Cambiamo gli orari scolastici?

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In questi giorni di inizio dell'anno scolastico, dall'Universita' degli Studi di Milano arriva una nuova proposta: cambiare gli orari, tenendo conto della reale capacita' di apprendimento degli studenti.
Secondo Italo Farnetani, pediatra, sui banchi le migliori performance si hanno tra le 10 e le 17, quindi la campanella del mattino suona troppo presto (ore 8) e le lezioni finiscono (ore 13) proprio nel momento di maggior apprendimento.
La scoperta e' retroattiva quindi dobbiamo tutti ritornare a scuola.

(Fonte: Vita.it)


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11 settembre 2007
Oggi, (considerando che la scuola apre alle otto ed è ad un quarto d'ora da casa) Jaele ha voluto che mettessimo la sveglia alle 6,30!
E' il primo giorno di scuola! 5° elementare: anno importante, l'ultimo di un ciclo.
In realtà non c'è differenza, ogni primo giorno è ragione di partecipazione emotiva. Ogni prima volta è importante!
Accompagnare i figli, nel loro primo giorno di scuola, (dopo le vacanze) risveglia quella mai assopita emozione dolce, mista alla paura, nervosismo, palpitazioni, mal di pancia... che si provava nel rincontro con i compagni e le maestre.
L'odore di scuola, l'ordine dei banchi e la lavagna tanto amata quanto no (dipendeva se eri uno che studiava!) erano quei punti fermi a cui ti affidavi, nel caso la paura non passasse. E poi la merenda nella cartella... ...alle brutte si mangiava!
Tutto il resto era un ricominciare daccapo e non si aveva nessuna certezza che potesse filare tutto liscio come l'ultimo giorno dell'anno prima.
Personalmente, la cosa che temevo di più era l'approccio con le maestre. Non sapevo mai se si sarebbero ricordate di me.
Visto che non sono mai stata una studentessa modello questa paura me la sono portata fino al liceo: l'indifferenza dell'insegnante nei confronti di uno studente svogliato può essere agghiacciante!
Ricordo che, al rientro dalle vacanze, ero sempre una delle più abbronzate (dopo 2 mesi di mare, diventavo una meravigliosa negretta). Si notava talmente tanto che poteva diventare un'argomento di conversazione per rompere il ghiaccio, approccio banale ma efficace dopo un timido ciao. D'altronde, tutti i bimbi sono costretti nella loro agitazione del primo giorno, per cui è difficilissimo ritrovare l'appiglio confidenziale.
Mi facevo forza dell'idea di aver scelto il meglio tra i miei vestiti per apparire almeno il primo giorno ben ordinata (adesso si chiama moda), ma non bastava.
Non ero mai contenta nel ritornare a scuola. O almeno non avevo la serenità giusta per percepirlo, visto che mi "tirava" lo stomaco.
I capelli (ricci e furibondi) me li pettinava mia madre, che credo si vendicasse così dei miei capricci estivi, lisciandomeli fino all'inverosimile. Ma non era soltanto per quello che frignavo! La mano di mio padre e le sue dolci raccomandazioni mi accompagnavano fin dove io credevo potesse bastare. Ma non bastava mai. Almeno lo sfottò dei miei fratelli sulle mie gambine storte, che uscivano da sotto la gonna scozzese, passava in secondo ordine.
Era l'emozione! E' l'emozione! ... E' va vissuta. Non si può far finta di nulla. Anzi, non si deve!
In prima elementare, al terzo tentativo (i primi due giorni i miei genitori avevano fallito, piangevo in maniera esagerata, e mi riportarono a casa... e li ringrazio per averlo fatto) mi accompagnò mia zia M. Rosaria, devotissima. La zia preferita, quella buona, quella che aveva nella borsetta tantissime cose belle e buone da cacciare all'occorenza, così come fa il prestigiatore con il suo cilindro magico. Ricordo che mi poggiò sul banco, in fila indiana: 6 caramelle Rossana, una madonnina di Pompei in plastica, il Rosario e una cartolina del Papa Buono.
"Grazie zia! Quello fu un buon modo per farmi restare tra i banchi. Tu ricordasti allora cosa significava per te quel misto di emozioni tanto da capire quanto io fossi agitata e avessi naturale bisogno di comprensione e affetto. Grazie a te oggi, ho capito, percepito, l'agitazione di mia figlia, ricordando la mia emozione di bambina, accettando una sveglia così avanti nel tempo, l'acquisto inutile di due quaderni in più, la sua non voglia di latte ma di patatine fritte alle 7,45 di mattina".
Vabbene così, è il primo giorno...un giorno speciale! Per lei, per me.

