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Lo spirito di sacrificio o lo spirito del gioco?

Kendo

Premessa per le gentili lettrici:
care ragazze, l’inizio di questo articolo è per voi, probabilmente, un po’ ostico. Si parla di bastonate e arti marziali. Ma solo per poche righe e per riuscire a spiegare un concetto essenziale anche nella cura dei bambini e nella coltivazione dei fiori.
Non riesco a esprimerlo altrimenti perché l’ho appreso in un periodo durante il quale mi dedicavo a prendere un sacco di botte con l’intento di fare un po’ di chiarezza nella mia vita. E non sostengo certamente di aver seguito la via migliore. Ma tant’è… ognuno è figlio della strada che ha fatto e solo quella conosce…
Quindi, se potete, dolci fanciulle, resistete alle prime righe… E non impressionatevi… noi maschi siamo fatti così. Entro certi limiti un dolore lancinante non è un grosso problema se poi speri di ottenere i favori di una donna.
 
I giapponesi hanno una parola, Zanshin, che significa “spirito di sacrificio”.
I maestri di arti marziali dicono che per ottenere il successo l’essere umano deve mettere tutta la sua energia e la sua presenza mentale nell’azione.
Quando apprendevo dal grande Maestro Mario Bottoni l’arte del Kendo, la spada giapponese, egli mi insegnò che l’attacco non deve mai avere termine fino a che c’è un nemico di fronte a te. E per insegnarci questo, Bottoni ci massacrava di mazzate. Cosa che mi portò ben presto ad abbandonare quest’arte marziale, essendo io un pusillanime.
Comunque mi è stato utile imparare a restare fermo mentre il Maestro mi picchiava. Cosa particolarmente dolorosa quando si continua a colpirti sui lividi contratti nei giorni precedenti. Praticamente stai lì e piangi dal dolore. Poi devi ringraziare il Maestro perché ti ha mostrato i tuoi limiti.
E non piangevo solo io ma anche il resto della classe, composta da una decina di giovani coraggiosi e dotati di corporature imponenti (io sono sempre stato un po’ mingherlino…).
Bottoni mi ha insegnato parecchie cose, ad esempio che è uno sforzo inutile tentare di tenere gli occhi aperti mentre ti colpiscono in testa. Meglio chiuderli nel momento dell’impatto e poi essere veloci a riaprirli. Questo perché quando ti arriva una saracca boia comunque ti si annebbia la vista, quindi avere gli occhi aperti non dà nessun vantaggio. Invece se chiudi gli occhi assorbi meglio il colpo e la vista si disappanna più velocemente. E mi ha anche insegnato che dopo una ventina di bastonate tendi a scoprire un’energia pazzesca dentro di te.
Bottoni, usando un numero minimo di parole, mi fece capire che se il tuo obiettivo è arrivare sull’avversario e colpirlo, il tuo colpo sarà debole e impreciso. Se invece non concepisci l’interruzione dell’azione prima di aver annientato l’avversario il tuo colpo raggiungerà il massimo della potenza.
Cioè, quello che pensi, l’obiettivo che ti muove, è più importante della perfezione stilistica e di qualunque altra qualità.
Per vincere devi usare il Chi (l’energia/emozione) e devi essere centrato sulla tua Harà (centro vitale posto tre dita sotto l’ombelico/mente animale) ma ciò che ti conduce alla vittoria è lo Zanshin, la capacità di sentire la tua azione come una sequenza unica di azioni nelle quali manifesti senza interruzione tutta la tua determinazione, costi quel che costi. Vivere o morire è secondario. L’importante è che fino a che tu sei vivo combatti.
Questa visione dell’azione risente fortemente della cultura guerriera giapponese, la cultura patriarcale degli allevatori nomadi che conquistarono il Giappone assoggettando la civiltà matriarcale. Una cultura autoritaria che si scontrò con contadini capaci di combattere a mani nude (karate significa “mano vuota”)…
Sospetto che i samurai, campioni dell’aristocrazia guerriera, non inventarono niente, codificarono le tecniche di combattimento delle popolazioni che sconfissero grazie alla superiorità tecnica delle loro spade e dei loro archi.
E quindi possiamo sospettare che tradussero i concetti essenziali adattandoli al loro modello mentale improntato sulla violenza e sullo schiavismo.
Sospetto quindi che originariamente lo Zanshin non fosse inteso come “spirito di sacrificio” ma più semplicemente come “azione ininterrotta”.
Riportato in questi termini questo elemento essenziale per sviluppare tutta la propria forza, perde i connotati guerrieri e può essere applicato per descrivere anche il gioco di un bambino, le effusioni tra amanti, l’abbraccio a una persona cara che non vedi da tempo.
Io credo che dalle arti marziali possiamo imparare molto ma al di fuori della pratica della guerra esse esprimono un approccio debole alle questioni della vita. Generalmente le arti marziali non indicano in modo sufficientemente nitido la centralità dell’amore nella vita. Anche perché picchiarsi e amarsi contemporaneamente è un po’ difficile.
La potenza più grande in questo universo non è l’azione ininterrotta del guerriero ma la continuità ininterrotta della capacità di amare.
Come abbiamo detto nei capitoli precedenti il primo scopo della vita è scoprire quale è la tua missione, cosa vuoi fare veramente e quindi CHI SEI.
Riuscirci è la prima e la più importante delle vittorie.
Scoprire quali talenti Dio o chi per lui, ti ha regalato. E scoprire l’immenso piacere e senso di compiutezza che dà sapere cosa vuoi veramente fare del tempo che trascorrerai su questo incredibile pianeta, avendo a disposizione un corpo che ti consente di sentire il mondo e gli altri esseri umani.
Quando decidi di impegnarti in qualche cosa che vale la pena DEVI poi sapere che tanto più sarai DENTRO quello che stai facendo, tanto più sarà probabile (non certo) raggiungere il tuo obiettivo.
Hai grande capacità di accedere a questo stato di presenza emotiva e compenetrazione, l’hai sperimentato per anni, nella prima infanzia, quando giocavi in modo incrollabile, assoluto, totale e pieno d’amore.
Grande potenza.
La madre con il bambino in braccio è capace di compiere prodigi di forza, velocità e intelligenza perché nella sua mente non vi è posto per null’altro che il suo amore illimitato per la sua creatura.
E l’uomo che deve difendere la propria donna e i propri figli non è capace di concepire nessuna limitazione alla sua azione.
A volte si perde comunque, ma questa è un’altra storia. E ci sono certo anche padri e madri snaturati, ma sono appunto persone che hanno smarrito la loro natura e ogni limpidezza nella visione di sé.
Per fare quel che desideri non hai bisogno di nessuna scuola, nessun potere, nessun mezzo.
Ti basti abbondantemente, perché l’amore per quel che desideri è l’essenza. Inizi subito a seguire la tua strada, mentre cammini avrai tempo per imparare e trovare.
E se cadi per terra e sbatti il tuo nobile deretano non te ne curare, cerca di capire dove sta l’errore e rialzati. Non interrompere l’azione.
Non guardare alle singole battaglie, sono secondarie.
E’ la sequenza che devi vedere, essa si dipana senza interruzione nel futuro.

