La formazione militare delle ragazze. Scatole dentro scatole dentro scatole

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Capitolo 10

Il giorno dopo stavo rilassando i miei neuroni camminando lungo un sentiero poco distante dalla locanda, misi un piede in fallo e scivolai sull’erba bagnata crollando rovinosamente al suolo, dandomi un colpo di reni, per evitare l’impatto della testa sul terreno. Ma il colpo di reni pur salvandomi il cranio mi causò uno strappo al collo.
Mentre stavo accasciato per terra a fare i conti con il mio dolore fisico e un certo disprezzo per il mio essere corporeo, un viso femminile estremamente chiaro apparve nel mio campo visivo. Dietro di lei c’era solo il cielo.
Tecnicamente potrei dire che riluceva, se non temessi di esser preso per mistico.
In un primo momento infatti credetti si trattasse di un’allucinazione dovuta alla gran botta in testa che avevo preso (nonostante il colpo di reni e il guizzo del collo. Alcuni quando prendono un colpo in testa vedono le stelle del cielo, altri le stelle del cinema).
Poi una voce celestiale chiese: “Va tutto bene?”
E io ebbi la netta sensazione di essere morto, ormai intento a dialogare con un angelo angelico.
Molto angelico.
“Ce la fai a muoverti?”
Sentii la sua mano toccarmi la spalla mentre si chinava ancor più su di me occupando col suo viso tutto lo spazio visivo. Ed ebbi una netta, violenta, sensazione di essere ancora vivo e pure particolarmente interessato a continuare a vivere.
Lei mi aiutò ad alzarmi, evento durante il quale dimostrai di essere più stoico di Muzio Scevola, quello svaporato di Muzio Scevola, che si bruciò la mano che aveva fallito l’assassinio di un nemico di Roma. Se la bruciò sopra un braciere pronunciando la frase: “Questa mano ha fallito questa mano io punisco!” (Hist manus fallavit! Hist manus ego punintibur!)
Praticamente un cretino.
E questo per dire quanto soffrii.
Comunque, a parte la mancanza di una connessione fluida tra le parti del corpo (mi sentivo quasi decapitato, come dopo un colpo di mannaia che il boia ha sbagliato), ero estremamente vivo e attratto dalla creatura che mi stava sorreggendo e mentre lo faceva emanava un profumo che avrebbe fermato un treno in corsa.
Evitai di dirle: “La lasciano andare in giro con quegli occhi senza porto d’armi?” e evitai anche un “Ho avuto la sensazione che la Grande Dea mi stesse parlando ma ora che ti vedo meglio mi accorgo che tu sei più carina!”. Ma feci uno sforzo per tacere.
Scelsi la linea guardarla in silenzio. E sperai che nel caso stessi sbavando lei potesse illudersi che fosse a causa della botta. Non so se hai mai pensato come dev’essere difficile vivere per le donne troppo belle, e che strana idea l’esperienza suggerisce loro. Dev’essere curioso abitare un mondo dove i maschi per lo più balbettano. E quando entri in un bar senti la temperatura che si alza di due gradi.
Insomma non so come dirlo meglio: lei mi face una certa impressione.
Pensai: se si chiama Deborah mi suicido.
Lei mi disse: “Io sono Deborah.”
Io mi rivolsi al mio Dio e gli dissi: stai esagerando!
Deborah è un nome che mi alza la pressione. Mi ha sempre fatto questo effetto.
Forse per via della canzone di Mina: lunghe ali di fuoco han coperto la luna sopra di me!
Riuscii a sapere che era lì da tre giorni, alla Faggiasca, insegnava storia dell’arte in un liceo, era in convalescenza per una brutta polmonite ed era arrivata da Bergamo fin lì per prendersi un po’ di aria pura. Aveva 26 anni ed era del segno della Vergine ascendente Gemelli. Anno del Coguaro.
Il mio cervello registrò anche una serie di altre informazioni su di lei che non sto a elencare perché le mie gentili lettrici non mi capirebbero.
Poi scomparve dicendo qualche cosa di astruso come: “Ho dimenticato un batuffolo in camera.”
Incomprensibile ma estremamente morbido.

