Greg Mortenson, La bambina che scriveva sulla sabbia

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Greg Motenson, La bambina che scriveva sulla sabbiaCarissimi,
questa settimana vi presentiamo “La bambina che scriveva sulla sabbia”. La storia che comincia dove finisce “Tre Tazze di tè”.
Un giorno del 1993, in un villaggio tra Pakistan e Afghanistan, Greg Mortenson ha visto una ragazzina che, seduta a terra imparava a scrivere usando un rametto come penna e la sabbia come quaderno. Promise, a se stesso e alla piccola studentessa, che le avrebbe costruito una scuola vera, con banchi, lavagne, matite. Oggi, dopo che di scuole ne ha costruite oltre cento e ha raccontato la sua storia nel best seller mondiale “Tre Tazze di tè”, Mortenson torna a scrivere di quei due paesi e dei loro bambini, della violenza che sembra condannarli e della speranza che può regalare loro un futuro diverso. La testimonianza di un uomo convinto che il terrorismo si può sconfiggere: una scuola alla volta.
Vi riportiamo qui la prefazione di Khaled Hosseini, l'autore de “Il cacciatore di Aquiloni” e “Mille splendidi soli”.

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Prefazione
Lo spinoso conflitto in Afghanistan è in atto da otto anni ed è diventato la questione politica estera più impellente per il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Mentre le ostilità continuano a inasprirsi, autorevoli centri di ricerca come l'Atlantic Council hanno pubblicato rapporti nei quali l'Afghanistan viene definito uno Stato assente. Il Paese è effettivamente alle prese con problemi giganteschi: un crescendo di insurrezioni violente che ostacolano l'applicazione della legge e frenano lo sviluppo, il moltiplicarsi delle coltivazioni d'oppio, l'estrema povertà, la criminalità, l'aumento del numero di senzatetto e disoccupati, l'impossibilità di accedere all'acqua potabile, tante difficoltà irrisolte legate alla condizione femminile, e un governo centrale che fatica a tutelare i cittadini e a fornire i servizi di base.
Eppure, nell'Afghanistan post 11 settembre ci sono anche storie di successi. E quella dell'istruzione è la più significativa. Se si parte dal presupposto che la formazione sia la chiave per attuare cambiamenti positivi e duraturi in Afghanistan, non si corre il rischio di esagerare nel ritenere alcuni dati estremamente incoraggianti: quest'anno frequentano la scuola quasi otto milioni e mezzo di bambini, di cui circa il 40 per cento femmine.
Nessuno capisce tutto questo meglio di Greg Mortenson, fondatore in Afghanistan e Pakistan di 131 scuole dove oggi studiano quasi 58mila alunni. Nessuno è più profondamente consapevole dell'impatto radicale e dell'inevitabile effetto domino dell'educare anche un solo bambino. Si può affermare a ragione che nessun altro individuo o ente abbia contribuito più di Greg Mortenson a promuovere la causa americana in Afghanistan. Con la sua cortesia e i suoi toni pacati, quest'uomo dal sorriso geniale e dalla stretta di mano decisa ha mostrato ai militari dell'esercito statunitense come combattere la battaglia per conquistare i cuori e le menti della gente. E come vincerla.
La filosofia di Greg Mortenson è semplice. Si basa sulla sincera convinzione che la vittoria nel conflitto in Afghanistan non arriverà grazie ai fucili o agli attacchi aerei, ma grazie ai libri, quaderni e matite: gli strumenti del benessere socio-economico. Privare i bambini afghani dell'istruzione, afferma Mortenson, equivale a compromettere per sempre il futuro del Paese e a spegnere sul nascere la minima prospettiva di maggiore prosperità e benessere. Indifferente alle fatwa proclamate nei suoi confronti, incurante delle minacce dei talebani e di altri estremisti, Mortenson ha fatto tutto il possibile per scongiurare questa eventualità.
Assolutamente cruciali sono stati i suoi sforzi per aprire le porte all'educazione di bambine e giovani donne. Un'impresa tutt'altro che facile in una regione dove i genitori impediscono sistematicamente alle figlie femmine di frequentare la scuola e dove cultura e tradizioni radicate privano le donne del diritto all'istruzione. Villaggio dopo villaggio, Greg si è rivolto ai leader religiosi e agli anziani affinché lo aiutassero a convincere i genitori a mandare a scuola le bambine. Lo ha fatto perché crede, come credo anche io, che qualsiasi opportunità di sviluppo per l'Afghanistan richiederà il totale coinvolgimento delle donne del Paese come parte del processo. Affinché questo avvenga, le ragazze devono avere la possibilità di andare a scuola e la loro formazione deve diventare una pietra miliare per la ricostruzione e il progresso del Paese. Mortenson ripete sempre questo mantra: “Istruire un ragazzo significa istruire un individuo; istruire una ragazza invece, significa istruire una comunità”.
Dobbiamo infine ricordare che Greg Mortenson ha realizzato tutto questo con delicatezza, pazienza e infinita umiltà. Ha ascoltato con attenzione, ha tessuto rapporti di fiducia e rispetto con i capivillaggio e ha insegnato alle persone a diventare padrone del proprio futuro. Ha dedicato tempo ad accostarsi alla cultura locale, a capire la cortesia, l'ospitalità, il rispetto per gli anziani di questa gente, e si è sforzato di comprendere ed apprezzare il ruolo che la religione islamica svolge nella vita quotidiana. Non mi stupisce che l'esercito statunitense abbia affidato a Greg l'incarico di consulente per migliorare le relazioni con i capitribù e gli anziani dei villaggi, I soldati avranno molto da imparare da lui, Come del resto tutti noi.
Tashakor, grazie Greg jan, amico, per tutto ciò che fai.

Kaled Hosseini


Commenti

Letti entrambi e ne consiglio la lettura.
Consiglio comunque di leggere prima Tre tazze di te, anche se poi l'inizio di La bambina che scriveva sulla sabbia ripete un po'quanto scritto nell'altro.
Mi piace la filosofia di Mortenson dove l'avvio verso la pace nasce dall'affermazione dei diritti, alla stessa maniera di Emergency, il primo garantendo lo studio il secondo garantendo la sanità.