Quanto e' meglio oggi rispetto agli anni cinquanta?

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Immagine da http://www.scaricone.it

E' ora di ammetterlo!!!
di Jacopo Fo

Per infiammare le moltitudini spesso i compagni affermano: "Non se ne puo' piu'! Le cose vanno sempre peggio! Abbiamo passato ogni limite!"
Si tratta di figure retoriche efficaci per strappare un applauso di sdegno nell'immediato ma masochiste per le implicazioni a lungo termine.
Innanzi tutto l'idea che in 2.000 anni di storia non si sia riusciti a migliorare la situazione ha un grande potere demotivante. Porta a pensare: "Tanto e' tutto inutile, perche' mi dovrei impegnare?"
In secondo luogo e' un'affermazione falsa: tendiamo a dimenticare com'era realmente la situazione una volta. Si tratta di un comune errore della mente. Tendiamo a mitizzare il passato, in particolare i primi decenni della nostra vita. Abbiamo generalmente un ricordo gradevole dell'infanzia e della gioventu' e tendiamo a dipingere quegli anni con il rosa della nostalgia.

In realta' 50 anni fa la situazione in Italia era pazzesca. Se realmente confrontiamo i dati quasi non riusciamo a crederci. Abbiamo aperto sul blog un laboratorio proprio per approfondire questa analisi e raccogliere informazioni (www.jacopofo.com/?q=node/1984).
Lo scopo e' di arrivare a realizzare un libro che dimostri fino in fondo quanto questa idea nostalgica sia falsa.

Il lavoro di ricerca e' appena iniziato ma dai primi dati che stiamo raccogliendo risulta gia' chiaro che tutti gli indicatori di benessere sono migliorati in modo notevole: istruzione, disponibilita' di acqua corrente e elettricita', salari, abbandoni scolastici, numero di poveri, durata della vita, assistenza medica, pensioni minime.
Se leggiamo i giornali, questo non appare soltanto perche' di certe cose una volta non si parlava.
E' difficile far capire che la questione della pedofilia e della violenza sulle donne non e' una novita'. Statisticamente le vittime erano molte di piu' 50 anni fa.
Le persone ti guardano scettiche perche' "Certe cose si sentono solo adesso!".
Ma la verita' inconfutabile e' questa: il numero di violenze sessuali su adulti e bambini e' notevolmente diminuito negli ultimi 50 anni. Nei casini, quando erano legali, era normale e tollerato, comprare la verginita' di ragazzine di 12 anni.
E gli stupri domestici delle figlie erano un'abitudine sulla quale si stendeva un velo scandaloso.
Quel che dovrebbe veramente scioccare, e dare la misura dell'orrore di quegli anni, e' che le denunce per la compravendita dei minori, spesso bambini, e per gli stupri delle figlie, compaiono nelle cronache solo negli anni '70. Non perche' non ci fossero i crimini ma perche' nessuno li denunciava, la polizia non faceva indagini e i giudici non se ne interessavano.
Attenzione: il concetto stesso di inviolabilita' del bambino e' nato molto tardi nella nostra cultura.
Presso gli antichi romani era normale sollazzarsi con prostitute e prostituti di 5 anni. E i genitori patrizi affidavano ad un amico l'educazione dei figli. Ed era sottinteso che l'amico avrebbe educato anche sessualmente i giovanetti.
Ancora nel 1500, la chiesa, stabilendo l'importo dei pagamenti necessari per ottenere il perdono dei peccati, fisso' per lo stupro di un bambino una multa tra le meno onerose, poco piu' di un divieto di sosta. Nessun esercito ha mai posto limiti sull'eta' che dovessero avere le donne per essere stuprate dopo la caduta della citta' nemica.
E raramente erano maggiorenni le servette, passione dei benestanti, che le prendevano in casa e le licenziavano quando erano incinte.