Quella sera la rividi a cena. Una ventina di ospiti erano distribuiti lungo un tavolone. Ma lei si sedette lontano da me.
Poi si ritirò presto non lasciandomi nessuna possibilità di riprendere il dialogo.
Dopo cena mi trovai di fronte un bicchiere di vin santo e Marco Giuffré, uno dei gestori. Aveva il naso grosso, le orecchie grosse e mi guardava tranquillo. Come se avesse avuto a disposizione tutto il tempo che c’era. Parlammo fino a quando tutti furono andati a letto scambiandoci storie lontane. Entrambi ancorati a certi anni della nostra vita. Racconti che ti rinfrancano, terreni sicuri, situati in un passato lontano. E ti fanno credere di conoscere da sempre qualcuno che hai appena incontrato.
Come vecchi compagni d’armi.
Luisa, la sua compagna, biondissima, verso le 24 venne a darci la buonanotte.
Poi lui restò in silenzio come se aspettasse una domanda sospesa. E io la feci: “Sai qualche cosa della Congregazione?” Si guardò in giro senza cercare niente. Poi mi fissò gli occhi addosso, tranquillo. Bevve un altro sorso dal bicchiere da osteria, fece schioccare la lingua, si toccò il mento e disse: “Non ci crederai ma me l’ero immaginato. Portate un marchio.”
“Un marchio?”
“Sì, non saprei dire cosa, magari solo un certo ritmo nella voce, ma è difficile che mi sbaglio. Chi incappa nella Congregazione resta segnato.”
Lo guardai chiedendomi se volevo veramente saperne di più. Poi la mia identità guerriera prese il sopravvento:”Fino a tre giorni fa non sapevo neanche che esistessero.”
“E poi?”
“Poi ne ho sentito parlare, a Bologna, una cena in pizzeria. Ma non ci ho capito niente.”
Marco Giuffré inclinò la testa leggermente come a misurarmi. Aveva l’aria di non credere una parola di quel che avevo detto. Il che parve però non interessargli.
Faceva parte di quelli che credere e dubitare gli paiono attività superflue.
“Stai attento sono brutta gente.”
“Raccontami.”
Restò in silenzio. Bevve un altro sorso. Mi guardò: “Che livello di complessità sei disposto a tollerare!”
Ero abbastanza ubriaco da dirgli: “Il massimo.”
“Allora ti racconto una storia. C’è un uomo convinto che la moglie lo tradisca. Inizia a comportarsi in modo strano. Ripetutamente finge di avere un appuntamento per lasciarla sola e poterla pedinare. Lei si insospettisce, crede che lui abbia un amante. E pensa di aver individuato la donna dalla quale corre suo marito fingendo appuntamenti di lavoro: la segretaria di lui. Il marito della segretaria è geloso. Per una serie di coincidenze si convince che sua moglie lo tradisce con il datore di lavoro. E inizia a seguire anche lui la moglie. Per un’altra serie di coincidenze il datore di lavoro incontra la segretaria in un parco. Lei è seguita dal marito, lui dalla moglie. Il marito lo blocca in mezzo alla strada e lo insulta. La segretaria e la moglie dell’insultato vedono la scena e accorrono. I due uomini iniziano a picchiarsi. Le due donne cercano di separarli. Proprio in quel momento un rapinatore esce da una banca e siccome è completamente pazzo lancia una bomba a mano che esplode vicino ai 4 litiganti uccidendoli.”
Lo guardai e per più di un secondo pensai di aver parlato tutta la sera con un cretino: “E questo cosa vuol dire?”
Marco Giuffré fece un risolino, si riempì il bicchiere di vinsanto e rispose: “Vuol dire che la gente si affanna per delle stronzate e non si accorge di quel che veramente gli succede intorno. La Congregazione e l’Alleanza si combattono all’ultimo sangue ma entrambe sono solo un imbroglio e un’allucinazione collettiva.
Entrambe convincono i loro adepti di essere organizzazioni che possiedono conoscenze alchemiche tali da permettere loro di guadagnare milioni di euro. Dicono: possiamo prevedere le quotazioni azionarie. E siccome possiedono una conoscenza segreta e in effetti dispongono di fiumi di denaro, ottengono la fiducia ceca di molte persone che poi sono disposte ad obbedire a qualunque ordine.
Possono facilmente convincere una morigerata collegiale a darsi sessualmente a un vecchio finanziere per carpirne i segreti… In realtà il gioco funziona esattamente al contrario. Grazie all’illusione di una conoscenza segreta riescono a manipolare le persone e a far sì che gli adepti siano disposti a tutto pur di trovare le informazioni riservate con le quali poi queste due sette ottengono notevoli guadagni in borsa.
Non hanno nessun algoritmo magico, hanno molte orecchie e molte puttane… E sono maestri nel far parlare la gente.”
Lasciai che quel discorso affondasse nel lago ghiacciato della mia mente. Aspettai che si inabissasse per poterlo toccare in tutte le sue parti.
Ed ebbi di lì a poco la nitida certezza che Marco Giuffré diceva la verità.
Non esisteva nessun codice numerico, nessuna conoscenza cabalistica capace di regalare montagne di banconote con poco sforzo. Era vero invece che lo spionaggio finanziario era diventato negli ultimi vent’anni la fonte di denaro più grandiosa. Il traffico di droga, il commercio di armi, il gioco d’azzardo, il commercio sessuale, gli appalti truccati e le tangenti, messi insieme non facevano un decimo delle fortune che cambiavano di mano grazie alle semplici informazioni. Bastava sapere con un anticipo di poche ore che un’azienda era nei guai e usare il computer più vicino e scommettere su un differenziale a ribasso. Se sbagliavi perdevi tutto, ma se azzeccavi la previsione raddoppiavi il tuo capitale in meno di un giorno.
E speculare sulle informazioni riservate non rende necessario l’uso delle armi, anche se a volte aiutano… Il grosso del lavoro consiste nell’ascoltare molta gente, registrare molti dati e incrociarli.
Ma servivano molte persone assolutamente dedite al progetto. Gente animata da quello zelo e da quella passione che i soldi da soli non possono comprare.
Marco Giuffré riprese a parlare interrompendo i rimbalzi nella mia mente. Io sentii una fitta al collo e mi massaggiai delicatamente.
Lui disse: “Schiavi moderni. Schiavi consenzienti. Il resto sono tutte balle. Manipolano i cervelli. Questa è la verità.”
“Ma come fanno.”
“Sono bravi. E hanno molta fantasia. Ti accalappiano costruendoti addosso delle storie. Ti fanno vivere avventure pericolose, ti mettono al centro. Costruiscono un film con te dentro, ti fanno sentire in pericolo e poi ti salvano, costruiscono nella tua testa una gratitudine cristallina e la sfruttano per farti fare qualunque cosa. Ho sentito di una ragazza che ha partecipato a una rapina finita male ed è diventata una latitante, perennemente in fuga, per due mesi. Alla fine ha scoperto che la rapina era finta, finti i poliziotti che li avevano inseguiti, tutto finto. Non c’era nessun mandato di cattura contro di lei, non era ricercata. Lo ha scoperto dopo un mese che si prostituiva in un bordello clandestino. Anche i giornali che le avevano mostrato con sopra la sua fotografia erano falsi. Una storia da fantascienza: lei ci è quasi andata fuori di testa. Non hai idea di cosa siano capaci i tuoi amici. Poi puoi dire che quelli dell’Alleanza sono meno carogne e che quelli della Congregazione sono dei criminali fetenti. Ma alla fine sono la stessa cosa. E sono disposti a uccidere per tenere in aria i loro giochi.”

