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Speciale Moliterno

CuoreBasilicata - Gio, 08/22/2024 - 13:38

Quest’oggi ci spostiamo a Moliterno, che andiamo a conoscere ancor di più e in alcune peculiarità forse ancora poco note, grazie alla preziosa collaborazione degli amici di Turismo Moliterno.

Se diciamo Moliterno diciamo “città della cultura”, cultura che si respira nel suo centro storico, nelle sue chiese e nei suoi musei. A Moliterno è presente una realtà culturale importante e unica nel suo genere, quella del sistema museale MAM (Musei Aiello Moliterno), che da ben quattordici anni è ormai stabile sul territorio, sviluppandosi in un progetto tutt’ora in espansione. Si tratta di una rete che conta ad oggi ben otto scrigni distribuiti sul territorio, con identità ben distinte tra loro, seppur uniti in un unico percorso concettuale.

Tutto è iniziato con una casa-museo intitolata alla memoria di Domenico Aiello, che oggi ospita il Museo Michele Tedesco e dell’Ottocento Lucano, il cui protagonista è l’omonimo pittore moliternese, considerato uno tra i più importanti artisti della sua epoca. Punto focale e maestoso del sistema museale è rappresentato certamente dal Museo del Paesaggio, ubicato nel Palazzo Aiello 1786,  con i suoi  quattro piani di meravigliosi scorci resi con tecniche diverse, che ritraggono prevalentemente i paesaggi della Costiera Amalfitana. Il Museo di Arte Contemporanea, invece, con piastrelle in cotto e soffitti in legno, ospita particolari opere contemporanee e sculture di artisti internazionali, nazionali, ma soprattutto locali, fra cui vanno sicuramente menzionati Cerone e Dalisi. Troviamo poi la Biblioteca Lucana Angela Aiello, con le sue raccolte di libri, mappe e stampe sulla Basilicata dal Seicento fino ai giorni nostri. Palazzo Aiello 1825 è sede invece di ben due realtà museali: il Museo della Ceramica, in cui hanno particolare rilevanza le ceramiche di Vietri, e il Museo del Novecento Lucano, che accoglie grandi nomi dell’arte locale. Il Museo di Arte Moderna va ad arricchire l’offerta artistico-culturale del paese con oggetti di design, opere della Corrente Novecento e grafiche di Picasso e Matisse, mentre l’ultimo arrivato è Palazzo Santacroce, uno spazio destinato alle esposizioni temporanee, inaugurato ad ottobre 2023.

Il fulcro intorno al quale anticamente è sorto il primo insediamento che avrebbe poi costituito il borgo di Moliterno con i suoi imponenti palazzi nobiliari, è il Castello Medievale, dall’alto della sua posizione veglia sull’intero paese e sulla Val d’Agri. Con la sua torre merlata, secondo alcune ipotesi di epoca Longobarda, che è possibile visitare passando da una scala a chiocciola, si può salire di 25 metri e arrivare fino in cima per godere di una vista panoramica a 360 gradi sulla valle sottostante e sul borgo stesso; sicuramente un’esperienza senza eguali!

A pochi passi dal Castello Medievale si trova poi la Chiesa Madre di Santa Maria Assunta. L’impatto visivo lascia senza fiato, notevole e sorprendente sia per le dimensioni, sia per l’accostamento di colori contrastanti alternati in un deciso chiaroscuro. Entrando, però, l’atmosfera cambia completamente; si viene colpiti dalla luminosità dell’interno, dove il bianco e l’oro diventano i colori predominanti, per poi posare lo sguardo sulla navata centrale e la cupola, per apprezzarne la maestosità. La Chiesa Madre risale al XIII secolo, quando l’antica chiesa parrocchiale divenne troppo piccola, dato il notevole aumento della popolazione del borgo. Al suo interno si possono trovare opere di particolare pregio che meritano di essere menzionate, come la tela dell’Ultima Cena attribuita al Ferri (XVII sec), e una tavola cinquecentesca che raffigura San Pietro, ad opera di Simone da Firenze. 

Moliterno ha la peculiarità di aver ospitato due ordini religiosi, quello dei Domenicani, che qui costruirono, già intorno al 1500 una cappella dedicata alla Madonna del Rosario, con un convento annesso ad essa, e quello dei Francescani, il cui convento era invece annesso alla Chiesa di Santa Croce e che oggi è la sede del Municipio dopo essere diventato palazzo nobiliare. La Chiesa del Rosario nella sua forma attuale è frutto di un ampliamento della chiesa preesistente, si può far risalire intorno al 1600. Certamente meno imponente e maestosa della Chiesa Madre, ma non per questo meno ricca di fascino, con dipinti, pale e volte affrescate e un pregiato coro ligneo. Ciò che rende ancora più speciale questa antica chiesa, è l’organo a canne dorate, ricco di decorazioni e ancora perfettamente funzionante.

Ma Moliterno, oltre che arte e cultura, è soprattutto territorio e natura! Non possiamo non partire dall’Oasi Bosco Faggeto, con la maestosità dei suoi alberi, prevalentemente faggi d’altissimo fusto chiamati “grandi faggi”, un luogo fiabesco in cui immergersi tra i fitti rami per rientrare in contatto diretto con la natura, ricco di tesori della biodiversità, tra cui le meravigliose orchidee spontanee, di numerose varietà, una più bella dell’altra! Altro luogo verde del paese è senz’altro la Pineta San Francesco, luogo suggestivo che permette di fare passeggiate adatte a tutta la famiglia, con un percorso (in parte asfaltato e successivamente sterrato) sia pedonale che ciclabile! Ad arricchire e valorizzare il percorso oggi troviamo anche un’area attrezzata per il fitness all’aperto attorno alla quale è stata completata una pista per i podisti.

Ci sono luoghi poi, che raccontano storie antiche e genuine, come l’antico lavatoio di Arsieni. Qui l’acqua sorgente scorre ancora come una volta, fresca e cristallina, anche se si è perso l’uso di ritrovarsi insieme a lavare il bucato chiacchierando, come invece si era soliti fare in passato. Sito di grande interesse storico-culturale non solo per la presenza del lavatoio in pietra, ma anche della cappella seicentesca, dedicata alla Madonna di Arsieni, celebrata il 21 novembre. Circondata da orti e frutteti, si pensa che precedentemente si trattasse di un antico luogo di culto pagano, su cui è sorto nel 1583 l’edificio attuale. Questa piccola ma affascinante chiesetta presenta un suggestivo affresco raffigurante la Madonna con il Bambino benedicente del pittore locale Evangelista De Pirro. Da qui è possibile percorrere un antico sentiero, ormai poco conosciuto ma dal valore storico importante, che oltrepassa il ponte sul torrente Sciaura, fino alla Chiesa rurale di Santa Maria del Rito, che si trova in una contrada più esterna, ben lontana dal centro abitato. Quest’ultimo serviva in passato da collegamento fra il paese e le campagne e costituiva così la principale via di comunicazione. Facendo molta attenzione s’intravede ancora il selciato originario! Era il sentiero che donne del passato percorrevano per poter andare a lavare i panni non solo propri, ma anche altrui, per conto dei ricchi signori del paese che potevano permetterselo: per questo motivo questo percorso è chiamato anche “ il sentiero delle lavandaie”.

Restando nel tema dell’acqua, possiamo dire senza dubbio che nel territorio di Moliterno vi è un’abbondanza di sorgenti, di torrenti e di fiumi, che spesso nei loro percorsi vanno a formare piccole e caratteristiche cascate inserite in una cornice naturalistica rigogliosa. Da menzionare a questo proposito sono la cascata Rimintiello, nell’omonima contrada,  e la sorgente Fabbricata. Si tratta di luoghi ancora poco visitati, conosciuti principalmente solo dagli abitanti, ma che costituiscono certamente dei punti di interesse per itinerari turistici alternativi, all’insegna del contatto con la natura più autentica e primordiale.

Per gli amanti della storia e delle escursioni, il sito di Murgia S. Angelo è il posto adatto! Con una breve escursione a nord dell’abitato di Moliterno, che delimita la piana di S. Nicola, si arriva ad un anfratto roccioso che sembra risalga all’Età del Bronzo: rappresenta uno dei primi insediamenti preistorici della Val d’Agri, databile tra XV e XIV sec a.C. Molti sono stati i materiali ritrovati in questo luogo, tra cui spiccano certamente fra tutti le ceramiche legate alla lavorazione del latte, segno che, già migliaia di anni fa, qui si produceva il formaggio! È stato dichiarato dalla Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale della Basilicata, sito di interesse culturale particolarmente importante di tipo archeologico, che riconosce così un ulteriore passo nell’ambito della tutela e promozione del territorio.

