Survival truffati (kit che funzionano e kit che prendono per il culo)

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Kit survivalDopo il disastro in Sardegna mi sono chiesto se le cose sarebbero andate meglio e le privazioni sarebbero state meno pesanti, se le persone avessero avuto a disposizione kit di emergenza.
Penso di sì, essere attrezzati è sempre meglio che non esserlo.
La mossa successiva, visto che modestamente sono una persona pratica (checché ne dica mia moglie) è stata realizzare una ricerca sul web per vedere che cosa offre il mercato.

Devo dire che sono restato abbastanza deluso. Non so se chi ha realizzato siti con nomi come Apocalipse, Extreme Survival, Armageddon Survival, eccetera abbia mai affrontato emergenze maggiori di un ingorgo sulla superstrada, ma se lo hanno fatto non sono sopravvissuti grazie ai loro kit.

Il primo problema di questi zaini con dentro di tutto è che in un momento di emergenza, col panico che ti serra la gola, è certo che non riusciresti a trovare niente. È meritorio lo sforzo che hanno fatto per far entrare 40 diversi oggetti in una scatola ma non si sono chiesti quanto tempo impiegheresti poi a trovare quel che cerchi. E avere in borsa uno spaccavetri non ti serve a niente se non sai trovarlo subito. Non so se avete mai tirato fuori un cristiano (o un musulmano) da un’auto cappottata che rischia di prendere fuoco. Il parabrezza di un’auto non è che basta colpirlo brutalmente perché è fatto di due lastre di cristallo speciale incollate a uno strato di plastica. Io per sfondarne uno ci ho messo 5 minuti di sforzi disumani e avevo a disposizione un piede di porco da paura (giro sempre con in macchina un aggeggio definitivo). Disgraziatamente non avevo con me quell’attrezzo che è capace di far sgretolare con un solo colpo i cristalli delle auto, riducendoli in pezzettini, è un aggeggio microscopico, che può valere un euro a dir tanto, che fa questo effetto spettacolare grazie alla vibrazione (l’ha inventato un mio amico con la passione per le demolizioni e non è in commercio e non è il caso che spieghi qui come si costruisce, sarebbe istigazione al teppismo). Ma se lo spaccaparabrezza fosse nel mio zaino survival sarebbe importante che lo trovassi alla svelta…

Ecco che il mio kit dei sogni innanzi tutto è dotato di un sistema semplice per trovare tutto subito. Ho pensato a un’evoluzione della Norsa, la borsa con interno trasparente inventata da mia moglie che come molte donne tiene di tutto nella borsa e poi si dispera per trovarlo.
Immagino, ad esempio, un rotolo di tessuto che si apre tipo tappeto mostrando una serie di scomparti stile gigantesco astuccio scolastico per le penne e le gomme: tutto a vista. E i vari elementi sono suddivisi per tipologia, e questa suddivisione è evidenziata da aree di tessuto di diverso colore (pronto soccorso, cibo, utensili, elementi utili, strumenti).

La seconda cosa importante è che buona parte di quel che mi può servire è meglio se è asciutto, arnesi compresi, lavorare con roba bagnata che ti scivola tra le mani è estenuante.
Quindi lo zaino d’emergenza deve essere globalmente impermeabile. Il che non è semplice da ottenere. Ma si può immaginare un sistema di protezione dall’acqua a più livelli.
L’altra qualità importante per un sacco d’emergenza, che nessuno tiene minimamente in considerazione sui siti survival, è che uno zaino DEVE galleggiare. Un uomo in un fiume con uno zaino pieno d’acqua che affonda è un uomo morto.
Lo zaino deve essere di per sé uno strumento di sopravvivenza. Quindi deve essere dotato di due sacche piene d’aria poste a metà della sua altezza, per dargli stabilità grazie al pescaggio. L’aria è ingombrante ma non pesa e se il sacco è impermeabile e non imbarca acqua contiene anch’esso una certa quantità di H2O.
Se le sacche d’aria sono ben distribuite non daranno molto ingombro. Una roba tipo giubbotti salvagente.
Come vedremo poi alcuni degli elementi del kit possono facilmente diventare galleggianti supplementari.

