Cronache dal mondo dei sogni

Facebook Instagram TikTok YouTube Twitter Jacopo fo english version blog

 

RESTIAMO IN CONTATTO!

PER CONOSCERE GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI VISITA LA MIA PAGINA FACEBOOK

 

Romanzo di Jacopo Fo

Liberate Jacopo Fo. Smettere di fare la doccia e di leggere i quotidiani! I Grog attaccano.

Immagini di Guerrieri Beneandanti della Città Segreta, tratte dal libro: "I costumi sconosciuti del Mondo di Sotto." Jacopo Fo. Edizioni Nuovi Mondi. Pagine 428. edito a Perugia il 4 marzo 2009.

Fu la ragazza del bar a dirmi che le docce sono un'idea dei Grog. I terribili Grog. Per leggere tutto il testo clicca "Leggi tutto", scritto in rosso. qui sotto. Smettere di fare la doccia ... Cazzo li ho fregati! Pensavano di avermi preso ma io avevo lasciato un po’ di vestiti e asciugamani avvoltolati sotto le coperte in modo che sembrava che io fossi nel letto. Invece ero scappato dalla finestra. Un vecchio trucco ma nei sogni funziona. Sentivo le bestemmie dei poliziotti cecoslovacchi mentre mi allontanavo in una viuzza della città vecchia dopo essere sceso lungo il tubo della grondaia fino al livello stradale. E il tubo aveva tenuto. Vecchi cari tubi dell’Est! Quando c’era il socialismo tutti i tubi li costruivano solidi come cannoni. In caso li si poteva usare per lanciare razzi. Ingegno socialista! Peccato non si fossero attrezzati anche contro l’I-Pod. Comunque non corro più il rischio di essere catturato dai Vopos e dal Kgb. La cameriera comunista antisovietica che mi nascondeva nello sgabuzzino (sospetto sia trotskista) fa parte di una setta Shaolin di sole donne. Mi ha accompagnato, di notte, nella cantina dell’Hotel Izvezia (scintilla?) ha spostato un cumulo di casse e un pannello ammuffito. Mi ha accompagnato lungo un cunicolo. Ci siamo accorti che la polizia era dietro di noi e allora Irina ha innescato una serie di mine e ha fatto saltare il tunnel. Abbiamo camminato e strisciato per chilometri in un dedalo di fogne, rifugi antiaerei abbandonati, gallerie del metrò. Poi siamo arrivati a un pozzo, nascosto da una grande pietra munita di un tasto segreto per l’apertura. Mentre la lastra di granito grezzo scivolava lateralmente vedevo schiudersi un budello rotondo del quale non si vedeva il fondo. Dovemmo scendere per più di un quarto d’ora lungo una scaletta verticale scivolosa e fredda. La pietra che nascondeva l’ingresso a quel buco era tornata al suo posto e noi avanzavamo verso il centro della terra completamente al buio. Mi toccai la faccia per vedere se sognavo. Sognavo. Ma non per questo quel buco nero era meno reale. Irina sembrava tranquilla e speravo che sapesse cosa stava facendo. Poi finalmente sbucammo in una grotta illuminata da strane lampade. Furono quelle luci opalescenti la prima cosa che vidi della Città Segreta. Irina mi spiegò che erano generatori di corrente. Pensai di non aver capito bene, il mio inglese non è un gran che neanche quando dormo. Ma lei mi ripeté che quelle lampade producevano energia elettrica proprio emettendo luce nel buio totale della grotta. Mi sembrò meraviglioso ma pensai fosse matta. Quando arrivammo nella Metropolitana Tempo Quasi Zero inizia a chiedermi cosa fosse successo. Ci misi un po’ a capire che ero arrivato nella mitica Metropolitana Transurbana Veloce. Chiamata anche Metropolitana Tempo Quasi Zero perché ti permette di andare da Londra a Mosca in meno di tre minuti. Credevo esistesse solo nei romanzi. Invece ero proprio lì! Irina mi disse che potevo raggiungere Milano prendendo il primo convoglio rosso. Mi abbracciò e mi augurò buona fortuna. Poi il suo cellulare squillò. Quando rispose il suo viso si rabbuiò. “Mi hanno intercettata. Non posso più tornare indietro.” Mi dispiaceva per lei e mi dispiaceva essere stato io la causa di tutto quel bordello. Non sapevo cosa dire. Poi lei scrollò la testa: “Tanto mi ero scocciata di far la cameriera!”