Moliterno, custode della storia del passato, guarda anche al futuro e punta a preservare l’ambiente con piccoli accorgimenti, come l’istallazione di due colonnine di ricarica per le auto elettriche, dell’eco-compattatoremangiaplastica” per la raccolta differenziata di bottiglie in PET ai fini di ridurne il volume e favorirne così il riciclo, e della casetta dell’acqua che riduce in modo notevole il consumo di plastica.

La fama del paese viene tuttavia preceduta da quella del suo prodotto principe, conosciuto in tutto il mondo: il Canestrato di Moliterno IGP, il cui nome deriva dai canestri di giunco in cui viene riposta la cagliata. Nessuna visita può dirsi completa senza averlo assaggiato! Un’ottima occasione per poterlo fare è nelle “Notti del Canestrato” il 9 e 10 agosto!

Fonte Immagini: Turismo Moliterno

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Speciale Sarconi

CuoreBasilicata - Mer, 08/07/2024 - 11:20

Oggi il nostro viaggio ci porta a Sarconi  la “piccola Mesopotamia” della Val d’Agri, che sorge su una terra pianeggiante bagnata dai fiumi Maglia e Sciaura.

Il caratteristico borgo si lascia ammirare per la sua architettura rurale, tra vicoletti, antichi portali e balconi in ferro battuto. Una visita di Sarconi non può dunque che partire dal centro storico, caratterizzato dalla presenza di antichi palazzi con portali in pietra e da edifici molto importanti dal punto di vista storico, come la Chiesa di Santa Maria in Cielo Assunta. Dell’antica chiesa rimane ben poco, dopo il terribile terremoto del 1857 che rase al suolo la precedente chiesa rinascimentale dedicata alla SS. Trinità. Ricostruita poi tra la fine dell’800 e gli inizi del XX secolo, sulla facciata si notano iscrizioni provenienti dall’area archeologica di Grumentum, mentre all’interno si presenta un’unica navata decorata nelle parti dei pilastri, con cornicioni e decorazioni in finto marmo che richiamano l’architettura del Settecento napoletano. Qui si conserva una tela della Madonna col Bambino ed è custodita la statua portata in processione fino al Monte Serra nella celebrazione della Madonna di Montauro, patrona del paese insieme a S. Antonio da Padova. La festa che gli abitanti di Sarconi dedicano alla Madonna di Montauro è duplice: a Pentecoste quando sale sul monte per proteggere i campi e gli armenti, e il giorno 15 di settembre quando ritorna in paese. La piccola chiesa della Madonna di Montauro è una cappella rurale, situata fuori l’abitato di Sarconi, priva di qualsiasi elemento decorativo. All’interno della cappella si trova però la statua della Madonna col Bambino, riproduzione di un’antica scultura quattrocentesca. La sua espressività della infonde una sensazione di serenità e di pace a chi l’osserva, uno dei motivi per cui è diventata protettrice del paese.

Nel centro storico si può ammirare anche la graziosa chiesetta di Santa Lucia, del XV secolo, che risulta così essere  la più antica di tutte. Sulla facciata, molo semplice, spicca il campanile a vela, mentre al suo interno si conserva perfettamente un affresco raffigurante la Madonna col Bambino (1588) e, di grande rilevanza, un trittico con San Silvestro, Santa Lucia e Sant’Antonio Abate risalente al XVII secolo. Il patrimonio religioso non si esaurisce così, certamente è da menzionare anche la Chiesa di Sant’Antonio, edificata nel XVII secolo, nella quale trovare affreschi e statue sacre del Settecento, come quelle di San Vito, Sant’Antonio Abate e della Madonna Assunta.

Restando nel centro storico troviamo il Museo Etnografico di Sarconi, inaugurato nel 2003.  Sono oltre 1000 gli oggetti esposti, tutti messi a disposizione dalla popolazione locale, datati tra il ‘700 e il ‘900, suddivisi in ambienti dedicati alla vita domestica e all’arredo delle case contadine tradizionali.  Sono presenti capi di abbigliamento, fotografie, documenti, attrezzi artigianali e strumenti agricoli in una collezione ricca e diversificata! Questo risultato è frutto del progetto “Museo-vetrina”, portato avanti dall’insegnante Teresa Latronico nella scuola primaria di Sarconi.

Numerosi sono anche i luoghi che riportano al passato, come il Muraglione, antica porta d’ingresso del borgo, e l’acquedotto Cavour, con i suoi inconfondibili e imponenti archi in muratura continui. Si tratta di un complesso in stile romano costruito nel 1867, con un sistema per l’irrigazione a doppio canale, che a lungo ha irrigato i terreni tra Sarconi e Moliterno. Oggi sono ancora visibili i ruderi della sua originaria struttura ed è considerato una vera e propria opera d’arte da ammirare, che cattura lo sguardo per la sua maestosità e per la sua posizione suggestiva, circondata da giardini.

A Sarconi è possibile anche trovare scorci di “street art” come, ad esempio, un suggestivo murales dai colori sgargianti, su un edificio di proprietà del comune in largo Canonica, nel centro storico. Questo è stato realizzato lo scorso anno all’interno di un progetto di riqualificazione di edifici non utilizzati, rendendoli invece punti focali  dei centri abitati. Si tratta in particolare del progetto “3 opere in 3 Comuni della Lucania Interiore” e dell’iniziativa “Residenza d’artista”, che ha così permesso all’artista di soggiornare nel paese per diventarne parte integrante e coglierne l’essenza, durante la realizzazione dell’opera. Ela Rincón,  visual artist e muralista colombiana, ha realizzato a Sarconi un’opera che raffigura una maternità, in cui elementi della natura si uniscono con le figure umane, incarnando l’accoglienza e le radici in un messaggio di unione e uguaglianza: non esistono barriere che ci dividono, poiché siamo tutti figli di madre natura.

Se poi volete trascorrere qualche ora tranquilla, circondati dal verde, Sarconi ha la possibilità di farvi immergere in un’oasi naturale: è il Parco Fluviale Baden Powell, un un’area verde caratterizzata da una lussureggiante vegetazione e dallo scorrere del fiume Maglia.

Il gorgoglio dell’acqua regala momenti di relax, ma non solo, all’interno del parco è infatti possibile trovare un interessane monumento, il cosiddetto Ponte Vecchio, un ponte in pietra del 1583 perfettamente conservato.

Si tratta di uno scorcio suggestivo e particolare, da cui è anche possibile vedere anche i pochi resti dell’antico castello feudale anche se, le vere testimonianze del passato ancora conservate, sono i mulini ad acqua che venivano alimentati proprio dall’acquedotto Cavour.

Come in altri paesi, anche a Sarconi è stata realizzata una nuova area fitness all’aperto, nella Pineta comunale, accessibile gratuitamente a tutti e dotata di diversi attrezzi per l’allenamento utilizzabili in parte anche da persone con disabilità. In questo caso è stata infatti prevista la predisposizione di un’attrezzatura inclusiva, per non tralasciare l’aspetto della partecipazione di tutti alla pratica sportiva! Sarconi si è inoltre distinto come unico comune sotto i 5.000 abitanti in Basilicata, a ricevere il riconoscimento di “Comune Riciclone”, segno di una particolare attenzione all’ambiente nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani.

Per concludere e imprimere nella mente tutto ciò che Sarconi ci offre, occorre qualcos’altro… eccolo! Otto lettere formano la scritta “#SARCONI” ma, al posto della lettera “O”, il simbolo identitario del luogo: un fagiolo, il Fagiolo Igp di Sarconi (che è possibile degustare nelle sue declinazioni il 18 e 19 agosto, nella 43°edizione della sua sagra)! L’opera, che si pone come ulteriore passo nella promozione turistica territoriale, coinvolgente, si trova all’ingresso di Sarconi, un segno ben visibile per dare un caloroso benvenuto a chiunque arrivi in paese. Un biglietto da visita che di certo non passa inosservato! Se questo già basta per incuriosire, va aggiunto che le sorprese non finiscono qui; la scritta, infatti, cela un’ulteriore sorpresa: al buio si illumina in colori diversi!  Il luogo perfetto per scattare una foto ricordo di quest’estate, da aggiungere alla collezione!

 

Fonte immagini: Pro Loco Sarconi e Comune di Sarconi

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Speciale Sarconi

CuoreBasilicata - Mar, 07/30/2024 - 17:16

Oggi il nostro viaggio ci porta a Sarconi  la “piccola Mesopotamia” della Val d’Agri, che sorge su una terra pianeggiante bagnata dai fiumi Maglia e Sciaura.

Il caratteristico borgo si lascia ammirare per la sua architettura rurale, tra vicoletti, antichi portali e balconi in ferro battuto. Una visita di Sarconi non può dunque che partire dal centro storico, caratterizzato dalla presenza di antichi palazzi con portali in pietra e da edifici molto importanti dal punto di vista storico, come la Chiesa di Santa Maria in Cielo Assunta. Dell’antica chiesa rimane ben poco, dopo il terribile terremoto del 1857 che rase al suolo la precedente chiesa rinascimentale dedicata alla SS. Trinità. Ricostruita poi tra la fine dell’800 e gli inizi del XX secolo, sulla facciata si notano iscrizioni provenienti dall’area archeologica di Grumentum, mentre all’interno si presenta un’unica navata decorata nelle parti dei pilastri, con cornicioni e decorazioni in finto marmo che richiamano l’architettura del Settecento napoletano.