Kit SurvivalCalore (sopravvivi se stai al caldo)
La prima causa di danni fisici e disagio in caso di catastrofe, dalle nostre parti, è il freddo bagnato.
Quindi nel mio kit avrò alcuni elementi indispensabili:
- Coperta termica con superficie di alluminio altamente riflettente. Si tratta di un agglomerato di foglio di alluminio e pvc o simili, protegge dal vento, isola termicamente e inoltre permette vari usi alternativi: specchio per attirare di giorno i soccorsi riflettendo il sole, di notte può riflettere la luce di una torcia elettrica o di un fuoco. La visibilità è essenziale. Inoltre può essere utile per costruire una parabola solare che concentri il sole sia per la visibilità verso i soccorritori, sia per far bollire l’acqua in una pentola e sterilizzarla o cucinare. Inoltre la coperta termica è in commercio anche in versione ignifuga e in caso di incendio fa comodo avere una protezione termica.

-Telo di plastica trasparente da 3 x 4 metri, permette di costruire un riparo di fortuna dalla pioggia per 4 persone. E permette anche di realizzare con l’aiuto di qualche ramo, un cono condensatore d’acqua. Se c’è il sole si concentra la luce della parabola su un contenitore pieno d’acqua sporca, posto all’interno del cono trasparente, l’acqua evapora e si condensa poi sul telo di plastica, sgocciolando alla sua base, dove possiamo raccoglierla ripiegando il bordo del telo e fissando il tutto con qualche pezzo di legno, plastica o di metallo, piantati per terra.

Abbigliamento caldo
Una calzamaglia completa in lana merino con calze, sottilissima, leggerissima, tiene il corpo al caldo. È quel che indossano gli scalatori in alta montagna, a pelle.

Asciutto
Ovviamente questa tutina termica deve stare in un luogo asciutto particolarmente sicuro. Per riporla insieme a tutto quanto deve assolutamente restare asciutto avrò un contenitore ermetico, con tappo a vite, in alluminio (ed efficiente cerchietto di gomma a mo’ di guarnizione sigillante). Contenitore che può anche essere usato anche come pentola per cucinare sul fuoco. E anche come specchio per dirigere raggi solari verso eventuali soccorritori. E mettici pure un poncho di nailon che è meglio, non quelli troppo sottili che se li guardi di lacerano... Sennò dopo 10 minuti che lavori tra le macerie non hai più addosso niente altro che brandelli e sembri uno zombie da film.

Visibilità e calore dal fuoco
Attrezzatura per accendere il fuoco. Probabilmente non la userete in un’emergenza in Italia, comunque occupa poco spazio. Disporremmo quindi in un astuccio a scomparti di cotone cerato con cera naturale tutto l’occorrente per il fuoco: accendino antivento in custodia singola nuovamente ermetica, innesco vegetale concentrato (legno imbevuto in olio) per il fuoco, bastoncino focaio con seghetto per le scintille (che difficilmente userai per accendere il fuoco, prima della fine del mondo, visto che hai l’accendino, ma può essere utile per le segnalazioni perché fa una luce forte e poi ormai è un irrinunciabile feticcio paleolitico al quale non possiamo rinunciare); 8 fiammiferi antivento con superficie abrasiva per accenderli, perché non si sa mai, e magari devi fabbricare un paio di molotov per tener lontani i lupi della steppa, una boccettina da 50 cc di alcol a 90° (che diluita si può anche bere oppure usare sulle ferite, ma brucia). L’insieme dell’astuccio è di tela cerata con cera naturale perché all’occorrenza è essa stessa combustibile: può servire come innesco supplementare per il fuoco e può essere tagliata per fabbricare delle torce (usando un po’ di fil di ferro). La dotazione fuoco è così potente perché accendere un fuoco con legna bagnata è veramente un’impresa… Devi avere innesco sufficiente ad asciugarla prima che inizi a bruciare.

