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Aiutaci a raccogliere le storie delle donne che, denunciando la violenza subita, ce l'hanno poi fatta a rifarsi una vita.
Aiutiamo chi ancora non ha il coraggio di farlo!

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Commenti

raccontare la vita di donne che hanno avuto la forza di ribellarsi di denunciare le violenze subite è importante x le altre che ancora subiscono e tacciono ma io mi domando se il problema nn sia solo la denuncia quanto la paura di vedere la propria vita andare in frantumi quante hanno denunciato e poi si sono ritrovate da sole ad affrontare famiglia figli società..il problema credo siano soprattutto le strutture che nn ci sono..gli aiuti economici nel caso di 1 donna che abbia un'attività con il marito violento come potrà fare nel momento della denuncia ad andare a lavorare e mantenersi quando è già diffile molte volte ricevere gli alimenti da un marito nn violento ma che comunque consigliato egregiamente dal suo avvocato fa di tutto x dare il minimo ai SUOI FIGLI? è terribile vedere delle amiche che sovente sbattono contro porte o spigoli, vedi nei loro occhi qualcosa che tu capisci ma di cui nn puoi parlare xkè forte è la paura che la belva si scateni nn solo nei loro confronti ma anche veso i bambini che diventano ostaggi in 1 casa dove vige la violenza ed il ricatto..e che dire della tendenza di molte a credersi angeli in grado con il proprio amore di GUARIRE il proprio compagno dalla violenza e dalla incapacità di amare..quante si sono sacrificate e dicono lui mi ama prima o poi cambierà no nn cambia anzi peggiorerà.. ci sono leggi ma nella cronaca tante volte la denuncia nn ha portato ad alcun provvedimento questo purtroppo è quello che si legge maggiormente ogg..io spero che tante che ci sono riuscite abbiano il coraggio di raccontarsi o la voglia di ricordare bisogna creare un movimento che veramente dia un sostegno concreto..un bacio a tutte

Ciao sono Eleonora, non cerco testimonianze di violenza subita ma racconti di donne che, pur avendo tutti i problemi che tu elenchi come cause di "non convenienza" nel denunciare il marito-padrone, l'hanno comunque fatto!
Dovremmo forse smettere di cercare motivazioni valide per subire ma piuttosto rafforzare quelle valide per fuggire. Daltronde esistono tante case accoglienza in Italia. Ci sono i telefoni amici, le organizzazioni femminili... E poi i parenti... se fossero informati della realtà dei fatti!!! I parenti di Barbara Cecioni, oggi parlano di rimorso nel non aver capito fino a che punto la situazione era grave. Altrimenti avrebbero agito. Io l'avrei fatto anche per molto meno.
Comunque, chi ha subito e ha trovato il coraggio e la forza di denunciare le violenze subite ha sicuramente più informazioni (anche tecniche: tipo a chi rivolgersi) da dare alle donne che ancora non hanno trovato il coraggio di farlo.

è vero ci sono tante organizzazioni tanti telefoni ma allora come mai tante donne nn usano questi strumenti io credo che forse ancora oggi l'informazione nn è abbastanza forse anche nelle scuole bisognerebbe chiedere che vengano fatti percorsi di informazione alle volte possono essere le figlie ad aiutare le madri..nn so..spero veramente che proprio qui si possa dare voce positiva di speranza e di sostegno forse anche pubblicando indirizzi numeri di telefono creare una rete di sostegno dove le donne possano chiedere...e trovare risposte

Ciao. Quando lui mi ha alzato le mani la prima volta, dopo tre giorni ho fatto le valigie e sono andata via, poi ho chiesto e avuto separazione consensuale. Sarà che adoravo mia nonna, la quale diceva, che chi lo fa una volta, poi ricomincia, e non smette più, anche se promette, giura, e dice di essere pentito. Dunque dargli una seconda opportunità non ne avevo proprio intenzione. E quando dopo, durante una discussione ha fatto il solo gesto, ho preso e scritto una denuncia e inviata in procura. Lui ed io siamo poi stati convocati dal commando carabinieri, e io ho ritirato la denuncia. Ma in realtà non è ritirata al 100%, è sempre valida, è là, e in qualsiasi momento se succede la qualsiasi la posso ritirare fuori. Dal quel momento ha abbassato la voce, e "mi teme", così non siamo più così nemici. Se avessi continuato a sopportare, chissà a quest'ora quali traumi avrei e mio figlio di conseguenza.
Una mia amica che pur separata, veniva perseguitata, si è rivolta al segretariato sociale, e ora sta in una casa famiglia, sta seguendo un corso, proprio sulle violenze alle donne in ambito domestico.
Certo vivere in casa famiglia, essere un'assistita dello stato, è qualcosa che alcune donne rifiutano, perchè lo trovano umiliante, degradante. Io direi che più umiliante è prenderle e non dire parola, sopportare, per il cosidetto "amore dei figli", della famiglia che deve stare unita, che ci hanno inculcato. Lo stato ha i servizi per assistere le donne, e magari non sono adeguatamente finanziati, perchè poche le denunce, o le domande di aiuto. Inoltre la cosa è ancora più difficile se si vive in un piccolo centro. Rivolgersi ai servizi sociali è giusto, e dovrebbe essere incoraggiato. E lo stato dovrebbe dare più visibilità ai servizi sociali, con campagne di sensibilizzazione e promozione... meno male, che ci sei tu Jacopo, con i tuoi manifesti. PS: ciao Kriss...

Io sono fortunata, perchè sono tornata in famiglia, ma quante donne sopportano perchè non hanno dove andare, con quello che costa un affitto di questi tempi! Le donne non possono ribellarsi, perchè la società e l'economia non lo permettono. Dunque finisce per vincere il vecchio detto: Megghiu u tinto canusciuto che u bono a canuscere. (meglio il cattivo conosciuto che il buono da conoscere!)
Il sostegno economico ci vuole, se no, tanti buoi propositi non bastano. Senza la mia famiglia ad accogliermi, io sarei ancora con lui, che sentendosi padrone, mi avrebbe continuato a trattare come la sua serva. Le donne parlerebbero se avessero la casa e soldi.

Sono Eleonora
Cara Tanit, intanto con la tua testimonianza hai dato un input a chi la famiglia ce l'ha! sai ci sono donne che non lo fanno comunque di tornare dai propri anche solo per incomprensibile orgoglio. Comunque da anni c'è il Telefono Rosa. Ho parlato personalmente con la presidentessa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, e lei mi ha detto che qualora ci fosse il bisogno di abbandonare il "tetto coniugale" loro si mettono in azione e cercano i posti dove andare. Il telefono rosa nasce a Roma e ha anche sedi in altre città. Con molta fatica (parole della stessa presidentessa) sta cercando di diffondersi in tutta la nazione. Qui a Perugia, a settembre, ci sarà l'inaugurazione di una nuova loro sede e stanno cercando di convincere la Regione Umbria a destinare uno spazio per un eventuale casa famiglia, intanto sono in accordo con alcune associazioni, conventi e altro che già da tempo offrono vitto e alloggio a chi ne ha bisogno. Certo che si tratta di permanenze provvisorie ma nel frattempo c'è chi cerca un lavoro per queste donne perchè possano cominciare a guadagnare e pian piano a riprendersi la loro vita autonoma e indipendente.
Insomma c'è chi da anni lavora a favore di un mondo più sereno, per cui non è giusto scoraggiare chi ha bisogno ma piuttosto è necessario diffondere le necessarie informazioni che possano essere da subito un valido aiuto.
ciao Eleonora

E' successo anche a me. Eravamo sposati da sette anni, convivevamo da dieci. Lui era sempre stato estremamente aggressivo e violento, a livello VERBALE. Aveva dei grossi problemi a gestire la sua rabbia, ma io lo amavo molto ed ero convinta che non mi avrebbe mai fatto del male fisicamente. Ero COMPLETAMENTE cieca nei confronti del male che mi stava facendo a livello psicologico... di quello me ne sono accorta solo molto dopo, e credo di non avere ancora finito di rovistare tra le macerie della mia anima.
Comunque, il 9 febbraio del 2002 poco prima delle due del pomeriggio, in seguito a una richiesta assolutamente banale (Puoi scongelare il pane, per favore?) ha perso il lume della ragione. Prima mi ha fatto una scenata, poi mi ha tirato addosso tutti i libri che c'erano sulla tavola (alcuni belli pesanti e appuntiti), ma quando ne ha preso in mano uno suo si è fermato e ha smesso. Io ero seduta sul divano immobile, chiedendomi cosa fare per "spegnerlo". Ho provato a chiedergli di smettere, a dirglielo, a supplicarlo, a ordinarglielo, ma ovviamente non è servito: ha smesso quando ha voluto lui. Poi si è girato, io mi ero alzata in piedi, si è avvicinato e mi ha dato una botta in fronte, poi è andato in camera. Io ho preso borsa e giaccone e sono uscita. Ho preso la macchina, mi sono fermata appena mi è sembrato di essere abbastanza distante e ho pianto (e fumato) x un bel po'. Quando mi è sembrato di riuscire a parlare senza piangere ho chiamato una coppia di amici e ho chiesto se potevo andare lì. arrivata da loro, in dirotto pianto gli ho raccontato cos'era successo. Volevo andare alla polizia, ma mi hanno detto che non essendoci nulla di visibile era la mia parola contro la sua. Io ho voluto andarci lo stesso, e alla polizia mi hanno detto la stessa cosa, e mi hanno sconsigliato di fare denuncia. Quindi ho rinunciato. I miei amici mi hanno ospitato a dormire quella notte. Alle sette e qualcosa di sera ho acceso il cellulare e ho trovato un suo messaggio: "Vieni a casa. Dobbiamo parlare". Niente scuse. Ovviamente mi sono ben guardata dal chiamarlo o dal tornare. Avrei voluto tornare a casa da mio padre, ma avevo paura che non mi credesse. Il mio ex, con gli altri era bravo a fare "il marito perfetto". A tutt'oggi mia madre mi dice che sono io "la cattiva", e lui è il poverino.
Comunque. Notte praticamente insonne, la mattina dopo sono andata da mio padre e gli ho chiesto piangendo se per qualche giorno potevo tornare a dormire da lui. Ancora non avevo il coraggio di dirgli cos'era successo. Volevo che mio fratello mi accompagnasse a casa, dovevo prendere delle cose: era domenica e il giorno dopo non potevo andare a lavorare conciata in quel modo. Mio fratello però non c'era, quindi ho chiamato il mio ex e gli ho detto che sarei andata quella sera (appunto, con mio fratello) a prendere un po' di roba. Lui mi ha chiesto di risparmiargli quell'umiliazione, mi ha detto di andare subito, che non sarebbe stato a casa. Io ho accettato, ho controllato che la macchina non ci fosse, sono salita e mi sono chiusa dentro. Mentre mi stavo prendendo dei ricambi di biancheria ho sentito che tentava di entrare. Gli ho detto di andare via, lui si è messo a piangere e a implorare fuori dalla porta, e lì ho fatto l'errore di aprire. Non ha MAI chiesto scusa, ma tra pianti e ricatti morali e manipolazione gli ho dato una possibilità.
La decisione nel mio cuore era presa, ma sapevo che se non gli avessi dimostrato che non c'era NESSUNA via per tornare indietro, mi avrebbe ossessionato (e forse molestato). Quindi ci ho messo quasi due anni per riuscire ad andare in tribunale, anni in cui gli ho chiesto di andare insieme in terapia (risposta: "io non ne ho bisogno, se vuoi vacci tu"), e di rimediare attraverso molte altre cose che non ha mai fatto. Due anni in cui non ha più alzato le mani, ma bastava che alzasse la voce (e succedeva spesso) per terrorizzarmi. Due anni in cui ha sicuramente tentato di riparare, ma a modo SUO: abbassarsi a fare qualcosa che era importante PER ME, non era una prospettiva praticabile. Ero io che dovevo capire la sua innocenza e perdonarlo, GRATIS. O al massimo pagando il prezzo che LUI stabiliva come appropriato. Bello, no? Ero io che stavo distruggendo il nostro matrimonio e il nostro amore. Ero io che non lo amavo (e non l'avevo mai amato) abbastanza.
Alla fine, quando ha visto che non c'erano alternative e che la risposta rimaneva no, ha accettato di andare da un avvocato. e, ancora, ha fatto lo splendido: ha voluto a tutti i costi lasciarmi la casa e darmi un assegno di mantenimento. Io non li volevo, e il fatto che abbia parlato privatamente con l'avvocato spiegandoLE (sì, era una donna) cos'era successo e il fatto che non volevo essere in debito con lui non è servito a nulla. Dubito che l'avvocato mi abbia creduto, e comunque ha insistito con me perchè accettassi tutte le cose che erano a mio favore. Io sapevo che erano manipolazioni, e che sarebbero state l'ennesimo modo per "tenere uno spiraglio aperto", per non troncare del tutto con me, ma ero stremata e non sono riuscita ad andare fino in fondo. Finalmente, a febbraio del 2004 se n'è andato. E -come sapevo che sarebbe successo- l'indennità di mantenimento è diventato il suo modo per venire tutti i mesi a casa mia a portarmi i soldi, e intanto vedere se la casa cambiava, se c'erano tracce di altri uomini... insomma, un modo per controllarmi. Ho portato pazienza finchè ho potuto, ma dato che intanto la vita da sola (con tutte le sue difficoltà) compiva la sua magia restituendomi un po' di forze, a un certo punto sono tornata dall'avvocato dicendole che non volevo più l'assegno. Lei mi ha sconsigliato in tutti i modi, arrivando a chiamare mio padre x farmi cambiare idea: evidentemente, le sembravo una specie di pazza. Io (che ricominciavo faticosamente a essere me stessa) stavolta non ho mollato, e quando il mio ex ha fatto ricorso contro la mia rinuncia all'indennità (praticamente ha tentato di farmi causa x obbligarmi a prendere i soldi), spero che finalmente la signora avvocato si sia finalmente fatta qualche domanda. Ovviamente io ho vinto la causa, e da allora non l'ho più visto. Quest'anno, appena avrò i soldi, dovrei divorziare... e vi confesso che la prospettiva di vederlo non mi fa dormire sonno tranquilli. So che è un passo che devo affrontare, e non vedo l'ora che il divorzio separi definitivamente e per sempre le nostre strade, ma non ho ancora smesso di avere paura di lui.
Comunque, un anno e mezzo fa mi sono iscritta all'università, a psicologia. In facoltà c'era un servizio gratuito di psicologi, messi a disposizione degli studenti che stessero passando un periodo di difficoltà. Mi ci sono rivolta, speravo che mi aiutassero a tirare fuori un po' di rabbia, a ritrovare un po' della persona che ero, a poter anche solo credere che un giorno avrei potuto fidarmi di nuovo di qualcuno di sesso maschile. Mi hanno detto che non ero pronta, che gli studi mi avrebbero aiutata e di tornare in futuro, se lo fossi stata.
Che dire? Un giorno mi laureerò, e vorrei riuscire a creare qualcosa che possa aiutare le donne "invisibili", quelle di cui nessuno si accorge, quelle che non hanno segni sul corpo, quelle delle quali nessuno vede quanti e quali segni hanno nell'anima.