Qui si conserva una tela della Madonna col Bambino ed è custodita la statua portata in processione fino al Monte Serra nella celebrazione della Madonna di Montauropatrona del paese insieme a S. Antonio da Padova. La festa che gli abitanti di Sarconi dedicano alla Madonna di Montauro è duplice: a Pentecoste quando sale sul monte per proteggere i campi e gli armenti, e il giorno 15 di settembre quando ritorna in paese. La piccola chiesa della Madonna di Montauro è una cappella rurale, situata fuori l’abitato di Sarconi, priva di qualsiasi elemento decorativo. All’interno della cappella si trova però la statua della Madonna col Bambino, riproduzione di un’antica scultura quattrocentesca. La sua espressività della infonde una sensazione di serenità e di pace a chi l’osserva, uno dei motivi per cui è diventata protettrice del paese.

Nel centro storico si può ammirare anche la graziosa chiesetta di Santa Lucia, del XV secolo, che risulta così essere  la più antica di tutte. Sulla facciata, molo semplice, spicca il campanile a vela, mentre al suo interno si conserva perfettamente un affresco raffigurante la Madonna col Bambino (1588) e, di grande rilevanza, un trittico con San Silvestro, Santa Lucia e Sant’Antonio Abate risalente al XVII secolo. Il patrimonio religioso non si esaurisce così, certamente è da menzionare anche la Chiesa di Sant’Antonio, edificata nel XVII secolo, nella quale trovare affreschi e statue sacre del Settecento, come quelle di San Vito, Sant’Antonio Abate e della Madonna Assunta.

Restando nel centro storico troviamo il Museo Etnografico di Sarconi, inaugurato nel 2003.  Sono oltre 1000 gli oggetti esposti, tutti messi a disposizione dalla popolazione locale, datati tra il ‘700 e il ‘900, suddivisi in ambienti dedicati alla vita domestica e all’arredo delle case contadine tradizionali.  Sono presenti capi di abbigliamento, fotografie, documenti, attrezzi artigianali e strumenti agricoli in una collezione ricca e diversificata! Questo risultato è frutto del progetto “Museo-vetrina”, portato avanti dall’insegnante Teresa Latronico nella scuola primaria di Sarconi.

Numerosi sono anche i luoghi che riportano al passato, come il Muraglione, antica porta d’ingresso del borgo, e l’acquedotto Cavour, con i suoi inconfondibili e imponenti archi in muratura continui. Si tratta di un complesso in stile romano costruito nel 1867, con un sistema per l’irrigazione a doppio canale, che a lungo ha irrigato i terreni tra Sarconi e Moliterno. Oggi sono ancora visibili i ruderi della sua originaria struttura ed è considerato una vera e propria opera d’arte da ammirare, che cattura lo sguardo per la sua maestosità e per la sua posizione suggestiva, circondata da giardini.

A Sarconi è possibile anche trovare scorci di “street art”, come un suggestivo murales dai colori sgargianti, su un edificio di proprietà del comune in largo Canonica, nel centro storico. Questo è stato realizzato lo scorso anno all’interno di un progetto di riqualificazione di edifici non utilizzati, rendendoli invece punti focali  dei centri abitati. Si tratta in particolare del progetto “3 opere in 3 Comuni della Lucania Interiore” e dell’iniziativa “Residenza d’artista”, che ha così permesso all’artista di soggiornare nel paese per diventarne parte integrante e coglierne l’essenza, durante la realizzazione dell’opera. Ela Rincón,  visual artist e muralista colombiana, ha realizzato a Sarconi un’opera che raffigura una maternità, in cui elementi della natura si uniscono con le figure umane, incarnando l’accoglienza e le radici in un messaggio di unione e uguaglianza: non esistono barriere che ci dividono, poiché siamo tutti figli di madre natura.

Se poi volete trascorrere qualche ora tranquilla, circondati dal verde, Sarconi ha la possibilità di farvi immergere in un’oasi naturale: è il Parco Fluviale Baden Powell, un un’area verde caratterizzata da una lussureggiante vegetazione e dallo scorrere del fiume Maglia. Il gorgoglio dell’acqua regala momenti di relax, ma non solo, all’interno del parco è infatti possibile trovare un interessane monumento, il cosiddetto Ponte Vecchio, un ponte in pietra del 1583 perfettamente conservato.

 

Si tratta di uno scorcio suggestivo e particolare, da cui è anche possibile vedere anche i pochi resti dell’antico castello feudale anche se, le vere testimonianze del passato ancora conservate, sono i mulini ad acqua che venivano alimentati proprio dall’acquedotto Cavour.

Come in altri paesi, anche a Sarconi è stata realizzata una nuova area fitness all’aperto, nella Pineta comunale, accessibile gratuitamente a tutti e dotata di diversi attrezzi per l’allenamento utilizzabili in parte anche da persone con disabilità. In questo caso è stata infatti prevista la predisposizione di un’attrezzatura inclusiva, per non tralasciare l’aspetto della partecipazione di tutti alla pratica sportiva! Sarconi si è inoltre distinto come unico comune sotto i 5.000 abitanti in Basilicata, a ricevere il riconoscimento di “Comune Riciclone”, segno di una particolare attenzione all’ambiente nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani.

Per concludere e imprimere nella mente tutto ciò che Sarconi ci offre, occorre qualcos’altro… eccolo! Otto lettere formano la scritta “#SARCONI” ma, al posto della lettera “O”, il simbolo identitario del luogo: un fagiolo, il Fagiolo Igp di Sarconi (che è possibile degustare nelle sue declinazioni il 18 e 19 agosto, nella 43°edizione della sua sagra)! L’opera, che si pone come ulteriore passo nella promozione turistica territoriale, coinvolgente, si trova all’ingresso di Sarconi, un segno ben visibile per dare un caloroso benvenuto a chiunque arrivi in paese. Un biglietto da visita che di certo non passa inosservato! Se questo già basta per incuriosire, va aggiunto che le sorprese non finiscono qui; la scritta, infatti, cela un’ulteriore sorpresa: al buio si illumina in colori diversi!  Il luogo perfetto per scattare una foto ricordo di quest’estate, da aggiungere alla collezione!

Fonte immagini: Pro Loco Sarconi e Comune di Sarconi

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Un tuffo nel gusto: un’estate di sapori

Gela Le Radici del Futuro - Ven, 07/26/2024 - 10:17

L’estate è la stagione perfetta per condividere esperienze di gusto con amici e familiari e assaporare il gusto del mare e della bella stagione, con ricette a base di pesce, accompagnate da freschi contorni per allietare le calde giornate della stagione più bella dell’anno.

Scopriamo insieme le ricette tipiche dell’estate gelese.

La pasta con il nero di seppia, una ricetta tipica della cucina siciliana. E’ un piatto che si prepara a casa, non spesso, in determinate occasioni. È un primo veramente squisito, dal gusto particolare e intenso di mare.
Merita veramente di essere gustato e appezzato!

 

Scopri la ricetta!

Sarde a beccafico fritte: piatto che prende il nome da un uccello, il beccafico, che ama rimpinzarsi, nella stagione estiva, di fichi.
Tale volatile era considerato un cibo di lusso dai nobili siciliani che lo cacciavano e consumavano nei banchetti.
Chi nobile non era, si era ‘ingegnato’ a sostituire il beccafico con le sarde, un prodotto povero di cui c’era grande disponibilità e il cui aspetto, una volta cucinate, ricordava visivamente quello del beccafico.

Scopri come preparare questo piatto!

Insalata di arance: se avete voglia di qualcosa di leggero, veloce da preparare ma allo stesso tempo sfizioso, questa insalata va benissimo!

E’ una valida alternativa all’ insalata verde che porta colore, profumi, sapori e tanta salute sulle nostre tavole.

L’insalata di arance è un contorno originale, ottimo per accompagnare indifferentemente secondi di carne o pesce, o come intermezzo per rinfrescare il palato.

Gli spicchi di arance, abbinati al sapore pungente delle cipolle e delle olive nere, creano un piatto veramente fresco, appetitoso e piacevole anche alla vista.

Come ogni piatto della tradizione ne esistono molte varianti e ognuno tende a personalizzarla come meglio preferisce ma alla base non mancano mai arance, cipolle e olive nere.

Una variante, prevede l’aggiunta di finocchio, che si lega molto bene agli altri ingredienti, conferendo una nota più dolce e delicata al piatto.

Leggi la ricetta!