Visibilità
Sul fronte del farsi vedere dai soccorritori aggiungerei al tessuto riflettente e alla pentola specchio, una piccolo puntatore laser, 3 razzi di segnalazione, un fischietto senza pallina (si potrebbe bloccare col gelo), specchietto (nel caso tu abbia affumicato la pentola).

Comunicazioni
E siccome le comunicazioni sono essenziali vorrei avere con me una radio-torcia elettrica a led con ricarica a manovella e presa usb, perché è importante che in un black-out si possa continuare a sentire le notizie (le radio generalmente continuano a trasmettere nelle emergenze, e quelle a onde corte si ricevono facilmente anche a grandi distanze). Ed è importante che tu possa continuare a usare cellulare e computer, anche se l’Enel è kaputt. E per fortuna è difficile che saltino anche i satelliti… E visto che questo delle comunicazioni è il punto più delicato in una emergenza metterei nel mio zaino due radio-torce-caricabatterie, così se una si rompe ne ho una seconda (chiamala se vuoi ridondanza, è un criterio fondamentale di sicurezza). E, ovviamente, questi elementi essenziali saranno racchiusi in un sacchetto impermeabile e uno sarà chiuso nella pentola di alluminio con tappo a vite.

Acqua
Risolti i problemi di freddo e comunicazioni affrontiamo la questione acqua. Durante le inondazioni e i terremoti, come durante gli incendi, l’acqua è essenziale. E deve essere pulita se vuoi berla senza ammalarti subito e gravemente. L’uso del condensatore realizzato con il telo di plastica trasparente è efficiente se hai tempo ma hai bisogno anche di qualche cosa di più rapido. La maggioranza dei kit survival propone prodotti con l’avvertenza di non tentare di usarli per potabilizzare l’acqua contaminata da fogne o simili. E allora a che mi servono? Ho bisogno di qualche cosa che mi permetta di bere acqua cavata da un fiume in piena che ha allagato una città… Serve una roba seria, che non costa meno di 150 euro. Ma mi pare essenziale. Anche qui abbiamo bisogno di ridondanza per essere sicuri di bere acqua pulita. Nella mia pentola sigillata avrò quindi anche due piccoli sacchetti contenenti sabbia finissima e polvere di carbone vegetale triturata, in polvere. Devono stare al sicuro perché non si contaminino con acqua sporca. Avrò poi nel mio grande astuccio a scomparti fuori dalla pentola, anche un tubo di gomma del diametro di 5 mm, lungo un metro e mezzo. Indispensabile per succhiare alla bisogna benzina da un’auto, ma anche ottimo per costruire un filtro rudimentale che potabilizzi l’acqua. Tra gli oggetti galleggianti avrò una bottiglietta di plastica non fotosensibile (no pvc, si degrada col sole) da 500 ml con un tappo sul quale c’è l’attacco per il tubo. Allora metto l’acqua sporca nella bottiglietta, filtrandola grossolanamente con un pezzo di seta tripla, attacco il tubo che riempio di strati alternati di sabbia e carbone, e lo arricchisco con due filtri di cotone, uno piazzato all’inizio e uno alla fine. Quel che esce dopo i due filtri e un metro e mezzo di carbone e sabbia è bevibile (posso anche usare il concentratore solare a parabola puntato sulla bottiglia di plastica per sterilizzare l’acqua con la luce del sole, molto efficiente ma servono minimo un paio d’ore di esposizione).

Respirare (aria)
L’unica volta che ho cercato di togliere qualcuno da una casa in fiamme ho rischiato di morire per il fumo (e per fortuna nella casa in realtà non c’era nessuno) quindi credo indispensabile avere una maschera antifumo con occhiali. Ne tengo sempre una in casa. Non illuderti di poter affrontare con questo tipo di maschera un’emergenza chimica o batteriologica… Chi ti vende questa storia mente. In quei casi ti servono maschere specifiche e carissime, diverse per ogni tipo di agente, e non ha senso portarsene dietro una collezione. Ma la maschera antifumo trovo che possa salvare delle vite. Ovviamente anche avere la già citata coperta termica ignifuga è utile.