Scusate la lunghezza: ho cercato di scrivere solo le cose essenziali (e concrete, come chiedevi: ho tralasciato quasi completamente le pressioni psicologiche, le difficoltà economiche, le paure, lo sconforto ecc) a capire un po' quello che mi è successo. Quello che vorrei dirti è questo: è vero, le strutture ci sono. Ma non sempre accolgono chi ha bisogno.
Quello che mi sento di dire a chi vive situazioni come queste è: non sei sola. E hai dentro di te tutte le risorse per uscirne. Pagherai un prezzo, forse anche alto, se chi dovrebbe aiutarti non lo fa: ma non è un buon motivo per arrenderti. Riprenderti la tua vita ti ripagherà con i più grandi tra i doni: la pace, la sicurezza in te stessa (riuscirai a fare cose che mai avresti pensato possibili!) e la speranza.
Io ho ancora molta strada da fare. Sono piena di rabbia, che difficilmente riesco far uscire in maniera appropriata: o la soffoco, o esplode. Quando mi piace qualcuno, faccio fatica a fidarmene e di solito rovino tutto abbastanza velocemente. Ma sto migliorando: l'università (e tonnellate di libri di autoaiuto) mi aiuta. Sto cambiando lavoro, perchè mi merito di meglio del posto che avevo. Gli accessi di rabbia cominciano ad essere meno frequenti. E la durata delle mie storie comincia lentamente ad allungarsi.
Non so QUANTO ci metterò a uscirne del tutto. Ma so che ce la farò. Ognuna di noi può farcela. Basta volerlo, e sapere che, prima di tutto, al di là di tutto, dipende da noi.

Spero che la mia storia sia stata d'aiuto... grazie comunque a Eleonora e Jacopo per quello che fate tutti i giorni per rendere il mondo un posto migliore.

Serena

... ho letto quello che hai scritto di un fiatto e sono stupita. è incredibile, perchè la struttura di quello che succede in una coppia cosi, è quasi sempre molto simile allora... xche aldilà dei dettagli, aldilà del tipo di colpo (uno schiafo veloce o tanti pugni fino ai lividi)... quello che succede, come meccanismo è sempre lo stesso: è colpa mia, io l'ho provocato, da fuori non si vede niente, io devo cercare di capirlo, x caso non ne parli con nessuno, ti isoli piano piano, da fuori sembrate la coppia perfetta, se lo racconti nessuno lo crede, perdere la misura di cosa è bene e cosa non lo è, perdere la misura dei limiti... ecc ecc... è sempre lo stesso. e lui è sempre cosi tenero...

Potrei raccontare tutto, ma adesso... è troppo lungo, non saprei sintetizzare. VOglio aggiungere solo che secondo me LE FORZE DELL'ORDINE dovrebbero ricevere FORMAZIONE in questo senso. Mi spiego: quanti casi di donne uccise dai mariti/conviventi finiscono sui giornali quando è troppo tardi? quanti casi di violenza restano nascosti?

La mia esperienza è stata questa: quando dopo uno schiafo mi sono decisa ad andare dalla polizia accompagnata da 2 amiche, (avevo letto in una rivista che anche il solo schiafo deve essere considerato violenza, lui mi aveva volato gli occhiali piu di una volta), i carabinieri mi hanno detto che era la mia parola contro la sua. Anzi, quando sono arrivata loro sapevano che sarei arrivata, xche lui x lavoro ha contatti con la polizia e aveva chiamato, in teoria x bloccarmi, xche secondo lui io potevo farmi del male da sola per poi poterlo denunciare, e quindi voleva "proteggermi" perchè "AVEVA PAURA PER ME". Quando lui è venuto a prendermi dai carabinieri loro gli hanno detto che poteva denunciarmi per difamazione...

Come volete che una donna si senta in una situazione cosi? che abbia fiducia in chi? io mi sono sentita completamente SOLA. In quel tempo non sapevo neanche del telefono rosa. Senz'altro serve piu informazione e FORMAZIONE. Perchè a una donna che arriva dai carabinieri a chiedere aiuto, perchè ha il coraggio e perchè veramente non sa dove andare, non le si puo rispondere "...beh, forse sarà vero, ma perchè non cercate di ragionare e fare con calma? torni a casa signora."

Io piano piano sto venendo fuori da questa situazione, non è finita, e so che son fortunata, che ci sono casi gravi, il mio non lo è (o non lo è piu, anche grazie a 2anni di terapia e tanto apoggio da chi mi vuole bene)

l'importante è NON RESTARE DA SOLE e PARLARE. Con le amiche, con la famiglia propria o di lui, con un'assistente sociale, ma uscire dalla solitudine del cerchio "io-lui" e smettere di pensare che "è normale"...

GRAZIE PER QUESTO SPAZIO!
Consiglio di lettura: "Donne che amano troppo."
Kitty mi piacerebbe scriverti: mi trovi al mio nick chiocciola gmail .com

marinera76

Forse, se le donne avessero un vero sostegno dalla legge, economico, psicologico, culturale e chi più ne ha più ne metta, farebbero più denuncie...

Il vissuto della violenza è molto complesso e molto "bloccante", ti tiene in una rete che nemmeno riesci ad intravedere molte volte...

bisogna tutelare le donne, con una legge seria, completa che dia sicurezza nelle molte difficoltà cui la donna deve andare incontro quando decidedi fare il grande passo, per sè ed anche per i figli, e vi assicuro che non è facile!

Allora, perchè non cerchiamo, con l'aiuto di questo valido blog e sito, di provare a proporre una legge che obblighi gli uomini ad un percorso di cura? Andiamo all'origine del problema, gli uomini sono parte in causa, perchè continuiamo a non far loro assumere le responsabilità delle loro pessime azioni? Devono capire che quello che fanno è sbagliato, devono prenderne coscienza e risolverlo, altrimenti lo faranno con un'altra.

Io sono disponibile!

ho vissuto un amore e forse stò continuando a viverlo.
Un giorno decisi di difenderlo , da quasi , tutti.
Non mi ero contato.
Viversi il mostro che abbiamo dentro in diretta negli occhi di lei è terribile come il mostro che vede lei.
In quei giorni leggendo "lo zahir" di Coelho ho visto anche da altri punti di vista,Jung le chiamava sincronicità .
Adesso quando quando parto per la tangente in un film solo mio mi chiedo perché , non trovando più Giustificazione di ciò che facevo ,
vado avanti diversamente ,
forse comincio a capire cos'è il rispetto dell'altrui persona .

io posso ritenermi una fortunata.Non ho denunciato il mio uomo... forse per mancanza di coraggio o paura delle ripercussioni ?!?
non sò,...ma sò che dopo 8 anni vissuti nel terrore delle stessa persona che era il mio "tetto",il mio grande amore,sono riuscita a dire basta ,non ti perdono più la tua rabbia,(tanto più quando non hai colpe)

solo difendendo noi stessi possiamo dare qual cosa agli altri percui anche se è difficile DONNE ....non perdonate perchè non fa bene a nessuno ,nè a voi che annullate la vostra personalita nel nome di un ideale d'amore(che non cambia mai),nè al vostro aguzzino che continuerà a fare ciò che fà anche un pò perchè glielo permettiamo

e se questa ribellione ,nei casi più estremi fosse la morte ...bhe nel mio piccolo ho avuto anche questa paura, esagerata???
oggi posso dire di sì, ma non volevo più vivere cosi piuttosto la morte
oggi a distanza di 1 anno da quel BASTA posso ritenermi fortunata in quanto quell'uomo ha capito che nulla giustifica la violenza nemmeno la rabbia

credete in voi donne anche quando vi sentite sbagliate e non sapete più chi siete ....perchè serete sempre DONNE.

ah dimenticavo la cosa più importante è parlarne con chiunque crediamo ci possa capire anche solo un po cerchiamo aiuto negli altri senza vergogna

Sono Eleonora
Cara, grazie per la tua testimonianza e complimenti per la tua forza vitale!
Mi piacerebbe però che tu mi raccontassi come e cosa hai fatto per uscirne fuori.
Sai, tante donne già sanno che sarebbe meglio che fuggissero ma non hanno idea di come si possa fare. Mi piacerebbe, se tu volessi, sapere a chi ti sei rivolta, se c'è qualcuno che ti ha aiutato, qual'è stata la tua prima mossa. Scusa dell'invadenza ma credo sia importante dare informazioni di tipo tecnico piuttosto che psicologico.
Bacioni eleonora

Abito in Francia e sto studiando da assistente sociale. Il problema della violenza coniugale e' grave anche qui.
Nel 2004 e' stata votata una legge che mi sembra molto positiva.
Le donne vittime di violenza non hanno solo l'alternativa di subire o andarsene da casa (con tutte le difficolta' che questo comporta, di ordine materiale e psicologico, anche per i bimbi) : adesso la legge permette al giudice di obbligare il marito violento ad andarsene LUI di casa, e lasciare alla moglie e ai bimbi l'appartamento, anche se intestato solo al marito. E questo puo' essere fatto in modo estremamente rapido, subito dopo la denuncia.