Oggi le persone restano impressionate dalle notizie di ragazze violentate per strada e di stupri ripresi con i cellulari.
La meccanica della violenza e' scioccante. Indiscutibilmente fatti simili non erano mai accaduti prima. Anche perche' non avevano inventato i cellulari.
Oggi poche persone si rendono conto che pero' gli stupri in strada sono solo la parte piu' appariscente del dramma. Piu' del 90% delle violenze vengono praticate da parenti, amici di famiglia e fidanzati.
Queste violenze domestiche una volta non facevano notizia solo perche' erano taciute.
E, sembra incredibile solo dirlo oggi, erano in gran parte LEGALI. Se una donna si presentava con la faccia gonfia e il labbro spaccato e sanguinante in questura per denunciare le percosse e lo stupro subito dal marito veniva accolta con due sorrisini e rimandata a casa. Pare impossibile ma e' nel 1956 che la Cassazione sancisce il diritto del marito di percuotere "moderatamente" la moglie se essa non gli ubbidisce.
Questa legge, in vigore da millenni, si traduceva in una vita di martirio per milioni di donne. E non esisteva neppure il divorzio, ne' la possibilita' di ottenere gli alimenti dopo una separazione!
Fu solo all'inizio degli anni sessanta che, per la prima volta, una donna rifiuto' il "Matrimonio Riparatore", una legge barbara che permetteva a un uomo di rapire una donna, violentarla per giorni e poi evitare qualunque conseguenza penale soltanto sposandola. Guadagnava cosi' il diritto di farne la sua schiava, per tutta la vita a suon di botte.
Mai nessuna donna aveva fino agli anni sessanta osato affrontare lo scandalo e il disonore rifiutando questo orrore.
Fu una ragazza siciliana, Franca Viola, la prima donna a ribellarsi a questa consuetudine. Era stata rapita da sedici uomini armati (tutti mafiosi) che avevano picchiato la madre, e che l'avevano tenuta prigioniera per 7 giorni, permettendo a uno di loro di violentarla ripetutamente. Incredibile come la sua coraggiosa denuncia, a cui segui' un processo ai 16 criminali, abbia diviso l'Italia, con i ben pensanti che urlavano perche' "di questo passo dove andremo a finire!?!". La legge che sanciva il Matrimonio Riparatore venne cancellata solo nel 1981!!!
E soltanto negli anni settanta fu cancellata un'altra legge orribile, quella che regolava il "Delitto d'Onore", concedendo a un maschio che uccidesse la moglie per sospetto tradimento, attenuanti enormi, a volte perfino l'assoluzione.
Fa impressione rivedere i cinegiornali di allora far la cronaca di uno di questi processi con la commossa esaltazione del cronista nel momento dell'assoluzione dell'uxoricida cornificato.
Storie di mariti che sparavano a sale nel sedere della moglie perche' aveva guardato un altro erano considerate spiritosate e non arrivavano neppure in tribunale. I rari tentativi di donne che volevano presentare denuncia si infrangevano sul sorrisetto dei pubblici funzionari.
E soltanto dal 1996 i delitti sessuali all'interno del codice penale non sono piu' "delitti contro la moralita' pubblica e il buon costume" ma "delitti contro la persona".

Improponibile per molti anche accettare l'idea che l'inquinamento delle citta' NON sia un problema moderno. 50 anni fa il livello dei veleni nell'aria era spaventoso visto che i riscaldamenti erano alimentati per lo piu' a carbone e le industrie non usavano nessun tipo di filtro per i fumi. A Milano bastava lasciare la finestra aperta per un paio d'ore per avere una patina di polvere grigia ovunque. E le auto erano di meno ma ognuna inquinava come 10 di oggi. Per non parlare del livello di veleni che venivano messi nei cibi in una situazione di totale mancanza di controllo. Il vino al metanolo veniva venduto a fiumi e il parmigiano grattugiato veniva mischiato con i manici di ombrelli polverizzati.
Appena si diffusero anticrittogamici e antiparassitari i contadini presero a farne un uso smodato. Nelle case si adoperava comunemente il Ddt, insetticida poi messo fuori legge perche' fortemente cancerogeno. L'inquinamento era drammatico ma i giornali non ne parlavano, non esistevano centraline per le rilevazioni dello smog, soglie di allarme per il Pm10, analisi dei Nas sui cibi, regolamenti delle Asl sull'igiene nei ristoranti e nelle fabbriche di alimenti, nessun ente pubblico si preoccupava di realizzare analisi a campione sui prodotti commestibili.

