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Prigionieri di un modello sbagliato del mondo

Prigionieri di un modello sbagliato del mondo

Il nuovo governo mi lascia perplesso…
Molto perplesso…
Ho la sensazione di essermi perso qualche cosa. Ancora pochi giorni fa si poteva sperare in “qualche cosa di completamente diverso”. Molto diverso.

Ho una sensazione simile a quella che sentii negli anni settanta quando mi resi conto che non ci sarebbe stata nessuna rivoluzione.
Né comunista né hippy.
Un cretino in televisione dice che gli italiani ne hanno le palle piene della contrapposizione tra Berlusconi e gli anti Berlusconi.
Avremo tempo per misurare colpe e responsabilità.
Probabilmente molto tempo, prima di rivedere in Italia la possibilità che l’alternativa al sistema diventi governo del paese.
Probabilmente questo governo riuscirà a fare qualche cosa per allentare la morsa della crisi, sicuramente non sarà un governo capace di costruire pezzi di una società nuova.
Credo che in questi momenti sia necessario rimettere a fuoco l’intera scena che abbiamo di fronte per poter decidere cosa possiamo fare noi progressisti, noi che abbiamo un sogno, noi che desideriamo un mondo giusto, dove la gente possa cercare la propria felicità.
Se guardiamo i fatti nel loro insieme vediamo che alla fin fine la maggioranza degli italiani, in un modo o nell’altro, ha scelto di non affrontare il rischio del cambiamento.
Il centro della questione non sono gli inciuci e le rigidità, è che la maggioranza delle persone ha la testa che funziona in un certo modo.

Nel 1980 scrissi un libro, con un titolo divertente, Come fare il comunismo senza farsi male, nel quale sostenevo idee molto ponderate. Sostenevo che il potere reale, quello economico, era ormai nelle mani del popolo, in quanto i consumatori avrebbero potuto in qualunque momento determinare il fallimento di un’azienda semplicemente non comprandone i prodotti.
E sostenevo che questo potere, unito a quello di votare alle elezioni per candidati muniti di buon senso, rendeva possibile la transizione verso una società amorevole, senza spargimenti di sangue.
Sono passati 33 anni, sono ancora convinto di quel che ho scritto ma devo ammettere che il processo verso una società migliore è stato un po’ lento. E in più, in questo momento, stiamo pure vivendo una fase economicamente disastrosa che ha brutalmente peggiorato la condizione dei lavoratori, azzerando conquiste che erano costate decenni di lotte.
La questione tragica è che, nonostante l’esplosione della cultura e degli strumenti di comunicazione, ancora la maggioranza degli esseri umani è ingabbiata in schemi mentali assurdi.
Schemi mentali presenti in tutti i gruppi politici, così come sono presenti in tutte le categorie sociali. Questo è il vero inciucio, è mentale, l’inciucio politico è solo l’ombra di un inciucio umano, quotidiano.
Lo scoglio che i sinceri progressisti devono superare per far crescere il cambiamento in Italia è proprio il fatto che non sarà mai possibile vincere le elezioni e ottenere un governo dei sogni se non ci sarà un movimento sociale, culturale, artistico ed emotivo, capace di contrastare le incrostazioni di secoli di violenza nella testa delle persone.
Quando alla fine degli anni settanta capii che la rivoluzione era impossibile decisi di occuparmi di mettere insieme quel che di buono aveva prodotto l’irruenza rivoluzionaria.
Avevamo perso lo scontro nelle piazze e nei centri del potere ma avevamo vinto nella cultura. Avevamo parole nuove che avevano significati capaci di aprire la mente delle persone: femminismo, dignità omosessuale, collettività, non violenza, ecosistema, cibo biologico, efficienza energetica, visione unitaria del rapporto tra mente e corpo, parto dolce, educazione non autoritaria, rispetto delle emozioni…
Queste nuove parole portarono migliaia di ricercatori e soprattutto ricercatrici, a rovesciare la scienza, le idee sulla psiche umana e sulla storia.
Si scoprirono le pacifiche società matriarcali, si sconvolsero le idee sulla vita dei popoli primitivi, si buttò all’aria il concetto stesso di malattie psicosomatiche affermando il fatto che corpo e mente sono un tutt’uno. Si scoprirono i neuroni a specchio e la sintonizzazione delle onde cerebrali come basi fisiche del desiderio di empatia e cooperazione. Cambiarono le idee sul piacere sessuale, sui meccanismi percettivi, sulla comunicazione corporea.
Milioni di abitanti di questo pianeta iniziarono a seguire strani corsi durante i quali si insegnavano le cose più disparate. Certo alcune erano veramente assurde e folli, ma fu il più grande movimento di autoformazione della storia umana.

In questi 30 anni queste idee hanno fatto molta strada e hanno cambiato il modo di pensare di milioni di esseri umani.
E anche il loro modo di vivere.
Abbiamo creato luoghi di aggregazione di nuovo tipo, libere università, scuole alternative, microcredito, finanza etica, ecovillaggi, cooperative, gruppi di acquisto, nuovi mestieri, nuove terapie, imprese ecologiche, una quantità incredibile di siti internet, libri, giornali. La rivoluzione del Web ha fatto esplodere la nostra capacità di comunicare, collaborare, lavorare senza metterci al servizio delle multinazionali del dolore.
In mille modi abbiamo sperimentato che è possibile vivere altrimenti, rifiutando la follia del sistema patriarcale basato sulla guerra e sulla cultura del dominio.
Non abbiamo preso il potere ma abbiamo modellato la nostra vita in modi completamente diversi, sperimentando un livello di libertà e di sogno che non era possibile in nessun’altra epoca storica.
E abbiamo anche elaborato una nuova potente teoria del cambiamento sociale basata sulla spinta gentile e sulla strategia dei piccoli passi.
E credo che oggi, per la prima volta, qualche milione di esseri umani abbia raggiunto la consapevolezza del fatto che questa è l’unica via che porta veramente il frutto del cambiamento.

Vorrei dirti che va tutto bene e che il nuovo mondo è imminente.
Ma onestamente credo che stiamo sperimentando la capacità del potere di rigenerarsi e adattarsi, asservendo alle sue logiche anche gli oppositori.
Ma credo anche che il potere non possa ingabbiare chi invece di sperare nelle vittorie elettorali è capace di impegnarsi a costruire pezzi di nuova cultura e di vita rispettosa dell’amore e del diritto al sogno.

Forse dovremo aspettare ancora un po’ per veder sorgere il sol dell’avvenire.
Nel frattempo continueremo a sperimentare che vivere altrimenti, pensare altrimenti, amare altrimenti è meglio.
E se riesci a vivere seguendo le tue inclinazioni vivi molto meglio.
Pensare e agire in modo diverso fa la differenza.
Essere progressisti è preferibile!

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