. Portò le mani dietro la nuca e mi sembrò che stesse togliendosi la parrucca. Invece si tolse tutta la faccia e anche i vestiti in un colpo solo. Sotto era molto più magra e più giovane. Il corpo era avvolto da una tuta sottilissima che non lasciava niente all’immaginazione per quanto riguardava le sue forme. Deglutii. Si girò verso la parete dicendo: “Lascio qui questo travestimento in caso serva a qualcuno.”. Aprì un armadietto a muro che non avevo notato perché era mimetizzato nella parete, vi infilò quel che restava della cameriera grassoccia e sciupata e tirò fuori una camicia, un maglione e un paio di calzoni di tela. Tutti perfettamente piegati. Tonalità blù pastello. Quando salimmo sul nostro convoglio (tutto completamente rosso) e le porte si chiusero Irina schiacciò un tasto e il nostro vagone si trasformò in qualche cosa di simile a un ascensore che fluttuò verso l’alto scivolando in una zona completamente buia oltre la quale ci trovammo dentro un’immensa caverna. Quando le porte si riaprirono uscii e mi ritrovai in una mattina assolata in una casa sopra le colline. Vivevo lì. Sai come sono i sogni. Succede proprio così: stai parlando con un idraulico polacco a Amsterdam alle sette di sera e un istante dopo ti trovi a Timbuktù, è agosto, sei una donna e sei incinta. E’ un po’ destabilizzante ma ci si abitua. Ormai sono qui dentro da giorni. O forse sono mesi. La mia percezione del tempo è molto incerta. Per questo non aggiorno più questo blog. Non leggo più i giornali. Non navigo in rete. Ho rare occasioni di trovarmi davanti a un computer con una connessione funzionante. E uso il poco tempo a disposizione prima di un altro salto onirico per raccontarvi cosa mi succede. Chissà se abbiamo vinto, poi, con quella storia dei pannelli solari. In fondo non è un brutto sogno. Impegnativo. Questo sì. Sono sempre con Irina. Nella sua versione affusolata. Non so cosa io faccia tutto il giorno. Percepisco solo alcune scene di questo soggiorno discontinuo. Dalla finestra della casa di pietra nella quale viviamo si vede il mare. E al momento non ci sono truppe russe che circondano il piccolo giardino. Ma è chiaro che è solo una pausa momentanea. Da molti particolari, soprattutto dai silenzi di Irina, ho capito che stiamo per vivere un momento cruciale. Camminando lungo un sentiero poi, oggi, ho incontrato una ragazza, seduta sul bordo della strada che mi ha chiesto: “Sai niente dell’assedio di Tibuktù?”. “No, niente. Di che si tratta?” “Ah… Non sai niente?!” Ha detto lei. Ma ha calcato un poco su quel “niente”. Un altro segnale è stato quel bruco sul ramo. Un bruco verde, a fisarmonica, con tante manine dotate di guanti blu. Un bruco piccolo ma dotato di particolari che mostrano una cura per le rifiniture che raramente si vede nelle creature di questo mondo. I guantini blù hanno perfino la doppia cucitura gialla. Se guardi con una buona lente di ingrandimento la vedi chiaramente. E secondo me sono pure cuciti a mano. Forse dalle formiche rosse con aghi minuscoli. Insomma mi è chiaro che sta per succedere qualche cosa che