Per chi poi lavorava in fabbrica la situazione era spesso allucinante.
I reparti di verniciatura erano vere strutture di sterminio. La silicosi falciava minatori e fresatori a migliaia ogni anno. Braccia e gambe finivano sotto le presse sprovviste di qualunque sistema di sicurezza.

E' vero che in questi decenni il numero dei tumori e' aumentato in modo notevole ma questo dato va capito: innanzi tutto sono diminuite altre patologie che portavano al creatore milioni di persone. Inoltre i casi erano meno ma avevano una mortalita' altissima: oggi per molti tumori i decessi sono inferiori al 20%.
E la gente moriva molto prima: da un certo punto di vista morire di tumore e' un lusso moderno.
Va poi considerato che molte persone senza soldi morivano prive di assistenza: nessun medico si preoccupava di sapere di quale malanno fossero morte. Quindi parte dei tumori non venivano registrati dalle statistiche.

Le condizioni generali di vita in Italia sono migliorate in modo incredibile sia se prendiamo in considerazione gli ultimi duemila anni, sia se prendiamo in considerazione gli ultimi cinque decenni.
Tanto per dare un dato: nel 1968 l'aspettativa di vita era di 68,3 anni per l'uomo e 73,5 per la donna, e' salita rispettivamente a 77,3 e a 83. Negli anni '50 i maschi vivevano mediamente fino a 65 anni, le donne fino a 70.

Se poi prendiamo in considerazione la situazione dei poveri scopriamo che a quei tempi anche da noi esistevano vere e proprie favelas con migliaia di baracche di lamiere e cartoni, niente fogne e servizi igienici. Nessuna scuola, nessun asilo, nessun poliziotto che facesse rispettare la legge.
A Napoli la situazione era piu' che disperata, con interi quartieri dove non succedeva proprio che si lanciassero vasi di fiori sulle auto della polizia perche' nessun poliziotto dotato di un minimo di intelligenza provava a entrarci.

Il potere delle organizzazioni criminali in molte aree del sud era assoluto in un modo che oggi non riusciamo neanche a immaginare. A Portella delle Ginestre, nel 1947, i mafiosi erano arrivati a sparare con le mitragliatrici su una manifestazione di contadini mietendo 11 vittime. Ancora nel biennio '82-'83 solo in provincia di Palermo ci furono quasi cinquecento omicidi di mafia.
Numeri che oggi sarebbero considerati da guerra civile.

Se poi guardiamo il livello di benessere medio, scopriamo che anche qui si sono fatti passi enormi. Certo, siamo caduti vittime del consumismo ma e' indiscutibile che oggi le donne non siano piu' costrette a passare ore e ore a lavare i panni grazie al fatto che la lavatrice e' entrata nell'uso comune. Sono decine i beni che semplificano la vita di tutti i giorni dando piu' tempo alle persone per occuparsi d'altro. Cinquant'anni fa le otto ore lavorative erano per la maggioranza dei lavoratori un obiettivo ancora da conquistare. Il sabato di riposo era un miraggio. Idem il pulmino che ti viene a prendere i bambini a casa.
Nelle campagne i ragazzini andavano a scuola a piedi, camminando per chilometri. Un paio di scarpe o un cappotto costavano parecchio. Oggi grazie all'automazione sono prodotti disponibili anche a pochissimo.
La percezione del livello di poverta' oggi e' completamente cambiata, e questo e' un bene, ma se vogliamo giudicare il percorso della storia dobbiamo accorgerci che il tenore di vita di un operaio e' enormemente migliore anche perche' le moderne tecnologie hanno fatto crollare il prezzo di molti beni di consumo essenziali.
Dalle biro, agli accendini, dalle lamette da barba ai libri, alle radio, alle automobili: tutto costa molto meno e spesso la qualita' e' superiore.
Essere poveri negli anni 50 significava patire la fame letteralmente.
E non a caso erano milioni le persone costrette a emigrare in cerca di lavoro proprio come succede oggi ai marocchini o agli albanesi che vengono a lavorare qui da noi.