Bisognerebbe promuovere una cosa del genere anche in Italia!
(se c'e' gia' mi scuso dell'ignoranza, manco dall'italia da 10 anni).

Antonella

per approfondimenti:
Articolo 22 della legge n° 2004-439 del 26 maggio 2004
"Lorsque les violences exercées par l'un des époux mettent en danger son conjoint, un ou plusieurs enfants, le juge peut statuer sur la résidence séparée des époux en précisant lequel des deux continuera à résider dans le logement conjugal. Sauf circonstances particulières, la jouissance de ce logement est attribuée au conjoint qui n'est pas l'auteur des violences. Le juge se prononce, s'il y a lieu, sur les modalités d'exercice de l'autorité parentale et sur la contribution aux charges du mariage. Les mesures prises sont caduques si, à l'expiration d'un délai de quatre mois à compter de leur prononcé, aucune requête en divorce ou en séparation de corps n'a été déposée."
http://www.legifrance.gouv.fr/WAspad/UnTexteDeJorf?numjo=JUSX0300062L

Anche qui, in Italia, il marito viene allontanato, il problema non è questo, bisogna denunciarlo!
Come vedi, in tutte queste testimonianze, ci sono donne che "ne sono uscite", quelle che sono dentro non scrivono, non ne parlano, non denunciano, e come scrive l'altra amica, continuano a sbattere contro gli spigoli, eppure hanno iniziato dai pizzichi sulle braccia....
Ci vogliono donne che siano ancora vittime e ostaggi per sentirci raccontare dalle loro parole il perchè e il percome, e forse una loro risposta può farci capire che ci leggono e che non abbiamo scritto solo per mania di protagonismo...
Forza ragazze!

Qualcosa a livello legale si deve fare, in italia c'è una legge che allontana i mariti, ma è poco efficace e di durata breve, sei mesi più una proroga di altri sei... così poi può iniziare lo stolking... ma per fortuna anche a questo sembra che la legge abbia iniziato a porre rimedio, sta di fatto però che molte donne muoiono tutti i giorni pechè vittime della violenza... molte non denunciano lo stolking così come non denunciavano le violenze... c'è un amore di mezzo! anche se malato c'é! Allora bisogna lottare perchè gli uomini vengano curati, le donne vedano che c'è la possibilità di recuperare un rapporto, dopo un percorso di cura dell'uomo, oppure no, ma che siano libere di scegliere, altrimenti non si muove nulla.

La legge deve obbligare gli uomini a farsi curare!

ti ♥

Non so da dove iniziare...una storia bellissima, amore a piene mani, attenzioni continue...e chiederete "dov'è la violenza?" in effetti non la notavo neanche io e scivolavo sempre più dentro questa prigione senza finestre... Vediamo se riesco a spiegarvi il meccanismo attraverso il quale sono stata prima segregata e poi picchiata...
Lui: un uomo del secolo scorso, gentile, premuroso, mi cantava le canzoni d'amore seduti di fronte al mare. Mi scriveva il suo amore, me lo imponeva:"Tu SEI la MIA donna!" mi ricordo solo ora, x anni l'ho rimosso, che quando lo conobbi pensai "Questo è un pazzo! E' meglio scappare", ma poi questo fu cancellato dal suo amore totale, e totale doveva essere il mio: mi chiedeva dei miei partner precedenti, ma se rispondevo iniziava a urlare sostenendo di non voler sapere niente del mio passato, tutto il mio passato era merda, tutti gli uomini prima di lui, merda...
Cancellai dai miei ricordi il mio passato x non ricadere nella trappola, io iniziavo la mia vita con lui...cancellando il mio passato cancellavo anche la capacità di giudizio, accettando x buono il presente.
Avevo delle amiche, prima di conoscere lui, ma pur non impedendomi direttamente di frequentarle, in realtà mi ha isolato da loro.
Questo il sistema: chiedeva di me e loro, cosa facessimo, chiedeva di raccontare le nostre avventure, voleva conoscere tutto di me, che dolce...e poi..."TROIE!!! sono solo troie e tu le chiami amiche?"
Secondo metodo:" ah, vuoi andare da Pinco Pallina? si, vai, io me ne rimango qui, da solo, ad aspettarti" (musetto triste da bimbo abbandonato) "no, no, vai pure...preferisci lei a me..." (situazione strappacuore che ti fa pensare: ma che str.... sono!)
Terza possibilità: "ma sì, andiamo a trovare tizia e caia!" - "come 'andiamo'?, volevo andarci da sola..." - "da sola? e perchè? cos'avete da dirvi che io non possa ascoltare? Io ti dico TUTTO! e tu invece hai segreti con me?"
In tutte e tre queste possibilità, TU decidi di non andare...
Idem per libri, programmi televisivi, parenti...
"Come? siamo insieme e tu leggi? (o guardi maurizio costanzo o parli con tua madre), mi dici sempre che non parliamo e quando possiamo farlo tu ti metti a leggere?( o opzioni precedenti)"
In questa situazione chiudi il libro, spegni la TV, saluti tua madre e lui SI ADDORMENTA! Riapri il libro e lui sbraita: "eccoooo, questa è la considerazione che hai di meeee!!!"
Oppure: incontri il vicino/conoscente/fratello con cui ti fermi a fare due chiacchiere, più per educazione che per piacere, (perchè TU SAI che lui sa perfettamente quanto impieghi a fare quel tragitto o quella determinata operazione e ti sommergerà di telefonate x sapere dove sei, perchè non sei arrivata, mentre lui, pover'uomo, si ammazza di lavoro, il tuo e il suo). Lasci frettolosamente dopo poche parole di convenienza il vicino e corri trafelata al lavoro, dimenticando di fargli il completo resoconto dell'avvenimento. Due giorni dopo lui e il vicino/fratello/amico si vedono e l'incauto dice "ho visto tua moglie l'altro giorno..." APRITI CIELO! "Perchè non me l'hai dettooooo? Ed io che ti dico tuttooooo....CERTO, IO NON CONTO NIENTE X TEEEEEE" e SBAMMM porte chiuse con forza, oggetti scagliati a terra con violenza e tu, ti senti una cacca x aver dimenticato, raccogli le cose, lo rassicuri, gli stai vicino consolandolo e cercando di fargli capire che non contava niente x te, è per quello che ti sei dimenticata....
Se qualcuna ha riconosciuto queste manifestazioni, sa perfettamente che questo è solo l'inizio!
A poco, a poco ti ritrovi isolata da tutto e tutti, ti ammazzi di lavoro, perchè secondo lui non fai mai abbastanza, i tuoi figli si dileguano non appena sentono aria di recriminazioni e tu ti assumi tutte le colpe del mondo, qualunque cosa è causata dal tuo modo di fare, negligente, incurante, incosciente e chi più ne ha più ne metta! Una volta innescato il meccanismo della colpa non te ne liberi più! Se lui ha mal di testa tu fremi, pensando: dio mio, cosa avrò fatto che non va? se è di malumore perchè ha litigato con qualcuno, idem, e così via...
Ogni giorno peggio, ogni giorno più assurdo!
E lo giustifichi, lo racconti come non è, perchè ti vergogni, perchè ormai sei DAVVERO convinta che la colpa sia tua, ma TU LO AMI, LUI TI AMA e tutte le altre cretinate che noi donne siamo capaci di raccontarci...
E a letto?
Fa schifo, di solito se ne frega di te, ma tu sei sempre disponibile e ti gratifichi del suo piacere...
E un giorno, ma tu, invece d'averlo messo in conto, non te lo aspetti minimamente, piovono botte da orbi, senza un motivo specifico.
A questo punto la mia storia finisce. Lui mi ha picchiato violentemente, davanti ai bambini per una pentola lavata male e io l'ho sbattuto fuori di casa!
Non se ne voleva andare, ma ho preso il telefono e ho fatto il numero dei carabinieri..."SCEGLI, CHIAMO I CARABINIERI O I MIEI FRATELLI?" lui, non so se per paura più dei primi o dei secondi, ha urlato e se n'è andato con la MIA macchina.
Per anni si è scusato, dicendo che non sarebbe più successo, ha anche cercato di convincermi che fu colpa mia, ma io credo che nel momento in cui li perdoni, li stia automaticamente autorizzando a rifarlo e non ci sono ricascata.
Notare bene che anche la prima moglie se ne andò per lo stesso motivo, ma io credetti alla versione che mi diede lui!

Concordo pienamente sul fatto che la violenza non è solo fisica. Per fortuna nessuno mi ha mai alzato le mani addosso, ma c'è stato un periodo che avrei preferito una sberla rispetto alla violenza psicologica... Il problema è che certi uomini sono bravissimi a farti sentire in colpa per qualunque cosa, così non consideri nemmeno che siano loro la causa della tua tristezza! Quando me ne sono accorta l'ho mollato, ma era una cosa intuitiva, solo dopo ho cominciato a capire molte cose... Mi sono resa conto che non parlavo con nessuno e che nascondevo a tutti i reali problemi che avevamo come coppia, perchè mi vergognavo, volevo che tutti pensassero che eravamo perfetti, forse perchè lui mi aveva convinta che la causa dei problemi fossi io.
Comunque la violenza fisica è sicuramente peggio...
Coraggio donne! Fiducia in voi stesse!

Grazie Solestelle. La tua esperienza è molto più estrema della mia ma i meccanismi della violenza si ripetono, sono le persone (chi la attua e chi la subisce) che sono una diversa dall'altra.
Vado al sodo, alla mia esperienza.
Sono una giovane donna che lavora, "emancipata", vivo da sola in una città che ho raggiunto dopo aver vinto un concorso, ho una personalità forte. Insomma non avrei mai immaginato che storie del genere avrebbero mai potuto riguardarmi.
Anche lui mi impone fin dall'inizio il suo amore TOTALE, "sei la donna della mia vita", "appena ti ho vista ho capito che avrei voluto stare per sempre con te", e io sono passata sopra la mia razionalità (ma come fa a dirlo se nemmeno mi conosce? e perchè calcare sull'irreversibilità della nostra relazione?), mi sono fatta coccolare dai suoi modi di uomo galante e dal suo amore incondizionato e piano piano ci sono finita dentro e mi sono fidata.
Quello che posso raccontare l'ho realizzato bene solo dopo esserne fuggita, perchè quando sei dentro alla cosa si lacera la tua IDENTITÀ, non riesci più a distinguere il BENE DAL MALE (ma lui chi è, e io chi sono? boh... chi è la vittima?). Dentro una relazione MALATA, PERVERSA, si perdono i confini bene/male, si sposta continuamente il limite tra il possibile e ciò che non PUÒ e non DEVE accadere.
In breve: ho accettato gesti e situazioni degradanti e umilianti per un anno, convinta di meritarmeli perchè non lo amavo abbastanza (impossibile arrivare al suo amore totale e incondizionato), ogni mio minimo gesto poteva scatenare il suo fastidio e la sua rabbia.
L'ho sbattuto fuori di casa quando è passato alla VIOLENZA VERBALE. Ho capito che era un CLIMAX che non riuscivo a fermare, anzi lo stimolavo ad andare sempre più in là.
Confermo quanto dice solestelle per il sesso. Idem, provi a raccontarti che il suo non è egoismo e lui ti racconta che sei fantastica (anche se tu non te ne accorgi)... in realtà non pensa a far godere te, se non DOPO che lui è stato soddisfatto. E stai lì a provare ad insegnarli qualcosa sul piacere femminile (nessuna prima glielo ha spiegato?) perchè speri che a lui possa interessare, ma i risultati sono minimi. Gli ho detto, col maggior tatto possibile e nel contesto opportuno, cosa mi piaceva e questo l'ha FERITO MOLTISSIMO perchè si è sentito trattare da oggetto!! Ecco allora che ti inibisce, che inizi a fingere l'orgasmo per far star bene lui e di conseguenza pure te, per non dare altre scomode spiegazioni.
Un pomeriggio il limite si è spostato ancora, e:
Dopo aver sentito giudicare la mia vita e la mia persona con parole sprezzanti (lui che non faceva altro che dirmi quanto ero brava)
dopo aver sentito insultare i miei amici
dopo aver sentito ridicolizzare la mia famiglia
dopo che mi ha chiamata PUTTANELLA
ho chiuso la porta, ignorando le sue lacrime, i suoi sms, le sue scuse, la superficialità delle sue analisi di quanto era accaduto.
Perchè chi fa questo non riesce a capire il male che fa, prova VERGOGNA ma NON empatia, è estremamente EMOTIVO ma NON SENSIBILE.

