Dario Fo

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Il Teatro Fa bene raccontato da Jacopo Fo – Parte Quinta

Chiudiamo con questa ultima parte la chiacchierata di Jacopo con gli studenti sul significato del Teatro (con divagazioni…)
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Domanda: Secondo te quanto può essere utile l’Università?
Jacopo: Nessuna utilità!

Domanda: Ok, le altre… e questa, la nostra? [Risate]
Jacopo: Vabbè, mi ha chiesto una cosa generale! Ti posso dire che quando faccio le selezioni di lavoro segno con un “due meno” chi arriva dicendo che è laureato, perché generalmente chi esce dall’università è bravo a giustificarsi con i professori… Chi lavora con me, se non ha fatto una cosa e si giustifica, con me ha chiuso. Perché io ho una morale calvinista, che è anche un po’ giapponese: quelli che si giustificano sono dei vigliacchi. Se arrivi in ritardo, di’: “Mi scuso per essere arrivato in ritardo”. Se mi spieghi perché, allora io ti rispondo che dovevi partire un’ora prima… Ti si è rotta la macchina? Ecchissenefrega!
Io lavoro “all’opposizione”, e per noi portare a termine il lavoro è difficilissimo, perché c’è la censura e tanto altro. E dunque lavoro solo con gente che se mi dice che quel certo lavoro sarà consegnato entro una certa data, o me lo consegna o è morta… Con molte persone con cui ero a scuola insieme quando avevo la vostra età, collaboro e lavoro ancora adesso. Per tutta la mia vita – ora ho 62 anni – ho selezionato solo gente che sa mantenere la propria parola. Il risultato è che oggi lavoriamo con la Rai, con Eni, eccetera, e riusciamo a lavorare in metà del tempo e per metà del prezzo, per cui riusciamo a vincere gare che nessun altro riesce a vincere. E questo è l’unico modo, pur essendo comunisti e rompicoglioni – e noi stiamo sulle balle anche ai comunisti, perché rompiamo i coglioni anche a loro, perché non siamo mai d’accordo con nessuno! – cioè garantiamo la qualità.
Il grande problema è la separazione tra l’apprendimento scolastico e il mondo del lavoro. Per questo vi dicevo prima che secondo me sarebbe geniale se voi usaste queste lezioni non ai fini delle interrogazioni ma per fare un oggetto che quando poi uscirete dall’Università avrà un valore: avere 20mila “amici”, supporter, che vi seguono su Facebook, 10mila su Instagram e 5mila su questo o su quello è un vero e proprio capitale. Se voi usate questi anni semplicemente per acquisire crediti … beh, per me buttate via il vostro tempo.
Quando studiavo io si andava a scuola con le spranghe… i professori non avevano nemmeno il coraggio di discutere con noi; nella mia scuola non c’erano i libretti delle assenze e presenze e nemmeno i registri. Per un anno non sono entrato in classe, ma sono stato promosso comunque perché abbiamo occupato la scuola. Stavo a scuola tutto il giorno, 8 ore, senza entrare in classe e assieme a un gruppo di altri studenti avevamo fatto un sacco di lavori, audiovisivi, serigrafie, ecc. Lavoravamo molto di più di quelli che studiavano, ma lavoravamo su cose che ci servivano. A partire da quel lavoro fatto a scuola, io poi ho scritto dei libri, e li ho anche venduti, e venduti bene! Per un periodo ho scritto 4-5 libri all’anno e ho potuto farlo perché ho “monetizzato” il lavoro precedente e ho fatto tesoro del metodo imparato allora, anche con i professori che avevano voglia di insegnarci a lavorare. E senza voti!
Capiamoci: io sono molto favorevole allo studio. Sono contrario a questo modo di studiare. Quello per cui voi cercate di prendere per il culo i professori e non vi accorgete che quelli presi per il culo siete voi… perché poi finite con il fare lavori di merda!
Vorrei che in questo tempo che vi ho dedicato almeno uno di voi si rendesse conto che lo stanno truffando e che ha davanti una prospettiva agghiacciante… trovarsi a 30 anni con un figlio e una famiglia da mantenere e un lavoro di merda, e … non puoi non andare a lavorare sennò il bimbo non mangia! Ragazzi, l’inferno è questo.
Andate in giro per la città: c’è davvero tantissima gente disperata … voi ora, invece, vivete un tempo in cui potete lavorare senza avere l’urgenza, perché comunque a casa qualcuno vi sta dando da mangiare (sennò sareste più magri di quello che siete!). Il fatto che non utilizziate le vostre 8 ore al giorno per fare qualcosa che vi serve per uscire dalla scuola con un lavoro in mano è disastroso. Ed è un disastro che, ahimè, fanno centinaia di migliaia di studenti. Ripeto: quelli della mia scuola che hanno fatto ciò che ho fatto io, quando sono usciti si sono ritrovati a fare chi il giornalista, chi il cantante, ecc… Ruggeri, sì, andava a scuola ma utilizzava il tempo per imparare a suonare e in quinta liceo faceva già concerti; Gad Lerner faceva già giornalismo; Andrea De Carlo scriveva già libri, e via di seguito. Se volete fare gli scrittori quando pensate di cominciare? Quando andate a lavorare in fabbrica o in ufficio?!?
Voi li vedete i vostri genitori quando tornano a casa dal lavoro la sera? Sono distrutti… Voi ora siete nell’età migliore: avete il tempo e avete la fantasia. E avete l’università che vi potrebbe aiutare. Sono convinto che qui potete trovare professori che vi supportano: approfittatene!

Domanda: Hai collaborato con i tuoi genitori alla stesura di molti testi. A quale sei più affezionato?
Jacopo: Il testo per me più emozionante è la storia dell’assedio di Alessandria; non posso raccontarlo ora perché è un po’ troppo lungo. E’ la prima storia che mio padre mi raccontò quando ero piccolo ed è l’ultimo romanzo che lui scrisse prima di morire. La sua famiglia, infatti, è di Alessandria e si tratta delle storie che il mio bisnonno raccontava a mio padre su come questi folli riuscirono a fregare l’esercito di Federico il Barbarossa. Quando mio padre a scuola sentì raccontare la versione ufficiale dell’assedio di Alessandria non ci credette perché non gli tornava con quanto gli aveva raccontato il nonno. Ed è così che ha iniziato le sue ricerche storiche. Se vi interessa, su internet – digitando Jacopo Fo assedio di Alessandria – trovate un mio lungo articolo in cui riassumo questa storia. Fra qualche tempo dovrebbe anche uscire il libro per la Giunti. Questa per me è emotivamente molto importante. Ma di storie come questa ve ne sono a centinaia.
Grazie della vostra attenzione, buona giornata a tutti!

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