' eroe (mito, conquista) e dell' uomo adulto (società imperiale-produttiva-raziocinante) e ifine il declino e la morte. Certo non è tutto qua, fortunatamente esiste anche dell' altro ( civiltà matriarcali libere) come individui e società ma la storia la fanno le masse e fin' ora le massa che malgrado tutto hanno vinto (spesso sterminando le altre purtroppo ) erano così ripartite. Questa è la prima considerazione. Così ci troviamo a far la guerra, a combattere, a soffrire e a gioire per gli stessi piaceri, per le stesse brame che ci accomunano come esseri umani mammiferi e terrestri, alimentati da colori e obiettivi differenti. E' vero noi avevamo (abbiamo nel mio caso neogenerazionale) ragione ma il sentimento che spingeva e spinge a combattere è lo stesso, e forse qui si gioca la partita di oggi.
Cercando di fare un parallelo tra il senso di tristezza (leggevo pure tuo Jacopo) che traspare da alcuni articoli, e la situazione della sinistra italiana mi viene quindi fatto di notare che la parte pulita della sinistra dovrebbe essere la critica, lacapacità di scorgere il difetto per rivoluzionare il meccanismo e rigenerarlo, mentre quella della destra (pulita) dovrebbe essere la conservazione di ciò che funziona.
Ora, non che a destra si stia meglio ma tornando al rapporto singolo-massa/gocce-oceano, penso che quindi la storia della sinistra sia la storia degli individui che per loro naturale propensione mettono in discussione tutto. Si fanno domande, cercano risposte...le pretendono! questo senso di critica si manifesta naturalmente nel processo di scissione, di divisione per riorganizzare il tutto in strutture e formme nuove, è la componente distruttricie (in senso positivo) dell' universo. E' per questo che adesso soffriamo e piangiamo per il mondo, per l' italia, per i nostri figli, per la politica che stà cercando un modo per dividere anche l' ultimo atomo di collaborazione rimasto!!! Ci sono molte cose da conservare e da promuovere (specie negli ultimi 10 anni), ma cazzo siamo circondati, sembra proprio la battaglia finale della bhagavad gita.
Per cui probabilmente il nostro destino si misura proprio sulla capacità di dosare con dovizia e coraggio questo impulso distruttivo per asservirlo alla causa evolutiva, senza entrare in contrasto con la faccia opposta della medaglia, lavorando di comune accordo con tutti coloro che sentano di partecipare ai punti importanti per i secoli a venire: collaborazione, rispetto umano e ambientale etc...
Anche io adesso credo nel cambiamento a partire dai piccoli passi, ma ci credo perchè l' ho sperimentato sulla pelle nel quotidiano, perchè sono padre, perchè mio padre è nonno e quando vivi la famiglia con amore e attenzione ti accorgi che il tempo è una ruota e che quello che hai preteso tu, lo pretenderanno i tuoi figli. Questo aspetto ontologicamente intrinseco dell' essere è astutamente e subdolamente camuffato dalla "civiltà" dei consumi perchè rimanda a un senso vero e ciclico della vita che riconduce l' individuo nele dinamiche naturali terrestre svincolandolo dai circuiti omologati prestabiliti che si alimentano di falsi miti, esigenze inutili e senso lineare del tempo: Si chiude il criceto nella ruta che girando alimenta la macchina infernale, gli si mostra una foto di calciatore con velina e questo correndo per raggiungerla apporta energia al sistema. Ma è un' illusione.
L' altro aspetto invece riguarda la tua considerazione sull' eroe giovinetto, anche questa inspiegabilmente trattata due giorni fa con mia moglie. Le dicevo proprio che ero soddisfatto di comestiamo crescendo i bimbi e di come stiamo assieme. Però, non posso non notare che per ottenere questo stato di cose ho dovuto reprimere quel bellissimo ego interiore che sorrideva al vento caldo della battaglia respirando l' odore del salmastro di porti lontani; e lo dicevo senza rancori perchè credo considero questo periodo una ritirata strategica. Mi piace pensare che adesso che per noi sono passate le tempeste iniziali scaturite dalla riorganizzazione dei ruoli e dei rapporti in una nuova famiglia, potevamo e anzi dovevamo ritrovare anche quel tipo di gioia di cui godevammo a 18 anni. Perchè no?
Ci siamo trovati d' accordo e ci siamo addormentati.
Voglio ringraziarti Jacopo. Ti ringrazio perchè in molti momenti veramente duri della mia giovinezza e adolescenza la tua ironia e acutezza mi hanno sollevato e rafforzato e spero che questo ti sollevi un poco in questo tuo momento di debolezza che hai precedentemente esposto.
Voglio però soprattutto evidenziare che questo spazio che metti a disposizione è il vero motore del movimento rivoluzionario italiano (dillo anche al tuo eroe interiore, anzi, cantaglielo!!!)
Sono sempre stato molto critico nei confronti di chi promuove iniziative, progetti e dibattiti, ho sempre svolto quel ruolo "sinistro" di cui sopra e questo mi ha salvato fortunatamente da quei momenti che sintetizzerei con il "trovarsi con la pistola in mano". Questo però mi ha tagliato fuori per molto tempo da quasi tutte le realtà politiche. Dico quasi perchè qui non è così. Qui si respira aria sana, qui si incontrano persone che hanno capito che non v' è cambiamento sociale senza rivoluzioni individuali e non v' è guarigione dell' individuo senza rapporto con la società. Capire questo significa nutrire e annaffiare il fiore del domani, è questa la vera lotta...il resto è propaganda. Grazie Jacopo, stai su...stiamo su...e forza con il vento in poppa come giovani eroi verso il mondo del domani!!!
P.s. 
Per chi regge tre ore di film con tempi lunghissimi consiglio a riguardo l' ultimo imperatore di Bertolucci.