A quei tempi quasi non esistevano le organizzazioni di volontariato, le associazioni in difesa di disabili, donne, bambini e persone affette da particolari malattie. Non esistevano associazioni di tutela dei malati, dei consumatori, degli omosessuali eccetera. E se eri in qualche modo diverso dovevi affrontare il disagio e l'emarginazione totalmente in solitudine.
E' degli anni sessanta il caso Braibanti, stimato intellettuale omosessuale condannato al carcere per aver "plagiato" un ragazzo (maggiorenne).

Nel settore dei consumi culturali le differenze sono poi esponenziali.
I libri erano carissimi e ancora negli anni sessanta c'erano solo due canali televisivi (Rai 1 e Rai 2) con programmi dalle 17,30 alle 24.
Il consumo di libri, canzoni, notizie, film, di un qualsiasi ventenne di oggi sarebbe costato solo trent'anni fa l'equivalente dell'intero stipendio medio di un operaio metalmeccanico.

Complessivamente tutti avevano meno possibilita' di crescere culturalmente e meno opportunita' di vita e di lavoro.  La vita era violentemente incanalata. Niente divorzio se non eri tanto ricco da poterti permettere l'annullamento del matrimonio religioso attraverso i processi farsa della Sacra Rota. Non c'era alcuna informazione sugli anticoncezionali e l'aborto era vietato.
Le donne poi venivano pagate molto meno degli uomini e i ricatti sessuali sul lavoro erano abituali. Problemi che esistono ancora oggi, ma il rispetto delle donne sul lavoro ha fatto passi avanti. Non esistevano donne autista, taxista, vigile urbano, poliziotto. Rare le donne giudice, avvocato, manager, parlamentare, ministro, professore universitario. Oggi si discute di quote rosa, una volta non esisteva neppure il concetto.

Se prendiamo in considerazione la corruzione ci troviamo di fronte a situazioni di assoluta aberrazione.
Anche qui si trattava di un fenomeno che restava completamente nascosto. La compravendita dei voti, le raccomandazioni, le clientele, le mazzette erano onnipresenti. Ma solo negli anni settanta, episodicamente, la magistratura inizia a occuparsi della corruzione dei politici e degli imbrogli degli imprenditori.
Finalmente accade perfino che qualche pesce grosso finisca in galera ma e' una novita' assoluta come i Beatles.
Mi ricordo che festeggiammo quando il primo grosso imprenditore fini' con le manette ai polsi. Eravamo increduli!

Anche limitandosi a questa veloce scorsa sulle condizioni di vita essenziali, risulta evidente il salto di qualita' che ha compiuto l'Italia. Dire che non sia cambiato niente e' ridicolo e non ci permette di capire perche' per 50 anni la maggioranza degli italiani abbia dato il suo voto a politici corrotti e demagogici. Lo hanno fatto semplicemente perche', con tutti i loro difetti, i democristiani e i loro alleati hanno saputo garantire comunque un costante arricchimento medio della popolazione.
Oggi l'Italia e' politicamente spaccata ed la vecchia politica dei favori, dei furbi, delle corporazioni e dei condoni e' ancora cosi' forte proprio perche' resiste il potere di una cultura dello stato e del governo che ha dato il cappotto, la lavatrice, l'auto e il
cellulare quasi a tutti e la proprieta' della casa al 60% delle famiglie.
Con questo dobbiamo misurarci.
Quasi la meta' degli italiani non vede altro che questi beni materiali proprio perche' porta ancora nel cervello i segni della miseria patita dai padri.
Raccontare loro che le cose vanno "sempre peggio" e' un errore di comunicazione con effetti disastrosi.
Oggi le persone che sognano un mondo migliore sono uscite dalla cornice esistenziale nella quale il problema della vita e' mangiare tutti i giorni e non avere freddo d'inverno. Oggi siamo progressisti, ricercatori spirituali, esploratori sentimentali, sperimentatori esistenziali e dobbiamo capire che mai prima d'ora milioni di persone hanno potuto porsi questi problemi. Non avevano il tempo e i mezzi culturali.