Uscire/entrare, le vie di fuga, trovare feriti
Abbiamo già parlato della difficoltà che si incontrano cercando di sfondare un parabrezza. Avere uno strumento efficiente di demolizione e movimento terra è essenziale. Ho trovato una pala-ascia-picozza-sega-martello-cavachiodi-piede di porco che mi sembra formidabile. Ho visto set che prevedono un kit con manico al quale è possibile avvitare pala, ascia, sega, lama machete, picconcino. Se ti serve un’ascia può darsi che ti serva subito. Non hai tempo di dire arimortis aspettate che devo svitare la pala e avvitare la testa d’ascia… Molto meglio un attrezzo multiuso prêt-à-porter. Mi serve anche un seghetto da ferro con 4 lame di riserva (si rompono che è un piacere se provi a segare un tondino di ferro) e una carrucola (se devo spostare qualche cosa di pesante come una trave, la carrucola è una piccola macchina miracolosa, crea un effetto leva che permette di sollevare pesi impossibili, uno dei più grandi colpi di genio dell’umanità); e deve essere una carrucola tosta, in titanio cattivo, sennò si rompe e può far più danni che altro.
E può venire utile un visore notturno. Mi servono 30 metri di corda super resistente (da 1000 kg a strappo, non il cordino che trovi in tutti i kit survival) una fune con la quale (intrecciandola) posso anche rimorchiare un’auto. E deve essere super tecno, tipo kevlar, sennò pesa un’enormità. Mi servono due moschettoni e due chiodi da roccia e due manopole autobloccanti da rocciatore, per far presa sulla corda. Al caso, con due staffe per i piedi posso anche usarle per calarmi in un pozzo. Con altri 8 moschettoni piccoli e 4 blocchi per corda a U con la vite, posso costruirmi un’imbracatura da arrampicata rudimentale e tante altre cose, compresa una testiera per cavallo con redini. E per non saper né leggere né scrivere ci aggiungerei un rampino da scalata per agganciare la corda lanciandola oltre un appiglio. Tutta questa roba porta via spazio e pesa, ma è la roba che ti torna più utile se sei nei casini. La corda in particolare ha mille usi. Ci puoi, ad esempio, costruire una barella. Ma te ne serve tanta. E non credere a quei furbi che ti dicono che una barella si fa con due pali, due calzoni e due magliette. Noi per portare fuori una infortunata da un bosco abbiamo dovuto usare i vestiti di 20 persone. Che poi attraversare il bosco fitto di rovi in mutande ci ha ridotti tutt’un graffio. Sangue e arena. (Era semplice escursionismo rainbow ma abbiamo sfiorato la tragedia… Poi per fortuna l’infortunata non era grave…)

Costruire
Ci sono molte cose che ti possono venir utili, da un riparo a un concentratore solare, a un appiglio solido dove piazzare la carrucola per spostare detriti o altro. Servono perciò gli utensili giusti e qualche ingrediente: oltre alla pala multiuso già nominata mi porterei dietro un coltellino-pinza multiuso, con cacciaviti vari, lima da metallo, succhiello per fare l’invito per le viti e forare il legno, un coltello grosso con il dorso a sega e il manico cavo con tappo a vite e gommino (ulteriore ripostiglio asciutto), una sega a filo di acciaio piccola ed efficace. Vorrei poi avere a portata di mano un po’ di viti e chiodi da 5 cm, un paio di vitoni con bullone, nastro adesivo telato, nastro gommato autosigillante, 6 fibbiette autobloccanti in plastica (tipo manette della polizia Usa) 5 metri di filo di ferro, 1 metro di filo di rame, super colla. E un manicotto di acciaio lungo 20 cm (diametro 5 cm) che ti può venire utile in 22 modi diversi (che spiegherei nel manuale allegato); ad esempio, ottenere una pertica lunga 6 metri come giunzione tra due pertiche di 3 metri.