ho scritto tutto senza rileggere e di fretta per andare a lavorare, solo ora mi accorgo della marea di errori di battitura e distrazione ih ih  : D

Ciao Jacopo

 

quello che scrivi è bellissimo, ed è davvero piacevole sentirsi dire cose del genere da chi ha passato anni difficili come quelli, in un modo o nell'altro. Io vado per i 34 ed ho mosso i primi passi nel crearmi una coscienza politica quando già erano avvenute diverse scelte che avrebbero demolito la passione forse ingenua ma genuina che caratterizzava credo il periodo che dici tu, sia da un fronte che dall'altro. Ho sempre creduto, fin da piccolino (e crescendo sempre più me ne vado convincendo) che la vostra generazione abbia dovuto fare i conti con le strumentalizzazioni e con l'eccessiva auto-indulgenza dei movimenti, certo, ma che la mia e ancora di più le successive abbiano per contro maturato il peccato originale della disillusione cronica.

Bisognerebbe insegnarla questa rivoluzione lenta partendo da una idea di equilibrio che si fonda sull'aritmetica: se il mondo va piano puoi provare ad essere veloce, ma se il mondo è così veloce non ti rimane che essere lento: è un po' come diventare immortali per un quarto d'ora, se mi passi la frase idiota :-)

Personalmente negli ultimi anni sempre più mi vado dissociando da chi crede di rappresentare la sinistra italiana (è sintomatico che uno dei baluardi di idee vagamente di sinistra sia al momento Di Pietro, che non è esattamente marxista :-), ed auspico che si realizzi quel "Big Bang" di cui parlava tempo fa Bertinotti. A mio avviso il problema è che la gente ha perso le speranze: gli uni perchè la vita li ha portati a ricevere sberle e a stancarsene, arroccandosi nei loro giardinetti e nelle loro villette, diventando simili negli oggetti a chi cambattevano e mortificandosi da soli, come se contasse "cosa fai" più di "come lo fai". Gli altri perchè chi oggi porta le bandiere a sinistra spesso lo fa parlando come un manifesto ciclostilato, e perchè c'è sempre questa latente accusa di ipocrisia nei riguardi della costruzione del benessere, come se militare a sinistra volesse dire iscriversi ad un ordine francescano. Temo che questi malintesi che portano all'invezione dei tre tipi odierni di elettore di sinistra ("radical-chic", "eroe senza macchia con gergo anni '70" e "francescano un po' sfigato") siano il prodotto del fallimento di molte belle passioni che tu racconti intorno a te, e che altri amici 50-enni mi raccontano analogamente. Invece la questione è proprio nel non ammazzare la prospettiva: non c'è cosa peggiore che uccidere le speranze, pensa al caso delle donne in afganistan ad esempio, che ogni due per tre si sentono libere e poi di nuovo torna qualcuno a rimandarle allo start, come in un terribile gioco dell'oca: e poi magai da qui guardandole in televisione ci chiediamo come mai non facciano una insurrezione poplare...

