Torino vuole l'acqua pubblica

Facebook Instagram TikTok YouTube Twitter Jacopo fo english version blog

 

RESTIAMO IN CONTATTO!

PER CONOSCERE GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI VISITA LA MIA PAGINA FACEBOOK

 

Con 29 voti a favore, nessuno contrario e due astenuti, il Consiglio comunale di Torino ha approvato una delibera di iniziativa popolare contro la privatizzazione del servizio idrico.
Grazie alle 12mila firme raccolte, il Comitato Acqua Pubblica Torino e' riuscito a far modificare lo Statuto della Citta', che ora riporta testualmente: “La proprieta' delle infrastrutture e delle reti del servizio idrico integrato e' pubblica e inalienabile”.
Fino ad oggi hanno annunciato il ricorso con il decreto Ronchi 4 Regioni: Puglia, Marche, Piemonte, Liguria. Molte altre stanno valutando l'ipotesi di procedere.

fonte immagine


Commenti

Dunque,... io a quest'ora sono cotta, per cui se scrivo qualche sciocchezza mi scuserete.
Mi concedo, prima di uscire dal lavoro, la lettura di C@c@o Elefante, e trovo sta notizia di Torino "fan dell'acqua pubblica" che mi fa anche piacere.
Poi noto il testo riportato come: “La proprieta' delle infrastrutture e delle reti del servizio idrico integrato e' pubblica e inalienabile”....
E mi vengono un po' di domande:
1) Ma quelli che affidano ai privati la gestione gli vendono pure le infrastrutture e le reti? Naa, non può essere, gli darebbero lo strumento per non rescindere mai più il contratto di servizio.
2) Quindi una tale delibera NON impedisce di affidare la gestione del servizio ai privati, pur mantenendo la proprietà delle infrastrutture e delle reti. Per di più se il contratto di servizio è fatto male potrebbe generare a situazioni assurde dove un eventuale gestore scarica sul committente/proprietario la fatiscenza eventuale della rete e delle infrastrutture, erogando un servizio pessimo o inesistente e facendo pagare l'acqua comunque cara, e quando arriva.
3) Va bene la proprietà delle infrastrutture e delle reti, ma quella dell'acqua di chi è?

Qualcuno che ne sa di più può dissipare un po' la mia nebbia?

Fra l'altro la trasmissione Presa Diretta di domenica sera su RaiTre ha parlato del tema. Ho sentito un po' frammentariamente chè stavo facendo altro, ma mi hanno colpito alcune cose:

A) Ci sono comuni governati dalla "destra" dove il servizio idrico è pubblico e va alla grande e l'acqua costa poco con grande soddisfazione dei cittadini (e orgoglio degli amministratori che in disaccordo con le tendenze del proprio stesso partito a livello nazionale non vogliono affatto privatizzare).
E ci sono comuni governati dalla "sinistra" dove il servizio è stato privatizzato e funziona male e l'acqua costa uno sciopone (aumenti anche del 300% rispetto al precedente regime "pubblico" in Toscana; mancanza dell'acqua, erogata a singhiozzo e rugginosa in Sicilia...).
Mi sembra un segnale di giungla politica, dove solo il potere ed il denaro interessano chi fa il politico ad alto livello, mentre FORSE nel locale circolano ancora altre motivazioni.

B) Parecchi che sono già passati dal regime di gestione privato lo hanno ora respinto e sono di nuovo passati al pubblico; un esempio per tutti: PARIGI (mica cotica). Ma perchè noi dobbiamo sempre "andare dietro" alle cose invece di ragionarcele in autonomia e per di più lo facciamo con un ritardo ventennale in modo da ignorare le esperienze altrui?

C) Si danno concessioni per lo sfruttamento commerciale delle fonti a costo irrisorio e con paradossi addirittura da farsa, come quel Comune che si è trovato senza acqua mentre veniva commercializzata la sua acqua in giro per il mondo.
Obiezione portata da chi insiste a svendere: "se gli aumentiamo la concessione loro chiudono lo stabilimento, e i posti di lavoro...". Ma cacchio: lo faccia il Comune che ha la fonte, lo stabilimento per imbottigliare, una bella cooperativa, o altro, e in culo agli squali. Infatti un altro gestore comunale intervistato ha detto che quando gli hanno aumentato il costo di concessione "quelli" avevano minacciato di delocalizzare e loro gli hanno risposto di comprarsi dei tubi molto lunghi. [Che poi non vuol dire: se i contratti danno spazio e ci stanno coi costi "quelli" si potrebbero inventare qualcosa perportarsi via l'acqua e imbottigliarla altrove].

Le situazioni di disagio in certi comuni dovrebbero insegnare qualcosa a coloro che amministrano, che dovrebbero diventare più saggi, e stare dalla parte della comunità e del più debole e non dalla parte degli squali dell'economia.

Caspita che discorso utopista...
Vabbè, la faccio finita.

Ciau e buona serata a tutti.
R

Ciao Rossana e ciao a tutti. Grazie anzitutto per l'attenzione e l'interesse dimostrati nei confronti della nostra delibera di inizativa popolare. Per fugare alcuni dei dubbi evidenziati vorrei solo precisare che il testo da noi presentato e sottoscritto da 12000 cittadini non si limitava ad affrontare il solo tema della proprieta' degli acquedotti ma prevedeva di inserire nello Statuto della nostra città il principio che l'acqua è un bene comune e non una merce, e che pertanto :

- il servizio idrico integrato non ha scopo di lucro ;
- la proprietà della rete di acquedotto e distribuzione è pubblica e inalienabile ;
- la gestione è attuata esclusivamente mediante enti o aziende interamente pubbliche ;
- a ogni cittadino è assicurato gratuitamente un quantitativo minimo vitale d'acqua al giorno.

La delibera e' passata, sia pur con emendamenti proposti dalla maggioranza (centrosinistra) volti ad... annacquarne ;-) il contenuto. Malgrado questo, i concetti chiave e cioe' la proprieta' pubblica delle infrastrutture e la gestione interamente pubblica e senza scopo di lucro del servizio, sono sopravvissuti nel testo finale arginando le tentazioni privatizzatrici del nostro Sindaco!
Vi invito a visitare il nostro sito www.acquapubblicatorino.org per approfondimenti.
Un saluto,
Riccardo per il Comitato Acqua Pubblica Torino.