Andai a letto. Confuso. Una verità nascondeva un’altra verità che nascondeva una terza verità, che poteva essere benissimo una nuova, più raffinata menzogna.
Ma io mi chiesi se arrivare fin lì, alle Faggiasche, fosse il frutto del mio desiderio o di qualche oscura forma di ipnosi.
E Marco Giuffré faceva parte del mio incubo o del loro complotto?
E mi chiesi se l’attacco e la distruzione della fortezza potessero essere una messa in scena. Non mi pareva probabile. Troppo dispendioso. E poi quale poteva essere lo scopo? Mi venne in mente la storia dei nazisti che per scatenare l’odio verso gli ebrei organizzarono attentati dando ai semiti la colpa. La coesione del gruppo ha bisogno di un nemico. E se è un nemico mortale è meglio. La paura del nemico è un cemento formidabile per le relazioni autoritarie. Lo aveva scritto William Raich negli anni trenta osservando l’avanzata inarrestabile del nazismo.
Immaginai un gruppo di spietati nazisti che invece di invadere le nazioni scelgono di prendere possesso dei mercati finanziari. La stessa capacità di gestire l’isteria di massa del Terzo Raich unita alle tecniche di manipolazione moderne, dalla PNL in poi. Se Hitler avesse avuto un computer con una connessione veloce al mercato globalizzato avrebbe perso tempo a invadere la Russia? Certo se era così si trattava di un complotto molto complesso, molto più arzigogolato di quelli degli Illuminati immaginati dai blog complottisti… Ma la sfida moderna è quella della complessità…
Mi addormentai senza angustiarmi ulteriormente leggendo qualche pagina dell’Educazione militare delle Ragazze che avevo trovato nella libreria dell’ostello…