In questa storia NON C'È STATO UN SOLO CONTATTO FISICO "VIOLENTO", EPPURE... i LIVIDI ce li ho sul cuore, e l'integrità della mia persona è stata VIOLATA.

Ho provato a leggere DONNE CHE AMANO TROPPO, ma banalizza molto la cosa perchè individua una categoria specifica di donne (spesso con violenza durante l'infanzia) che diventano vittime di uomini violenti.
INVECE QUESTE COSE POSSONO SUCCEDERE A CHIUNQUE, anche a una brava ragazza, giudicata "forte" e indipendente, che non ha sperimentato mai qualcosa del genere prima.

BASTA ALLE UMILIAZIONI, ALLE PREVARICAZIONI PSICOLOGICHE E MORALI. Questa è una battaglia silenziosa e che nessun pronto soccorso ti riconosce.

Cara Tessa,
è vero che DONNE CHE AMANO TROPPO parla di donne che hanno avuto esperienze esageratamente violente nell'infanzia, ma ognuna di noi ha avuto padri, madri e insegnanti o conoscenti, che ci hanno imposto il silenzio: io avevo mio padre, a cui "per rispetto" non potevo rispondere, anche se mi aveva fatto una domanda, (ma se non rispondevi, memore del ceffone della volta precedente, lui sbraitava "RISPONDIMI QUANDO TI FACCIO UNA DOMANDAAAAA!" e giù un altro schiaffone...) Non potevo dirgli che non era vero, perchè lui deteneva la verità assoluta, non potevo infrangere in alcun modo le sue leggi se non attraverso bugie e sotterfugi.C'era mia madre che non lo contrastava, in materia di educazione, perchè era una loro linea guida e quindi, anche in situazioni particolarmente "toste" lei TACEVA! Avevamo, tutti noi, insegnanti rigidi che esercitavano il loro potere a suon di note, voti infimi e richiami a casa. I vecchi esigevano il rispetto, visto che erano vissuti in regime dittatoriale, ecc. ecc.
Questo era il nostro terreno di coltura, e tu vuoi non averne risentito? Io si!
Vedi, se non fossi dovuta tornare da un padre tanto autoritario, forse anche io sarei scappata da un uomo del genere, forse anche prima di un anno, ma non volevo tornare a casa! Sceglievo il male minore...almeno LUI MI AMAVA...
E poi io avevo i bambini...anno dopo anno, la famiglia cresceva, una, due, tre figli più quello del suo primo matrimonio che ovviamente avrei "perso". Ogni volta che arrivavo al punto di fare i bagagli mi ritrovavo incinta! E non dico che lo facesse con intenzione, questo no, ma inconsciamente era l'unico modo che aveva per tenermi legata a sè, ed io sfornavo bambini uno dopo l'altro...
Il sesso? Uguale!!! Anche io cercai di fargli capire, delicatamente o scherzosamente, che non era quel che volevo, ma lui si offendeva e sbraitava che, non solo aveva un problema, ero anche tanto insensibile da farglielo notare? "allora giri il coltello nella piaga? lo sai quanto mi ferisca!"
Qui posso dirlo, non l'ho mai detto a nessuno, ma a volte era tanto veloce che non iniziava neanche! Immagina che frustrazione renderti conto che è già successo tutto senza esser stata neanche penetrata... e fingi! fingi perchè è sempre meglio che star ore a spiegare perchè e percome che ti si ritorceranno contro. Ti sforzi di controllare ogni movimento, di sentire ogni sua pulsazione x bloccarti in tempo, di dire "non importa, andrà meglio la prossima..." ma non appena si addormenta, ossia subito, ti giri e piangi! Non tanto per il mancato rapporto sessuale o mancato orgasmo, ma perchè ti senti usata! Hai la sensazione di essere il fazzolettino x le sue seghe! Anche a me è stato detto che "certe cose le fanno solo le troie" quando mi sono avvicinata al suo pene per baciarlo...
Sono passati pochi anni dalla nostra separazione e a volte mi lecco le ferite, molte sono rimarginate, alcune non lo faranno mai, ma quando racconto questa donna mi sembra di parlare di altro da me! Quella donna non sono più io, non mi appartiene più nulla di lei, se non i ricordi che condividiamo...
Auguro alle donne giovani di non fare il nostro percorso o di leggere le nostre storie affinchè capiscano subito che un urlo, un pizzico, un rapporto a senso unico distruggono la nostra psiche.
Io ho letto molto sulle donne in anni passati e ho ritrovato molte cose in comune nelle fiabe, come se le nostre vecchie ci mettessero in guardia raccontandoci le favole...DONNE CHE CORRONO COI LUPI utilizza lo stesso approccio.
E in ultimo, recentemente, ho letto "LE PANTOFOLE DELL'ORCO" di Rosalind Penfold: lo consiglio a tutte, si legge in un'ora e non ci uccide dentro!

Bello trovare la tua risposta.
Un libro che sento di consigliare è RELAZIONI PERVERSE. LA VIOLENZA PSICOLOGICA NELLA COPPIA. L'autrice è una bravissima psicanalista italiana, Sandra Filippini. Parla del NARCISISMO come malattia di molti uomini che risultano poi violenti con le persone a loro più vicine e soprattutto con le loro compagne. A me è servito molto e non categorizza a priori le potenziali vittime.
Ti auguro tutto il bene del mondo, Solestelle. Fortunatamente non ci ho fatto figli e ho un padre che non mi ha mai urlato/dato ceffoni, e posso cavarmela economicamente da sola. Il ricordo di un ragazzo amato alla follia avuto qualche anno fa mi aiuta a sperare che riuscirô ancora a godermela a letto come si deve. Ti auguro un orgasmo atomico, alla faccia degli uomini che non vogliono nemmeno imparare!!!!

durante qualche litigata,a volte, il mio ragazzo mi da forti pizzichi sulle braccia(mi lascia lividi anche grossi), o lancia a terra gli oggetti,una volta mi ha dato uno schiaffo. E' violenza questa?

Spero di sì... altrimenti cominciamo a metterci d'accordo su cosa intendiamo per violenza....
Direi che il tuo fidanzato è un manesco... tu cosa dici?
Un caro abbraccio
Gabriella

 

ciao gabriella scusami se mi inserisco in questo argomento ma quello di cui io volevo darti segnalazione comunque è inerente alla violenza e nn sapevo come fare diversamente: il 23 giugno è stato dichiarato giornata mondiale dell'orgoglio pedofilo BOYLOVEDAY io mi sto battendo affinchè quante + persone possano saperlo e cercare di firmare perchè i siti pedopornografici siano oscurati..a palermo ci sarà una fiaccolata silenziosa..NON SMETTIAMO MAI DI INDIGNARCI..se credi danne notizia grazie kriss

No, non è una domanda retorica. Il mio fidanzato dice che non è violenza, dice che io non so cosa siano le "mazzate" (i miei genitori non si sono mai permessi di darmi uno schiaffo). Dice che per lui sono la cosa più importante e non mi farebbe mai del male.
In effetti stimo insieme da 5 anni ed è da qualche mese che è emerso questo suo nuovo aspetto. E' sempre stato il ragazzo più buono del mondo, gentilissimo con tutti. Al massimo con me alzava un pò la voce, ma niente di più.
Dice che senza di me non può stare ed io lo devo aiutare a non essere aggressivo. Dice che se lui qualche volta si è permesso di alzare le mani è solo perchè io gli faccio molto più male con le parole.

scusami se ti faccio una domanda ma se tu hai scritto sul blog.. vuol dire che hai qualche dubbio sul fatto che debba essere TU ad aiutare LUI a nn essere aggressivo..che nn può stare senza di te..le tue parole lo feriscono + delle sue MAZZATE?..se tu nn hai mai saputo che cosa fossero le MAZZATE x quale motivo lui si sente in dovere di fartele CONOSCERE E PROVARE? x quale motivo il SUO AMORE gli permette di farti del male..le parole le tue parole lo feriscono ..e le sue mazzate cosa fanno a te? ti fanno piacere?..il fatto stesso che tu abbia scritto e ti sia posta il dubbio dovrebbe indicare che ti stai domandando se il suo è amore o senso di proprietà..cinque anni sono molti..molto gentile..nn alzava le mani solo la voce..ma ora alza le mani e la voce..FERMALO..se ci riesci trova la strada x capire se il ragazzo che cinque anni fa è entrato nella tua vita..se esiste ancora..alle volte i rapporti all'inizio sono di conoscenza reciproca nn sempre la vera personalità viene palesata.. ma poi quando il rapporto cresce i ruoli si radicano ed il tuo nn va bene..nn è giusto.. amore nn sono le mazzate...ora ti sei posta la domanda ma la risposta che qui puoi trovare.. le lettere ed i commenti che hai letto nn basteranno.. devi essere tu solo tu a trovare in te stessa la tua risposta leggi i suggerimenti... le vite delle altre donne il loro dolore ti diano la forza x dire sono ancora in tempo: il rispetto è fondamentale e poi la parola MAZZATE scusa ma veramente mi ha fatto venire la pelle d'oca..ma il tuo ragazzo come mai usa questa parola? cosa crede sia il rapporto che vi lega...il suo amore come crede di esprimerlo? prendi tempo x te..pensa... ma ritrova la stima x te stessa..l'amore nn è mai violenza....ti abbbraccio

Per "mazzate" intende le botte serie, quelle che fanno veramente male(e che lui, dice, non mi darebbe mai).
Io lo amo, è sempre stato la cosa più importante nella mia vita e se non è necessario non vorrei prendere decisioni drastiche(lasciarlo).Non vorrei allarmarmi più del necessario,
per "2 schiaffi"(come dice lui). Se c'è un modo per curare questa sua improvvisa aggressività ....visto che è ancora in uno stadio iniziale. Mi farebbe piacere leggere testimonianze di coppie che hanno affrontato e superato la cosa.

vai nel consultorio della tua zona. Sono gratuiti e ci sono in ogni città, là potrai parlare con una psicologa. Mi è stato fatto capire che la parola-psicologo- è vietata su questo sito. Ma è evidente che ti trovi in una situazione che non sai gestire da sola, e non c'è niente di male in questo. Vai a parlare con una psicologa e chiedi anche a lui di venire. Se lui si rifiuta, lascialo. O almeno, io lo lascerei, uno che oltretutto, oltre a picchiarti, non chiede neanche scusa ...Perdono per quello che fa, io scapperei a gambe levate. Io uno così l'ho lasciato. Come? "E' finita.Chiuso". Lui, solo a quel punto, ti chiederà perdono e ti dirà "ma io ti amo" e tu rispondi: "l'amore che mi dai tu non è l'amore che voglio io".Per lo meno questa è la mia esperienza, tu fai quello che ti senti e quello che ti pare.

