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La storia di Inanna – Prima parte

di Jacopo Fo

Oggi vi racconterò una storia che vi riguarda molto da vicino e che concerne il fatto che siamo stati vittime di una falsificazione globale della realtà. 
I primi testi sono dei sumeri, fino a un mese fa ero convinto che il primo testo dell’umanità fosse il Gilgamesh, un testo meraviglioso. Nel 1935 ci fu un grande convegno di glottologi, immaginatevi una sala con 500 glottologi americani, tutti vecchissimi con bastoni, deambulatori ecc e arriva un gruppo di scienziati che avevano tradotto per la prima volta il Gilgamesh, presentano questa scoperta e per la prima volta nella storia scoppia una rissa tra glottologi, si sono menati come degli spaccalegna bergamaschi. Di quale scoperta parliamo? Questo gruppo di scienziati affermava che nel Gilgamesh c’è il racconto del Diluvio Universale. 
L’uomo in questione non si chiama Noè ma Dio gli ordina di fare un’arca, le misure sono un po’ diverse ma vai a sapere… la storia però è la stessa: tutti gli animali sull’arca e poi viene mandato fuori un altro tipo di uccello. Differenze irrisorie e praticamente si sosteneva che Dio avesse copiato dai Sumeri, capite che era una cosa inaccettabile negli anni ’30 nell’America oscurantista e razzista e segregazionista. 
Insomma, una rissa incredibile e sono andato avanti per anni a dire che il Gilgamesh era l’opera più antica del mondo, e un mese fa scopro che non è vero perché c’è l’Epopea di Inanna, che si compone di vari testi e che è precedente al Gilgamesh, si parla di 5000 anni fa ed è incredibile che non si sia pensato che è un testo fondamentale, racconta una storia pazzesca. 
Inanna è la Dea madre, la più importante, la dea dell’amore e del sesso. Ama gli esseri umani e l’epopea contiene tutte le storie di tutta la letteratura. Inanna è una e trina, determina l’alternarsi delle stagioni. Inanna va dal dio sapiente, quello che crea l’acqua dolce e quindi la vita biologica ubriaca e lo seduce, una scena di sesso infuocato e mentre lui ha un orgasmo sconfinato lei lo convince a dirle i 100 segreti della conoscenza: l’astronomia, la medicina, l’architettura, la geometria, la matematica ecc. Quindi ruba tutte le conoscenze di questo dio e cosa fa? Le regala agli uomini. Una donna meravigliosa. E’ lei che rende le città vivibili, tutto quello che serve per vivere lo porta lei. Lo ruba per amore degli esseri umani.
Non solo, a un certo punto il suo amore viene ucciso e lei scende nel mondo dei morti, muore e dopo tre giorni resuscita. 
Nei testi antichi di gente che muore e dopo tre giorni risorge ce n’è un sacco e questo fenomeno ha una sua spiegazione logica, il fatto di essere materialisti e andare a cercare la concatenazione logica degli eventi è meraviglioso. 
Nel nostro cielo dal 22 al 25 dicembre c’è un fenomeno che è esattamente questo, non ce ne accorgiamo ma in quei tre giorni per un effetto ottico sembra che il Sole si fermi, c’è una ragione scientifica per questo ma se sei un primitivo che guarda il cielo hai l’impressione che il Sole vada avanti e indietro. Ecco perché troviamo sempre questa storia di un dio che muore e poi risorge dopo tre giorni. 
Questa storia di Inanna è anche un documento storico strepitoso su un momento della nostra storia che è fondamentale.  
Secondo alcuni storici c’è stato un periodo in cui l’umanità ha vissuto di pesca e agricoltura lungo i grandi fiumi e queste erano società in cui uomo e donna erano alla pari, la Riane Eisler nel suo libro Il Piacere è sacro le chiama società di “partnership”. Non conoscevano la guerra perché si è scoperto che vivevano in città senza mura, le sepolture di maschi e femmine erano uguali e da questo si deduce che fossero società pacifiche. 
A un certo punto queste città sono invase da allevatori guerrieri delle steppe auroasiatiche che erano diventati violenti perché avevano scoperto che potevano vivere allevando le pecore e di conseguenza avevano scoperto anche che le pecore sono facili da rubare perché hanno le gambe e quindi diventano agguerriti per difendere o rubare il bestiame. Quando inventano l’arco e la doma dei cavalli si spostano e invadono le grandi pianure.
Sono selvaggi e bravi a combattere e hanno vittoria facile su questi contadini che culturalmente però sono molto più avanti. Questi invasori non sanno niente di astronomia, di matematica, di scienze, di irrigazione, di ingegneria. Vivere sulle sponde del Nilo o del fiume Giallo significava saper fare un sacco di cose complicate.
E che storia troviamo nell’epopea di Inanna riguardo a questo periodo?
Inanna vuole sposare un contadino e il fratello le dice: “Ma no, sposa un guerriero pastore, sposa il vincitore”, ma lei non è d’accordo e risponde: “Il pastore? Non sposerò il pastore, le sue vesti sono rozze, la sua lana è ruvida. Sposerò l’agricoltore, l’agricoltore coltiva il lino per le mie vesti, l’agricoltore coltiva l’orzo per la mia tavola…”
E vanno avanti con questa discussione arrivando esattamente al momento in cui c’è l’integrazione tra i vincitori. Le società matriarcali erano molto brave a integrare gli stranieri. 
Arriva il re straniero che si chiama Dumuzi: 
“Perché parli dell’agricoltore? Perché ne parli? Se lui ti dà farina nera io ti darò lana nera. Se lui ti darà farina bianca io ti darò farina bianca…”.
Il re continua a magnificare quanto è bravo e una notte va a trovare Inanna:
“Inanna gli aprì la porta, all’interno della casa si parò splendente davanti a lui come la luce della Luna. Dumuzi la guardò esultante. Premette il suo collo contro il collo di lei, la baciò”
E qui inizia una scena… Io vorrei che voi tornaste alla vostra prima classe al liceo: siete lì e la professoressa di lettere inizia a leggere il punto clou della prima grande opera letteraria dell’umanità. 
Dopo che si sono baciati sul collo Inanna fa questa dichiarazione:
“Quanto a me Inanna, chi arerà la mia vulva? Chi arerà il mio alto campo? Chi arerà il mio umido terreno? Quanto a me, giovane donna, chi arerà la mia vulva? Chi disporrà il bue? Chi arerà la mia vulva? 
Dumuzi rispose: Grande Signora, il re arerà la tua vulva, io, Dumuzi, il re arerò la tua vulva!
Inanna disse: Ara dunque la mia vulva, o uomo del mio cuore, ara la mia vulva. 
In grembo al re si ergeva l’alto cedro, egli ha fatto scorrere le sue belle mani sui miei fianchi, il pastore Dumuzi mi ha inondato il grembo di panna e di latte, mi ha accarezzato il pelo del pube e innaffiato il mio grembo. Ha posto la sua mano sulla mia sacra vulva. Ha lisciato la mia nera nave con la sua panna. Mi ha svegliato la mia agile nave con il suo latte. Sul letto mi ha accarezzato.”
Io credo che qualunque classe di quindicenni mi darebbe tutta la sua attenzione e forse muoverei anche la passione verso la letteratura.
(Continua)