Statistiche e articoli su omicidi, suicidi e altri reati

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Finalmente riesco ad essere concentrato a sufficienza per poter scrivere. Per adesso voglio segnalare un libro: "Paura liquida" di Zygmunt Bauman (Laterza, 2007).
Difficile da seguire, ma alcuni suoi passaggi sono inconfutabili. Descrive bene la paura della società occidentale, anzi sembra descrivere bene le sue paure di cittadino di questa parte del mondo. L'uomo occidentale ha paura di perdere la sua sicurezza, ha terrore del terrore. Viviamo nelle società piu' sicure della storia e non riusciamo a crederci. Sul finire del 1800 in Italia c'erano 20 omicidi volontari ogni 100.000 abitanti, oggi siamo ad un tasso di omicidi di 0,9. Abbiamo avuto 621 omicidi nel 2006!
Oggi, nessuno uccide per un metro di terra, per adulterio, per furto di bestiame, ecc..

Di seguito alcune statistiche e articoli su omicidi, suicidi e altri reati

Fonte: http://micpohling.wordpress.com/2007/05/page/2/

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Morti per suicidio in Svizzera secondo il metodo adottato (dati relativi al 1995, fonte UFS).

Metodo Uomini (%) Donne (%)
Arma da fuoco 36.3 - 5.5
Impiccagione 29.0 - 21.7
Avvelenamento 11.4 - 29.7
Droghe 0.8 - 2.0
Sostanze psicotrope 4.7 - 16.9
Altri veleni 5.9 - 10.7
Investimento 8.5 - 11.0
Precipitazione 7.5 - 12.9
Annegamento 4.3 - 13.7
Altro 2.9 - 5.5

Fonte: clicca qui

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Armi da fuoco – cifre e fatti
22.11.06
Di Richard Gasser, responsabile Internet proTELL

Durante gli ultimi quattro mesi, siamo stati inondati letteralmente da rapporti e discussioni
nei medias concernenti armi e munizioni.
Per disgrazia, tuttavia era impossibile ottenere informazioni chiare. Con dichiarazioni vague
come “molto”, “in maggioranza”, “quasi”, ecc., si tentava di farci credere che le armi
da fuoco rappresentavano un problema importante in Svizzera e che le armi di ordinanza
erano responsabili di una grande parte dei suicidi. Almeno, si sono trovati nella stampa
qualche paragone, tuttavia poco attendibili, con l’uso abusivo di armi in altri paesi.
proTELL voleva esserne sicuro. Sulla base di statistiche accessibili al pubblico, di pubblicazioni
scientifiche e di articoli di esperti svizzeri e stranieri, alcune cifre sono state raccolte
e paragonate.
Disgraziatamente, un paragone attendibile e' solo possibile con la Germania, altre ricerche
sono in corso per altri paesi come gli USA e l’Inghilterra. Le cifre utilizzate provengono tutte
da gli anni 2002 a 2005, ma tuttavia si possono paragonare. Abbiamo potuto constatare
che le variazioni annuali sono poco importanti.

Densità in armi e delitti
Armi tenute legalmente da privati per abitante
Germania - 0.121
Svizzera –0.260
Svizzera con armi di ordinanza dell’esercito – 0.298

Omicidi per milioni di abitanti
Germania - 30.8
Di cui 9.2% con armi da fuoco
Svizzera – 28.55
Di cui 26.8% con armi da fuoco

Ferite corporee per milioni di abitanti
Germania - 1’698
Di cui 1.104% con armi da fuoco
Svizzera – 1’098
Di cui 0.69% con armi da fuoco

In Svizzera, la densità di armi legali e' sensibilmente piu' elevata che in Germania; il contrario di quello che concerne i delitti. Il che lascia supporre un numero elevato di armi illegali
in Germania, fatto confermato dalle inchieste della polizia giudiziaria tedesca.
Però, in Svizzera, nessuna statistica indica il numero di armi illegali utilizzate per commettere i delitti. Queste cifre potrebbero essere ottenute, probabilmente, nei rapporti di polizia stabiliti per ogni delitto, ma ne la Confederazione, ne i Cantoni li menzionano nella loro statistiche.

