Chi farà i soldi con Internet?

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Questo si stanno chiedendo migliaia di super manager, mentre infuria la crisi della musica su cd e dei giornali di carta (ad esclusione de il Fatto Quotidiano).
Eminenti studiosi si cimentano a risolvere l’arcano. In palio, si dice, ci sono ricchezze tali da far impallidire il tesoro di Tutankamon. Visto che ho letto tante corbellerie, e che alcune delle ipotesi più accreditate sono fallite (come quella di far pagare i contenuti dei quotidiani on-line), mi permetto di avanzare anche io un’ipotesi.
Io credo che la rete sia fisiologicamente, strutturalmente, un animale difficile da governare per chi ha in mente il concetto tradizionale di guadagno.
Molti hanno già osservato che le imprese che hanno ottenuto i maggiori successi economici in rete sono quelle aziende che hanno regalato qualche cosa di molto utile.
Non pago nulla per fare le ricerche con Google, per mettere i miei video su Youtube, o per aprire un profilo Facebook. Sarebbe ora di capire che questo è l’unico sistema per guadagnare che la rete offre. Internet è un fiume che ha un’unica direzione: rendere disponibili servizi gratuiti. La promessa che fino ad ora la rete ha mantenuto è stata quella di permettermi di realizzare in un’ora, gratis, quello che altrimenti avrei ottenuto solo pagando e impiegando parecchio tempo. Invece di andare fino all’edicola e comprare un giornale me lo guardo restandomene a letto. E non ho un solo giornale a disposizione, li ho tutti!
Per quanto un giornale mi offra in un’area riservata articoli più belli, contenuti più ampi o quel che vuoi, ci sarà sempre qualcun altro (o migliaia di altri tutti assieme) che mi offre di meglio gratis. Quelli disposti a pagare per ottenere qualche cosa di più continueranno a esistere ma resteranno sempre una nicchia di mercato.
La mia idea è che nei prossimi anni la rete e il mercato si muoveranno verso la direzione di fornire gratuitamente servizi sempre più complessi. Complessi ma facili da usare.
Quello che accade oggi all’essere umano è che via via che cresce la sua capacità di fare, grazie alle nuove tecnologie, aumenta anche la difficoltà nel compiere delle scelte. Cento anni fa si entrava in un negozio e si comprava la farina, lo zucchero, il burro. Oggi ogni volta che compro qualche cosa devo scegliere tra centinaia di marche e di opzioni, e sono ben cosciente di essere esposto a ogni sorta di etichetta falsa, certificazione di fantasia, truffe, veleni, adulterazioni. Io credo che l’elemento chiave che determina le aspirazioni del consumatore/cittadino è che non sa più che pesci prendere. Ed è sempre più convinto che ci sia qualcun altro che riesce a spendere i soldi meglio di lui. La gente sa bene ormai che lo stesso cellulare, la stessa quantità di minuti di conversazione la puoi pagare più o meno a seconda della tua conoscenza dei contratti, delle tariffe, delle specifiche tecniche e delle modalità d’acquisto. Molti rinunciano a capirci qualche cosa ma lo fanno soffrendo perché sanno che ci rimetteranno denaro e fatica. E lo stesso vale se devi scegliere in quale ospedale farti ricoverare, che scuola scegliere per i figli, quale chirurgo ti aprirà la pancia. Sai che ti potrebbe capitare quello che si dimentica le garze, le forbici e l’orologio nella pancia dei pazienti. Io credo che nel futuro nasceranno servizi web che si proporranno ai consumatori come servizi di consulenza gratuita. Consulenza su qualunque settore del mondo. E queste società investiranno grandi somme di denaro nella certificazione dei prodotti e dei servizi e nell’assistenza alle persone dopo l’acquisto. Saranno molto più dei semplici servizi automatizzati di oggi. Non ci si limiterà a offrire un motore di ricerca o un archivio di recensioni sui prodotti, realizzate dai consumatori. Io immagino la nascita di servizi globali che incorporano quelli che oggi sono le funzioni dei sindacati, delle associazioni dei consumatori, delle associazioni di tutela delle minoranze, dell’avvocato, del commercialista e molti altre funzioni che oggi sono appannaggio dell’amico che capisce di computer, la zia che è già stata in Giamaica, il fratello di tua moglie che bazzica in auto usate a chilometro zero.
E come si ripagheranno tutti questi servizi gratuiti? Semplicemente l’Organizzazione Consulenza Globale non solo ti dice quale frullatore è il migliore ma ti offre anche una tessera che ti permette di comprarlo a un prezzo veramente basso.
A te conviene perché spendi meno, hai più garanzie, hai un prodotto affidabile e l’Organizzazione di Consulenza Globale ottiene una royalty sul tuo acquisto.
Qualcuno obietterà che organizzazioni con carte sconti di questo tipo esistono già.
Altri, pronti alla critica, individueranno in questo punto la criticità: se chi certifica prende una percentuale sulle vendite, cosa gli impedirà di accordarsi per rifilare ai clienti un prodotto di minor qualità intascando dal produttore una royalty più alta?
La buona notizia è che questo può reggere per poco tempo nell’epoca del Web. Si viene a sapere subito.
L’associazione Altroconsumo è un esempio di questo discorso. Con un lavoro di più di 30 anni si è guadagnata fiducia e rispettabilità svolgendo un lavoro di qualità straordinaria. Solo recentemente, con prudenza enorme, ha iniziato a proporre ai suoi soci alcune opportunità di convenzione decisamente convenienti. E nessuno ha potuto pensare che Altroconsumo sia disposta a buttar via 30 anni di onorato lavoro per qualche punto di percentuale in più su un servizio. E’ un’idea dissennata.
Ho forti sospetti che in futuro saranno grandi organizzazioni di consulenza globale a caratterizzare il mercato in modo notevole e completamente nuovo. Ed è evidente che queste imprese dovranno innanzi tutto saper gestire il rapporto individuale e personale con i singoli clienti. E arriveranno ben presto a intervenire sul ciclo produttivo facendo in modo che le aziende producano esattamente quello che i loro associati desiderano. Ad esempio, se un’organizzazione di questo tipo oggi esistesse vorrebbe soddisfare il desiderio diffuso di possedere un’auto ecologica.
Questa nuova forma di organizzazione sociale potrebbe avere una notevole funzione di acceleratore dell’evoluzione della società verso il meglio, diventando nei fatti una forma potente di organizzazione degli acquisti e quindi un canale di distribuzione dei prodotti, ed essendo in un modo nuovo una forma di organizzazione estremamente democratica (perché desidera soddisfare le esigenze di ognuno).
Io credo che le persone abbiano desideri sostanzialmente positivi.
E’ infine da vedere chi saranno i “proprietari” di queste imprese di consulenza. Imprenditori ecologisti? Associazioni di nuovo tipo o sindacati tradizionali che si ristrutturano per far fronte a mutate esigenze?


Commenti

I concetti che esponi(sul selezionare le notizie e crearne un valore per chi legge notizie di qualità e per chi le seleziona) ha già un nome: si chiama newsmastering(gli inglesi danno un nome a tutto!!). Di questo ne parla da tempo un interessante sito:
http://www.masternewmedia.org/it/aggregare-filtrare-e-selezionare-le-not...
Credo che questo porterà una consapevolezza e una minor alienazione, ma solo a chi non è affetto da "digital divide" galoppante.