Buon appetito a tutti!

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Ritorna il Festival Letterario del Riviera Village

Gela Le Radici del Futuro - Ven, 07/26/2024 - 10:03

Dopo il successo della prima edizione, promossa lo scorso anno, torna anche nell’estate 2024 il Festival Letterario al Riviera Village: la struttura, che si trova a Desusino, è pronta ad accogliere tutti gli innamorati del magico mondo dei libri.

Una seconda edizione di alto livello per l’iniziativa culturale nata da un’idea di Silvana Grasso, scrittrice siciliana di livello internazionale, che anche quest’anno “firma” la creazione di un palinsesto di spessore.

Cinque gli appuntamenti in programma, in altrettanti mercoledì d’estate, che saranno presentati dal giornalista Domenico Russello.

Tutti gli eventi avranno inizio alle 19, per essere vissuti nell’affascinante cornice del tramonto.

Iniziato lo scorso 24 luglio con la presentazione di “Propaganda Lampedusa” di Alessandro De Filippo, autore e docente dell’università di Catania.

Durante l’evento, è stata proposta una riflessione sul concetto di realtà e rappresentazione in un contesto informale ma ricco di spunti per analizzare la complessa società nella quale viviamo e alcune delle sue principali dinamiche comunicative.

Il 31 luglio spazio invece a “Il caso Martoglio”, opera del giornalista e saggista Luciano Mirone.

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“Un bel paesaggio non basta”: nuova esposizione artistica nel cuore di Gela

Gela Le Radici del Futuro - Lun, 07/15/2024 - 17:46

Nel cuore del centro storico di Gela, in particolare sul belvedere di via Morello, è stata inaugurata una nuova installazione permanente intitolata “Un bel paesaggio non basta“.

L’opera, donata dal Lions Club ITG Gela, si identifica come risultato finale di un laboratorio organizzato da Uè – Eventi Urbani a cura del Civico 111.

L’installazione, inaugurata lo scorso venerdì alla presenza di vari rappresentanti delle istituzioni locali e di coloro che hanno provveduto alla progettazione e realizzazione dell’opera, è stata realizzata dallo studio di architettura Puccio Collodoro che, grazie al supporto tecnico in cantiere dello Studio Dama Group, ha visto la realizzazione in circa 10 giorni grazie all’operato della SP Group Srl.

L’installazione, un salotto letterario che si affaccia su un panorama mozzafiato, è un esempio di rigenerazione volta ad abbellire il paesaggio urbano, che si incastona perfettamente con il blu del mare che si può osservare dal belvedere. La zona, già adornata da opere di street-art realizzate negli anni, va ad acquisire un nuovo valore e rinnovata bellezza.

Un’opera funzionale e non invasiva, ideale per chi ama ritagliarsi un momento di privacy lontano dal caos cittadino, magari per leggere un libro o ascoltare della musica contemplando l’infinità del mare.

La nostra città è uno scrigno che contiene infinita bellezza per storia, natura, archeologia – hanno dichiarato gli organizzatori-. Riqualificare e rigenerare è l’obiettivo che ci siamo posti fin dall’inizio di questo percorso. Ecco perché siamo felici di presentarvi l’installazione”

 

 

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Speciale Viggiano

CuoreBasilicata - Ven, 07/05/2024 - 21:53

Siamo giunti al terzo appuntamento dei nostri “speciali” alla riscoperta dei luoghi di Cuore Basilicata! Dopo Paterno e Marsico Nuovo è ora il turno di Viggiano. Non è semplice racchiudere e raccontare in poche righe un’anima, quella di Viggiano, così ricca di storia, arte, cultura, fede, tradizioni e innovazioni, ma cerchiamo di dare un piccolo spunto con l’aiuto delle amiche dell’Infopoint Turistico Viggiano, che ogni giorno si impegnano affinché tutto ciò possa essere vissuto in prima persona dai numerosi visitatori, attraverso visite guidate e itinerari studiati ad hoc.

Viggiano è nota come la Città di Maria, dell’Arpa e della Musica (proclamata dall’ Amministrazione comunale nel 2006), resta infatti fortemente legata alle proprie radici, al culto mariano e alla tradizione musicale popolare. Possiamo considerarlo il centro religioso più importante dell’intera regione, per la presenza del secolare culto della Madonna Nera, Patrona e Regina della Basilicata. Scaviamo più a fondo, nelle origini della sua antica storia, che inizia con una città distrutta. La statua della Madonna fu infatti venerata a lungo nella vicina Grumentum, fino alla sua distruzione, che portò così il clero a nascondere il simulacro sulla cima del Monte di Viggiano. La leggenda narra di alcuni pastori che, solo secoli dopo, si recarono sul monte dove scoprirono la statua, miracolosamente intatta! Si stabilì poi la tradizione di celebrare due volte l’anno la Madonna di Viggiano: la prima domenica di maggio, quando dal Santuario in Paese la statua viene trasferita sulla vetta del monte, e la prima domenica di settembre, quando dal monte ritorna in paese.  Simbolo dell’importanza del culto mariano può essere simboleggiato dal Monumento alla Madonna e ai Portatori,  la realizzazione artistica in bronzo più grande della Basilicata, opera dell’artista lucano Felice Lovisco, posta in un luogo strategico ad accogliere idealmente ogni visitatore di Viggiano.

A tal proposito, è d’obbligo la visita alla Basilica Pontificia, detta anche Santa Maria del Deposito, sede invernale della statua. La Basilica Pontificia di Viggiano è un capolavoro decorato in stile barocco che offre al visitatore la sensazione di immergersi in una dimensione spirituale avvolgente. Sulla parete destra della Basilica è possibile vedere una copia, in dimensioni ridotte, della statua bronzea di San Pietro custodita in Vaticano.

La Basilica è collocata in un luogo del paese che già di per sé offre uno scenario affascinante, suggestivo e incuriosisce per le sue particolarità e simbologie presenti; si tratta di Piazza Regina delle Genti Lucane. La piazza accoglie visitatori, turisti e fedeli in un’ambientazione di nuova realizzazione che ha l’intenzione di celebrare le peculiarità del borgo con degli elementi simbolici che richiamano gli aspetti salienti della storia della comunità locale. Le formelle di bronzo con i simboli araldici di tutti i comuni della Basilicata sono solo una delle meraviglie da scoprire, collocati su una bellissima e ampia terrazza che offre un affaccio sulla valle senza eguali!

Ci sono poi dei percorsi in cui la fede, il turismo e la natura camminano parallelamente: il Sentiero Piana Bonocore- Santuario, il Sentiero di S. Maria la Preta, ma soprattutto l’Antico Tratturo della Madonna Nera. Quest’ultimo è il frutto di un lavoro di recupero e ripristino di un tratto di percorso che le processioni di pellegrinaggio legate al culto della Madonna Nera hanno tracciato a piedi per secoli, fino al 1968, quando fu inaugurata la Strada Comunale Madonna di Viggiano. Lo scenario  bucolico è ideale per chi ama immergersi nella natura, regalando scenari nuovi ad ogni passo, attraversando ambienti naturali differenti a partire dalle sponde del torrente Alli, passando per il bosco, arrivando fino alla cima della montagna.

Continuando nel nostro percorso virtuale, trova sicuramente spazio un  piccolo gioiello architettonico nel centro storico, custode di una storia tutta da scoprire. La Chiesa della Buona Morte o Chiesa del Morticello, edificata nella seconda metà del XVIII sec, adibita a hospitalia (luogo per la cura degli infermi ad opera della Confraternita della Buona Morte). Nell’800 fu anche luogo di sepoltura, mentre nel ‘900 diventò oratorio parrocchiale e sala cinematografica fino al sisma del 1980, che ne decretò l’abbandono definitivo. Nel 2021 sono stati effettuati però alcuni lavori di riqualificazione della struttura, portando così l’ex Chiesa della buona Morte a diventare il , intitolato al fondatore della compagnia teatrale “La Fortuna”.

Una struttura che tra platea e galleria conta circa 90 posti a sedere e che racchiude sorprese inaspettate! I lavori di restauro, infatti, hanno portato alla luce antichi affreschi meravigliosi, tra cui spicca per particolare bellezza una rappresentazione del Giudizio Universale sulla cupola. L’attenzione ai dettagli, i richiami all’iconografia classica, la disposizione dei personaggi e l’utilizzo dei colori lo rendono un’opera che merita sicuramente di essere osservata dal vivo in tutto il suo fascino! La struttura ha già ospitato, in questi anni, diversi eventi di grande rilevanza culturale e si propone come importante luogo di condivisione per il futuro della comunità.