Armi e suicidi
Suicidi per 100.000 abitanti

Germania - 13.02
Di cui 8.45% con armi da fuoco
Svizzera –19.90
Di cui 30% con armi da fuoco
Di cui 12% con armi di ordinanza

Sapete già che in Germania:
- Secondo stime di esperti, 20 milioni di armi da fuoco detenute illegalmente; ciò in
rapporto ai 10 milioni di armi detenute legalmente.
- Che secondo inchiesta della polizia giudiziaria tedesca del 2002, armi detenute illegalmente sono state utilizzate in 84% di omicidi e di assassini e nel 47% delle
ferite corporee.
- Che secondo la statistica della polizia criminale del 2005, nei 5'039 casi di uso di
armi da fuoco, 4% sono stati omicidi e circa il 30% hanno provocato ferite corporee;
il grande restante ha provocato danni materiali.

Sapevate già che in Svizzera
- Il numero di suicidi di militari attivi con le circa 200.000 armi di ordinanza, conto
tenuto del sesso, della nazionalità e del gruppo di età tra 20 e 40 anni si eleva ancora
a 56 sui 1675 casi dell’anno 2005.
- Che pressappoco 75.000.000 di cartucce sono tirate annualmente al tiro sportivo e
alla caccia in maniera responsabile.
- le 15.269 firme della petizione “Nessun’arma da fuoco a casa” della rivista “Annabella”
corrispondono a 0,33% delle cittadine e dei cittadini che hanno diritto di
voto.
- Giornalmente, 12 persone sono ferite da morsi di cani e che questi 4.000 casi
annuali devono essere messi in rapporto con le 36 ferite corporee con armi da
fuoco.

Fonte: clicca qui

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Leggendo i dati relativi al 1999 il tasso di omicidi su 100.000 abitanti in Italia e' 1,40, negli USA e' il quadruplo (5,72), pur con una popolazione carceraria molto piu' ampia della nostra.

Fonte: http://francogatti.blogspot.com/2008/01/non-approvo-neanche-le-virgole.html

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Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport DDPS
Segreteria generale DDPS Comunicazione DDPS 1/3
Factsheet 21.6.2007

Armi dell'esercito, suicidi, omicidi
Quante armi dell'esercito sono custodite nelle economie domestiche svizzere?

Fucili d'assalto 90, fucili d'assalto 57 e pistole 75
come equipaggiamento personale di militari attivi: 235 000
ceduti in proprietà: 245 000
come armi in prestito a tiratori, giovani tiratori ecc.: 55 000
in totale: 535 000

In seguito alla riduzione dell'effettivo dell'esercito, dall'inizio del 2003 il numero delle armi d'ordinanza di militari attivi custodite nelle economie domestiche svizzere si e' ridotto di 225 000 unità, pari al 50%. Inoltre, un numero sempre minore di militari esprime il desiderio di ricevere in proprietà l'arma personale al termine dell'obbligo di prestare servizio militare. Nel 2006 tale desiderio e' stato espresso soltanto dal 25% dei militari prosciolti.
Fonte: DDPS/BLEs, 31.01.2007

Alle armi d'ordinanza si aggiungono le armi dell'esercito cedute in proprietà ai militari in epo-che precedenti. Il loro numero non e' noto, ma potrebbe variare tra 500 000 e 1 milione. In totale, si ipotizza che nelle economie domestiche svizzere siano custodite 2,2 milioni di armi da fuoco (armi dell'esercito e altre armi).
Secondo il professor M. Killias, che si fonda sull'inchiesta svizzera concernente le vittime, nel 2005 il 27% delle economie domestiche svizzere possedeva un'arma da fuoco (2000: 35%); il 64% (2000: 63%) erano armi militari. Su un totale di 3,1 milioni di economie domestiche, ciò significa che 0,84 milioni di economie domestiche possiedono una o piu' armi da fuoco. Rimarrebbe da chiarire perche', malgrado la diminuzione del numero delle economie domestiche che possiedono armi e la marcata diminuzione delle cessioni in proprietà di armi personali ai militari prosciolti, vi sia un aumento della percentuale delle armi dell'esercito.

