Storia

Facebook Instagram TikTok YouTube Twitter Jacopo fo english version blog

 

RESTIAMO IN CONTATTO!

PER CONOSCERE GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI VISITA LA MIA PAGINA FACEBOOK

 

Storia, archeologia, nuove teorie, scoperte. La storia come nessuno ve l'ha mai raccontata

scienza impossibile: Le piramidi producevano idrogeno?

Ricevo una mail da Aldo che mi segnala un suo articolo interessante a proposito de: L'idrogeno di Keope.
Sinceramente non credo che le cose stiano così ma trovo il ragionamento comunque geniale e degno di riflessione.
Un'ipotesi affascinante proposta in modo semplice, chiaro e documentato. Un articolo molto curioso.
Per inciso ricordo che anche io ho elaborato una teoria sulle piramidi: furono costruite con forma tronca dai contadini-pescatori che vissero in Egitto dal 9000 a.C, erano ripari sopraelevati, rifugio durante le inondazioni e filtri per potabilizzare l'acqua.

Ecco uno stralcio iniziale dell'articolo sull'idrogeno:
Secondo quanto riporta Erodoto la valle del nilo veniva sommersa dalle acqua del fiume dal mese di giugno fino al mese di settembre lasciando uno strato di limo dove gli egizi seminavano cereali a ciclo invernale raccolti prima della successiva inondazione.

Dal punto di vista agronomico noi sappiamo che i cereali producono una grande quantità di biomassa non utilizzata (paglia) molto ricca di cellulosa e possiamo ipotizzare una grande frequentazione di animali (uccelli, maiali, serpenti, etc.) dopo la raccolta della coltura. Erodoto parla addirittura dell’allevamento di oche e maiali sui residui lasciati dalle coltivazioni.

Adesso immaginiamo tutta quella biomassa composta da paglia ed escrementi sommersa dall’acqua del Nilo carica di limo e la temperatura raggiunta nei mesi estivi a quella latitudine.

E’ facile supporre un processo di fermentazione anaerobica in cui una biomassa ricca di carbonio e arricchita da sostanze azotate delle deiezioni produce biogas o “aria infiammabile di palude”.

Alessandro Volta nell’autunno del 1776 scoprì la proprietà infiammabile di questo gas studiando in un’ansa di acqua stagnante del fiume nel cremonese, in quell’epoca il fenomeno era spiegato, al pari dei fuochi fatui, con poca “scienza” e molta superstizione, addirittura c’era anche chi lo riteneva il “respiro del diavolo”.

E’ possibile secondo voi che gli egiziani che conoscevano alcune biotecnologie come la fermentazione del pane, della birra e del vino fossero così ciechi da non vedere cosa stava avvenendo sotto le acque del fiume sacro?

Innanzi tutto dobbiamo ricordare che lo sfruttamento di una fonte energetica permette lo sviluppo di tecnologie che ottimizzano la sua utilizzazione e ci mettono a disposizione gli strumenti e l’energia per esplorare altri sistemi energetici.

Le piramidi egizie pur rimanendo fedeli alla forma, con alcune variazione di inclinazione, hanno avuto una evoluzione rispetto ai materiali di costruzione passando da mattoni di argilla a massi di calcaree di 20 quintali dimostrando che una maggiore disponibilità energetica e tecnologica veniva investita per ottimizzare il processo produttivo.

E se il complesso di Giza non fosse altro che un impianto industriale di biotecnologie????

Noi oggi sappiamo che il biogas è una miscela di metano (65%), anidride carbonica (30%), vapore acqueo (1.9%), azoto (1,8%), idrogeno solforato (0,6), ossigeno (0.5), mercaptani (0,2%) con valori dei componenti variabili a seconda del materiale fermentescibile di partenza e le condizioni in cui avviene la fermentazione.

Le principali tecnologie per la sua utilizzazione sono indirizzate alla purificazione e lo stoccaggio:

la prima ci permette di avere il gas metano puro con piu alto potere calorifico (8.000 kcal/m3), la seconda l’immagazzinamento in volumi contenuti.

Se le piramidi non erano monumenti funerari allora le strutture (templi) adiacenti dovevano essere dei biodigestori e il biogas prodotto veniva pompato all’interno della piramide dove opportune temperature e pressioni permettevano un conveniente stoccaggio.

Alcuni aspetti convalidano questa tesi:

1- La forma piramidale a base quadrata ha un alto rapporto tra la superficie esterna e il volume in modo da permettere dispersione di calore della massa.

2- Le pareti esterne erano ricoperte da calcare bianchissimo tale da riflettere i raggi solari.

3- Le pareti inclinate in modo perfetto potevano permettere un sistema di raffreddamento a film di acqua che sfruttando il calore necessario alla sua evaporazione abbassava la temperatura della massa (sistema usato in agricoltura in serre).

4- Le pareti degli ambienti interni sono di materiale diverso e in particolare granito rosso, diorite perfettamente combacianti e a tenuta stagna, quasi fatte a posta per contenere gas.

5- La piramide viene orientata con il lato dove è l’ingresso principale a nord e questa parete è anche quella che rimane sempre in ombra durante il giorno creando un gradiente termico.

6- Nell'anno 820 d.C. il Califfo Ma'mun fu il primo ad entrare nella camera del re e trova solamente un sarcofago in granito vuoto, ma racconta di aver trovato del materiale infiammabile tale da rendere l’aria interna irrespirabile. Si trattava di polvere di zolfo.

7- Ultima e forse banale osservazione è quella simbolica: noi sappiamo che la molecola di metano è composta da cinque atomi (CH4) come i cinque angoli della piramide quattro uguali alla base e uno diverso al vertice, ma la molecola di metano ha una forma spaziale piramidale con base triangolare e la molecola di carbonio al centro.

Il biodigestore anaerobico trasforma la biomassa fermentescibile in biogas e sottoprodotti che devono essere periodicamente allontanati dal processo in quanto tossici per i micoorganismi usati. Si tratta di composti molto ricchi di sostanze azotate e in base alla loro consistenza si dividono in liquami (parte liquida) e fanghi (parte solida). Di solito oggi vengono utilizzati per la concimazioni delle colture agrarie previa il controllo di alcuni elementi inquinanti come metalli pesanti o flora microbica pericolosa in quanto la maggior parte dei biodigestori è stata costruita per smaltire reflui zootecnici e urbani.