 

Viggiano brilla però anche per la ricca tradizione musicale, una tradizione che affonda le radici nella storia del paese, nell’antica attività dei musicanti girovaghi che, tra Settecento e Ottocento, esportarono la musica viggianese nel mondo. Questa emigrazione temporanea contribuì notevolmente al progresso economico, culturale e civile del paese, giocando un ruolo fondamentale per ciò che Viggiano è diventata nel tempo. Per mantenere vivo questo ricordo e rendergli omaggio, è stato realizzato il Monumento all’Arpista, statua bronzea a grandezza naturale commissionata nel 1958. Va menzionata certamente anche l’abilità dei liutai che, proprio a Viggiano, inventarono un particolare tipo di arpa, detta “arpicedda”, di dimensioni ridotte rispetto a quella classica e, quindi, trasportabile. Ancora oggi, dopo secoli, il legame di Viggiano con la musica è immutato, grazie alla presenza della Scuola Civica dell’Arpa Viggianese. Qui, infatti, si può imparare sin da piccoli a conoscere e suonare questo affascinante strumento. Proprio la scuola trova sede in un luogo suggestivo di per sé: Villa del Marchese, incantevole dimora storica ottocentesca circondata da un ampio parco-giardino verde e tranquillo, oggi conosciuta come Dimora della Musica. La dimora è stata interamente ristrutturata e ad oggi, oltre alla tradizionale scuola d’Arpa, accoglie un piccolo Museo della Musica e la sezione distaccata del Conservatorio Statale Gesualdo da Venosa di Potenza.

Per i più appassionati di musica sarà tappa obbligatoria il nuovo Orto Botanico o Giardino della Musica, che racconta la storia della liuteria attraverso gli esemplari floristici presenti e selezionati proprio per il loro utilizzo nella costruzione di importanti strumenti musicali, segno anche del legame col territorio e la natura, per raccontare una storia antica in chiave originale.  Sul punto più alto del paese poi, in posizione dominante rispetto all’intera vallata, sono visitabili i resti del Castello Medievale. Il punto di vista paesaggistico di eccellenza rende questa visita davvero entusiasmante!

Nelle sere d’estate non si può assolutamente perdere l’appuntamento con lo spettacolo della Fontana della Musica, che grazie al meraviglioso quartetto d’archi in bronzo, con giochi d’acqua a ritmo di musica, tra zampilli e colori, farà vivere momenti unici in un’atmosfera magica! Viggiano è tante cose, è fede, storia, natura, cultura ma anche sport, con la sua “Cittadella” in cui poter praticare diverse discipline, le piste della Montagna Grande per gli sport invernali, e gastronomia con i buonissimi ferricelli!

 

Fonte immagini: Infopoint Turistico Viggiano

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All’Architetto gelese Vincenzo Castellana il Premio internazionale Compasso d’Oro

Gela Le Radici del Futuro - Gio, 06/27/2024 - 17:28

Un nuovo prestigioso riconoscimento arriva per Vincenzo Castellana, architetto gelese, designer e docente.

Un premio che arriva a conferma di una attività professionale, nell’ambito di un progetto coraggioso e lungimirante, nella categoria “Ricerca ed Innovazione per le Imprese

In particolare, riceve il premio nella qualità di art director per Orografie, brand design oriented fondato dall’imprenditrice Giorgia Bartolini che ritira il premio con Vincenzo Castellana.

Nella sezione Ricerca per le imprese il percorso progettuale ha puntato ad una innovazione di senso prima ancora che di prodotto. I nuovi riti di abitare che intercettano i bisogni latenti di un nuovo scenario dell’abitare tra analogico e digitale

Ed è proprio grazie alla condivisione di questa visione che in Orografie si è sviluppata quella cultura di innovazione che ha portato il prestigioso riconoscimento del Compasso d’Oro.

Il pensiero ibrido, focus su cui si fonda il brand, è stato avviato con lungimiranza prima del periodo Covid.

Già il primo briefing consegnato nel 2019 ai designer, insisteva sull’ibridazione dei comportamenti, che stavano trasformando le posture, le abitudini, l’utilizzo degli arredi.

Come dichiara lo stesso Castellana, «Il linguaggio degli oggetti si evolve e determina variazioni tipologiche e funzionali. I nuovi riti di abitare intercettano i bisogni latenti di un nuovo scenario dell’abitare, tra analogico e digitale.” Gli oggetti di Orografie si innestano in questo nuovo processo di significazione».

La riflessione del brand, come continua Vincenzo Castellana, professore in diverse prestigiose università italiane “è partita dalla ricerca scientifica e universitaria sul linguaggio delle cose, del modo cioè in cui vengono attribuiti significati agli oggetti che ci circondano e di come questi oggetti influenzano i nostri comportamenti

Ecco, quindi, che gli oggetti arrivano ad essere la materializzazione di significati simbolici e contesti culturali, ovvero ciò mediante cui ci definiamo.

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“From the sea”: l’opera dell’artista gelese Maurizio Russo esposta al Civico 111

Gela Le Radici del Futuro - Gio, 06/27/2024 - 17:25

In occasione di “Abbiamo Tutto Manca il Resto”, quadriennale transdisciplinare diffusa dedicata alla Sicilia, l’artista gelese Maurizio Russo ha esposto l’opera intitolata “From the Sea” presso il Civico 111.

Maurizio Russo nasce a Vittoria il 11 maggio 1967, ma presto si traferisce a Gela dove, nel 1982, si diploma in elettronica con conseguimento di specializzazioni elettroniche. Ormai già da qualche anno si dedica attivamente all’attività artistica scultorie con il recupero di legni di mare spiaggiati, attività che gli ha permesso di partecipare ad eventi e mostre di carattere nazioni ed internazionali.

L’opera “From the Sea”, realizzata con legno di mare spiaggiato con base in marmo, canapa e luce di forma tonda, è stata pensata come punto di partenza per stimolare la riflessione sull’importanza del riciclo dei materiali naturali.

Fare arte con materiali riciclati naturali, infatti, è un modo ecologicamente responsabile per promuovere la sostenibilità e contrastare la produzione di rifiuti.

L’opera è stata realizzata con legni di mare, ritrovati nella foce del fiume Gela.

L’artista commenta così la sua opera: “La forma del legno che ho trovato assomiglia tanto ad un serpente marino che tende a mettersi in piedi; ho scelto di impreziosire la sua forma con una luce di forma tonda, pendolante nella parte alta della struttura, con base in marmo e corda in canapa. L’opera è stata creata con materiali naturali e forme che sono in grado di trasmettere sensazioni ed emozioni ai fruitori dell’arte.
La ricerca dei materiali sulle spiagge di sabbia dorata del Mediterraneo dimostra la mia attenzione per l’ambiente e la mia sensibilità artistica, che cercano di creare un connubio perfetto tra natura e cultura.
Le opere da me realizzate rappresentano la ricchezza della cultura e dell’arte, che si fonde con la natura circostante e con la storia millenaria della nostra isola e l’attenzione per i materiali naturali e il rispetto per l’ambiente che sono i valori che porto avanti nella mia arte, creando opere che evocano emozioni e sensazioni uniche
.”

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Speciale Marsico Nuovo

CuoreBasilicata - Mer, 06/19/2024 - 16:19

Prosegue il nostro viaggio nei territori di Cuore Basilicata, oggi tocca a Marsico Nuovo, che andiamo a conoscere meglio insieme al prezioso aiuto degli amici di Marsicuore. Porta d’ingresso della Val D’Agri, è stato insignito di recente con il titolo di città, poiché si distingue per importanza storica e artistica. Tre colli – Civita, Portello e Casale – e una grande storia tutta da scoprire!

Partiamo subito dalla collina più alta e più antica di Marsico Nuovo, quella della Civita, dove non possiamo non parlare della Chiesa di San Michele Arcangelo, la prima vera Cattedrale della città. In stile romanico, con tre navate, affrescata con dipinti risalenti al XII-XIII secolo che rappresentano il battesimo di Cristo. A partire dal 2006, inoltre,  la Chiesa di San Michele ospita il Museo di Arte Sacra ed è possibile ammirare diverse pregevoli opere d’arte, tra cui spicca su tutti “L’ultima cena” di Girolamo Todisco, un affresco meno famoso dell’omonimo di Leonardo, ma con caratteristiche altrettanto uniche. Risalente al XVI secolo, è stata ritrovata negli anni ’80 nel Convento di San Francesco, nascosta da una catasta di legna. L’affresco rimanda immediatamente a caratteristiche identitarie lucane, sia nelle fattezze dei personaggi che nei cibi raffigurati. La tavola è infatti imbandita con caciocavallo, pane, selvaggina e uova, a richiamare la tradizione locale.

