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tratte dalla newsletter Cacao Il quotidiano delle buone notizie comiche

Razza di zingaro – La storia del pugile tedesco Johann Trollmann

Carissimi, questa settimana vi presentiamo il nuovo libro di Dario Fo, Razza di zingaro, che racconta la storia sconosciuta di Johann Trollmann, un pugile tedesco di etnia sinti, vissuto dal 1907 al 1943.
Fin da bambino Trollmann si rivela uno strepitoso talento naturale a cui però, nonostante le vittorie, sarà impedito di rappresentare la Germania alle Olimpiadi del 1938.
Il giovane Johann fu il primo a dimostrare che, come tutti gli sport, anche il pugilato può diventare cultura e persino arte.
La sua sfortuna è stata quella di vivere in un periodo storico veramente terribile. Il nazismo lo condannerà al campo di concentramento e l’ultimo match che combatterà sarà contro il Kapò. “Quando viene sfidato sa perfettamente che se sconfiggerà il suo aguzzino, questi lo manderà a morte. Eppure fino all’ultimo non rinuncia a difendere il suo modo di essere”.
Una storia incredibile e bellissima, quella di Johann, che Dario racconta come in un romanzo, e disegna come solo lui sa fare.
Vi riportiamo qui le prime pagine del libro. Buona lettura.

La prima volta sul ring
Nel 1914, nella Germania del Nord, ad Hannover, un ragazzino di otto anni di nome Johann Trollmann accompagna un amico di un anno più grande di lui all’allenamento di boxe nella palestra della scuola secondaria del loro rione. È la prima volta che gli capita di assistere a un’esibizione del genere. Aveva fatto sì a pugni qualche volta con ragazzini della sua età, e in verità non si era assolutamente divertito, anche perché gli era arrivato un pugno proprio sotto l’occhio e un altro all’altezza dell’orecchio, per cui, per tutta una giornata, aveva continuato a lamentare strani fischi e vertigini.
In occasione della visita alla palestra osserva i ragazzi salire su una pedana molto grande e affrontarsi con le mani coperte da guantoni, nel tentativo di colpirsi dalla testa a tutto il tronco. Si schivano, roteano uno intorno all’altro, e poi all’improvviso tempestano il rivale di pugni. I ragazzi della palestra che assistono incitano e commentano spesso con applausi e anche con risate, mentre il maestro di pugilato, muovendosi a ridosso dei due allievi, lancia ordini su come comportarsi:
«Prendete fiato! Respirate col naso, non con la bocca! Muoversi con le gambe! Le gambe fanno la differenza fra un buon pugile e una schiappa! Stop, da capo! Non restate sempre col braccio sinistro teso, cambiate l’appoggio e la posizione! Indietreggiate, ma subito tornate all’attacco! No, no, senza foga, leggeri, come in un gioco!».
Alla fine dell’allenamento tutti i ragazzi vanno in un’altra stanza dove ci sono le docce. È un rito che evidentemente li diverte molto e li scarica dalla tensione. Scherzano, sghignazzano, si prendono in giro l’un l’altro.
Quando Johann si trova di nuovo col suo amico esclama:
«Che bello questo sport! Mi sono divertito come un pazzo. Potrei iscrivermi anch’io a questa scuola?».
E l’amico: «Certo, lo possiamo chiedere subito all’allenatore».
Johann viene presentato al maestro, che gli dà un’occhiata mentre gli afferra le braccia e le tasta risalendo fino alle spalle e al collo. Dopodiché gli prende un polso e lo costringe a girare, prima da un lato, e poi a volteggiare su se stesso. Quindi, indicando il suo ufficio, gli dice: «Vieni con me. Può venire anche Franz, il tuo amico. Domani mattina ci sarà il medico che ti farà una breve visita: al cuore, ai polmoni eccetera. Qui poi c’è un documento, in settimana tuo padre deve venire a firmarlo».
E da quel momento la vita di Johann cambia completamente. (...)

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