Importanza delle armi dell'esercito per quanto riguarda gli omicidi in Svizzera
Non esistono (ancora) statistiche sulla quota delle armi dell'esercito impiegate negli omicidi. Il professor Killias ipotizza che tale percentuale possa aggirarsi attorno al 20% (stima del 2006).
Su una media annuale di 213 tra vittime di omicidi tentati e vittime di omicidi consumati in Svizzera negli anni 2000-2004, si constata la seguente ripartizione delle cause:
armi da taglio 36%
armi da fuoco 34%
percosse 10%
strangolamento 9%
altro 11% 2/3

La quota degli omicidi tentati e di quelli consumati con armi da fuoco ha raggiunto il 29% in ambito domestico e il 42% tra sconosciuti. Per quanto riguarda l'ambito domestico, le armi da taglio sono state il mezzo piu' utilizzato (35%).
Per quanto riguarda i soli omicidi consumati (76 su 213 = 36%), l'arma da fuoco e' il mezzo piu' frequente (43%, rispettivamente 44% in ambito domestico).
 L'arma da fuoco non e' il mezzo piu' frequentemente impiegato in assoluto, ma e' il piu' leta-le.
Fonte: Ufficio federale di statistica, comunicato stampa, 12.10.2006
Importanza delle armi dell'esercito nei casi di suicidio in Svizzera
Negli anni 1969-2000 in Svizzera vi sono stati in totale 45 700 suicidi, di cui il 26% mediante impiccagione, il 24% con armi da fuoco, il 14% con veleno e il 10% mediante caduta.
Da ciò risultano in media 1428 suicidi l'anno, di cui 343 con armi da fuoco. La quota delle armi dell'esercito non e' nota.
Il tasso di suicidi in Svizzera tende da anni a diminuire e attualmente si situa a 28 per 100 000 abitanti. In un confronto internazionale, la Svizzera si situa al margine superiore dell'ampia fascia media europea.
Fonte: Rapporto dell'UFSP «Suicidio e prevenzione del suicidio in Svizzera» (aprile 2005)

Un solo studio ha finora esaminato la quota delle armi dell'esercito nei suicidi: il 30.0% di tutti i suicidi nei Semicantoni BS e BL negli anni 1992-1996 sono avvenuti con armi da fuoco (42.1% dei suicidi di uomini, 8.6% dei suicidi di donne ). Il 40% di tali suicidi, pari all'11.9% di tutti i suicidi, sono avvenuti con armi dell'esercito.
Cifre assolute Uomini Donne Totale
Totale dei suicidi 285 162 447
di cui con armi da fuoco 120 14 134
di cui con armi private 70 11 87
di cui con armi dell'esercito 50 3 53

Se su questa base (quota delle armi dell'esercito sul totale dei suicidi = 11.9%) si estrapo-lano dati relativi all'intera Svizzera, si giunge a 170 suicidi l'anno eseguiti con armi dell'eserci-to. La cifra effettiva dovrebbe essere assai inferiore, poiche' la quota dei suicidi con armi da fuoco nei Semicantoni di BS e BL raggiunge il 30%, mentre a livello svizzero e' del 24%.
Fonte: A. Frei et al. Use of Army Weapons and Private Firearms for Suicide an Homicide in the Re-gion of Basel, Switzerland (Ospedale cantonale di Lucerna, 2006).