Forse il gatto era entrato nella notte. Ma la porta mi pareva di averla chiusa. Forse era sempre stato lì e non l’avevo visto. I gatti sono capaci di rendersi invisibili.
Comunque il gatto mi guardò.
Io continuai a dormire facendo finta di niente.
Poi il gatto mi guardò di nuovo. E io guardai il gatto.
Poi mi rimisi a dormire. Ma ormai sapevo per certo che il gatto mi stava guardando.
Allora guardai il gatto. E il gatto mi guardò. Poi finalmente mi svegliai, tutto sudato. Non c’era nessun gatto.
Mi misi sotto la doccia, cercando di ritrovare un filo che fosse attaccato da qualche parte.

Quando il mattino dopo mi svegliai in una giornata traboccante di sole mi ricordai che mi ero innamorato di una donna che si chiamava Deborah. Poi mi ricordai che stalinisti e nazisti stavano massacrandosi per il possesso della mia anima.
E come inizio giornata non fu un gran che.
Per fortuna nella sala dove servivano la prima colazione c’era dell’ottima marmellata d’arancia. Biodinamica. Non so cosa voglia dire ma mi piace il suono.
Sembra una cosa affidabile e moderna.

Rischiare la pelle galvanizza i desideri.
“Grossomodo sì… Concludevo il mio articolo osservando che fino ad ora si è trovato un solo modo scientifico di sfruttare gli squilibri distributivi dovuti alla legge che impedisce che nei piccoli numeri si manifestino vistose irregolarità (che scompaiono quando si prendono in considerazione numeri enormi di situazioni).
E si tratta proprio di qualche cosa di scientifico.
Gli uffici tributari del Governo Usa scoprono se il bilancio di un’azienda è falso analizzando la frequenza dei numeri.
Siccome è più probabile che un venditore fissi come prezzo 99 centesimi piuttosto che un dollaro, tutta la contabilità è permeata di una sovrabbondanza di 9 e suoi multipli.
Ma c’è anche una maggiore presenza abbastanza strana di alcuni altri numeri… Una frequenza che si ripete con grande costanza…
Se una persona invece falsifica i bilanci tende a scrivere cifre ripetendo più spesso alcuni numeri e crea quindi una frequenza dissonante rispetto a quella naturale. Ad esempio in un bilancio falsificato ci sono molti 11… Così li beccano subito!”
“Veramente se ci sono troppi 11 ti arrestano?” Chiese Ester stupita.
“No stavo inventando. Non so quali numeri siano più frequenti… Forse è un algoritmo che tengono segreto…”
Mi dedicai a finire un piatto di insalata condita con un ottimo olio di oliva e diedi loro il tempo di valutare il mio racconto.
La sala nel frattempo si era quasi svuotata e alcuni inservienti stavano pulendo i tavoli.
Noemi disse: “Ecco perché ti vogliono catturare. Tu hai raccontato il fulcro della loro teoria di manipolazione. Vogliono chiuderti in un sotterraneo e farti cercare numerini ricorrenti per il resto della tua vita.”
“Che numerino?” Chiesi io.
“I numerino che segnalano l’avvicinarsi di un momento di crisi.”
“E cioè?”
“Come credi che riescano a manipolare la borsa?
Loro usano proprio quel che dici tu. Analizzano parole e numeri e li trasformano in una linea sopra un diagramma che indica esattamente se in quel momento c’è una distribuzione omogenea di tutti i numeri oppure se alcuni numeri stanno intensificando la loro frequenza. Diciamo che non è un caso che un massacro avvenga in un giorno nel quale abbiamo già di base un’alta frequenza.
L’11 è più facile che intensifichi la sua presenza il 9-11, che dista 111 giorni dalla fine dell’anno… La presenza di una perturbazione della regolarità della frequenza di un numero “invita” altre coincidenze e fatti eclatanti ad addensarsi. Il crollo di un titolo azionario tendenzialmente avverrà in un momento di particolare frequenza di alcuni numeri…”
“mi sembra un po’ azzardato come ragionamento.” Dissi io.
“Può darsi. Ma non è questo il punto. Loro sono convinti che funzioni. E in effetti sostengono che tutti i soldi di cui dispongono derivano proprio dalla loro prodigiosa capacità di intuire i momenti di crisi delle quotazioni azionarie e realizzare enormi guadagni scommettendo sui crolli al momento giusto… Scommettono sui crolli perché sono più facili… E anche i nostri cari vecchietti che ci ospitano ne sono convinti… Tutti questi ragazzi cosa credi che facciano dalla mattina alla sera sui loro computer? Immagazzina ogni sorta di dati, dalle temperature climatiche alle estrazioni del lotto. E analizzano minuto per minuto questo flusso di numeri cercando eccessi di frequenze… Come facciano poi a scoprire da questo qualche cosa di utile non saprei dirtelo. Ma tutta questa guerra gira intorno a questa sfida matematica e a cosa puoi fare o non fare con la montagna di denaro che ci tirano fuori.”
La guardai intensamente. Forse sperando che la forza del mio sguardo potesse costringerla a ritrattare quanto aveva appena detto.
Mi sembrava una totale follia.
Tutto. Far soldi sfruttando le frequenze numeriche ma anche prendersela con me perché avevo scritto quattro cose elementari sui numeri.
Ma quale altra spiegazione potevo dare di tutto quanto era successo fino ad allora? Nessuna.
E quando non hai nessun’altra spiegazione per un evento è facile aggrapparsi alla meno stupida. Non capire proprio niente è angosciante.
Ma abbracciare un’idea solo perché non ne hai un’altra migliore non è il massimo del buon senso.
E’ un comportamento stupido quanto diffuso.
Una reazione automatica nella quale speravo di non cadere. La mia capacità di ragionare è una cosa alla quale tengo parecchio. Di cervello ne abbiamo uno solo e se lo spampani mettendoci dentro delle stronzate semplicistiche prima o poi devi pagare il conto.