La fortuna di avere qualcuno che ti accompagna a scuola vuol dire avere qualcuno che ti segue nelle tue emozioni. Ed un genitore come potrebbe non provare piacere nel farlo?
I bimbi hanno bisogno che qualcuno li aiuti nel comprendere quell'agitazione e non provarne fastidio. Ed hanno soprattutto bisogno di non aver paura di emozionarsi.
Quasi mai si riesce a razionalizzare un sentimento a quella età. C'è bisogno di un adulto consapevole che riconosca in sé quei sentimenti comprendendo quelli dei propri figli, con dolcezza, accarezzandogli la testa e lasciandogli la mano soltanto quando è il bimbo stesso a volerlo fare.
Temo che chi non accompagna i propri figli nel primo giorno di scuola (ovviamente potendolo fare!) si perda un' emozione. Forse ha voglia (o bisogno?!?!) di restarne lontano ma per i bambini ascoltare le emozioni senza sentirsi dei marziani sarà utile per tutta la vita. Quelle emozioni accrescono il lato sensibile più bello. Quelle emozioni, accompagnate, aiuteranno i nostri figli ad emozionarsi con i loro. Non si può farne a meno...
Ed è rischioso negarle, magari con l'indifferenza e riconducendo tutto ad un compito scolastico da assolvere. Il primo giorno di scuola non significa soltanto andare a studiare ma incontrare altre persone, fare i conti con le proprie paure di non farcela o addirittura di non volercela fare. L'esperienza scolastica ha mille sfaccettature che determineranno in gran parte il nostro modo di essere poi adulti.
E' poi sbagliato, in qualunque caso, non concedere spazio a tali emozioni laddove esistono.
I bambini ce la mettono tutta a farci partecipare emotivamente alla vita, colpa nostra se preferiamo non accorgercene e non dargli retta. Colpa nostra se poi ci odiano e da grandi non avranno piacere nell'accompagnarci neanche ad una buona vecchiaia. Colpa nostra se preferiscono andare a scuola con l'ipod per paura di confrontarsi nuovamente con i compagni ritrovati o addirittura con la paura di sentire se stessi in agitazione emotiva. E non sarà allora, anche poi colpa nostra, se invece di ascoltare, i ragazzi, a scuola fanno i bulli!?!?

Finalissimo:
Al rientro da questo beneamato primo giorno ho chiesto a Jaele cosa si fossero detti con le maestre e i compagni, i racconti delle vacanze magari...
"Ma no mamma! Ci hanno messo subito a studiare!!"
.... ma che cazzo (dico io!) ma lo spazio per le emozioni dov'è? quindi è anche un pò colpa degli insegnanti!? Meno male per noi genitori! ;-)))

PS.: Chi non è genitore o un insegnante, sappia che un sorriso dato ad un bambino qualunque, (che magari è lì fuori all'edificio scolastico da solo) potrebbe essere l'unico suo rapporto con la fonte di emozione dolce che proverà in quel momento, per cui fatelo pure senza timore. Un giorno quel bimbo potrebbe essere sereno grazie a voi nonostante non ne siate i genitori leggittimi!
L'emozione si alimenta emozionando ed emozionandosi. E' così che cresce l'intelligenza emotiva. E non certo studiandola sui libri a 40 anni!
Buona scuola e soprattutto buona vita a tutti i bimbi e i ragazzi!eleonora

grande eleonora, appena mi ricapita di ritrovare le orde di bimbi che escono da scuola quando tu sei in auto e vai di fretta giuro che sorrido a tutti

Sono d'accordo e fortunatamente ho avuto un'ottima maestra alle elementari che mi ha permesso di continuare ad essere ricettiva (un pochino) nonostante l'impegno in senso contrario di professori delle superiori e dell'università! Una marea di matti  che corrono sul tapis roulant....e che insistono a volerti insegnare la rima baciata ad ogni costo, quando conoscenti con la quinta elementare che ridono e scherzano la creano di continuo a botta e risposta, per divertirsi insieme...mah!
Ricordo invece l'emozione dell'ultimo giorno di elementari, quanti pianti, mentre la liberazione dell'ultimo giorno di scuola superiore o della laurea! La vita che comincia!

Un abbraccio a tutti i bambini e agli elfi del mondo!

Marta