Informazione
Innanzi tutto un sintetico manuale d’emergenza tipo “Manuale delle Vecchie Marmotte. Una versione cartacea mini e una micro chiavetta usb con memoria contenente un’enciclopedia survival (sperando che il pc funzioni ancora) e ci aggiungerei la possibilità di scaricare una versione app sullo smartphone. L’enciclopedia conterrà di tutto, dall’alfabeto morse a come costruire trappole col cappio. Crudeli ma efficienti. Vorrei vedere chi riesce a nutrirsi con trappole a macigno che cade sulla preda o con lacci a catapulta… Sono robe che devi essere nato tra gli aborigeni per costruirle che funzionano… Il cappio di fil di ferro invece è crudele ma rende (poi ringrazierai la preda di averti nutrito).

Luce
Oltre alla torcia-generatore a manovella una seconda luce da lavoro con fascia elastica, da portare sulla fronte. Aggiungerei anche una micropila abbinata al fischietto (due in uno è meglio di uno più uno). Poi abbiamo detto che c’è materiale per costruirsi torce, accendino… Vogliamo aggiungere una candela a lenta combustione che non si sa mai? (e magari viene utile per alimentare il fuoco)

Utility
Un sacchetto tipo tanica, resistente ai carburanti, una bussola (che non userai mai ma anche questo è un gadget moralmente obbligatorio), un kit di pronto soccorso contenente boccettina olio di lavanda disinfettante, emostatico, olio di iperico per ustioni, infezioni, contusioni, punture d’insetti, repellente per insetti (attenzione che annulla l’effetto della pillola anticoncezionale); propoli in soluzione idroalcolica come antibiotico interno, bende, cerotti, antibiotici base per infezioni da ferite gravi, cerotti, bende, aghi e filo da sutura, antidolorifici, antidiarroici, assortimento medicamenti d’emergenza. Inoltre forbicine robuste, pinzette super efficienti per estrarre schegge, lente di ingrandimento, bisturi, pinza chirurgica a becco sottile, pillole di cloro per disinfettare l’acqua, laccio emostatico. E anche un paio di guanti da lavoro robusti. Matita e foglietto di carta ti venisse in mente di scrivere le tue memorie nel bel mezzo del caos…

Cibo
Una riserva di cibo può essere utile: 10 razioni di cibo liofilizzato, 100 ml olio d’oliva, all’occorrenza disinfiammante per la pelle, barretta cioccolato cacao 90% 100 grammi (per il buonumore).

Survival estremo
Per chi non solo voglia affrontare catastrofi immani con un’adeguata dotazione tecnologica, ma pensi sia necessario anche garantirsi la sopravvivenza non per 36 ore ma per parecchi giorni (tipo invasione aliena e tutti che fuggono nelle foreste o trekking esagerato nella giungla) possiamo aggiungere al kit un settore a lunga resistenza. Il modo più semplice per procurarsi cibo è conoscere erbe, radici e insetti commestibili (il manuale di sopravvivenza allegato conterrà anche tavole botaniche). Anche rane e lumache sono commestibili. E sono poco pericolose da acchiappare. Le lumache sono pure lente. Le rane possono essere immediatamente cotte, le lumache richiedono invece almeno 3 giorni per spurgarsi (si nutrono solo a farina).
Dopo i vegetali e le lumache il cibo più facile da procurarsi sono i pesci e i crostacei (specie le vongole perché stanno ferme). Con il ramo di un albero è facile costruire una canna da pesca o la struttura portante per un retino. Servono però gli ami, i piombini, il filo di nylon, il galleggiante, l’esca, la rete di nylon.
Volendo cacciare esseri più difficili è importante avere una corda per arco con asole di incoccatura e punte di freccia, poi diventa facile trovare un legno elastico, temprarlo sulla brace e poi realizzare un arco sufficiente ad abbattere un coniglio.
Per qualche cosa di più grosso (e più lento) il coltello lungo che ho previsto nel kit standard ha il manico cavo, caratteristica che consente di trasformarlo rapidamente in una temibile lancia.
E per coltivare la multiutilità, il laccio emostatico previsto nel kit base potrebbe essere l’elastico di un tirasassi, basta aggiungere la forcella di un ramo. E volendo, con un po’ della corda in dotazione, si può realizzare una potentissima fionda o fronbola, difficile da usare per centrare un animale (Davide era un super eroe, mirare con la fionda è arduo) ma può essere utile per far muovere branchi di pecore (uso originario) verso un cacciatore appostato (sopravvivere è un’attività che viene meglio cooperando con altri esseri umani, il survival solitario generalmente è un survival morto).
A questo punto se vuoi esagerare appendi allo zaino anche uno spara fiocina da sub di quelli a elastico, a 10 metri è efficace quanto una balestra, pesa un quinto ed è molto meno ingombrante. Ovviamente portati più di una fiocina.