Ok, allora diciamo che esiste un partito dei cattivi che vogliono manipolare il mondo utilizzando conoscenze numeriche e manipolazioni e chissà cos’altro. Poi c’è il partito dei buoni che cerca di impedire a questi malvagi di controllare il mondo.
Ma questo non vuol dire che si stia guardando la battaglia giusta.
Allarga la tua visuale, non restare intrappolato nelle strutture di causa e effetto che colpiscono la tua mente.
Di fronte a te si svolge una battaglia, e vero. E per una serie assurda di casualità tu sei coinvolto nella battaglia. Sei diventato una preda per i cacciatori e c’è pure chi ti vuole difendere.
Ma è questa la tua battaglia?
E veramente questo lo scontro che sta determinando i destini del mondo?
Magari ti sei imbattuto in due eserciti di imbecilli che si stanno massacrando convinti di lottare per ottenere chissà ché e invece la loro battaglia è completamente ininfluente. Non ha nessun modo di incidere sul futuro.
E quello che accadrà dipende da tutt’altra questione.

 

INDICE CAPITOLI

Capitolo 1 Ottima marmellata d’arance

Capitolo 2 Ragazze educate

Capitolo 3 Una situazione complessa

Capitolo 4 Agguati mentali

Capitolo 5 Eventi indecifrabili

Capitolo 6 La Fratellanza

Capitolo 7 Nera. Ma quanto nera?

Capitolo 8 Il tripudio della confusione

Capitolo 9 La Fortezza

Capitolo 10 Scatole dentro scatole dentro scatole

Capitolo 11 La Polizia Alchemica

Capitolo 12 Fisso il pensiero fisso

Capitolo 13 clicca qui

Capitolo 14 clicca qui

Capitolo 15 clicca qui

Capitolo 16 Pinin

Capitolo 17 Fine

 


Commenti

forte!
non ti azzardare a perdere la vena di ispirazione :D

Ciaoo Jacopo

compliment continua così una sola cosa

ma hai dimenticato un pezzetto di racconto c'è un salto bruschissimo lui è li in sala e poi appaare Ester strano!

Mi spieghi se è una scelta artisitca

Alex

in effetti anch'io mi son perso nel passaggio...

è una sorta d flashback?
non credo Ester possa essere alla locanda... quel brano ci stava bene alla fine del capitolo 7 imho :)