 

Circa lo start del tuo post posso testimoniare di guardare con grande interesse e curiosità ai movimenti di destra che si stanno attivando in maniera più o meno critica, il caso che citi è esemplare, poichè non vedo dal fronte di sinistra analoga capacità in questo momento di svolgere (o tentare di farlo) un ruolo autocritico. Intendiamoci: quelli di Casa Pound sono gli stessi più o meno coinvolti nei pasticci dei filmati di piazza navona, ed esistono filmati che ce li mostrano prendersi a frustate con le cinte, per divertimento: probabilmente sono ancora molto lontani dall'aver elaborato il loro passato e dal riuscire a prenderne davvero le distanze, però mi sembra grave che nelle file di noialtri (mi ci metto pure io) che ci definiamo molto più capaci di alimentare confronti, questo genere di dibattiti di approfondimento non vengano neanche pensati. La mia tesi è che chi milita nella destra meno rappresentata sia talmente abituato ad essere schernito e messo da parte che ha elaborato se non altro la capacità di rimboccarsi le maniche e tentare strade sempre diverse per coinvolgere e dimostrare il proprio porgetto.

A sinistra c'è stato un passato in cui si poteva fare un po' di tutto nel modo giusto (e cioè lentamente) ma forse non se ne è mai accorto nessuno perchè si pensava alla rivoluzione come a qualcosa che dovesse esplodere da un momento all'altro.

Mi fa piacere leggere quello che scrivi perchè credo che da questo genere di direzione che delinei mentalmente dovrebbe rinascere un partito "vero" della sinsitra, libero dall'ingenuo ancoraggio al passato che ha penalizzato Bertinotti, ma soprattuto meno fatuo del PD e capace di costituirsi prima di tutto come movimento di persone che hanno un progetto su come fare le cose, convincendosi che per realizzarlo magari ci metteremo due o tre generazioni, ma chissenefrega: intanto aiutandoci l'un l'altro viviamo tutti un po' meglio e -hai visto mai- magari si fanno nuove amicizie e ci divertiamo un po'.

saluti (scusa le troppe chiacchere)

.

Buona cosa, Jacopo. Aver la testa piena di cose difficili fa parte del bagaglio del Buon-Umano.

A questo siam stati creati, diceva il Poeta: Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza.

Una delle poche cose che vale la pena di fare in questa vita breve o lunga, insensata o sublime che sia, è proprio quella di tener fede alla nostra umanità. Di coltivare il buono e di evolversi.

Sempre che questa vita sviluppatasi un un pianetucolo disperso nel cosmo abbia un senso... è senz'altro il modo migliore di passare il tempo.

Essere sereni, coltivare la felicità ... fa star bene, noi, i nostri figli, gli amici che ci circondano, gli animali ed anche le piante. Vuol dire che è buona cosa... Non ci son seghe. Se si sta male si blocca l'evoluzione. Di sicuro quella spirituale.

I pensieri difficili fanno crescere. Se pensare ed affrontare la vita non genera fatica e difficoltà vuol dire che ci siam fermati a ciò che abbiamo acquisito. Magari solo per riprendere fiato.

Appena si riparte, se si riparte, cominceremo di nuovo a sudare. All'inizio è una fatica terribile coltivare i pensieri difficili. Poi, dopo un po' di tempo, si comincia a sentire la soddisfazione. La soddisfazione che genera la via-via maggiore com-prensione delle cose e delle persone che ci circondano. Scatena endorfine e fa star bene. Basta da sola come ricompensa alla fatica, talora.

