Class Action

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Il Senato ha approvato un emendamento alla legge Finanziaria che introduce "l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori".
Una mezza buona notizia perche', a differenza della Class Action americana, la normativa italiana impone due limitazioni: l'accesso e' previsto solo per i "consumatori" e non per tutti i soggetti danneggiati (in pratica sono esclusi imprenditori, aziende, eccetera).
La seconda limitazione e' invece piu' grossa: i consumatori possono arrivare all'azione legale collettiva solo passando attraverso le associazioni di consumatori finanziate dallo Stato e altri soggetti scelti dal Governo. Su chi siano e come vengano scelti questi soggetti si apre un mondo di domande...
La Class Action americana e' invece aperta a tutti.
Rimane dunque ancora valida la proposta contenuta nelle "10 semplici leggi per cambiare l'Italia" che stiamo sostenendo http://www.jacopofo.com/node/3838 (http://www.francarame.it/ per partecipare alla raccolta firme).

(Fonte: Aduc)


Commenti

 

http://www.stefanomannacio.it/2007/11/19/quer-pasticciaccio-brutto-della-class-action-allitaliana/

In un recente scambio epistolare con il Presidente di MDC, Antonio Longo, avevo stigmatizzato il formulato, poi approvato per errore al Senato, sull’istituzione della class action che pone una riserva quasi esclusiva alle associazioni appartenenti al CNCU. In poche parole si tradisce lo spirito originario della class action americana che dovrebbe, per i successi che ha ottenuto, essere il modello di riferimento, un modello diffuso sul territorio. Con la class action all’italiana si rischia di creare un sistema ”controllato e diretto” dal Ministro dello Sviluppo Economico, che, per legge (art. 136 del Codice del Consumo), presiede il CNCU.

Le imprese non dovrebbero essere preoccupate più di tanto, salvo che il ministro di turno, alzandosi male una mattina, non decida di convocare le associazioni per invitarle, magari con la promessa di qualche finanziamento, a ”colpire un’azienda per educarne cento”.  E’ evidente che i contributi potrebbero essere erogati anche per la ragione opposta! A fronte di tale scenario, le difese “corporative” del provvedimento da parte di Federconsumatori, sembrano surreali come il sostegno, a spada tratta, di Adiconsum e Adusbef, Essendo tutte associazioni appartenenti al CNCU e, guarda caso, strenue paladine dell’indennizzo diretto, comprendiamo benissimo la volontà di sostenere quello che è per loro una specie di ”asso piglia tutto”, come peraltro espresso con alcuni comunicati dall’ADUC (qui, qui e qui) , una associazione fuori dal coro.