Le sue proposte sono le uniche che possono cancellare la miseria in Italia!
(Quando Berlusconi ha ragione dobbiamo avere il coraggio di dirlo, per dirindindina!)
E’ ora di piantarla col pietismo buonista della sinistra. A furia di proteggere i poveri finisce che questi si adagiano nell’assistenzialismo perdendo ogni possibilità di crescita umana e sociale.
Il povero non va incoraggiato a restare povero.
E’ perciò sacrosanta la proposta di Berlusconi di aumentare le tasse ai poveri. Tocca rendere veramente NON conveniente essere poveri e la leva economica è certamente la più efficace: sei povero? Okkei, allora ti punisco per dissuaderti. TOLLERANZA ZERO!
Istituiamo una tassa sulla povertà da paura!!!
Contemporaneamente è necessario incentivare la ricchezza. Premiarla. Aboliamo le tasse per i redditi superiori ai 200mila euro all’anno.
Solo così riusciremo veramente a costringere i poveri a darsi da fare con tutte le loro forze per diventare ricchi e quando tutti gli italiani saranno ricchi ce ne potremo infischiare della crisi economica.
E potremo anche smetterla con tutta questa noiosissima storia dei precari. Infatti un ricco non è mai precario. Se vuole un posto fisso se lo compra senza rompere i coglioni a nessuno.
Chi fa da sé fa per tre.
Commenti
Ma che... stiamo scherzando??
Ma che cazzo... jacopo ma ti sei bevuto il cervello? Ma dai, suvvia, ragiona... ma come è possibile..
Secondo te, quindi, un povero è povero perchè non si dà da fare? Allora va bene, diminuiamo i sussidi di disoccupazione, se abbiamo davvero apura del parassitismo sociale, ma non credo proprio che uno che è povero debba pagare tasse e anche salate. E poi cos'è quest'idea di premiare i ricchi abbasandole a loro? Ma stiamo scherzando? Sono loro che devono contribuire al funzionamento del paese invece che mirare solo all'arricchimento della loro stirpe. E che cazzo, lo stato dovrebbe essere regolatore delle differenze sociali. Perchè come dice la costituzione
"È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese"
Francamente trovo che sia un'ingiustizia enorme che una persona nasca in una famiglia ricca e che a vent'anni riceva in regalo dai suoi genitori una casa mentre altri non riescono a guadagnarsela neanche in una vita di sacrifici.
Oltretutto il vero problema è che il mito di Berlusconi non regge: il sistema si basa sulla povertà per cui se anche forse è possibile che un povero armato di virtù e fortuna si emancipi dal suo stato di povertà non potrebbero certo farlo tutti. Ed è quei tutti che lo stato deve tutelare, nei limiti del possibile invece che schiacciarli sotto una tassazione più stretta e opprimente.
Amelie
Indietro di 4000 anni
Cara Amelie,
il post di Cacao è evidentemente ironico, lascia capire che intende proprio l'opposto di quel che dice... Ricorda la pungente ironia di tanti spettacoli di Dario Fo. :-)
Grazie comunque per averci ricordato che il sostegno ai deboli è iscritto nei principi fondamentali (e anche nell'articolo 38 che riguarda l'assistenza) della Costituzione Italiana, quel bellissimo documento scritto da uomini della statura del grande latinista e giurista Concetto Marchesi e del grande giurista e letterato Piero Calamandrei.
Grazie anche per avere aggiunto l'idea che "il sistema si basi sulla povertà". E' quanto sostengo da molti anni con le persone con cui discuto di filosofia e di politica : gran parte (tutte?) delle società si fonda sullo sfruttamento di schiavi.
Vorrei condividere con voi una mia riscoperta di ieri sera.
Circa un mese fa, leggendo un libro di matematica, ho trovato scritto che il principio di comportarsi con gli altri come vorremmo che essi si comportassero con noi si chiama regola d'oro e la sua più antica formulazione risale a Confucio nel V secolo prima di Cristo. Invece, io lo attribuivo in pieno agli insegnamenti Evangelici, dimenticando la storia studiata a scuola. E chissà quante persone commettono la mia stessa dimenticanza...
Incuriosito dalla faccenda, ho trovato prima che tale principio trova espressione anche nel filosofo ionico Talete di Mileto (VII secolo a.C.), e poi che risale addirittura alla civiltà Mesopotamica, dove si estrinsecò anche in forma punitiva nella famosa legge del taglione del codice di Hammurabi.
E allora ieri sera ho ripreso in mano il mio libro di storia del ginnasio, per rileggere quanto riporta sul Codice di Hammurabi.
Vi ho trovato delle cose molto interessanti, fra le quali, che le leggi di 4000 anni fa prevedevano che, in caso di carestia, i debitori non pagassero gli interessi dei loro debiti :
Articolo 48. Posto che un uomo, un debito con interesse sopra lui ci stia, e il suo campo Adad (= dio della pioggia) inondi oppure un'inondazione (lo) porti via oppure, causa la mancanza d'acqua, frumento nel suo campo non si trovi, in quest'anno egli non darà frumento al padrone del debito con interesse. La sua tavola egli inumidirà e per quest'anno interesse non darà.
Esattamente come fanno le banche italiane con quelli che non ce la fanno a pagare il mutuo per l'aquisto della casa, no ? (Amelie, non ti irritare, sono ironico).