Proseguendo possiamo trovare la Chiesa di San Gianuario, patrono della città, con una storia particolare. Qui fu collocato proprio il corpo del Santo, vescovo di Cartagine, martirizzato nel III secolo. Il ritrovamento delle sue reliquie avvenne in maniera singolare, grazie al sogno di Susanna, una donna marsicana, che indicò a Grimaldo (Vescovo di Marsico Nuovo) il luogo di sepoltura del Santo. Non vi è prova della data esatta della costruzione dell’edificio religioso, ma alla traslazione del corpo del santo, avvenuta nell’anno 853, ad accogliere le spoglie sarebbe stata proprio questa chiesa. Il portone della Chiesa di San Gianuario, con le sue colonne intarsiate, è un’opera maestosa che racconta la storia del Santo unita alla fede popolare, mentre all’interno si trovano tele del XVII e XVIII raffiguranti l’Ultima Cena, Santa Caterina e Santo Stefano. Gli importanti abiti antichi dei cardinali sono un ricordo dei giorni in cui il potere e la fede camminavano a braccetto. Sono inoltre presenti i manoscritti che contengono musiche e canti sacri che rimandano ancora una volta alle melodie che hanno riempito le chiese di Marsico Nuovo con canti celestiali in altri tempi, sin dal principio.

Passando invece alla collina mediana, Portello, ciò che cattura subito lo sguardo è il palazzo dei principi di Marsico, considerato uno degli esempi migliori dell’architettura rinascimentale lucana: Palazzo Pignatelli. Dalla sua imponente facciata con ben 20 finestre disposte su tre piani, ci si immette attraverso il portale di accesso nell’ingresso a volta, affrescato con lo stemma principesco dei Pignatelli. Sulla destra del cortile interno, è posizionato un pozzo rinascimentale, che riporta la data di costruzione del palazzo: 1572! Sulla sinistra del cortile, invece, due ordini di arcate nascondono uno scalone in pietra che porta ai piani superiori. Dopo numerose diatribe e lunghe vicende storiche, oggi è la sede del Comune.

Luogo di memoria ultrasecolare, ancorato però saldamente al presente, è la Farmacia Corleto. L’idea che la Farmacia diventasse un museo è stata da sempre presente, ma è stata solo recentemente realizzata; dal 6 agosto 2023 è infatti possibile visitare tutti i giorni questo particolare museo! La farmacia, nel suo utilizzo tradizionale, fu aperta al pubblico per la prima volta nel 1912 e poi chiusa nel 1968 dopo la morte del titolare. Tutto è  stato conservato con cura, scrupolosamente custodito, per poter vivere un vero e proprio viaggio nella memoria in maniera concreta, toccando veramente con mano oggi, i segni tangibili di un tempo ormai passato. Tra i tanti oggetti è possibile ammirare le ricette autografe, gli appunti del titolare, le etichette originali dei barattoli, il bilancino del farmacista, i manuali e la borsa da medico dell’epoca. Anche l’insegna esterna è quella del passato cosicché, anche dall’esterno, si abbia subito l’impressione  di trovarsi in un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato

Sulla collina più a sud, Casale, va certamente menzionata la “casa” del Parco dell’appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, all’interno dello storico Palazzo Manzoni, ex convento delle Benedettine. Dalla sua terrazza si gode di uno splendido panorama sulla Valle, una cartolina speciale da conservare vivida nella memoria.

Una tappa molto rilevante invece sul piano delle tradizioni e degli usi del passato, è l’Antico Lavatoio San Giovanni, una fontana di pietra che si trova nella zona da cui prende il nome, ai piedi del paese. Fu il principale lavatoio pubblico e fino ai primi anni ’60 veniva utilizzata in particolare per lavare gli intestini del maiale, i panni dei neonati, le lenzuola e il corredo delle spose, come voleva la tradizione.

Un’esperienza particolare, divertente e fuori dagli schemi, è passare dalla Big Bench…ma che cos’è? Le Big Bench Sono letteralmente delle grandi panchine, come indica il nome, così fuori misura che vi sembrerà di tornare bambini e di guardare tutto ciò che vi circonda da un’altra prospettiva! Nascono nel 2010 con un successo immediato! Le panchine sono diventate una grande attrazione turistica: su tutto il territorio nazionale se ne contano già 354! La prima in tutta la Val d’Agri è stata inaugurata proprio a Marsico Nuovo, in località Pergola. È stata strategicamente collocata in un luogo circondato dal verde, che  permette di godere di un panorama mozzafiato. Se ciò non bastasse a convincervi, c’è da aggiungere che è possibile collezionare il ricordo della visita con il passaporto da “panchinista”!

Se amate l’avventura, la geologia e le emozioni forti, con i suoi quasi 2 Km di sviluppo detiene il primato di grotta più lunga della Basilicata la Grotta di Castel di Lepre. Assolutamente da non perdere! Sin dalla sua scoperta, avvenuta nel 1968, viene frequentata da speleologi provenienti da tutta d’Italia e utilizzata come cavità adatta ai corsi di introduzione alla speleologia. L’atmosfera è fiabesca e, con suoi salti d’acqua, un fiume sotterraneo, un piccolo lago e una cascata, offre uno scenario di rara bellezza, unico nel suo genere! Il sito, pur essendo aperto al pubblico, richiede l’esperienza e l’accompagnamento di speleologi specializzati.

Marsico Nuovo ha poi quello che definiremmo un vero e proprio monumento naturale, che può vantare ben 490 anni!  È il castagno secolare di Camporotondo, che svetta rigoglioso a ridosso della strada, consentendo così a tutti i viaggiatori di raggiungerlo facilmente. Ha una circonferenza di 7,5 metri e un’altezza di circa 20 metri. I suoi rami formano una trama intricata e sinuosa, per ricadere poi verso il basso sfiorando il suolo, e il suo tronco presenta una cavità che può comodamente ospitare un paio di persone!

Questo è solo un piccolo assaggio di quello che possiamo trovare, perché tra natura, avventura, storia, arte e cultura, a Marsico Nuovo ce n’è davvero per tutti i gusti!

Vi aspettiamo per poter vivere tutto questo di persona!

 

 

Fonte immagini: Marsicuore

 

 

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É online QUALITÀ LUCANA 2024. Le iniziative segnalate da Cuore Basilicata

CuoreBasilicata - Lun, 06/17/2024 - 09:29

 

Da oggi le iniziative del territorio selezionate da Cuore Basilicata sono presenti in una pagina/vetrina del sito https://www.cuorebasilicata.it/qualita-lucana-2024/ che serve a segnalarle a tutti i visitatori.

Nell’immagine la vetrofania che viene consegnata alle iniziative selezionate

Qualità Lucana è un riconoscimento  che viene assegnato alle realtà che si distinguono nel campo dell’arte, della cultura, della produzione. Come negli anni precedenti le iniziative sono state selezionate dal team del progetto.

Quest’anno il riconoscimento è andato a 62 attività con diverse new entry e molte conferme rispetto all’ultima edizione.

 

Le categorie di Qualità Lucana 2024 sono:

  • acquisti
  • agriturismi
  • alberghi
  • bar
  • b&b
  • cultura
  • esperienze
  • ristoranti

 

Ricordiamo che l’assegnazione del riconoscimento è a titolo assolutamente gratuito e ai selezionati non è richiesto alcun onere.

 

Per informazioni: [email protected]

Puoi seguire Cuore Basilicata anche su:

Facebook Instagram YouTube

Stay tuned!

 

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Le 5 migliori ricette estive di Cuore Basilicata

CuoreBasilicata - Mar, 05/28/2024 - 22:23

Che voglia d’estate! Se anche voi non vedete l’ora di ammirarne i colori vibranti e gustarne i meravigliosi sapori, ecco le 5 ricette estive da non perdere, selezionate da Federico Poletta!

 

  •  Ciambotta

Livello di difficoltà: MEDIO        Costo: MEDIO          Tipologia: CONTORNO, RICETTA TRADIZIONALE

Link: vai alla ricetta

 

  •  Peperoni ripieni

Livello di difficoltà: BASSO       Costo: BASSO         Tipologia: CONTORNO, SECONDO PIATTO

Link: vai alla ricetta

 

  •  “Crapiata” materana

Livello di difficoltà: BASSO       Costo: BASSO         Tipologia: ZUPPA

Link: vai alla ricetta

 

  •  Fiori di zucca in pastella

Livello di difficoltà: BASSO       Costo: BASSO         Tipologia: CONTORNO, ANTIPASTO

Link: vai alla ricetta

 

  •  “Trisciddi” al ragù e canestrato di Moliterno I.G.P

Livello di difficoltà: MEDIO       Costo: MEDIO         Tipologia: PRIMO PIATTO

Link: vai alla ricetta

L’autore delle ricette

Le ricette sono state selezionate da Federico Poletta, giovane imprenditore che ha deciso di investire sul proprio territorio, la Val d’Agri. È il titolare di “Mea Terra”, un’azienda agricola e fattoria didattica situata a Grumento Nova, a poca distanza dall’importante sito archeologico di Grumentum e dal meraviglioso scenario naturalistico del Lago del Pertusillo. L’idea nasce da Federico con li prezioso supporto della sua famiglia. Mea Terra è una azienda agricola/fattoria didattica che si estende su circa 15 ettari, di cui dedicati a centro aziendale e il restante  ricoperto da boschi e coltivato in parte ad orticole. Il centro aziendale comprende  un’aula multifunzionale (per attività laboratoriali, compleanni ed eventi), una “casa museo” dedicata al mondo contadino lucano, un’ampia area pic-nic circondata da alberi monumentali e antichi tratturi, ricoveri con diverse specie animali (cavalli, asini, galline, oche, pavoni, uccelli esotici, lama…), un vigneto, un’area giochi per bambini.