Disposizione del kit durante il trasporto
Opterei per la seguente mappa: gli strumenti più utili rapidamente li posizionerei in un marsupio con scomparti trasparenti, tipo astuccio scolastico che si apre a libro con cerniera ad apertura veloce (di quelle utilizzate dalla polizia).
Poi adotterei un gilet tattico (parola che fa impazzire i survivalisti!) con solo 4 tasche (se son troppe non trovi più nulla) più due tasconi sul petto che si aprono anch’essi a libro, con cerniera rapida e scomparti trasparenti, tipo astuccio. In questi spazi metterei la torcia-generatore di corrente-radio (quella di riserva la tengo chiusa nella pentola di alluminio nello zaino… dividere le riserve è utile; metterei anche il cannocchiale, il visore notturno, la lente di ingrandimento e la pinzetta (le schegge sono gli incidenti più frequenti. E anche la boccetta di olio di lavanda come emostatico e di iperico per il resto); l’aggeggio segreto sbriciolavetri e la barretta di cioccolato, ma devi promettere di non mangiarla appena inizia a piovere!
Il coltello va alla cintura, insieme alla pila piccola e al coltello piccolo. La cintura la realizzerei in corda, come fonte supplementare di legami, non farei però una cintura di quelle tipo scoubidou, che per sbrogliarle ci metti un’ora (delirio survivalista) la corda mi serve alla svelta, se mi serve. La pala-ascia multiuso la tengo appesa allo zaino, di lato in modo da poterla afferrare subito (ma senza che mi sbatta addosso di continuo, userò un sistema a sdrap (Velcro). La corda sta fuori dallo zaino, anch’essa pronta all’uso, in una matassa bloccata anch’essa con gli sdrap, e il capo che devo tirare per stendere la corda senza ingarbugliarla sarà avvolto per parecchi centimetri con nastro adesivo fosforescente (cavolo!) sempre perché nel casino rischi sennò di andare in confusione e perdere tempo prezioso. Dentro lo zaino impermeabile (da barca) avrò un grosso tubo ermeticamente chiuso a vite con dentro il grande astuccio arrotolato con gli scomparti trasparenti con dentro tutto quello che mi può servire non istantaneamente: kit medico, protezioni freddo e pioggia, kit per il fuoco.
Quel che teme l’acqua nel contenitore di alluminio-pentola. Tutto il necessario per scalare e la maschera antigas in un secondo sacco. Abbiamo così un bagaglio molto ben disposto nello zaino con 2 blocchi principali, cilindrici: contenitore ermetico-sacco scalata e maschera antigas da una parte, tubone impermeabile con astuccio arrotolato dentro dall’altra. Più qualche scomparto per bottiglietta e tubo per il depuratore dell’acqua; il tubo, con due piccoli tappi alle estremità diventa un salvagente molto lungo, adatto a un coniglio, ma contribuisce anche lui a non far affondare mai lo zaino.

