Questa è la battaglia tra il bene e il male.

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Dirlo mi fa fatica.
Ma come possiamo chiamarla altrimenti?
C’è una linea rossa che taglia in due il tempo.
Un traguardo potremmo dire.
Ci sono due corridori.
Se il corridore con la maglietta grigia oltrepassa per primo la linea rossa un miliardo di persone muoiono nel giro di un anno.
Se passa per primo il corridore con la maglietta blu il mondo continua a essere il casino che è sempre stato ma si evita un’ecatombe. Un miliardo di persone, mi capisci? Non è cosa da poco. Un miliardo di vite.
Se questa non è la madre di tutte le battaglie non so che dire… Eppure è una questione che sembra interessi a una minoranza… i media non ne parlano… nessun politico è andato in televisione a dire: “FERMATEVI! STATE PREPARANDO UN’APOCALISSE…”

Ma chi sarebbero questi due corridori?
Sono due modi di pensare.
Questo rende difficile questa guerra. Non ci sono eserciti a combattersi bellamente in un campo di battaglia cosparso di cadaveri e morenti. Non ci sono trombe e bandiere. E neppure il frastuono della battaglia che costringe la gente ad accorgersi che sta succedendo qualche cosa.
Non c’è un fiume di sangue.
La gente muore di fame senza sanguinare.
L’Umanità si alza ogni mattina, ognuno segue le sue storie ma l’insieme di queste storie determineranno scelte che avranno un esito: determineranno o impediranno la più grande strage della storia del mondo.

Ma perché succederà tutto questo? Cosa ucciderà a un miliardo di persone?
Potremmo dire l’avidità umana, o la stupidità… Siamo nel bel mezzo di una crisi energetica, i consumi mondiali stanno crescendo grazie allo sviluppo di Cina, India, Brasile, Indonesia e Russia, il petrolio è sempre più costoso da estrarre, il nucleare fa paura… Entro breve tempo il prezzo del petrolio si attesterà su un prezzo superiore a quello dei combustibili ricavati dai cereali e dai legumi.
E allora si userà cibo per fare andare le macchine e illuminare le nostre città di notte. E il prezzo del cibo aumenterà sempre di più, seguendo quello del petrolio…
E chi oggi vive con un dollaro al giorno non avrà denaro sufficiente per comprare cibo. E un miliardo di persone resterà senza mangiare… E moriranno.

Ma come possiamo fermare questo disastro?
Esiste un solo modo: dobbiamo impedire che il prezzo dell’energia sia maggiore di quello del cibo. E non possiamo certo stabilirlo per legge. Dobbiamo realizzare un’opera colossale, una rivoluzione delle tecnologie, del modo di pensare, di acquistare, di consumare, di risparmiare.
Questa non è una novità. In molti lo ripetiamo da decenni.
La novità è che le rivolte nel mondo arabo, il disastro nucleare in Giappone e la conseguente chiusura di parecchie centrali nucleari nel mondo hanno creato un’instabilità dei rifornimenti energetici…
Quindi a questo punto il fattore TEMPO è essenziale.

Su quali forze possiamo contare?
Oggi un grande numero di ricercatori, scienziati, sperimentatori, imprenditori e comuni cittadini sta dimostrando con i fatti che le nuove tecnologie ci permetterebbero di ottenere tutta l’energia di cui abbiamo bisogno dalle fonti rinnovabili.
E convertire la produzione mondiale in percentuale consistente entro pochi anni è la più grande sfida che l’umanità abbia mai affrontato.
Una sfida tecnica, economica e tecnologica.
Dobbiamo fisicamente costruire decine di milioni di impianti solari, eolici, idrici, a biomasse.
Potremmo riuscirci ma per farlo abbiamo bisogno che questo sviluppo tecnologico sia al centro dell’attenzione dell’Umanità.
Le forze politiche e sociali e i media dovrebbero concentrare e coordinare tutte le risorse disponibili su questo fronte.
Al contrario, la logica di gran parte dei partiti e dei movimenti è concentrata su questioni diverse e riserva alla concretezza della rivoluzione energetica scarse risorse.
I partiti e i movimenti oggi sono bravi a organizzare il consenso ma hanno poca capacità di  installare pannelli fotovoltaici… oggi servono gruppi di acquisto energetici, fondi di investimento, scuole di formazione e gruppi di ricerca ecotecnologica.
Lo stesso vale per i media, prigionieri del gossip, che hanno rinunciato al loro ruolo di guida culturale della società in cambio di una valigia di denaro.

La questione che vorrei mettere sul tappeto è: come possiamo organizzare un movimento politico, sociale ed economico veramente in grado di far fronte alle necessità?
Come possiamo superare vittoriosi la linea rossa di un miliardo di morti?
Se non si inizia a discutere di questo non ci riusciremo.
Questo è un appello. Non ho risposte, non ho soluzioni. Proprio per questo sento la necessità bruciante che si inizi a parlarne. Sarebbe il primo passo.

Dal 4 al 10 luglio ci troveremo ad Alcatraz per festeggiare i nostri 30 anni di attività e l’inizio dei lavori di costruzione dell’Ecovillaggio Solare (il 20 giugno, alle ore 15, abbiamo fondato la cooperativa che gestirà la ciclopica impresa!!!).
Durante questa settimana di festa discuteremo di progetti e sogni e di come organizzarci e lavorare per impedire che sia superata la linea rossa dell’ecatombe.
Chi non potrà venire di persona potrà esserci grazie a una supertecnologica diretta web.
So che sarà difficile e duro, ma sono convinto che riusciremo a vincere la più grande battaglia che la nostra generazione deve affrontare… Dopo che De Magistris ha vinto a Napoli e i referendum hanno raggiunto il quorum possiamo ben dire che tutto è possibile.
Viviamo il tempo dei miracoli!

 


Commenti

Mi è piaciuta molto l'immagine dei due corridoi. Ho pensato a una casa in cui le persone si incrociano ogni tanto, condividono più o meno pezzi della loro vita, fino a quando si trovano a dover incanalarsi in due corridoi, che ovviamente non possono percorrere contemporaneamente. Sembra assurdo ma questa idea della contemporaneità,di una "ubiquità" sembra essere lo stile di vita della maggior parte di noi. Per quanto anche io senta necessaria la svolta che mi faccia percorrere uno dei due corridoi, quello giusto ed equo, mi rendo conto di vivere una vita non completamente rispettosa di ciò che esso rappresenta.

Forse è il pensiero di un sognatore però, se fossero i privati, cioè noi, a investire direttamente sulla ricerca? Creare società finalizzate alla ricerca di nuovi sistemi per produrre energia pulita, dove tante persone investono piccoli e piccolissimi capitali con l'intento di brevettare sistemi energetici utili ai soci stessi e alla società. Una ricerca rivolta alla produzione domestica o in grado di investire capitali per produrla in larga scala e venderla. Società controllate dai soci, basate su principi di convenienza e quindi di efficienza e meritocrazia. Si creerebbero anche nuovi posti di lavoro e si valorizzerebbero persone capaci e meritevoli.

Perfettamente d'accordo:

Credo che la soluzione migliore sia la creazione di imprese fondate sull'idea del Social Business (http://en.wikipedia.org/wiki/Social_business) i cui sette principi fondamentali sono stati elencati dal nobel Yunus.

Il blog di Jacopo può certamente fare da catalizzatore, per raccogliere i volenterosi. Purtroppo i soldi da raccogliere sono comunque tanti e non è detto che ci si riesca...