Noi contestatori del sistema, sognatori di pace e di ecologia, siamo una nuova specie umana, mai vista prima.
La nostra stessa esistenza e' una novita' epocale.
Viviamo nel lusso di poterci inventare una nuova vita, decidere di allevare diversamente i figli, sposarci o non sposarci senza che questo ci crei gravi problemi sociali. Partorire diversamente, lavorare in modo indipendente, andare in vacanza nella giungla amazzonica, inventarsi comitati di solidarieta', associazioni culturali, eventi erano una volta azioni impossibili culturalmente e economicamente per la quasi totalita' delle persone.
Oggi una fetta illuminata della popolazione e' riuscita a compiere un salto epocale creando una sua cultura del benessere. Sulle colline di mezza Italia vivono ormai decine di migliaia di persone che sono fuggite dai ritmi e dalla cultura urbana cercando un nuovo modo di essere e lavorare. Molti di questi erano operai, impiegati, postini. Mai come oggi persone non abbienti avevano avuto la possibilita' di inventarsi un'economia alternativa garantendosi un livello alto della qualita' della vita. Quando mai un operaio poteva permettersi di farsi una vacanza in India?
Quando mai milioni di persone avevano potuto inventarsi viaggi incredibili con cento dollari in tasca?  E' in realta' tutto il pianeta a essere piu' libero. Non molto piu' libero ma quel tanto che basta a cambiare il panorama. Oggi abbiamo il mondo spalancato davanti a noi e l'apertura mentale per approfittare delle opportunita'. E tutte le informazioni necessarie per realizzare qualunque cosa sono disponibili. Passare tre mesi in Indonesia 50 anni fa era un'impresa notevole, oggi qualunque diciottenne minimamente evoluto e' in grado di farlo.
Non solo la stragrande maggioranza vive meglio ma pure le persone sono intimamente piu' capaci, aperte e reattive.

Non dico che tutto sia migliorato. Si e' persa una certa grazia nelle persone, la violenza e' esibita, nelle citta' si hanno generalmente meno rapporti sociali.
La famiglia si sta disgregando, c'e' grande solitudine e i vecchi vengono sempre piu' spesso abbandonati al loro destino. Ma e' la crisi di valori che stiamo vivendo a provocare l'oggettivo peggioramento in alcuni settori della vita. Siamo in un momento nel quale prevale ancora la distruzione di tutti gli antichi valori che facevano da contorno a un'organizzazione sociale sostanzialmente repressiva,
violenta e asfissiante.
Ora ci troviamo con i vecchi valori a pezzi e i nuovi che ancora non si sono affermati.
Ma io sono convinto che proprio per questo le cose stanno per cambiare ancor piu' radicalmente, in meglio.

Non c'e' piu' molto che leghi gli umani ai vecchi modi di pensare. Di contro il diffondersi della depressione e dell'alienazione, il collasso ambientale, la guerra e il terrorismo mostrano a tutti che il sistema sociale basato sul petrolio e lo sfruttamento non funziona piu'. Non abbiamo bisogno di maggiori quantita' di merci, abbiamo
bisogno di scoprire il piacere, la passione e l'amore.
Un diverso modo di intendere l'esperienza di vivere.

Sono convinto che gia' da qualche anno stiamo vedendo i segni di una nuova rivoluzione delle coscienze e degli stili di vita di portata planetaria. Una rivoluzione senza leader e senza partiti.
Una rivoluzione degli stili del quotidiano, dei consumi, dei desideri.
Scambieremo il superfluo con l'essenziale. Il prodotto alla moda con il bello naturale.
Ma prodromo di questa imminente rivoluzione sara' proprio l'affermarsi, finalmente, dell'idea che il mondo migliora da sempre e quindi anche noi possiamo continuare a farlo migliorare.
Sono migliaia di anni che i reazionari perdono. Perdono sempre.
Figurarsi che una volta il rock and roll era la musica del diavolo.
Oggi lo senti perfino in Vaticano.
Quindi sorridi e sii ottimista. Ne hai ben donde.


