In Italia l'acqua non e' piu' pubblica

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In linea con il generale silenzio dei media, non parleremo della recente denuncia, lanciata da Padre Alex Zanotelli, secondo cui il 9 settembre 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato una serie di modifiche legislative all’articolo 23 bis della Legge 133/2008 che in pratica spianano la strada alla privatizzazione di molti servizi pubblici, gestione dell'acqua compresa.
Non citeremo le sue testuali parole: “Questo decreto e' frutto dell’accordo tra il Ministro degli Affari Regionali, Fitto e il Ministro Calderoli. E questo grazie anche alla pressione di Confindustria per la quale in tempo di crisi, i servizi pubblici locali devono diventare fonte di guadagno”. E ce ne guardiamo bene anche dal segnalare il   link http://beta.vita.it/news/view/95576/ alla notizia completa.
Pubblichiamo invece, come tutti, la notizia della candidatura di Berlusconi a premio Nobel per la Pace nel 2010. Questo il sito internet.


Commenti

E' gravissimo! 

Comunque leggere che "non è più" mi mette angoscia perchè mi fa immaginare che non sarà "mai più" pubblica invece non dobbiamo mai perdere questa aspettativa. Le proprietà giuridiche a differenza delle proprietà fisiche possono essere sempre cambiate ogni volta che cambia il governo. Ad esempio gli uomini si sono abituati troppo al fatto che anche la terra non sia più pubblica, è per questo che deforestano pezzi di  amazzonia, perchè questi pezzi non sono più pubblici.

Per ora purtroppo non ci resta che aspettare un nuovo governo per poter cambiare anche quest'altra norma innaturale e rimediare all'ennesimo errore umano.

Purtroppo l'uomo si illude di possedere la terra, l'acqua, magari l'aria e non sa che è lui una "proprietà privata" di Gaia perchè le proprietà fisiche e naturali sono le uniche che l'uomo deve rispettare per forza. 

da IlGrillaio

Acqua al bivio

Il nuovo attacco al diritto all'acqua (leggi DIRITTO ALLA VITA) arriva dal nostro "caro" Raffaele Fitto. Si tratta di un decreto legislativo voluto dal Ministro degli Affari Regionali e da Tremonti.
Nel decreto si propongono alcune modifiche nascoste del già discusso art. 23 bis della L. 133/2008 che già aveva dichiarato l'acqua un servizio di rilevanza economica (leggi: è il mercato che decide).
Se queste modifiche verranno approvate in parlamento, da quel momento la «via ordinaria» di gestione di un bene come l'acqua sarà regolata dalla compartecipazione in una Spa di un ente locale e di un privato scelto attraverso gara, che disporrà di non meno del 40% del capitale e ne sarà socio «industriale». Gli enti pubblici (gli unici veri proprietari delle reti idriche) non potranno possedere più del 30% di queste nuove società miste.
Mettere questi provvedimenti sotto l'etichetta "Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi internazionali e comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee" è una pericolosa operazione di mistificazione: l'Europa non obbliga gli stati membri a privatizzare i servizi idrici, anzi, l'opzione pubblica è prevista ma i nostri politici non l'hanno vista. Le modifiche di cui sopra interesserebbero da vicino noi pugliesi che saremmo così davanti ad un biivo: privatizzare tout court
l'AQP (e il pubblico dovrà accontentarsi del 30%) oppure procedere alla ripubblicizzazione piena dello stesso. L'investimento politico, ma soprattutto culturare per sostenere l'opzione pubblica richiede un grande impegno, ma grande è anche il peso delle 30.000 persone che in Puglia hanno firmato per la la legge di iniziativa popolare per l'acqua pubblica e la gestione partecipata dei servizi idrici.