E ancora, le tariffe mediche erano proporzionali alle ricchezze :
Articolo 221. Posto che un medico risani un osso spezzato di un uomo, oppure un tendine ammalato risani, l'ammalato al medico cinque sicli d'argento darà.
Articolo 222. Posto che (si tratti) di un figlio di un plebeo, tre sicli d'argento egli darà.
Articolo 223. Posto che (si tratti) dello schiavo di un uomo, il padrone dello schiavo due sicli d'argento darà.
E qui commento che, in realtà, la sanità pubblica italiana è pagata dalle imposte e che nella nostra legge (di nuovo, lo dice addirittura la Costituzione, nell'articolo 53) c'è effettivamente scritto che la tassazione sia proporzionale alle ricchezze.
Peccato però che le tasse le paghino quasi solo i soliti fessi (Amelie, sono di nuovo ironico, non penso veramente che siano fessi, penso che siano persone civili e gli altri invece dei disonesti), cioè chi non ne può fare a meno : lavoratori a reddito fisso e pensionati, mentre i ricchi le tasse le evadono. E perciò di nuovo nella pratica la nostra bella società si classifica indietro di 4000 anni nel progresso della civiltà
La numerazione degli articoli si riferisce alle Leggi di Hammurabi, riportate in G. Furlani, Leggi dell'Asia anteriore antica, Istituto per l'Oriente, Roma, 1929.
Ciao, Carlo.
grazie carlo
Si in effetti avrei potuto pensarci che il tono era ironico ma siccome già l'altro giorno mi ero più che stupita per altre affermazioni in un'altro post di jacopo sono stata così sciocca da non cogliere l'ironia.
Grazie e scusate l'ingenuità
Amelie
Giustissimo.
Certo che è giusto: Robin Hood infatti non ha mai capito una cippa!
Se togli soldi ai ricchi, i ricchi diventerebbero poveri, e non essendo abituati, ne soffrirebbero molto di più dei poveri, che in quanto già tali, non si accorgerebbero della differenza.
Mentre invece se dai dei soldi ai poveri, questultimi diventerebbero ricchi o perlomeno meno poveri, e non essendo abituati al denaro soffrirebbero al pensiero di ritornare poveri, e non dormirebbero più sogni tranquilli temendo che qualcuno gli portasse via i soldi.
Quindi è sempre stato sbagliato il concetto di Robin Hood: rubare ai ricchi per dare ai poveri è un controsenso e li scontenteresti tutte e due le categorie.
:-(
Gianfranco Lanzetta Credo
Gianfranco Lanzetta
Credo che il ragionamento non faccia una grinza ;)
Ho una sola perplessità, ma se gli italiani poveri andassero tutti quanti al senato a pigliarli a calci perchè non fanno il loro dovere??? Anche un povero operario che fa cappellate in realtà subisce tale trattamento da suo datore di lavoro ... e quindi anche loro che sono nostri dipendenti.
Peace and Love
Ironia?
Immagino anche io che il post sia altamente ironico.
O almeno, lo spero...
Massimo Renaldini
Che simpatico il cammellier Burlesconi
Bisogna ammettere che è proprio simpatico e ben riuscito il cammelliere Sivlio Burlesconi, questa nuova maschera della Commedia comica italiana, sa essere efficiente nelle battute (dove fa uso del linguaggio gergale giovanile, grande trovata degli sceneggiatori che lo rendono in tal modo un personaggio popolare e di pronto appeal), sa poi apparire giustamente grottesco con quel suo autocomplimentarsi delle meravigliose doti che la natura gli ha fornito (e anche in questo caso è notevole la capacità comica degli sceneggiatori che hanno dato al personaggio un aspetto opposto alle doti affermate), ed è anche tragico nel suo atteggiarsi come fiero combattente delle libertà (e qui il genio raggiunge la perfezione, lui le difende tutte le libertà, in tal modo non deve neanche spiegare cosa esattamente sia la libertà, concetto filosofico astratto, di difficile comprensione).
Sì, tale personaggio è il compendio della naturale capacità italiana nel creare maschere insuperabili, maschere in grado di ben sottolineare i naturali difetti che da sempre caratterizzano il nostro popolo, un misto di furfanteria e furbizia, di vittimismo e manie di grandezza, di senso dell’impunità e autocompiacimento, di galanteria e arroganza, di vacuità e senso di onnipotenza. Il segreto del cammelliere sta proprio nell’essere il compendio dei difetti comuni a tutti, così esageratamente gonfiati da essere non credibili, così comuni da essere condivisi da tutti, in modo tale che tutti si possono identificare in Burlesconi e allo stesso tempo sentirsi migliori di lui, perché tutti siamo un po’ spacconi ma in genere abbiamo il senso della decenza e certi limiti non li superiamo.
La grandezza del cammellier Sivlio Burlesconi è proprio questo essere un personaggio di fantasia, un personaggio che per fortuna nella realtà non esiste, perché se ci fosse sarebbe tragico e non grottesco e il nostro Paese di tragedie ne ha già vissute abbastanza, per questo ridiamo delle parodie che le rappresentano, per questo la continua replica di tali miserie ci dà la forza di tirare avanti. Il peggio è meglio rappresentarlo che conoscerlo.