«Quasi 300 morti l'anno dovuti ad armi dell'esercito»
Questo dato e' stato citato dalla stampa nel contesto del dibattito relativo alla legge sulle armi (22 marzo 2007). Esso si riferisce alle conclusioni provvisorie di uno studio del professor M. Killias, finanziato dal Fondo nazionale per la ricerca scientifica e relativo a 789 vittime di omicidi e a 808 suicidi, da cui emerge che:

• in un confronto internazionale, il tasso di omicidi in Svizzera e' basso (USA 56 per 1 milione di abitanti, SF 24, CAN 20, AUS 20, NL 15 e CH 12),

• la violenza domestica in se' non e' piu' elevata rispetto a qualsiasi altro luogo,

• la quota di omicidi in famiglia e' tuttavia molto alta, ciò che viene interpretato come una conseguenza della disponibilità superiore alla media di armi e armi d'ordinanza.

Nel suo rapporto intermedio, il professor M. Killias afferma: «... ciò significa che sulle 400 persone che ogni anno in Svizzera si suicidano con un'arma da fuoco, circa 260 lo fanno con un'arma d'ordinanza. Se inoltre si considera che in circa il 20% di tutti gli omicidi entra in gio-co un'arma d'ordinanza, ne risulterebbe che circa 280 persone perdono annualmente la loro vita a causa di armi d'ordinanza, ciò che corrisponde a oltre la metà delle vittime d'incidenti stradali.»

La formulazione «a causa di armi d'ordinanza» lascia intendere che, senza le armi d'ordi-nanza, queste persone sarebbero ancora in vita. Tale affermazione può essere vera in sin-goli casi, ma e' in ultima analisi inappropriata, poiche' confonde sintomo e causa e addebita il motivo dell'atto al mezzo utilizzato per commetterlo. Poiche' la base di dati dello studio e' an-cora poco consolidata, il professor Killias si accontenta di concludere che: «..., tra le cause di morte, le armi d'ordinanza non rappresentano un'inezia trascurabile». Ciò non e' contestabile da alcuno. Inversamente, e' anche esatto affermare che, per il 90% dei suicidi e degli omicidi, sono scelti mezzi diversi dalle armi dell'esercito.
Fonte: Crimiscope, Università di Losanna, numero 33, dicembre 2006

Discussione delle cifre
Sulla base del rapporto dell'Ufficio federale della sanità pubblica e dell'indagine di A. Frei si giunge a un totale di 170 suicidi l'anno con armi dell'esercito. Secondo il professor M. Killias si tratterebbe invece di 260 (stima).
La quota delle armi dell'esercito negli omicidi consumati non e' comprovata statisticamente. Secondo il professor M. Killias si tratterebbe di «circa il 20%», pari a 20 casi.
Il professor Killias giunge quindi a un totale di 280 morti l'anno dovuti ad armi dell'esercito (nei resoconti della stampa in seguito arrotondati a 300). Sulla base delle altre fonti menzio-nate in precedenza la cifra potrebbe essere considerevolmente inferiore: 180 casi, ossia il 12% dei suicidi e degli omicidi consumati ogni anno (1500). Questa percentuale effettiva-mente non e' trascurabile ne' può essere considerata un'inezia, ma deve tuttavia essere vista nel quadro globale.

Fonte: clicca qui

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C'e' un'arma in quasi metà delle case americane, esattamente in 48 milioni di famiglie. L'acquisto di un'arma negli Usa e' cosa quanto mai facile e in 48 Stati e' libera la vendita anche dei fucili d'assalto.
da http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/esteri/usa-armi/usa-armi/usa-armi.html

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Seimila reduci si sono tolti la vita soltanto nel 2005
SARA BERUTTO
NEW YORK

Per molti soldati americani che hanno combattuto in Iraq e in Afghanistan la guerra piu' sanguinosa comincia con il ritorno a casa: il numero dei suicidi tra i veterani supera quello dei militari uccisi dall’inizio del conflitto. I dati, raccolti in un’inchiesta durata cinque mesi dal network Cbs, sono impietosi: soltanto nel 2005 sono stati 6256 gli ex soldati che hanno deciso di togliersi la vita una volta tornati dalle loro famiglie. Una media di 17 suicidi al giorno, piu' del doppio del resto della popolazione statunitense.