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“Abbiamo Tutto Manca il Resto”: Gela protagonista della prima edizione della Quadriennale transdisciplinare diffusa dedicata alla Sicilia

Gela Le Radici del Futuro - Lun, 05/27/2024 - 19:00

Il prossimo 22 giugno, Gela sarà protagonista di “Abbiamo Tutto, Manca il Resto”, prima edizione della Quadriennale transdisciplinare diffusa dedicata alla Sicilia e organizzata da Farm Cultural Park con il supporto di Di Stefano Dolciaria.

L’evento fa parte di un più ampio progetto iniziato lo scorso 12 maggio con l’opening dei

Padiglioni di “Abbiamo Tutto Manca il Resto” a Mazzarino e si svilupperà durante tutto il mese di giugno con tantissimi prestigiosi ospiti internazionali.

Non una semplice mostra, ma una quadriennale intergenerazionale e transdisciplinare dedicata alla Sicilia, “al suo tutto” e “a quello che non c’è” che con diversi padiglioni leggerà anche “con occhi esterni” il territorio e la scena artistica locale con l’ambizione di essere per tutti i talenti coinvolti, una piattaforma di promozione nazionale e internazionale.

Dal 20 al 22 giugno l’appuntamento tra Catania, Aragona, Favara e Gela

Dopo Mazzarino, l’appuntamento è per il weekend del 20-22 giugno per tre giorni di Odissea Sicilia tra Catania, Aragona, Favara e Gela. 

Giovedì 20 giugno presso la sede di Isola a Catania, dopo un confronto mattutino sul tema dell’inclusione, si festeggerà il compleanno di questa bellissima Comunità coordinata da Antonio Perdichizzi; 

Venerdì 21 giugno a mezzogiorno, l’appuntamento è ad Aragona, in collaborazione con il Comune di Aragona, per aprire l’Auditorium – opera pubblica incompiuta da circa trent’anni – e iniziare un processo partecipato per immaginare una nuova destinazione a servizio degli Aragonesi insieme a un super collettivo formato da Alterazioni Video, Analogique, Fosbury Architecture e il Dipartimento di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dell’Università di Palermo; sempre venerdì 21 giugno nel pomeriggio a Favara si festeggeranno i 14 anni di Farm e per l’opening di tutti i numerosi Padiglioni di “Abbiamo Tutto Manca il Resto” con oltre 40 artisti e progetti coinvolti.

Sabato 22 giugno a Gela alle 19, Ué – Eventi Urbani inaugurerà un Padiglione Off presso Civico 111, che vuole diventare in qualche modo un motore di trasformazione di pensiero per Gela.

Può una mostra diventare uno strumento di riflessione politica per la Sicilia?

L’artwork che veicola la comunicazione della quadriennale, realizzato da Loren Romano e Azzurra Messina, genera una riflessione che lascia spazio a libere interpretazioni. I coloratissimi esseri alieni realizzati con l’AI abitano i luoghi siciliani e suscitano quesiti negli occhi di chi li osserva.

Andrea Bartoli, fondatore di Farm Cultural Park, di fronte a questo lavoro creativo, si è chiesto: “chi sono questi personaggi? I nuovi abitanti della Sicilia tra un paio di millenni? O forse sono degli alieni, sono i nostri politici, o noi che abitiamo quest’isola? Sono rimasto conquistato da questo progetto di arte e comunicazione. Un progetto che ha l’ambizione di coinvolgere non solo artisti, ma anche designer, imprenditori sociali, videomakers, scenografici, fisici quantistici e giuristi creativi. L’obiettivo è quello di provare a far accadere delle cose attraverso una mostra diffusa nel tempo e nello spazio.”

Questa iniziativa, pertanto, è volta a generare una riflessione al fine di ideare dei progetti che non siano soltanto artistici, ma che suscitino delle piccole trasformazioni sociali.

Non a caso, il nome scelto per questo evento è stato preso in prestito dalla celebre citazione dell’artista siciliano Pino Caruso Abbiamo tutto, manca il resto”, che rappresenta un manifesto della Sicilia e della sua condizione.

Come dichiara Andrea Bartoli, “quest’isola che ha l’incanto, la bellezza, i luoghi, le persone, la storia, la tradizione, la commistione tra i popoli, ha una ricchezza millenaria ma a cui manca qualcosa. Quel qualcosa che porta da generazioni i nostri antenati a dire che dalla Sicilia bisogna andare via per riuscire a fare qualcosa. Questa mostra vuole mettere in discussione questi stereotipi, vuole cambiare la narrativa e il modo in cui dobbiamo raccontare ai nostri figli quello che è e può diventare la Sicilia.

“Abbiamo Tutto Manca il Resto” vuole diventare, pertanto, una piattaforma per esplorare le contraddizioni della Sicilia e un faro di cambiamento, dove idee audaci e visioni innovative si intrecciano per creare un’isola migliore.

Verranno, infatti, affrontati temi come quello della diaspora che sta spopolando la Sicilia con 560mila giovani andati via negli ultimi dieci anni; della migrazione, cercando di ripensare luoghi, politiche e pratiche di accoglienza; e delle opere pubbliche incompiute, per rigenerare ad Aragona un Auditorium incompiuto da trent’anni e costruire una proposta di legge da presentare in Parlamento.

Un evento internazionale, che ospiterà cinquanta studenti e professori di Architettura della Woodbury School of Architecture di Los Angeles e trenta giovani registi europei di Movimento Oficina de Cinema Colaborativo che durante il loro soggiorno faranno degli “istant movie” dedicati alla Sicilia.

Siete pronti per la prossima Odissea Sicilia dal 20 al 22 giugno?

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Inaugurata a Gela la prima libreria scolastica innovativa

Gela Le Radici del Futuro - Lun, 05/27/2024 - 16:31

Grandi traguardi per la diffusione della cultura a Gela. Lo scorso 21 maggio, presso il Teatro Eschilo di Gela, è stata inaugurata la prima Biblioteca Scolastica Innovativa e digitale, con sede presso l’Istituto “Luigi Sturzo”.

La città ha, così, raggiunto un posto di spicco a livello nazionale nella prima rete di biblioteche digitali.

Alla presenza di docenti, studenti e genitori, l’evento dal titolo “Clicca e immergiti nel sapere” ha visto in qualità di relatori il giornalista Franco Infurna e l’autrice Giuliana Fraglica che, attraverso la loro esperienza, hanno approfondito il tema della comunicazione.

Strutturata in due sezioni, la biblioteca digitale dispone di testi didattici utili agli studenti, di romanzi e classici, fino ai periodici e ai quotidiani nazionali ed esteri.

Per consultarla, basterà scaricare un’app e scegliere il manuale desiderato.

Il dirigente Franco Ferrara ha dichiarato “Noi crediamo che sia un’opera utile per la scuola e l’intera comunità di Gela, viste le svariate tematiche messe a disposizione a titolo completamente gratuito. Abbiamo ritenuto importante fare un investimento di tipo culturale, volto a democraticizzare la cultura, poiché si tratta di uno strumento utile soprattutto ai ceti in difficolta, ma, più in generale, a tutti gli amanti della cultura e della letteratura.”

Il mondo digitale, se utilizzato correttamente, non può che rivelarsi uno strumento dal grande valore didattico ed inclusivo.

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Speciale Paterno

CuoreBasilicata - Mar, 05/21/2024 - 12:57

Ogni angolo di ognuno degli 11 paesi di Cuore Basilicata è un mondo da scoprire e valorizzare, con le sue particolarità che lo rendono unico. Spesso capita di avere quotidianamente numerose meraviglie e ricchezze sotto i propri occhi, senza però accorgersene realmente! Per questo motivo vogliamo addentrarci nei nostri territori, uno ad uno, per raccontarne l’identità e le caratteristiche! Iniziamo da Paterno, un Comune di giovane formazione, tuttavia con un’antica derivazione. Tra i punti di maggiore richiamo e interesse troviamo, ad esempio, la Chiesa Madre, il Parco fluviale dell’Agri e la Sorgente “Sorgitora” con l’Acquedotto dell’Agri.