Buona fortuna, ciao

(chiedo scusa a Nora per usare questo spazio per un commento ma rispondo al post di Valeee e poi magari, se sei d'accordo spostiamo tutto da un'altra parte, così da creare uno spazio di discussione e uno per le testimonianze e le condivisioni)

Cara Valeee
premesso che condivido sia il post di Kriss che di Mojito, vorrei aggiungere solo un paio di cose.
Per prima cosa è vero che le parole possono fare molto male ma il corpo rimane sacro. In modo assoluto.
Ed è vero che il tuo ragazzo è buono ma voi (tu e lui in quanto coppia) avete un problema. Lui della gestione della rabbia, tu nel capire dov'è il confine accettabile in un rapporto d'amore.
E forse, anche, di capire cos'è un rapporto d'amore e che quando accadono certe cose tocca guardarle bene, ma proprio bene e soffermarcisi perchè sono importanti.
Una discussione ci sta, anche accesa, ci sta una lite o uno scazzo ma quando si perde di vista che dall'altra parte c'è un essere umano e in quanto tale merita il massimo del rispetto (sia a parole che a fatti) e da cui si merita tutto il rispetto del mondo... allora c'è un problema. E grosso. Che non va sottovalutato. Va guardato, magari con l'aiuto di qualcuno (io non ho niente contro gli psicologi, solo che in questi casi va trovato uno competente del problema) e sviscerato.
Se vi amate forse vale la pena di approfondire, di cercare di crescere e di capire. Ma sottovalutare la cosa è estremamente pericoloso.
Non ci sono colpe, non c'è giudizio, non c'è che lui è un mostro e tu una vittima... niente di tutto questo ma deve essere chiaro a entrambi che un pizzicotto che lascia il segno, uno schiaffo, ma anche una cattiveria detta perchè si sa che lì fa più male sono violenza, eccome... ma lo schiaffo è peggio... ripeto il corpo è sacro e nessuno può usare e abusare del corpo di un altro.
Vi meritate il meglio... perchè siete delle meraviglie della natura... fosse anche un altro partner...
Ti penso valeee, un abbraccio forte
Gabriella

 

Le parole fanno male, ma la differenza di genere è un'arma molto più potente!

La forza di un uomo e quella di una donna non sono paragonabili, soprattutto nei momenti di rabbia, per costituzione emotiva e di educazione, in Italia, in particolar modo.

Lui sa che solo il pensiero di prendere uno schiaffo da lui ti impaurisce... e questo lo pone in una situazione di superiorità... e questo va a costituire gà di per sè un segno della violenza... lo dicono vent'anni di studi sul tema.

Si è violenza! Sono una Pedagogista, mi chiamo Raffaela e da un pò che mi occupo di violenza alle donne, ho realizzato anche un progetto " centro antiviolenza e casa delle donne" la Violenza contro le donne all'interno delle relazioni intime: ogni atto o condotta da parte di un individuo che una donna reputi essere o essere stato a lei legato da relazione intima, indipendentemente dal sesso (di tale persona), dal legame coniugale o dalla convivenza, che comporti morte, danno fisico, sessuale o psicologico o economico o sofferenza della donna. La definizione comprende anche la violenza subita da individui che la donna identifichi come suoi attuali o precedenti partner.
Come pedagogista sto effettuando studi e ricerche per conoscere e capire quali metodi educativi che attuino un Cambiamento culturale;l'educazione è stata a lungo trascurata con il risultato che nonostante la donna abbia avuto l'emancipazione , non si è operato però un cambiamento culturale delle società ed in particolare dell'uomo e della sua concezione della donna all'interno della famiglia e della società, inoltre all'interno della coppia l'uomo non condivide i lavori di cura ( figli,casa,genitori anziani) e questo è spesso motivo di scontro tra le coppie e anche di violenza alle donne.
Quindi bisogna Ripensare i ruoli maschili all'interno del mura domestiche, esempio:-
In alcuni stati vi è il riesame dei presupposti socio_culturali della natura maschile,l'unicef sta sensibilizzando attraverso iniziative sta lanciando con gruppi di uomini dei lavori per ripensare al ruolo maschile nella famiglia, ad esempio l'Australia e il ripensare i ruoli maschili:-Molti uomini stanno ripensando al loro ruolo all'interno della famiglia e della società, in Messico dal 93 sono nati dei collettivi maschili(CORIAC) per relazioni basate sull'uguaglianza, è uno spazio per rieducarsi e ripensarsi come uomini non violenti esprimendo i propri sentimenti senza aggressività; quindi educare il maschile e il femminile alla condivisione del lavoro di cura e al riesame del ruolo maschile all'interno della famiglia, all'educazione dell'uomo all'espressione dei sentimenti senza aggressività rimane la strada forse più lunga ma più efficace.
Infine la violenza domestica alle donne ha dei costi altissimi per cui vale la pena di realizzare dei validi percorsi giuridici, sociali, e lavorativi per migliorare la situazione femminile nel nostro paese.
Insomma realizzare una legge per attivare, finanziare i centri antiviolenza e casa di accoglienza temporanea per le donne vittime di violenza in modo che possano dopo una denuncia-querela avere un luogo dove soggiornare, riabilitarsi, ecc per non far ritorno a casa dove spesso vengono uccise dopo denunce e querele per via del fatto che i tempi dei tribunali sono lunghi..........lunghissimi......

Infine....Più lavoro alle donne, meno abuso

I più recenti dati dell'America Latina mostrano che il modo migliore per ridurre la violenza domestica è aumentare la forza lavoro per le donne, un fenomeno che allo stesso tempo stimola lo sviluppo economico del paese.
Lo studio del BID in Nicaragua sostiene che è vittima di violenze fisiche gravi il 41% delle donne che non lavorano in forma retribuita, mentre quelle che lavorano con una retribuzione e lo fanno al di fuori dell'ambito familiare sono colpite per il 10% da violenza fisica grave. Anche le donne che percepiscono un'entrata non lavorativa, sono significativamente meno soggette a violenze fisiche da parte del coniuge. In Nicaragua, per esempio, solo il 2,78% delle donne che hanno un appoggio finanziario da un altro membro della propria famiglia, è vittima di violenza fisica. L'altra faccia della medaglia è che le donne che non hanno un appoggio finanziario proprio, in special modo quelle che lavorano senza remunerazione in negozi gestiti dalla famiglia, sono frequentemente vittime di violenza domestica.
Una strategia per ridurre queste situazioni, quindi, sarebbe favorire l'intervento attivo delle donne nell'economia. Uno dei modi migliori per farlo, segnalano vari studi, sarebbe la creazione di microimprese. Il costo enorme della violenza, radicalmente profonda e persistente nel tessuto sociale, ha allertato il governo sulla necessità di agire. Migliorare le condizioni delle donne e sviluppare il loro potenziale economico è una delle vie per raggiungere un accrescimento non solo più equo e più sostenibile, ma anche più giusto e più umano.
Ti Saluto jacopo e ti ringrazio ti avere aperto questo blog...se hai bisogno della relazione con il progetto ( centro antiviolenza e casa delle donne, educazione e ripensamento del ruolo maschile) che ho realizzato sarò lieta di esserti utile...scivimi o consulta il mio sito internet...personale:-

http://web.tiscali.it/pedagogista_lella/

Tratto da progetto Arianna:- Riconoscere la violenza
Succede sempre più spesso che...

- ti svaluta costantemente
- ti impedisce di frequentare le tue amiche o gli amici
- critica continuamente tutto ciò che fai o dici
- controlla le telefonate o i tuoi sms
- ti umilia davanti agli estranei
- critica il tuo aspetto
- ti ricorda che sei solo "una bocca in più da sfamare"
- ti dice che sei pazza
- minaccia di ucciderti

...QUESTA È VIOLENZA PSICOLOGICA
Succede sempre più spesso che...

- ti picchia
- ti priva delle cure mediche
- ti chiude a chiave in casa o in una stanza
- ti priva del sonno
- ti priva del cibo
- rompe i tuoi oggetti

...QUESTA È VIOLENZA FISICA
Succede sempre più spesso che...

- ti impedisce di lavorare
- non ti dà soldi
- ti chiede di licenziarti
- ti sequestra lo stipendio
- vende i tuoi oggetti preziosi

...QUESTA È VIOLENZA ECONOMICA
Succede sempre più spesso che...

- entra in bagno quando ci sei tu e/o non vuole che tu chiuda a chiave la porta
- ti vuole guardare mentre ti spogli o ti vesti
- ti accarezza in un modo che non ti piace
- ti mostra materiale pornografico
- ti costringe ad assistere a rapporti sessuali

...QUESTA È VIOLENZA SESSUALE

Tipi di Violenza

Maltrattamento Fisico

Ogni forma d'intimidazione o azione in cui venga esercitata una violenza fisica sulla donna.
Vi sono compresi comportamenti quali:

spintonare
costringere nei movimenti
sovrastare fisicamente
rompere oggetti come forma di intimidazione
sputare contro
dare pizzicotti
mordere
tirare i capelli
gettare dalle scale
cazzottare, calciare
picchiare, schiaffeggiare
bruciare con le sigarette
privare di cure mediche
privare del sonno
sequestrare, impedire di uscire o di fuggire
strangolare, pugnalare
uccidere

Maltrattamento Economico

Ogni forma di privazione e controllo che limiti l'accesso all'indipendenza economica della donna.
Vi sono inclusi comportamenti quali:

privare delle informazioni relative al conto corrente e alla situazione patrimoniale e reddittale del partner
non condividere le decisioni relative al bilancio familiare
costringere la donna a spendere il suo stipendio esclusivamente nelle spese domestiche
costringerla a fare debiti
tenerla in una situazione di privazione economica continua
rifiutarsi di pagare un congruo assegno di mantenimento o costringerla a umilianti trattative per averlo
licenziarsi per non pagare gli alimenti
impedirle di lavorare, sminuire il suo lavoro
obbligarla a licenziarsi o a cambiare tipo di lavoro oppure a versare lo stipendio sul conto dell'uomo
Violenza Sessuale

Ogni imposizione di pratiche sessuali non desiderate.
Vi sono compresi comportamenti quali:

coercizione alla sessualità
essere insultata
umiliata o brutalizzata durante un rapporto sessuale
essere presa con la forza
essere obbligata a ripetere delle scene pornografiche
essere prestata ad un amico per un rapporto sessuale

Maltrattamento Psicologico

La violenza psicologica accompagna sempre le altre forme di violenza. E' ogni forma di abuso e mancanza di rispetto che lede l'identità della donna. Si "convince" chi ne è oggetto che è una persona priva di valore determinando in chi la subisce l'accettazione di altri comportamenti violenti. Si tratta spesso di atteggiamenti che si insinuano gradualmente nella relazione e spesso, a lungo andare, la donna non riesce più a vedere quanto siano lesivi della sua persona. Ad esempio: subire continuamente offese e critiche, essere sminuita nella propria femminilità, essere, impedire qualunque relazione con l'esterno compresi i propri familiari, farla sentire sempre in colpa.
Il maltrattamento psicologico procura una grande sofferenza e si manifesta con molteplici tipologie e modalità:

convincere la donna che non vale niente
sminuirla nella sua femminilità e sessualità
offenderla, dirle che è stupida e brutta
dirle che è una pessima madre
fare leva sulle debolezze per farla sentire inadeguata
farle delle critiche continue
distruggere la rete amicale
trattare come un oggetto
richiedere di cambiare il proprio aspetto fisico per compiacere il partner
manipolare lo stato psichico della donna e farle assumere comportamenti diversi da quelli che lei vorrebbe
gelosia eccessiva, maniacale possessività, continuo controllo di cosa fa e dove va
privazione di rapporti con la famiglia di origine
impedirle di avere contatti autonomi con il mondo esterno
considerarla come una proprietà
attribuzione di un sovraccarico di responsabilità nell'organizzazione del menage familiare
accusarla di essere una pessima madre
negare le risorse necessarie al soddisfacimento dei diritti umani fondamentali
distorsione della realtà oggettiva e critica continua alla visione del mondo della donna
messa in dubbio delle cose che da lei vengono provate e viste
negazione dei suoi sentimenti
farla sentire in colpa
far passare per normali gravi maltrattamenti o abusi
dirle sempre che è pazza
minacciarla continuamente ed indurre uno stato costante di paura

...

quando senti urlare una donna "aiuto"
mentre litiga con il suo uomo
e non riesci ad improvvisarti eroe
c'é un numero da fare in cui non intervengano i soliti 2 di turno
ma un'equipe preparata ai FATTI
GRAZIE

cominciamo a fare il 1522
e verifichiamo se i nostri uomini hanno problemi lievi
¿

Ci sono arivata per caso in questo forum... Complimenti... Non si parla abastanza de la violenza fatta a le donne. In francia molte Donne muoiono per la violenza che viene fatta loro.
Mi scuso se scrivo male italiano
Ho scrito qualche poesia che tratano de la violenza fatta a le donne. Ho letto queste testimonianze e ho fredo legendo...

