Basta poco per cambiare il mondo, passo dopo passo.

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Antonio Galdo Basta PocoE basta poco a chi vuole vivere bene, felice e senza sprechi.
Dopo Non sprecare, Antonio Galdo ritorna sul necessario (e possibile) cambiamento del nostro modello di consumo e di sviluppo, raccontando le grandi idee che potrebbero salvare il pianeta, ma anche i comportamenti quotidiani che migliorano il mondo intorno a noi.
Se la crisi globale rischia di rendere tutti più poveri, forse vale la pena di riscoprire la sobrietà; se l'inquinamento e lo sfruttamento delle risorse naturali sta minacciando il nostro futuro, forse bisogna capire che si può vivere meglio con meno; se le nostre giornate sono assediate dal lavoro, dal traffico, dallo stress, forse si può tornare a un rapporto più equilibrato con il tempo e lo spazio che ci circonda.
Come possiamo liberarci dalla dipendenza del petrolio? Come possiamo utilizzare meglio gli strumenti tecnologici che abbiamo, senza farcene dominare? Come tornare al piacere della normalità, senza finire nell'ossessione della decrescita?
Un libro di storie da tutto il mondo, alla frontiera dell'innovazione, ma anche della dimensione individuale delle nostre scelte quotidiane. Riportiamo qui di seguito le prime pagine del libro, scritto benissimo e di agevole lettura.
Buon sabato a tutti!

Voglia di normalità
Un consumatore che si ispira alla new normal, la nuova normalità. Attento al rapporto tra la qualità e il prezzo, smaliziato nel controllo del suo budget di spesa, pronto agli acquisti quando sono necessari, e non solo per cedere alle sirene della martellante pubblicità. Normale, appunto. La Grande Crisi ha sparigliato il mercato dei consumi di massa, introducendo sotto traccia un profondo cambiamento negli stili di vita, nelle tendenze, nelle mode. Il superfluo si ridimensiona, avanza il necessario. Una forma diffusa di frugalità si afferma anche come status symbol di una nuova era che ha fretta di archiviare il lungo ciclo dello shopping compulsivo, patologia clinica di un sistema che per trent'anni si è gonfiato solo sulla leva della quantità: più produzione, più acquisti, più benessere. Il sociologo Giampaolo Fabris, poco prima di morire, ha scritto un libro, La società post-crescita, nel quale ha tracciato la linea di confine del cambiamento. “C'è e avanza la consapevolezza di quanto sia insensato divenire i nuovi servitori e i vassalli della produzione; cumulare in maniera compulsiva beni che generano meno soddisfazione di un tempo e non ne generano affatto; la forte presunzione di avere oltrepassato livelli di consumo che non danno più alcun apporto in termini di qualità della vita – scrive Fabris. – Il termine sobrietà, se inteso in contrapposizione all'ubriacatura di un recente passato, potrebbe costituire un buon comune denominatore per connettere i nuovi stili di consumo. Sobrietà non significa rinuncia, ma presa di distanza dall'eccesso, dall'iperbole, dall'etilismo di un consumo gridato, ostentato o anche solo sprecone, inutile e inutilmente cospicuo. Anche perché tutte le nostre ricerche di questi ultimi anni hanno dimostrato che la bulimia degli acquisti non ha soddisfatto il desiderio più forte: quello di essere felici”.

Nei lunghi anni del pensiero unico del mercato come regolatore sovrano e imparziale, al di sopra di tutto e di tutti, il consumismo è diventato perfino una scienza esatta. A New York, all'ultimo piano della sede della Envirosell, una delle più importanti società di consulenza nel settore della grande distribuzione, in una sala piena di monitor scorrono le immagini, riprese in tempo reale, sulle reazioni dei consumatori in un grande magazzino. Davanti al computer, come i medici che esaminano della radiografie prima di tirare fuori una diagnosi, gli addetti della Envirosell calcolano, uno per uno, i possibili comportamenti di ciascun reparto. In una colonna di numeri si contano i consumatori che passano senza rallentare il passo, in un'altra quanti si fermano, in una terza quelli che toccano la merce. E, nell'ultima, chi compra qualcosa. Lo shopping diventa un battito cardiaco: se accelera, vuol dire che l'obiettivo si avvicina; se cala, qualcosa non funziona nel percorso di acquisto. E sulla base delle rivelazioni della Envirosell nei grandi magazzini di New York le corsie degli acquisti sono divise come se fossero strade, più lente per i prodotti più sofisticati, a scorrimento veloce per le grandi occasioni. Visto da questi monitor, il consumatore è in una trappola: non può uscirne senza aver tradotto la sua reazione in uno scontrino.

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