Tra i luoghi di interesse carichi di valore storco e simbolico all’interno del centro abitato troviamo poi certamente Piazza Autonomia. Rappresenta iconicamente l’arena di tante battaglie e di tante conquiste della comunità paternese, tra cui spicca appunto la lotta per il riconoscimento dell’autonomia. Una battaglia, quella legata alla spinta autonomistica, che ha radici lontane e ben radicate, basti pensare che già a partire dai primi anni del 1920 si registrarono le prime insurrezioni dei cittadini, che raggiunsero il Municipio di Marsico Nuovo armati di forconi, per rivendicare l’autonomia comunale. Con l’arrivo istituzionale delle Regioni, nel 1970, si pose fine alla storica rivendicazione: nel 1973, infatti, Paterno si costituì in Comune autonomo ed acquisì la sua ambita ed agognata municipalità, che ha raggiunto il mezzo secolo lo scorso anno, con numerosi festeggiamenti!

Restando all’interno del paese, come non citare il Santuario della Madonna del Carmine o Ex Chiesa Madre di Paterno, intitolata inizialmente al Patrono S. Giovanni Evangelista, la cui parte più antica risale al 1742, ma fu ampliata e portata alle attuali dimensioni tra il 1792 e il 1796. La chiesa andò quasi completamente distrutta col disastroso terremoto del 1857, da cui rimase indenne però la cupola dell’abside che sovrastava il trono della Madonna del Carmelo, una statua lignea di pregevole fattura, di scuola napoletana, databile intorno ai primi del 1800. L’icona, per essere scampata alle rovine assolutamente integra, fu portata in processione per le vie del paese ed ebbe a compiersi il miracolo ancora vivo nella memoria storica: le violente scosse sismiche si arrestarono. Per il miracolo operato, la chiesa fu di fatto dedicata da quel momento alla Madonna del Carmelo.

Ad oggi, in seguito ai restauri, sono mantenuti stucchi e rilievi che decorano l’interno in stile barocchetto. È presente, inoltre, un bassorilievo raffigurante l’Ultima Cena ai piedi dell’altare in marmo, decorato invece con mosaici. Da menzionare assolutamente l’organo e la balaustra della cantoria del 1836, in legno decorato con interessanti cromie, interamente recuperate col restauro del 1984. Di tutt’altro stile, invece, l’attuale Chiesa Madre, dedicata a S. Giovanni Evangelista, più recente, che presenta una facciata lineare in stile moderno, così come moderni e luminosi sono anche gli interni, con pavimenti in marmo lucido.

Se guardiamo al territorio sotto l’aspetto naturalistico, invece, salta subito all’occhio come questa sia una terra ricca di risorgive e sorgenti d’acqua dolce di origine naturale. Il profondo legame storico e naturalistico che unisce Paterno all’acqua trova tracce indissolubili in testimonianze di varia natura. Fu proprio la ricchezza di queste sorgenti che portò alla realizzazione di un complesso in località Sorgitora, in cui spicca come opera colossale per la sua realizzazione, l’Acquedotto dell’Agri del 1937. Ha una portata di 7300 mc di acqua al giorno e una rete di circa 300 km, che garantisce una fornitura idropotabile a ben 29 centri della regione.

Strettamente connessa all’Acquedotto è la costruzione del Palazzo dell’Acquedotto (un caseggiato in stile razionalista, con una fontana in pietra da cui l’acqua sgorga attraverso bocche di leone) del Serbatoio dell’Acquedotto e di tante opere complementari che conservano le caratteristiche tipiche dell’architettura degli anni ‘30. Lungo il percorso che vede il fiume Agri attraversare il territorio di Paterno, resiste ancora memoria dell’epoca, soprattutto nel Ponte dell’Agri (chiamato anche ‘Ponte di Mussolini’) utilizzato all’epoca sia dagli agricoltori e dal bestiame, sia dai mezzi militari dell’esercito del Regime. La dimensione dell’opera nel suo complesso, per quei tempi, rappresentò per i 29 Comuni un’autentica conquista, anche sotto il punto di vista dell’igiene, della salute e del lavoro degli abitanti. Per un lungo tratto, inoltre, il percorso dell’acqua dalle sorgenti ai piedi di Viggiano, si sposa e si sovrappone con l’importante tratturo dell’ultra centenario o “via del pellegrinaggio alla Madonna Nera di Viggiano”.

Il fiume Agri ci rende testimonianza dello stanziamento dei primi popoli che l’abitarono in diversi punti, grazie al ritrovamento di utensili, vasi e grotte, rinvenuti proprio nell’alveo dell’Agri. Parti di queste popolazioni, invogliate dalla purezza delle acque, dal clima mite e dalla consistente pianura, si diressero a monte dell’attuale Paterno. Ad oggi il tratto di Agri nel territorio di Paterno rappresenta in Valle uno degli scenari più autentici di caratterizzazione paesaggistica naturale, potenzialità che punta a essere valorizzata con un progetto in via di implementazione. È in programma, infatti, di portare a maggiore definizione il vero e proprio parco fluviale. Sarà esteso e arricchito con zone di ristoro, parchi giochi, aree attrezzate per fitness e agganci con aree limitrofe attrezzate a verde contestualizzato. In adiacenza al Parco fluviale è in fase di rifacimento la pista ciclopedonale (1,5 km) e, in aggiunta, è stata da poco realizzata una postazione fissa di bike sharing, con 6 stalli per biciclette a pedalata assistita e colonnine di ricarica alimentate da impianto fotovoltaico autonomo. L’intento è quello di creare così un attrattore naturalistico articolato e moderno.

Questo è soltanto un piccolo assaggio, ma vi aspettiamo a Paterno per viverlo, scoprirlo  e ammirarlo con i vostri occhi!

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Al Teatro Eschilo di Gela la prima de Il Mistero di Winchester House

Gela Le Radici del Futuro - Mer, 05/15/2024 - 17:53

Venerdì 17 maggio alle ore 21, il Teatro Eschilo di Gela ospiterà la prima assoluta del Mistero di Winchester House, pièce teatrale scritta e diretta da Franco Longo, direttore del teatro.

Liberamente ispirata al film La Vedova Winchester (2018), la pièce prende spunto da una storia realmente accaduta.

Sarah Winchester è la vedova di William, figlio del celebre inventore dell’omonimo fucile Oliver Fisher Winchester, e la madre di Annie, morta in tenera età. A causa di questi due lutti è convinta di essere maledetta dalle anime di tutte le persone morte proprio a causa dei fucili che la famiglia del marito produce. È così che su consiglio di una medium, Sarah fa costruire a San Jose in California una gigantesca magione, la Winchester House, con l’idea di ospitare queste anime.

La Winchester Mystery House, realmente esistente, è una delle costruzioni più bizzarre e allo stesso tempo longeve della Silicon Valley, la parte meridionale della San Francisco Bay Area, in California.

La casa è carica di elementi stravaganti e fedele alla volontà degli spiriti. Costituita da 160 stanze, la Mistery House vede la presenza di porte che si aprono contro pareti chiuse o la scala che finisce direttamente sul soffitto, senza portare da nessuna parte. Ma anche la presenza di ben 52 lucernari, 40 camere da letto e 47 camini, ben sei cucine, tre ascensori e due piani seminterrati. Oltre all’enorme quantità di bagni, se ne contano 13, ma con una sola doccia per l’intera e maestosa abitazione.

Ma torniamo alla storia.

Nel 1906 la società chiama il dottor Frederic Bolton con lo scopo di valutare la sanità mentale della donna; il Consiglio di amministrazione, infatti, non la ritiene sana di mente, quindi incapace di gestire gli affari societari. L’unica condizione è che il medico venga scelto da Sarah stessa.

Il Dottor Bolton è stato, quindi, selezionato poiché la sua storia è direttamente collegata ai fucili Winchester; sua moglie, una donna con problemi mentali, lo aveva colpito con quel fucile durante una discussione. Il dottore ha vissuto, così, uno stato di morte per tre minuti, per poi ritornare in vita, mentre la moglie, per il senso di colpa, è morta suicida. In questo avvenimento è nascosta la chiave per risolvere il mistero.

Franco Butera, sceneggiatore e regista della pièce, ritorna in scena dopo circa 10 anni per interpretare il Dottor Bolton. Dalla sua ricerca è nato questo lavoro, in seguito una selezione precisa degli interpreti della rappresentazione teatrale.

La pièce, oltre ad analizzare il legame tra la vita e la morte, vuole portare in scena un messaggio non presente nel film: l’uso indiscriminato delle armi negli Stati Uniti. Per Franco Butera, infatti, i fucili sono armi di morte, che non vanno utilizzate in maniera incondizionata e spietata. Un messaggio molto attuale nel difficile periodo storico che stiamo vivendo.

Pronti a vivere il mistero della Winchester House?

La prima vi aspetta al Teatro Eschilo di Gela venerdì 17 maggio alle 21:00, seguita da due repliche il 18 e il 20 maggio.

Facciamo il nostro in bocca al lupo a tutti gli attori!

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