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Vandana Shiva: Fare Pace con la Terra

Vandana Shiva Fare Pace con la TerraQuesto libro documenta la guerra in atto contro la Terra e i suoi abitanti, ma anche la lotta in sua difesa, per il diritto dei popoli a godere del suolo e dell’acqua, delle foreste, delle sementi e della biodiversità. Spiega come le nostre residue speranze di sopravvivenza dipendano dal passaggio a un paradigma basato sul un’economia, una politica e una cultura della Terra. Fare pace con la Terra è un imperativo per la sopravvivenza e per la libertà.

Così presenta il suo libro la stessa Vandana Shiva, un nome noto a chiunque si interessi di ecologia.
E’ diventata una delle più importanti testimonial delle lotte per la difesa dell’ecosistema, contro il saccheggio delle risorse naturali che le grandi corporation da tempo perseguono senza alcun rispetto per le popolazioni né per i luoghi.
Vicepresidente di Slow Food, nel 1993 ha ricevuto il Right Livelihood Award, il premio Nobel alternativo. E' tra i principali leader dell'International Forum on Globalization.
Tra le sue battaglie, che l'hanno resa famosa anche in Europa, vi è quella contro gli OGM e la loro introduzione in India.
Il libro che vi andiamo a presentare questa settimana è Fare Pace con la terra, edito da Feltrinelli.
Seguendo il celebre aforisma di Gandhi che dice che “La Terra è abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di alcune persone”, il libro fa il punto sullo stato dello scontro tra la logica del profitto a ogni costo delle grandi multinazionali e i bisogni delle popolazioni che vivono sul territorio.
Ve ne riportiamo un brano. Buona lettura.

Guerre alimentari
Le origini della crisi alimentare e le soluzioni per una giustizia e una pace alimentari.

Introduzione
La crisi alimentare è l’effetto di una guerra alimentare. La guerra alimentare è, innanzitutto, una guerra tra paradigmi: tra un modello industriale e uno ecologico, ma è guerra anche perché nega a un miliardo di persone affamate il diritto al cibo e ad altri due miliardi di persone, che offrono di malattie legate al cibo, il diritto a un’alimentazione sana. E’ una guerra contro i contadini, che vedono distrutta la loro vita, insieme ai mezzi di sussistenza. Ed è una guerra contro il pianeta, nella misura in cui a essere distrutti sono il suolo, la biodiversità, l’acqua. Gli strumenti di questa guerra contro la Terra operano sul campo e, insieme, sulle menti.
La crisi alimentare incarna e illustra le molteplici crisi della nostra epoca: quella finanziaria, quella energetica, la crisi legata al clima, la crisi dell’acqua, della biodiversità, della salute e della nutrizione, la crisi dell’occupazione e quella della democrazia.
La crisi alimentare ha già condannato un miliardo di persone alla fame permanente e strutturale, e altri due miliardi a malattie come obesità, diabete e ipertensione. E se le tendenze attuali si manterranno invariate, l’emergenza alimentare si aggraverà, colpendo altri miliardi di persone.
L’emergenza e la crisi alimentari sono dovute, secondo me, a tre importanti cause.
In primo luogo, l’appropriazione e la distruzione, da parte delle corporation, dei doni della natura fondamentali per la  produzione di alimenti (suolo e terra, acqua, sementi e biodiversità) ai fini dell’agricoltura industrializzata e globale, controllata e promossa dalle corporation stesse.
In secondo luogo, il sistema inefficiente e inquinante della produzione alimentare industriale, fondato sull’impiego intensivo di sostanze chimiche, carburanti fossili e capitali, che distrugge da un lato il capitale della natura e dall’altro quello della società, sradicando le piccole fattorie e distruggendo la salute.
Le piccole aziende agricole forniscono il 70 per cento del cibo mondiale, eppure vengono distrutte con la scusa del basso rendimento. L’88 per cento del cibo viene consumato nella stessa eco-regione o area in cui viene prodotto. L’industrializzazione e la globalizzazione sono l’eccezione, non la regola. E dove le piccole aziende agricole e le economie alimentari locali non sono state ancora distrutte dall’industrializzazione, la biodiversità e il cibo continuano a dare da vivere alle popolazioni. La biodiversità agricola viene salvaguardata dai piccoli contadini. Come riferisce il rapporto del gruppo ETC, “i piccoli contadini allevano e curano 40 specie di animali e quasi 8000 varietà di piante. Coltivano, inoltre, 5000 varietà agricole domestiche e hanno donato più di 1,9 milioni di varietà alle banche genetiche mondiali. Gli allevatori ittici hanno raccolto e protetto più di 15.000 specie d’acqua dolce. Il lavoro di contadini e allevatori a salvaguardia della fertilità del suolo è diciotto volte più efficace dei fertilizzanti sintetici forniti dalle sette maggiori corporation”.
Quando questo sistema alimentare ricco di biodiversità viene sostituito da monoculture industriali, e il cibo mercificato, le conseguenze sono fame e malnutrizione. Degli attuali 6,6 miliardi di esseri umani sulla Terra, sono circa un miliardo quelli che non hanno cibo a sufficienza; e un miliardo sono quelli che hanno abbastanza calorie, ma un nutrimento insufficiente, soprattutto in termini di micronutrienti. Un miliardo e trecento milioni sono gli obesi, malnutriti perché costretti a cibi industriali, poveri di sostanze nutritive, ma ricchi di calorie e artificialmente poco costosi. Metà della popolazione mondiale è vittima di fame strutturale e di ingiustizia alimentare. Nel corso della storia, la fame era sempre causata da fattori esterni: guerre e calamità naturali. Era circoscritta nello spazio e nel tempo. La fame di oggi è permanente e globale, E’ preordinata. Ciò non significa che chi governa i sistemi alimentari attuali la crei intenzionalmente. Significa che la fame è implicita nel sistema di produzione industriale e di distribuzione globale del cibo creato dalle corporation.
….
La terza causa della fame è da cercare nella globalizzazione e nella mercificazione dei sistemi alimentari. La globalizzazione dell’agricoltura industriale, che si accompagna all’appropriazione dell’agricoltura da parte delle corporation sta ulteriormente accelerando la diffusione della fame.
(Continua)

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