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Grazie di cuore Jacopo. Finalmente dopo intere settimane una ventata di travolgente ottimismo! Sono una ragazza bruttina, quasi cieca e aquanto pare sempre più cieca, abito sola in uno squallido, muffoso semiinterrato, attendo inerme e nullafacente (al 3° anno fuori corso!)l'assegnazione di una tesi e sono reduce da una devastante, grottesca tragicommedia amorosa, terminata fortunatamente, tra l'altro, come una tragicommedia ditutto rispetto, giusto il 14 febbraio! Inoltre, per un non meglio identificato istinto masochistico, sto leggendo un lunghissimo saggio che spiega minuziosamente quanto la terra stia morendo, come sia miracoloso che stia ancora funzionando l'ecosistema, come l'uomo non sappia utilizzare le risorse... ed ecco, nel quasi-fondo del baratro, alla fine di una triste, autocommiserante giornata, il tuo articolo... cazzo! una nuova prospettiva!
Riflettevo, quindi, su cosa, nonostante la vita "agiata" dei più, nonostante le enormi, prima inimmaginabili opportunità che sono concesse alla nostra generazione, tenga molta gente, me compresa, ancorata ad un perverso meccanismo di sofferenza... In un mondo dove puoi cambiare radicalmente il tuo aspetto se non ti piace, dove l'handicap ha smesso di essere una sventura limitante, dove puoi cambiare città, amici, lavoro quando ti pare... Perchè c'è tanta gente che si ostina a cercare i motivi per lamentarsi? Bhè, sono curiosa di apprendere la tua risposta e quelle dei frequentatori di questo blog, io, intanto, provo a proporvi le mie personali conclusioni: siamo codardi! Nel passato descritto da Jacopo la gente viveva immersa in una cultura colma di regole morali, stereotipi, tradizioni e usanze da mantenere ad ogni costo, valori che sicuramente sono serviti, all'epoca, ad affrontare la miseria e le difficoltà. Ma noi? Niente più regole, niente più morale, tutto da ricostruire... infinite vie, ma nessuna bussola... ed ecco il problema... i più coraggiosi si lanciano alla scoperta e sperimentazione delle nuove opportunità e nella costruzione della loro vita, in modo creativo, creando la loro personale visione del mondo, la loro morale, le loro regole... i codardi rimangono all'imbocco di questi infiniti orizzonti, spaesati, disorientati e, cosa ancora più triste, per giustificarsi si inventano il male interiore incurabile, la sofferenza esistenziale, il problema irrisolvibile... Scommetto che molti di voi hanno il classico amico invischiato da anni in una situazione intricatissima, da cui non riesce in nessun modo ad uscire, che vi parla per ore, giorni, dei suoi problemi sempre uguali, da cui magari neanche l'analista riesce a tirarlo fuori e a cui dare un consiglio è un'esperienza frustrante e inutile! Tuttociò, secondo me, accade per evitare di mettersi in gioco e, di conseguenza, in discussione... E' questo, a mio modesto parere, che è carente, non più l'apertura mentale, non le possibilità, neanche le capacità, l'inventiva, l'intelligenza... ma semplicemente il coraggio! Tra la libertà di essere felici a proprio modo e la schiavitù delle lamentele, delle gare a chi c'ha più problemi, delle tristi serate tra soli uomini o tra sole donne a maledire il sesso opposto, , delle cose non fatte perchè ci sentiamo troppo inetti, troppo brutti, troppo fragili, troppo ciechi (nel mio caso, eh, permettetemelo!)... purtroppo ancora gente come me, preferisce scegliere la schiavitù! Perchè è più rassicurante! Perchè così nessuno può dire "hai sbagliato", "hai fallito", perchè così non rischiamo che i nostri genitori, i protagonisti dell'articolo di Jacopo, vengano a dirci "te l'avevamo detto!". La mia triste conclusione è che la libertà di pensiero è meravigliosa ma, per acquisirla, bisogna essere disposti a prendersi la responsabilità delle proprie scelte e accettare che non è giusto nei confronti di se stessi e di chi migliora il mondo al posto nostro, permettendoci però di usufruirne, rimanere passivi, dando la colpa alla società sbagliata, alla malasorte o a qualunque altro agente demoniaco esterno a noi stessi. Occorrerebbe vedere la vita come un gioco, divertente, magari un gioco di squadra, dove ogniuno deve dare il meglio di sè, ma dove ogniuno deve accettare il rischio di soffrire, di sentirsi criticare, di prendere cantonate e dover ricominciare il gioco dal punto a cui si era arrivati. Chiedo perdono per questa logorroica invasione di campo e spero di essere riuscita a spiegarmi con sufficiente chiarezza e a non avervi annoiati!
Valentina