Carissima Eleonora sono felice di conoscere una donna che come te vuole che venga scoperchiato il vaso di pandora della violenza alle donne e sono felice di aiutarti a raccogliere dati, storie e difficoltà delle donne che subiscono violenza e che poi sono riuscite ad uscirne.............la maggior parte delle donne è uscita dalla spirale della violenza allontanandosi dal coniuge violento....grazie ai centri antiviolenza e le case di accoglienza temporanea......chi non denuncia spesso lo fa anche perché non sa dove andare e non ha un lavoro, non ha autonomia economica oppure ha paura di ritorsioni...ecco perché fare una legge per attivare, finanziare ogni anno un centro antiviolenza e casa temporanea delle donne con riabilitazione psico-educativa e reinserimento nella società con lavoro......... ha un suo fondamentale perché........negli altri stati dove sono stati attivati i centri antiviolenza le denunce sono aumentate...mentre qui in Italia la maggior parte delle donne non denuncia e capita spesso che ti rispondano "se denuncio il mio compagno, marito, ecc..dove vado, non ho un lavoro non ho un posto dove andare".....oppure perché alcune di loro vengono minacciate e hanno paura.....o perché pensano che sia normale che un'uomo sia violento ed aggressivo...sono tante le cause per qui una donna decide di non denunciare una violenza...ma se noi diamo alle donne la possibilità di avere un luogo dove stare magari con i propi figli e nel frattempo recuperare l'autostima e pensare ad una nuova vita penso che abbiamo fatto tanto pe queste donne e per le altre che verranno.........

Idea....raccogliamo le idee e le firme per creare un legge a doc.

Aiutiamoci....per un mondo migliore

Brava Eleonora, hai avuto una bellissima idea anche se probabilmente rappresenta una bella sfida. Chiedere alle donne di parlare della loro esperienza quotidiana di violenza e del percorso intrapreso per uscirne è come chiedere loro di parlare di un fallimento esistenziale. Purtroppo una certa cultura di stampo patriarcale permea ancora nel profondo e mina la coscienza, gli atteggiamenti, l'identità del genere femminile. Questa cultura ancora assegna alla donna un ruolo fondamentale nella coppia, che presuppone mediazione, cura, tolleranza, comprensione, in pratica un ruolo ancillare. Certo, di strada ne abbiamo fatta, ma tanta ancora ne dobbiamo macinare. Perchè le donne che subiscono violenza dal partner tendono ancora a chiedersi che cosa nel loro comportamento abbia potuto scatenare la furia aggressiva, quale atteggiamento adottare per evitare reazioni violente. E' un territorio complesso dove si intrecciano dinamiche culturali, autostima e ed un complicato reticolo di vincoli affettivi che anche dopo molto tempo possono impedire ad una donna di effettuare una lettura corretta dell'intera situazione e perciò impedirle di utilizzare il termine abuso.
Chi è riuscita a spezzare davvero il ciclo della violenza lo ha fatto attraversando una sorta di palingenesi culturale, coltivando la propria autostima. I centri antiviolenza sono indispensabili in questo processo perchè non solo offrono sostegno psicologico e materiale, ma lavorano assiduamente per promuovere quel cambiamento culturale di cui la società intera ha ancora bisogno. Perchè la violenza maschile sulle donne non è una patologia del singolo, ma un'incrostazione culturale antica, trasversale ed ancora molto forte.
Il cambiamento è possibile e la sua realizzazione è affidata ad ognuno/a di noi.
Un abbraccio forte.
Grazie.
Antiope

Ho conosciuto donne maltrattate dai compagni, rifugiatesi in casa di accoglienza e conosco anche donne che continuano a subire violenze psicologiche e fisiche. La decisione è loro, così come la gestione della propria vita ma lo stare ad ascoltare e capire ciò che dicono o intendono è già qualcosa, un passo per sopportare e alla fine dedicare la vita a sè stesse.
Conosco donne vittime di traffico che ne sono uscite e non senza sforzi e ostacoli incredibili. Ogni giorno passi, avanti e indietro, ma ora stanno bene e si arrabattano ridendo e piangendo per ricostruirsi la vita. Purtroppo per loro e per noi tutte la comprensione viene sostituita dalla pietà che aiuta ma vincola anche la nostra espressività, individuale e culturale, etichettando le vittime e accettando solo quelle.
Forza donne è ora di non aver più paura nè di noi stesse nè delle nostre sorelle!
Marta

Ciao Eleonora ,

       un  mese   fa'   ho  messo  in   alcuni  siti   ai  quali  sono   iscritta  questo  appello :

Vorrei  creare un  sito  in  aiuto delle donne   maltrattate   in  famiglia  . Donne giovani  o anziane   che ,per  motivi  economici,o per  paura  non    riescono  ad  allontanarsi  da  casa . Donne singole , sposate  ,  separate ,  divorziate. Donne  sole  che  si chiudono  in  se  stesse e subiscono   abusi  di ogni   tipo ,  che non  hanno  il  coraggio di  denunciare  ( tanto a  cosa  servirebbe !)  E  non 
parlo  di violenze  sessuali ,ma   soprattutto  di  violenze  psicologiche ,  morali ed  economiche
che   non  sono visibili  perchè   non  lasciano  segni    evidenti sul  corpo  ma   distruggono  la
mente ,  l'anima ,   fino a    creare   danni
esistenziali  irreversibili. Io  stessa  sono una   di  quelle  donne   che  ha  subito
tutta la  vita  abusi psicologici  ed  economici   continuati   Chiedo  l'aiuto   di  tutti  
donne e  uomini ,   donne  che  avete  vissuto  o  state  vivendo situazioni   di  abusi .
Datemi il  vostro   aiuto ,  uniamoci  e  faccciamo   sapere   al  mondo   che   tante 
chiacchiere  sulla  parità ( di  genere  )  sono  rimaste    solo  chiacchiere , 
perchè  la  violenza    tra le  mura  domestiche esiste  ancora  eccome   ed  è  anche  più 
subdola  in  quanto non  lascia   cicatrici  esterne   ma  distrugge  la  psiche , la 
volontà  di  vivere . Aiutatemi  a  costruire   questo  sito ,  parliamone ,  scrivetemi
a: valeriaros49@hotmail.com.
 Non  mi deludete . Chiedo    aiuto  consigli ,  sostegno  morale . Grazie 

  Non    ci   crederai  eleonora ,    ho  ricevuto  solo     tre  risposte ,    di   "comprensione ",del  probblema   ma  non  sostegno  . Delusa ,  mi  sono messa a  navigare    il   web  in  cerca  di un'ancora  e  ho  trovato   il tuo   blog.   Sei  veramente      brava   con  un  disegno   che   dice e  poche  parole   ben  espresse   sei  riuscite a  suscitare  tanto  interesse .   Questo  vuol  dire  cher  ci  sono  le  donne  che    hanno   sofferto ,    subito e  che  forse  se  ben  stimolate    sono  disposte  ad  aprirsi . Evidentemente  io   non   sono capace ,    ho  bisogno  di  aiuto. Vedi   io   non  sono  ancora  uscita   dal    giogo  , e     sono   talmente  stressata     dalla  rabbia   che      covo  e che  mi  sta    distruggendo  ,  che  spesso  ho  difficoltà  persino a pensare ,  a  decidere .    Dopo    queste " feste "  forzate   andrò a  parlare   con una  psicologa   del  telefonno  rosa e   poi  con un'   avvocata   della  stessa  associazione .

  Intanto  vorrei  aprire   un  sito     o  il   blog   di  sotegno alle   donne ,    per  stimolarle a  raccontare  la  loro  storia , per   farle   conoscere     i    loro diritti ,  perchè     so  che    tutte  insieme ,  unite   avremo     più  coraggio e  non ci  fermeremo  dinnanzi  a  minacce  o  insulti .   

Valeria

 

Arrivo in questo blog cercando informazioni per aiutare amici ma leggendo ho visto che l'argomento in qualche modo puo riguardare anche la mia storia.

Sto con un ragazzo da 3 anni,e' una storia a distanza e questo ha creato sempre molto squilibrio portandoci a stare lontani tanto tempo e poi insieme 24 ore su 24 per giorni.. All' inizio della storia successe che mi tiro uno schiaffo,mi sorprese ma non ne parlammo molto,mi chiese scusa.Risuccesse un mese dopo,capii che allora era una cosa frequente per lui,mi arrabbiai allo sfinimento, dissi che io una storia cosi non l'avrei mai voluta e che non sarebbe mai piu dovuto succedere se no non sarei mai stata con lui. Ne parlammo molto,lui mi disse che si rendeva conto che era 1 modo da animale,si apri raccontandomi che con la sua ex capitava ma lei non aveva mai reagito e quindi era diventata come una sorta di cosa a cui non fare troppo caso e che una volta da ragazzino aveva picchiato il suo cane. Questa fu la cosa che piu mi scosse,lui non mi sa dare una spiegazione soltanto dire che non lo sa e che gli fa male ripensarci. Abbiamo spesso litigate furiose pero lui ha cercato di controllarsi. Mi disse che inizialmente un po' l'istinto gli veniva ma riusciva a controllarlo e che stava impergnandosi molto per migliorarsi a controllare la sua rabbia perche era una cosa che odiava. Successe comunque che una volta dopo una litigata furiosa mi sputo e altre volte durante un litigio, sempre con voce molto alta e con cose che non pensiamo ma diciamo solo per ferirci, siccome io me ne volevo andare e lui non lo sopporta perche vuole sempre chiarire tutto subito mi ha trattenuta fino ad arrivare ad una volta in cui mi ha spinta. Io l'avevo morso e tirato uno schiaffo (lo so, lo so non avrei dovuto) perche essere trattenuta mi fa perdere le staffe. Successe piu di un anno fa, restammo schifati dai nostri comportamenti minacciando che al prossimo segnale di aggressivita fisica di qualunque tipo, schiaffi,spinte,trattenute ci saremmo lasciati. Non e mai piu successo niente,se non le nostre litigate esagerate e lui dice che ora proprio non gli viene l'istinto di alzare le mani e che mai mi farebbe del male.

Questo e' tutto, per me e' abbastanza ma quello che cambia da tutte le testimonianze che ho letto e' che tra me e lui c'e sempre stato un dialogo, in generale nel rapporto non c'e uno dominante e un altro sottomesso, anzi, tra i due probabilmente sono io la piu indipendente,la piu forte e sono una che non si fa mettere i piedi in testa facilmente. E cambia che lui per il resto e' meraviglioso, che ha sempre fatto e continua a fare molto per me, da ogni punto di vista, sacrifici di tempo, forze, economici, senza farmi mai pesare niente e mi fa sentire sempre meravigliosa e speciale. E sempre ha voluto riflettere, comprendere e lavorare su se stesso per migliorarsi. E mi ha sempre chiesto scusa dopo l'accaduto e ancora quando ne riparliamo dice che gli dispiace tanto. Anche sessualmente pensa al mio piacere quanto al suo e si da' senza chiedere.

