L'UNIONE HA PIU' VOTI. MA GOVERNERA'????

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La notte era scura e dubbiosa....
ci restavano solo
satira, vignette
e fumetti


Commenti

E' la domanda che tutti oggi ci si poneva.
Al risveglio guardando negli occhi i nostri familiari, o osservando allo
specchio le occhiaie dovute alla lunga nottata, o sul bus scrutando il giornale
aperto nel nostro vicino di posto.
Cosa è successo?

By Maria Genovese

E' successo che nessuno ha vinto, ma l'Italia di sicuro ha perso!
Un paese diviso nettamente a metà, un paese che ha decretato la non
governabilità, un paese che ancora stenta a svegliarsi dall'incanto.
Bisogna attendere i risultati del voto degli italiani all'estero, che decreterà
definitivamente la vittoria di uno schieramento o dell'altro. Ma resta un solo
dato certo: l'Italia è indiscutibilmente divisa! E resta l'incertezza: forse
l'italiano si è tanto abituato al precariato da non sentire l'esigenza di
stabilità.
Ma cosa è successo? Come è possibile che sondaggi ed exit pool abbiano tanto
sbagliato?
Molti sussurrano ipotesi di brogli elettorali... "ma quanto ci mettono per lo
spoglio? eppure non ci sono preferenze!"
Arriva comunque il momento dell'analisi: cosa è successo, cosa è stato
sbagliato... cosa ha sbagliato la sinistra?
Una volta tanto sarebbe però il caso di metterci in discussione, di mettere in
discussione noi stessi, che non lo facciamo mai: cerchiamo giuste
responsabilità in una classe politica che non sa rappresentarci... ma come si
fa a rappresentare il vuoto, la mancanza di voce, opinione, partecipazione,
presenza. Come si fa a rappresentare un elettore che non dice ciò che vuole,
limitandosi a delegare?
Guardiamoci dentro, perchè è doveroso.
Perchè siamo rimasti a guardare, sicuramente indignati, ma anche piuttosto
indifferenti, nel momento in cui l'"editto bulgaro" è diventato esecutivo.
Primo esercizio di regime: limitare la libertà di parola, la libertà di stampa.
Allontanare le voci del dissenso, chiunque potesse tirare fuori lo spettro
della mafia, del conflitto di interessi, degli affari... chiunque potesse
informare il paese è stato messo all'angolo, gli è stato impedito di lavorare,
è stato sottoposto a mobbing se non a vere e proprie intimidazioni.
E noi, indignati, abbiamo lasciato che zingare, pacchi, quiz e veline
sostituissero l'informazione, senza quella mobilitazione che sarebbe stata
d'obbligo: limitare la libertà di parola a Biagi, Luttazzi, Santori, Guzzanti,
Rossi, Fini, non è stata solo una limitazione della loro libertà, bensì la ben
più grave negazione del nostro diritto di formaarci una idea, un'opinione... il
nostro diritto di scegliere se credere o meno, se ascoltare o meno. Eppure
siamo rimasti a guardare.
E quando la magistratura è stata messa sotto attacco? Eccezion fatta per piccoli
gruppi, i girotondi, le associazioni che spesso hanno fatto sorridere con le
loro manifestazioni, che pure tutti condividevamo, ma da lontano, da casa, ben
poco abbiamo fatto in realtà per urlare il nostro sdegno. Supinamente abbiamo
abbassato il capo e deglutito ancora.
Come abbiamo ingoiato la rabbia delle depenalizzazioni ad personam, delle
sentenze distorte, di quel farla franca del premier che avrebbe dovuto farci
correre in piazza con cartelloni e megafoni per urlare il nostro schifo...
E invece ci siamo limitati a guardare, a storcere il naso di fronte a questa o
quella candidatura, soffermarci a pensare se scegliere il meno peggio o delusi
evadere le urne.
E così, pronti a cercare colpe nei partiti o nei politici, ci ritroviamo oggi
spaccati a meta. E quello che doveva essere un plebiscito, è diventata una
sconfitta.
Perchè una sola cosa è certa, abbiamo perso tutti!

www.babylonbus.org

Hai ragione Maria, dovremmo tutti quanti fare autocritica.
In questi 5 anni gli Italiani sembravano come anestetizzati, presi da un incantamento duro a morire. Il Berlusconismo purtroppo è ancora vivo, col suo carico di populismo e illusione, ha ancora fatto presa nell'elettorato e dopo queste elezioni, che avrebbero dovuto spazzarlo via, il Paese è ancor di più diviso.

Speriamo di uscire dal pantano e guardare al futuro con maggior speranza.