ha che fare con il bene e il male. E il meglio. Stavo dicendo qualche cosa del genere a Irina quando ci siamo trovati al bar e lei ha mormorato: “Maledetti Grog.” E io sono stato contento perché almeno sapevo come si chiamavano i cattivi. Non si trattava solo delle Armate Sovietiche del 1987. C’era dell’altro. Molto altro. La barista mi ha sorriso e mi ha detto: “Non credere che la doccia sia meglio del bagno nella vasca.” Ho risposto:”Credevo che la doccia fosse più ecologica.” “Balle!” disse lei. “E’ una voce messa in giro dai Grog. Maledetti Grog. Se non ci credi chiedilo al professore.” Mi girai e lo vidi. Un istante prima non lo avevo notato e avrei giurato che non ci fosse proprio. Un uomo lungo e sottile con il naso aquilino. Mi guardò:“Veramente vuole saperlo?” “Certo.” Esclamai ottimista. “E’ conscio che poi la sua vita non sarà più la stessa? Perché guardi che io poi non voglio storie con i tribunali della Città Segreta”. Era la seconda volta che sentivo nominare la Città Segreta. Anche la Metropolitana Quasi Zero Tempo era una loro dipendenza. L’uomo mi guardava mentre riflettevo. Sapevo che a quel punto era necessario che dicessi qualche cosa. La sua domanda era restata in sospeso. Risposi: “Certo che sono convinto. Non è un problema se la mia vita cambia radicalmente mi succede quasi ogni giorno.” L’uomo mi guardò per un istante, un po’ irritato. Mi guardava per capire se facevo sul serio. Deglutii. Lui attaccò a parlare con la sua voce leggermente metallica: “Con la doccia si risparmia acqua. Ma noi non abbiamo bisogno di acqua. Non è che se risparmi cento litri qui poi hanno più acqua in Africa. Non funziona così. Certo sarebbe sempre meglio risparmiare acqua perché si impiega energia per pomparla e riscaldarla. Ma non è che manca acqua. E la metà dei consumi viene buttata perché le tubature sono un colabrodo. E poi il bagno nella vasca non è uno spreco. Fa risparmiare in medicine. Rilassa. E’ eccitante. Se poi ti senti in colpa per l’energia che hai impiegato installa un pannello solare o fatti qualche chilometro a piedi invece di andare in auto. Per un chilometro in auto consumi quanto facendoti 5 bagni nella vasca. Piuttosto smettiamo di leggere i quotidiani che sono pieni di cattive notizie che fanno male alla salute. Così risparmiamo milioni di alberi. Questo è ecologia. Il resto sono chiacchiere messe in giro dai Grog!” E fu lì, in quel preciso momento che capii che quella era l’azione essenziale. Solo un milione di bagni nella vasca avrebbero potuto rallentare le Orde dell’Entropia. I maledetti Grog. Ora sapevo. L’istante dopo mi trovai sulla cima di una collina. Era pieno di uomini sporchi di fango che trascinavano carri pieni di frecce di legno. Era notte. In lontananza, nella vallata, si vedevano le luci tenui dei Grog che avanzavano. Ora sono seduto qui, in una stanza. Non credo sia una prigione ma potrebbe anche esserlo. Ho un computer davanti e la connessione funziona. Ho giusto pochi secondi per inviare questo testo e pubblicarlo sul blog. E scusate se è pieno di errori. Non ho avuto tempo di rileggere. Non perdete tempo: smettete di leggere i quotidiani, fatevi un bagno nella vasca. Possibilmente in 4 che comunque si risparmia. E poi mettetevi a sognare e venite qui a darmi una mano. Non so dove sono ma sono sicuro che tu mi troverai. Ci risentiamo al prossimo punto di connessione. Ps Per saperne di più su quel che sta succedendo: http://www.enciclopediauniversale.it/areariservata/forum/viewtopic.php?p...