Il tasso di suicidi negli Stati Uniti e' di 8,9 casi su 100 mila persone, ma tra i veterani la cifra sale a 18,7. I numeri si fanno ancora piu' preoccupanti se messi a confronto con quelli dei soldati caduti in combattimento in Iraq dal 2003. Per il sito internet iCasualties, fondato dall’ingegnere elettronico Michael White per monitorare le vittime del conflitto in Iraq, sono 3863 i soldati americani uccisi in servizio dal 2003 a oggi, una media di 2,4 al giorno.

I militari piu' a rischio sono i reduci giovani, che hanno tra i 20 e i 24 anni: 22,9 su 100 mila decidono di togliersi la vita, un numero quattro volte superiore ai coetanei che non hanno prestato servizio militare in zone di guerra. Come il riservista della Marina Jeff Lucey, 23 anni, che ha deciso di farla finita usando la pompa per innaffiare il giardino per impiccarsi nella cantina dei suoi genitori. O come Tim Bowman, riservista, spedito in missione in una delle zone piu' pericolose di tutta Baghdad, conosciuta come «Airport Road». Otto mesi dopo il suo ritorno a casa, il Giorno del Ringraziamento, si e' sparato. Anche Tim aveva 23 anni. «Quando e' tornato i suoi occhi erano semplicemente morti. La luce non c’era piu'», ha detto alla tv Cbs la madre del ragazzo, Kim Bowman. Derek Enderson, invece, era già tornato dall’Iraq due volte, ma la terza e' stata fatale: si e' gettato da un ponte a 27 anni.

«Siamo di fronte a una crisi gravissima - ha dichiarato Kevin Lucey, padre di Jeff Lucey - e troppe persone hanno deciso di voltare la testa e guardare da un’altra parte». Lucey si riferisce alle autorità militari e federali che, secondo i parenti delle vittime, non stanno facendo abbastanza per arginare il problema. Tanto che, sebbene molti studi siano stati condotti in merito a questa tendenza, non esiste un rapporto ufficiale che stabilisca il numero totale dei casi di suicidio tra i veterani. Anche per questo motivo la tv Cbs ha dovuto lavorare oltre cinque mesi per raccogliere i dati e le testimonianze. Daniel Akaka, presidente della commissione Veterani del Senato, ha definito la situazione descritta nell’inchiesta «inaccettabile»: «Sono particolarmente preoccupato per il fatto che così tanti giovani soldati decidano di togliersi la vita. Per troppi reduci tornare a casa non significa finire di combattere. Non c’e' alcun dubbio che qualche provvedimento vada preso».

Negli Stati Uniti gli ex soldati sono oltre 25 milioni, 1,6 dei quali ha servito in Iraq o in Afghanistan. Secondo il «National Center for Post Traumatic Stress Disorder» lo stress e i traumi a cui i soldati sono sottoposti al fronte non fanno che aumentare il rischio emarginazione sociale e suicidio, così come l’abuso di droghe o farmaci e le difficoltà relazionali ed economiche che spesso affliggono chi ritorna in patria.

L’alto tasso di suicidi non e' l’unico problema a preoccupare il Dipartimento dei Veterani. Uno studio pubblicato la scorsa settimana ha rivelato che un senzatetto su quattro in America ha prestato servizio nell’esercito, nonostante gli ex militari rappresentino solo l’11 per cento della popolazione totale. E questi non sono gli unici scandali che hanno coinvolto i veterani: le rivelazioni dei giornali sul «Walter Reed Army Medical Centre», ospedale militare di Washington dalle strutture fatiscenti, ha danneggiato l’immagine dell’esercito anche perche' alcuni chirurghi dell’esercito, tra cui il generale Kevin Kiley, sono stati congedati per i cattivi servizi prestati ai reduci di Iraq e Afghanistan. Nel complesso quanto la Cbs descrive assomiglia allo scenario del post-Vietnam, anche se allora il numero dei reduci era assai maggiore.

Fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200711articoli/27640girata.asp

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PENA DI MORTE

Ieri sono andata all’incontro del gruppo di AI. E’ stato interessante, si stanno organizzando un po’ di cose come proiezioni per la raccolta fondi e per stimolare dibattiti su discriminazione e pena di morte. Comunque. Mi hanno dato tre briefing a proposito delle tre campagne che si stanno seguendo in questo periodo: Io Non Discrimino; Russia: giustizia in rosso e quella permanente contro la pena di morte. Quest’ultimo si e' rivelato una lettura molto molto interessante. Premettendo che secondo me la pena di morte e' ingiusta, ho trovato qualche dato anche su come sia assolutamente inutile nel prevenire che vengano commessi reati capitali. Un paio di esempi partendo dalle due "star" della pena di morte nel mondo, USA e Cina.
USA: il tasso di omicidi negli stati mantenitori e' da 50 a 100 volte piu' alto che negli stati abolizionisti. In 10 dei 12 stati che non hanno la pena di morte, il tasso di omicidi e' piu' basso della media nazionale e lo stato che ha il piu' basso stato di omicidi nel paese, l’Iowa, abolì la pena di morte nel 1965. Fra i 27 stati americani in testa nella classifica di omicidi, 25 sono mantenitori della pena di morte. Confrontando stati fra loro simili: il N Dakota, abolizionista, ha un tasso di omicidi inferiore a quello del S Dakota, mantenitore; il Massachusets, formalmente mantenitore – nella realtà non "giustizia" piu' nessuno dal 1947 – ha un tasso di omicidi inferiore a quello del Connecticut, veramente mantenitore. Il West Virginia, abolizionista, ha un tasso di omicidi del 30% piu' basso di quello della Virginia, uno degli stati piu' entusiasti della pena di morte della federazione.
CINA: citando Hu Yunteng, direttore dell’istituto di legge dell’accademia delle Scienze Sociali. "In vent’anni abbiamo usato parecchio la pena di morte (nel solo decennio 1990-99 27.599 condanne e 18.194 esecuzioni nota di Ingrid), eppure il tasso di criminalità continua ad essere alto.
In Canada nel 1975 il tasso di omicidi era del 3,09 ogni 100,000 abitanti. Nel 1976, l’abolizione della pena di morte e un calo costante del tasso di uccisioni, fino al 2,41 nel 1980 al 2,19 nel 1983. Non ho dati piu' recenti, ma chi ha visto Bowling a Columbine di Michael Moore può intuire che rispetto ai loro vicini, i canadesi conducono certamente una vita piu' tranquilla.
Per coloro che almeno si preoccupano della legalità dell’esecuzione, un po’ di numeri e qualche esempio presi soprattutto dalla realtà americana, che ha almeno il pregio di rendere note le proprie statistiche al contrario di altre. Secondo una ricerca di James Lieberman della Columbia University School of Law: su 5760 sentenze capitali e 4578 appelli fra il 1973 e il 1995, le corti d’appello hanno trovato errori gravi, che hanno portato all’annullamento della sentenza in 7 casi su 10. In 7 casi su 100 gli imputati sono stati addirittura scagionati. Secondo altri studi, sono almeno 23 i prigionieri uccisi negli USA negli ultimi 20 anni nonostante grossi dubbi sulla loro colpevolezza. I casi… Uno dei primi e' quello di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, uccisi nel Massachussets nel 1927 e riabilitati dopo cinquant’anni di verifiche. Alexander Kravchenko e' stato fucilato nonostante la sua innocenza per porre fine ad una catena di omicidi. L’omicida vero da quel che ho capito e' stato trovato. Dopo. Sakae Menda, giapponese, nel 1949 viene condannato per rapina e omicidio plurimo; nel 1983 viene assolto perche' innocente , dopo 12410 giorni nel braccio della morte. Un prigioniero di nome Sakamoto viene accusato di un omicidio commesso dal suo complice in una rapina e giustiziato. Dopo breve tempo, venne arrestato il vero autore dell’omicidio.

Fonte: http://ingrid.blog.dada.net/archivi/2004-02-18

 


Commenti

mi fa un relativo piacere quanto si legge in questo post.