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Lavorare da McDonald's

di Simone C.

Oggi parliamo della McDonald's. E non proprio in termini positivi...
Qualche giorno fa, infatti, su Greenplanet.net, abbiamo letto una notizia che ci ha fatto accapponare i McChiken.
Il titolo era "McDonald's: uno scontrino ogni 40 secondi" (questo dovrebbe essere l'andamento degli affari in alcuni dei fast food McDonald's in Italia. A fine giornata bisogna essere arrivati a un incasso di 10mila euro).
Quello che abbiamo trovato incredibile in questo articolo sono state le testimonianze di alcuni dipendenti, che nonostante denunciassero abusi, soprusi e violazioni dei diritti, lavorano da Mc'Donald's anche da 15 anni.
Nel nostro paese ci sono 330 ristoranti della catena, che danno lavoro a 12mila persone, 8mila part-time, 4mila full-time.
Per i primi tre anni si viene assunti con un contratto di apprendistato che prevede 450 euro mensili, pochi contributi e la malattia pagata solo per tre giorni e per tre eventi patogeni all'anno. Poi si viene assunti con un contratto a tempo indeterminato e 550 euro mensili (si puo' arrivare a 800 euro al mese con gli assegni familiari). I cosiddetti manager prendono invece intorno ai mille euro.
L'azienda sottolinea che il 99% di chi ne fa richiesta viene confermato, segno dell'impegno che la multinazionale mette nella formazione del proprio personale.
Tutte rose e fiori? Sembrerebbe di si', se non fosse che "al momento della conferma iniziano a renderti la vita difficile", dichiara un ragazzo, dipendente in un fast-food della periferia di Milano, "ti danno i turni piu' scomodi, i permessi quando non ti servono, le mansioni piu' pesanti". Insomma sembra facciano di tutto per farti andare via (ma non si chiama mobbing?).
Un altro lavoratore (per la tutela della privacy non sono stati pubblicati nomi) spiega: "l'azienda premia chi fa lavorare gli altri in modo sempre piu' veloce ed efficiente, non importa in che modo: dando permessi retribuiti solo a chi e' sempre disponibile per i notturni, assicurando le mansioni piu' piacevoli a chi e' disposto a cambiare i turni da un giorno all'altro, discriminando i piu' deboli".
In un'organizzazione del lavoro come quella di McDonald's la "dinamicita'" del personale e' tutto: "bisogna fare uno scontrino ogni 40 secondi", appunto.
Spiega una ragazza di Cinecitta': "E' un lavoro molto pesante sia per i ritmi velocissimi, sia per i rischi cui andiamo incontro quando, inevitabilmente su turni di otto ore, cala la soglia d'attenzione. Io, ad esempio, ho le braccia ustionate dappertutto dagli schizzi di olio bollente e mi sono ammalata di cervicale a soli trent'anni per l'aria condizionata altissima che c'e' sempre in cucina. La temperatura deve essere bassa per non far sentire troppo l'odore di fritto, ma qui d'inverno si gela."
La testimonianza di questa ragazza continua con altri particolari: latte di olio da 25 litri di spostare, timer e beep che suonano continuamente, capi dispotici e addirittura un caso di incendio, "quattro mesi fa si e' incendiata una friggitrice, sono venuti i pompieri con gli estintori a spegnere le fiamme e hanno dichiarato inagibile la cucina per almeno 24 ore. Noi abbiamo riaperto dopo tre. La pancetta sapeva di polvere anti-incendio".
Tranquilli, nessuno ha mangiato pancetta alla polvere anti-incendio. L'hanno buttata via due volte prima di poterla servire.
Questo e' il mondo McDonald's, I'm loving it. In particolare il lavoro da McDonald's ha un suo nome ben preciso, McJob, termine coniato nel 1991 da Douglas Coupland in Generation X.
Il McJob, secondo la definizione fornita dall'undicesima edizione del Merriam-Webster's Dictionary, e' "un lavoro mal retribuito che richiede scarsa abilita' e che offre poche opportunita' di avanzamento".
La questione e' sempre la solita: l'alternativa non puo' essere "O lavoro da McDonald's o non lavoro" (e le mille altre alternative che fanno scegliere un lavoro a qualsiasi costo).

Ancora una volta la grande rivoluzione sarebbe ripensare alla qualita' della nostra vita, a cio' che riteniamo prioritario: 12mila dipendenti, tutti insieme, avrebbero la forza per far cambiare qualcosa. Qualche decennio fa il lavoro e' stato riconosciuto come un diritto, e troppo spesso ci si dimentica che tra i contenuti di questo diritto c'e' anche la dignita' di chi lavora. Una dignita' totale.