A volte scopriamo che per dar valore alla nostra vita, per seguire l’impulso amoroso, dobbiamo porci di fronte a obiettivi di dimensioni colossali.
Come ad esempio dare un mondo migliore ai nostri figli.
Quando ti succede sei un po’ nella merda perché cambiare il mondo non è facile.
Spero di non avvilire la tua autostima sostenendo che è difficile riuscirci in poco tempo.
Qui il discorso dell’azione ininterrotta diventa essenziale: non riuscirai a creare un mondo perfetto ma potrai ottenere via via tanti piccoli risultati e goderne la soddisfazione.
Mi fa incazzare la gente che dice che oggi stiamo peggio di 40 anni fa. Non hanno memoria.
Non si ricordano che i politici rubavano uguale ma non andava mai in galera nessuno, neanche per un giorno, la pedofilia era in fondo tollerata, lo stupro era un reato contro la morale e non contro la persona e se facevi un matrimonio sbagliato non potevi divorziare.
Abbiamo lottato contro quel mondo, e abbiamo perso quasi tutte le battaglie ma abbiamo continuato a lottare e siamo riusciti effettivamente a erodere il sistema, costringendolo a evolversi.
Abbiamo cambiato la scuola, i rapporti tra maschi e femmine, il nostro modo di trascorrere il tempo libero e di concepire l’amicizia, il nostro modo di mangiare e di intendere l’arte e la natura e milioni di persone sono riuscite a costruirsi anche un modo diverso e indipendente di lavorare. Il nostro modo di vedere il mondo è cambiato. Noi siamo persone di tipo completamente nuovo, sentiamo e viviamo in modo nuovo.
Ci sono ancora molti, terribili problemi.
Non abbiamo ancora finito.
Ma il mondo migliora grazie a milioni di uomini e donne che si alzano ogni mattina e nonostante tutto continuano a impegnarsi per migliorare la loro vita e quella dei loro figli.
E nessuna forza al mondo è capace di fermarli, di scalfire la loro incrollabile determinazione.
E continuano a impegnarsi e ad avere passione, incuranti delle offerte oscene del Sistema del Dolore, continuano ad essere fedeli alla loro via, quando si vince e quando si perde.
Eravamo schiavi nelle società feudali, oggi siamo, bene o male, cittadini e i nostri figli vivranno in una società giusta.
I potenti salgono alla ribalta e poi precipitano. Noi continuiamo a costruire il meglio, incessantemente.
Metti questa energia dentro i tuoi sogni. Guarda la tua storia allargando la prospettiva. Tu fai parte di un popolo, tu fai parte di un universo, tu possiedi doni incommensurabili, devi solo rendertene conto. Scoprire i tuoi talenti sarà il primo grande successo. La prima vittoria contro i samurai della mente.

 

INDICE DEGLI ARTICOLI PRECEDENTI (in ordine di lettura)

1 - Lo zen e l'arte di vincere

2 - Non esiste un modo certo per avere successo. Esiste però un modo certo per mandare tutto a scatafascio.

3 - Come fallire in maniera pazzesca

4 - Reprimere i desideri fa male, molto male

5 - Le vie della perfezione sono finite

6 - Il senso della realtà. Agire con passione, agire con metodo!

7 - Non ho potuto arrivare in orario perché c’è stato uno tsunami.

8 - Lo spirito di sacrificio o lo spirito del gioco?