Solo non so perche abbia tutta quella rabbia quando si arrabbia, abbiamo pensato ad uno psicologo ma mancano i soldi e dove abita lui non ci sono consultori, gli e morto il padre da ragazzino e vive solo con sua madre in una situazione economica non buona..non studia per lavorare e questo gli pesa tanto...non so, se tutto questo puo essere causa, abbiamo poco piu di ventanni.. se qualcuno puo darmi qualche consiglio a riguardo...grazie a tutti

Sposata felicemente da tanti anni, con due figlie, la mia paura è che incontrino un uomo che le picchi.Perché constato come il fenomeno sia in crescita, purtroppo.

Ho conosciuto, qualche mese fa, una donna un po' più giovane di me, che mi ha raccontato della sua esperienza matrimoniale, con un uomo violento e caotico. La sua violenza era perlopiù verbale, ma altrettanto pericolosa.

Ho cominciato a scrivere un racconto ispirato a questa mia amica, come per cercare di scaricare la rabbia che sentivo, e per cercare di capire cosa possa indurre una donna a rimanere anni con un uomo simile.

Credo che le motivazioni che spingono a rimanere in una situazione così assurda e dolorosa, siano l'orgoglio e la scarsa autostima. Non si vuole ammettere una cosa semplice: di aver sbagliato nello scegliere quella persona. E si ha paura di rimanere da sole.

Il mio racconto finiva con la donna che uccide il marito. Mi sono chiesta il perché di questo finale. E' che vorrei liberare tutte le donne in questa situazione, ma non posso. Spesso le donne, prima di realizzare di aver sbagliato, e cercare di cambiare, negano loro per prime la realtà.

La mia amica ce l'ha fatta, ha chiesto aiuto al telefono rosa, si è trovata un lavoro, ha chiesto la separazione. Attualmente lui le chiede di tornare insieme, ma credo (e spero) che lei non lo ascolterà, e continuerà la sua vita, consapevole che Il proverbio "meglio sole che male accompagnate" sia sempre valido.

 

 

..Anche a me è capitato...e non una volta sola.

La prima volta è successo con il fidanzato "storico" quello che al liceo era l'amico di banco, il confidente e che alla fine dell'università mi ha accolto alla laurea con in mano i moduli per il matrimonio. Se lo aspettavano tutti e non avrei voluto deludere nessuno, ma ho chiesto una convivenza invece del pezzo di carta, forse perchè già i suoi scatti di rabbia ingiustificata mi lasciavano una profonda perplessità sul suo carattere. C'è rimasto male, ma ha acconsentito... Così con i proventi del mio primo lavoro ho arredato la casa e successivamente pagavo le spese e i conti della sua università.. Ma non era abbastanza: non ero abbastanza in gamba, il mio lavoro non era abbastanza remunerato, non sapevo essere una brava donna di casa, non mi vestivo bene e spendevo troppo.. Mi svegliava in piena notte per sottopormi a soliloqui sulla sua importantissima futura carriera (ma non si decideva a discutere la tesi di laurea) e sulla mia insulsa attività lavorativa (che pagava i conti però). Una domenica sera mi ha aggredita perchè mi ero permessa di stirare le sue camicie senza prima chiedergli il permesso, che aveva da farmi fare cose più urgenti... Ero stanca e sfiduciata: ho preso le camicie appena stirate e le ho messe in lavatrice.. Quando ha realizzato che avrebbe dovuto farle asciugare e stirarle prima di poterle mettere, mi ha letteralmente assalito sbattendomi in terra e prendendomi a calci.
 Non sono una donna minuta, a quell'epoca poi facevo sport a livello agonistico tra i quali lancio del peso e nuoto: mi sono difesa bene e sono convinta che questo campione di imbecillità maschile non fosse arrivato prima alle mani solo perchè temeva di prenderne più che di darne.
 Poi me ne sono andata: ho preso la mia borsa, ho infilato le scarpe e ho chiuso la porta dietro alle mie spalle. Sono andata al Pronto Soccorso a mostrare i lividi e dal mio medico curante a farmi dare degli antidolorifici. Poi dai carabinieri a sporgere denuncia. Infine dai miei genitori, a riposare. Qualche giorno dopo un amico avvocato mi ha aiutato a farmi ottenere l'accompagnamento dei carabinieri per andare a recuperare i miei oggetti personali in quel che era casa mia, ma che inopinatamente aveva un contratto d'affitto a nome suo. Ho recuperato alcune cose, non tutte e non subito. Prima ho assistito alla scena tristissima dell'idiota che cercava di scappare saltando giù da una finestra laterale per non aprire ai carabinieri con uno dei carabinieri piazzato sotto alla finestra dietro mio consiglio che lo intimava a rientrare e ad aprire la porta principale con la pistola spianata.. C'è poi stato anche il momentaccio della causa in tribunale per percosse e violenze verbali.. Nonostante i referti medici e la testimonianza del medico, la mia soffertissima deposizione e quella degli amici, il giudice ha ritenuto che l'uomo non fosse violento e che non andasse punito più di quel che già era stato dovendo subire il processo!!! Non sono nemmeno riuscita a riavere indietro il mobilio della casa.

Poi mi sono sposata con l'uomo più mite che sono riuscita a trovare. E' andato tutto bene, almeno fino a quando non è nato nostro figlio. Da allora è stato l'inferno di recriminazioni e gelosie, scatti di ira violenta per qualsiasi problema che esulasse dal suo bisogno di affetto. Ha passato quattro anni a ripetermi che evidentemente era colpa mia..di tutto: dei suoi tradimenti, dei lavori che perdeva, delle malattie vere o presunte che lo colpivano, dei fallimenti economici: ero io a rendere le persone vicine a me cattive, insoddisfatte... Nulla di quel che facevo era ben fatto, fisicamente venivo definita "un cesso" e a letto un disastro. Accusata di essere incapace di essere moglie e madre, di produrre un reddito soddisfacente, affaticata da una gravidanza molto difficile e da una serie di complicazioni successive ero arrivata a convincermi che fosse tutto vero. Mi ero abituata a "strisciare tra la cera e il pavimento" pur di compiacerlo, almeno fino a quando mi ha annunciato che avrebbe passato un weekend con "amici" lontano da casa. ..Chissà come ho ritrovato un briciolo di ribellione e di amor proprio e gli ho annunciato che se fosse uscito di casa avrebbe trovato la porta sprangata.  Per punirmi tentò il suicidio con una quantità di barbiturici che non sarebbe riuscita nemmeno a fargli venire acidità di stomaco..Naturalmente premunendosi di avvisare l'amica di quel che aveva fatto. Così quella mi telefonò per informarmi che mio marito non stava dormendo ma era in pericolo di vita.. Chiamai la guardia medica che mi consigliò di schiaffeggiarlo per svegliarlo. Lo feci (con molto godimento devo dire).. al resto pensarono gli infermieri che se lo portarono via. Non rientrò più a casa: chiamai suo fratello perchè andasse a prenderlo in ospedale e il fabbro per far cambiare la serratura di casa. Ottenni la separazione sei mesi dopo. Da allora lo vedo ogni 15 giorni quando viene a prendere il bambino... che improvvisamente è diventato molto importante (ma non paga gli alimenti da due anni). Il bambino è contento e perciò non mi oppongo, ma se scopro che usa mezzucci per sminuirmi ai suoi occhi farò cose anche illegali per evitare che lo incontri. E' una promessa che mi sono fatta e gli ho comunicato.. e adesso lui sa che quel che dico mantengo.

Ci ho messo più di quattro anni a capire che valgo qualcosa. Mi ha aiutata l'uomo che attualmente è il mio compagno e amico e un lavoro che mi ha sempre dato grosse soddisfazioni nonostante quel che hanno detto i miei "consorti", la mia famiglia (sebbene non siano mancate le critiche e le incomprensioni) e i quattro amici che ho salvato dall'allontanamento forzato imposto dal mio ex.

La vita è meravigliosa, basta non farsi schiacciare da parodie di uomini come quelli che ho incontrato io..

Me ne sto quasi dimenticando... di quello che ho vissuto.

Ma naturalmente l'argomento mi ha colpita mentre scorrevo il sito.

Infatti è successo anche a me. Non so se avrei raccontato qui un poco della mia esperienza ma, dopo la lettura di alcune testimonianze, ho deciso di farlo.

Sono tutte storie molto diverse. Ma così incredibilmente uguali.

Anche i particolari, anzi, sono soprattutto i particolari a colpirmi, ricorrono spesso, mentre ovviamente i fatti sono sempre diversissimi.

Una storia racconta di un marito che, insistendo per dare un assegno di mantenimento alla moglie, usa questo fatto per entrare mensilmente a casa sua e "controllarla".

Io subisco o stesso, ormai da anni, e non penso affatto di cheidere che l'assegno venga tolto, per la verità non è per me, ma solo per i figli: senza non ce la faremmo.

Ovviamente ho detto al mio ex di farmi un bonifico (ma perchè quella donna ha rinunciato all'asegno? poteva cherede che fosse versato tramite banca!) ma lui  non vuole, e quindi, poichè è molto avaro, lascio stare con conflitti legali, per il rischio che mi ricatti economicamente ancora di più.

Anzi, a volte lo invito pure a pranzo, per farlo stare un pò con i figli, nel loro ambiente.

Certo è che comunque la nostra apparente "civiltà" di rapporti nasconde controllo ecc...  da parte sua.

E  io continuo a subirlo, nella perversa illusione di essere forte e riuscire a non avere danni.

Ma so che è solo illusione.

Però comunque dopo la separazione sono rinata.

Negli ultimi tempi, prima di rivolgerci agli avvocati, ero in bilico, trovavo qualsiasi motivo per prendere tempo e per non agire. Continuavo a sopportare qualsiasi tipo di violenza senza decidere. Sopportare, ho detto, e non subire: la mia sensazione era quella, la mia perversione era quella di dire vabbè, è lui che ha dei problemi, io sto bene, sono forte!!!

Dopo l'inizio delle pratiche di separazione abbiamo convissuto ancora per 19 mesi, fino a quando ho avuto (dopo 15 mesi) l'affido dei figli ed il permesso di andamene con loro dalla casa (per vari motivi avevo scelto così, anche se la casa sarebbe stata un diritto). Ho messo quattro mesi tra trovare e preparare la nuova casa.. .e, dopo, la pace!

La mia storia di prevaricazioni e violenze si potrebbe costruirla facendo copia e incolla delle storie di altre, alcuni elementi psicologici sono sempre uguali, mi sembra.

Per quanto riguarda i fatti nudi e crudi, eccone una piccola parte.

Insieme dai miei 18  e suoi 20 anni, con periodi alterni di crisi in cui abbiamo avuto anche altre storie e mai convissuto, a 33 anni io decido di avere un figlio. Accettato con entusiasmo anche da lui.

Ci si sposa (lui voleva convivere, invece io, non credente, ritenevo che le regole dello stato fossero utili e normali per una famiglia che si formava, visto che nessuno di noi aveva ostacoli, come precedenti matrimoni o altro, per rinunciarvi). Dopo tre mesi di matrimonio io, incinta di sette mesi, vengo spintonata contro un muro e schiaffeggiata.

Non so perchè allora non ho fatto la cosa giusta, cioè andarmene. Colpevolmente ho accettato questo (e altri fatti).

La ragione che lo mandava in bestia al punto di usare la violenza fisica erano i soldi. Pretendeva che io provvedessi economicamente al menage (in quel periodo io desideravo non lavorare  e quindi non guadagnavo perchè, avendo un lavoro autonomo, non potevo usufruire di stipendi e maternità, mentre lui ha sempre avuto uno stipendio statale).