E' però un percorso senza fine, mi sembra. Così io a 47 anni ripenso e ricordo a come ero da giovane: pura-cristallina e forte di corpo e di pensieri .... ma povera e semplice; infante dal punto di vista della profondità e dello spessore della vita. Pochi i "colori" che riuscivo a vedere. Un nulla la profondità che sentivo della vita. Grigi i colori della natura, in confronto ad adesso, e poche le sfaccettature delle persone che riuscivo a cogliere...

Il bello dell'invecchiare. Sono interessata a sapere come ancor più piena e forse bella sapranno vedere la vita quelli ancora più grandi.... e questo mi toglie un po' di paura e mi fa anzi esser curiosa. Peccato dover perdere via via l'efficienza del corpo... Ma impagabile l'esperienza.

Certo fa male. Maggiore la conoscenza, la consapevolezza della vita e maggiore il dolore e l'angoscia che riesci a provare. Tutti i sensi, tutti gli stati emotivi sono più profondi e così anche più lancinante può essere il dolore.

Non so se abbia un senso tutto questo. Ma se la viviamo bene.... può essere davvero bella la Vita. Questa qui. Non dopo. Non prima.

E la fregatura, ma anche la maggiore opportunità, è che tutto dipende da noi. Che decidiamo di uccidere o di salvare. Di vedere o di distogliere gli occhi. Di ascoltare o di chiudersi in sè. Di "sentire" o di mettersi l'armatura.

E' nostra responsabilità, in ultima istanza, essere felici e dare bene agli altri. O lasciar scorrere la vita indifferenti, rinchiusi, ammalati di dolore o di rabbia.

Bisogna Credere per Vedere.

E ribadisco volentieri con te:

Prendiamola con calma e cerchiamo di divertirci. E di avere pieta' di noi stessi e dei nostri nemici.

Grazie Jacopo, :-)

è una riflessione molto interessante quella che fai, anche perchè spesso si tende tout court a non pensare affatto. :-(, specie quando si tratta di fare i conti con sè stessi, le proprie scelte. 

Invece penso da tempo che è solo acquistando una sempre maggiore comsapevolezza, che alla fine la vita la si è vissuta davvero e appieno.

Ho stampato il tuo articolo per farlo leggere alle mie figlie: spero che sia lo spunto per una bella e buona discussione sulla storia di questo paese, sulle mie esperienze, sulle loro scelte.

ciao ciao

algabranchia

Si capisco, o credo di capire, anche perchè esperienze così cruente non le ho sperimentate. Certo errori ne facciamo  e la giovinezza ha con se la buona fede dei ragazzi ma non degli insegnanti.

In questo periodo , poi, i cattivi pensieri aumentano.

Che fare? Come agire rimanendo integri nelle propie convinzioni?

Sinceramente continua a ronzarmi nella testa  la canzone di F. De André Il Bombarolo, la quale continua a ricordarmi che quella non è la strada. Ma comunque il problema resta. Avete presente il film di Spike Lee Fai LA Cosa Giusta ?

Stanno attaccando e rivoltando tutte le regole, già poco rispettate, del vivere civile. Siamo alle porte di un nuovo fascismo?

Venerdì saro a Roma alla manifestazione della CGIL e per la prima volta ho paura di trovare di fronte la polizia del g8 di Genova, quella tanto simile alla Pubblica Sicurezza degli anni  '70. Che strano ora si chiama Polizia di Stato. Certe cose non cambiano neanche in millenni.Ho 43 anni e anch'io mi ricordo degli anni di piombo e le tecniche del g8 sono vecchie e stra vecchie. Ma come difendersi? Un esempio ci viene dagli studenti di piazza Navona che sono riusciti a isolare i fascisti e a spiazzare la polizia con le riprese dai telefonini ma comunque non è semplice. C'ero nel 2003 tra i tre milioni a Roma, ma il clima era differente. Anche a Vicenza, contro il Dal Molin, era diverso con tutti che si davano da fare per isolare eventuali facinorosi.

Apprendo ora che finalmente Eluana c'è l'ha fatta!

Saluti.

Giulio Albenga

g.albenga at quipo.it