Ti piace questo progetto?
Se troviamo 10 eroi che ne comprano uno li mettiamo in produzione. Sarà un lavoro duro perché dovremo testare tutto il kit pezzo per pezzo. Ma credo sarebbe un’impresa utile e meritoria, viste le calamità che corrono grazie al dissesto barbarico del nostro bel paese. Poi ovviamente, se prodotti in serie potrebbero costare meno.
Se puta caso la proposta ti interessa scrivi a mattea@alcatraz.it e vediamo se raggiungiamo il quorum.
Prezzo spannometrico cadauno kit 800 euro. Cifra considerevole ma non paragonabile ai 1899 dollari che si chiedono per kit molto meno completi.
E nello spazio dei commenti a questo testo sono ben venuti commenti, integrazioni e critiche.
Come sempre ci piace aprire gruppi di discussione.

 


Commenti

Progetto molto interessante ed impostato con la solita professionalità che ti contraddistingue. Scrivo quanto segue nella speranza di essere utile allo sviluppo di questo bel progetto.
Andrebbero, secondo me, studiate in una fase successiva delle proposte commerciali "a moduli" in modo che ognuno possa acquistare il "modulo base" dello zaino più quello "mare" o quello "monti", ecc, a seconda delle proprie esigenze. Mi immagino poi una coppia che voglia acquistare due zaini, sicuramente non vorrebbero essere scambiati per gemelli e gradirebbero poter scegliere due modelli leggermente diversi. Rendendo personalizzabili i moduli interni si eviterebbe anche l’inconveniente che la stessa coppia si ritrovi per esempio con 4 radio e senza la possibilità di portare con se qualcosa di più utile. Potrebbe essere anche utile creare dei corsi, ad Alcatraz, in cui i possessori del magico kit vengano introdotti all'uso dello stesso.

Un ulteriore precisazione:
Non è chiaro, sempre secondo me, se si intende creare un prodotto che possa essere d'aiuto in caso di un’emergenza come quella che ha appena devastato la Sardegna, e quindi orientato ad una sopravvivenza di uno o al massimo due giorni, (resistere fino a che non arrivino i soccorsi), o per far fronte a periodi di sopravvivenza più lunghi.
Nel primo caso il kit dovrebbe contenere tutti gli strumenti necessari per permettere al disperso di farsi facilmente individuare dai soccorritori e lo stretto necessario per sopravivre. Paiono non indispensabili i “100 grammi” di cioccolato, i “100 grammi” d’olio d’oliva, la fiocina da sub, dieci razioni di cibo ecc.. che tutti insieme rendono eccessivamente pesante lo zaino, a meno che non si intenda dare in dotazione anche un facchino, di quelli che portano gli zaini ai turisti europei che vogliono scalare l’Himalaya.

Progettare questo zaino potrebbe essere un occasione per riflettere sulle cose davvero importati per la vita e sulle nostre dipendenze. Riflessioni che senz’altro fanno i pellegrini quando sul cammino di Santiago iniziano ad alleggerire i loro zaini abbandonando sacchi a pelo ed attrezzatura varia lungo il percorso.

Leggermente diverso dovrebbe essere invece un kit, sia nei componenti che nell’organizzazione, finalizzato a sopravvivere per lunghi se non lunghissimi periodi senza emergenza. Sempre inutili, o quasi, sarebbero l’olio d’oliva, le dieci razoni di cibo, ecc. che finirebbero dopo pochissimo e sarebbe, nella maggior parte dei casi, come se non ci fossero mai stati. In quest’ultimo caso non basta insegnare a pescare, come si suol dire, ma si deve insegnare come costruire una canne da pesca, un amo, ecc... ed è per questo che non si sopravvive per lunghi periodi se non in gruppo.
E’ necessario apprendere nuove competenze e cambiare modo di pensare.
Certo il cambiamento può avvenire lungo il percorso, come sul cammino di Santiago, ma partire con uno zaino ben accessoriato e la giusta mentalità potrebbe fare la differenza.