Ho cominciato così a difendermi dalla sua rapacità, a evitare che si appropriasse di tutto quello di mio che riusciva ad arraffare. Eppure non ne aveva bisogno, è sempre stato benestante, ma era per lui come una malattia. Anche ora, dopo anni che siamo in case diverse lui rifiuta, con scuse assurde di restituirmi  alcuni oggetti che gli sono rimasti. E notare che tutte le cartacce e cose senza valore me le porta mano mano che le trova, ma le cose belle...no! Forse le preserva da una mia pretesa incapacità di gestione? Non ha mai saputo fare quello che io avrei ritenuto naturale, fra due coniugi: mettere tutto in comune: Per lui c'è sempre stao "il suo" ed "il mio", salvo poi trovare scuse per appropriarsi anche di quanto di mio riusciva!!!.

Comunque anni e anni di fatti assurdi e liti finite con me che prendevo schiaffi o anche pugni (una volta mi ha strozzata al punto di lasciarmi segni viola per giorni sul collo!).  Se scoppiava il conflitto lui finiva fuori da ogni logica, mi accusava di tutto e del suo contrario: mi ha accusata persino del fatto che... era colpa mia se i miei genitori si erano ammalati di cancro. Di fronte a queste deliranti scenate io ero come anestetizzata, moralmente e fisicamente, non sentivo nè botte, nè cattiverie, ma è logico che, se le cicatrici sul corpo sono andate via, quelle sul cuore rimangono.

Dopo anni un secondo figlio, si lo so è pazzesco, ma io non volevo un solo figlio, nè due figli da padri diversi, quindi ho dato un fratello al primo.

Quando il figlio maggiore è stato fisicamente abbastanza grande, ha cominciato a interporsi tra me e suo padre, mentre si discuteva, per essere pronto a fare in modo che suo padre non  mi colpisse. Un orrore senza fine.

Si, se ci ripenso è da non credere, se non fosse la mia vita, non so se riucirei a crederci! La mia avvocata mi ha chiesto perchè ho vissuto così, e mi ha anche detto che, in questi casi, è colpevole anche restare,  anche l'inerzia ad agire in modo da far cessare le violenze.

Rimorsi per non avere tagliato prima? Si e no, non posso, dopo una vita di accuse ingiuste, accusarmi ancora, non vi pare? M'illudo che i miei figli ne siano usciti bene: hanno conservato un rapporto apparentemente sereno col padre. Sembra che siano dei bravi ragazzi, mi sanno rispettare.

Credo, per assurdo, che da tutta quella situazione abbiano tratto la convinzione che comunque io sia forte, e da rispettare, che il loro padre abbia sbagliato con me e che, anche se sembrava violento, non era però veramente forte.

Scrivo questo per dare delle informazioni che possano aiutare altre donne, mi sembra molto importante riconoscere le ragioni per spezzare quei cerchi di follia in cui alcune di noi si sono trovate a vivere.

Qui ora non mi dilungo oltre, ma ci sarebbero mille altre cose avvenute, mille spiegazioni: ho fatto un lavoro sul mio passato per capire (psicoterapia e gruppi di autoaiuto), e molte cose le ho capite davvero, mi sono spiegata almeno in parte quello che è successo.

Forse avevo un senso di colpa fin da bambina, che mi faceva sentire in qualche modo "da punire", per cui "sopportavo" (e non subivo) quelle specie di punizioni. A un certo punto ho capito, a un certo punto si è rotto l'incantesimo, come nelle favole, a un certo punto un uomo buono e normale si è innamorato di me ed io di lui e da allora vivo una felicità che non sapevo neppure immaginare, prima.

La testimonianza, per servire, deve dire tutto e, anche se per carattere non sarei affatto portata alla banalità del lieto fine, devo dire che, per me, c'è stato!

 

 

Carissime,

 

Un paio di anni fa, dopo annose estenuanti ricerche su Internet (alla ricerca di aiuto poiché ormai sfinita da 20 anni di inaudite violenze fisiche, e non, da parte di mio marito) ho trovato un articolo, redatto dalla psicologa Sabrina Costantini di Pisa, che è stato per me illuminante e salvifico (anche se, purtroppo, a livello pratico non sono riuscita a sbloccare la situazione, nonostante tanti sfibranti tentativi di distacco psico-affettivo e fisico). 

Vi invito a leggere e a divulgare il contenuto dell'articolo in quanto penso ci siano ancora tantissime donne che oltre a subire violenza si autocolpevolizzano di quanto vivono, non sapendo che il loro compagno potrebbe in effetti soffrire di "narcisismo perverso".

 

Ecco gli estremi della pagina WEB:

http://www.vertici.it/rubriche/articolo.asp?cod=9561&cat=SEA&titlepage=S...

 

Nell'articolo si fa riferimento anche al preziosissimo testo di Marie-France Hirigoyen (2000). Molestie morali. La violenza perversa nella famiglia e nel lavoro. Enaudi Editore.

 

Scusate se non mi dilungo ma oggi mi riesce a fatica parlare della mia esperienza di sofferenza che è estremamente disumana e angosciante da vivere.


Un abbraccio fraterno di incoraggiamento, affinché noi tutte, che siamo ancora prigioniere di questa morsa infernale, possiamo finalmente un BEL GIORNO uscire da questo incubo di paura e Vivere finalmente in dignità, libertà e amore la Vita, come merita ogni essere umano.

 

Colgo l'occasione per ringraziare tutti quegli uomini che comprendono quanto sia terrificante per una donna essere sottomessa dal proprio compagno ad una forza bruta, prevaricante, come quella fisica.

 

Namasté.

 

Sul sito "Campagna del Fiocco Bianco" c'è un articolo che io reputo particolarmente importante di Michael Kaufmann dal titolo "Le sette P della violenza maschile": http://www.fioccobianco.it/testi/pdf/LesettePdellaviolenzamaschile.pdf

 

Ciao a tutte,

vorrei darvi un'informazione che forse molte di voi conoscono già: in Norvegia, da ben 20 anni, curano gli uomini che fanno violenza sulle donne nelle relazioni d'intimità, con programmi dello stato, regolati anche dalla legislatura.

Bene, io ho fatto il corso per curare gli uomini che usano violenza, proprio con uno dei fondatori di questo centro norvegese, nel mio comune, con la prospettiva di aprire un centro che si occupasse proprio di questo, in collaborazione con la casa delle donne che subiscono violenza, volete sapere come è andata finire? Nel vuoto! La regione vuole farne un altro per i suoi dipendenti, buttando i soldi spesi per quello fatto precedentemente!

E il problema continua a rimanere vivo in molte case, con donne che subiscono ogni tipo di violenza e figli che assistono, portandosi dentro per tutta la vita una grossa ferita...

Buongiorno, mi chiamo Giulia e sono una studentessa iscritta al corso di laurea specialistica in comunicazioni visive e multimediali, dell' università IUAV di Venezia.
Ho cercato un suo contatto personale, ma l'unico suo contatto disponibile sulla rete è il blog, quindi spero, con questo mio commento, di non essere fuori luogo.
Sto cercando di realizzare una tesi di laurea sul tema della violenza sessuale sulle donne, in particolare dovrei realizzare uno spot a tema sociale.
Facendo ricerca sul materiale a disposizione su You Tube, sono rimasta affascinata dalla interpretazione della signora Franca Rame nel monologo "LO STUPRO".
E' in qualche modo possibile avere un contatto diretto con lei o la signora Franca Rame per un eventuale intervista o scambio di opinioni?
Nel mio spot vorrei che questo tema ottenesse la giusta considerazione.
La ringrazio anticipatamente per la sua attenzione.
Spero di essere contattata al più presto.
Giulia Franzino

volevo farvi una proposta, ma non sò come contattarvi, quindi scrivo un post direttamente qui che mi sembra il posto più appropriato.
Vorrei che qualcuno, e soprattutto voi, che spesso trattate i temi con delicatezza, spontaneità e libertà, parlaste anche della violenza Psicologica fatta ai bambini dai propri genitori, che molto spesso viene confusa con atteggiamenti abbastanza naturali.
Vorrei che molti ragazzi avessero l'opportunità di capire la differenza tra un rapporto sano e malato con un genitore, perchè è davvero difficile per un bambino/ragazzo riuscire a confrontarsi con l'esterno e capire che la famiglia in cui trovare rifugio è quella da cui dover "scappare".
Parlo soprattutto di sensi di colpa, ricatti, svilimenti continui etc etc che finiscono poi per influenzare il bambino fin da piccolo.
Perchè molto spesso certe violenze psicologiche rimangono nascoste anche per tutta la vita, limitando la nostra libertà, le nostre opportunità, la nostra vita, trascinandoci per sempre un senso di colpa e di paura, di repressione e frustrazione quasi incosci.
Spero proprio che rispondiate a questo mio post, e che prendiate in considerazione questa mia proposta.
mi farebbe davvero molto piacere!

Io,nonostante la sfortuna di aver vissuto questa esprienza, ho avuto la fortuna di non subire uno stupro completo, ma soltanto molestie protratte, però, per anni, per l'esattezza dai 14 ai 20.
sono tanti anni, eh?
e, forse sembrerà inspiegabile la sopportazione,
la spiegazione è molto semplice;
è accaduto nella fase più delicata della vita di ciascuno di noi,
l'adolescenza, quando il tuo corpo cambia prendendo una forma adulta nonostante la tua mente rimanga invece ancora legata all'infanzia.
a 14 anni, in pratica, le luci si sono spente, ahimè, per tanti anni, e ciò che ho perso in quella fase, ahimè, non lo troverò mai più.
mi spiego meglio, ho perso l'opportunità di vivere l'adolescenza con spensieratezza come dev'essere, cn le sue gioie e delusioni e sfide, sconfitte che quell'età riserva.
per esempio, odiavo particolarmente il mio corpo, anzi, mi ricordo che provavo disprezzo nello sfiorare, anche soltanto per caso, il seno o l'inguine, ed evitavo di guardarmi allo specchio perchè non mi riconoscevo con quello che vedevo.
alla sola idea che qualcuno potesse sapere cosa vivevo, provavo una vergogna immane.
quegli anni sono stati davvero difficili;
pensate che il mio primo bacio l'ho dato solo a 16 anni ed è stato un incubo, ho provato disgusto e non ho più voluto altre esperienze più "intime" con i ragazzi.
mi nascondevo dietro ad una maschera dark, fumavo come una ciminiera e non mi dispiaceva alzare il gomito.
mi sentivo un anima maledetta, insomma.
Per anni ho vissuto così;
poi, una notte dissi semplicemente basta, e lo feci in maniera plateale confessandolo a tutti e scatenando, così, l'inferno.
ed anche quel momento non fu facile, poichè anche se si trattava di una liberazione, quello sforzo mi aveva lasciata esanime, tanto che incominciai a rifiutare il cibo, raggiungendo i 32 kg in poco tempo- pensate, che io, in genere, non supero i 45 kg-.
un giorno guardandomi allo specchio, vidi il mio scheletro, chiaro segno di morte, e mi resi conto che non avevo proprio intenzione di lasciarmi morire. così reagii. ricordo che mio padre, preoccupato, mi aveva comprato la pizza che mi piaceva tanto, ma non riuscivo a mangiarla. beh, fu proprio quella pizza l'inizio della mia nuova vita..
diventai vegetariana, mi laureai in pochi anni al Dams, continuando gli studi con un master, ed iniziai a conoscere il mio corpo e ad apprezzarlo.
oggi, posso dire di avere un buon rapporto con esso, anche se ancora un po' conflittuale, ma soprattutto, amare far sesso tantrico.
oggi ho 32 anni, lavoro nel campo del cinema e del video, e sto molto timidamente, ma molto timidamente, approcciandomi alla regia.
Certo ho molta strada ancora da percorrere; ho ancora da risolvere conflitti interiori, ma non mi fermo più;
e sapete una cosa, se oggi sono quella che sono, lo devo proprio a quell'esperienza, non so se sarei riuscita a fare ciò che ho fatto e quel che farò senza di essa.