E meno male che era depresso!

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Juan Riveraz, 27 anni, disoccupato, soffriva di depressione cronica. Una malattia che non e' facile che ti venga diagnosticata quando vivi con meno di due dollari al giorno. Generalmente se uno e' povero al massimo gli dicono che e' giù di morale perche' non mangia. Ma Juan Riveraz, da questo punto di vista era stato fortunato. A San Francisco, un villaggio nel Nord dell’Honduras a ovest di San Pedro Sula, sotto La Celba, era finalmente arrivato un ambulatorio gratuito e una giovane dottoressa l’aveva visitato con attenzione, lo aveva ascoltato a lungo e quindi aveva scritto una diagnosi impeccabile.
Ma da li' a poco la vita di Juan avrebbe subito uno scossone. Da anni era fidanzato con Julissa Sasime, una ragazza che amava fin dall’adolescenza, ma senza un lavoro non poteva pensare di mettere su casa con lei. E questo era per lui un ulteriore motivo di tristezza. In un giorno di piogge torrenziali, con le strade diventate fiumi, Julissa, ragazza minuta, scompare. 
Juan e' disperato. La polizia ha altro da fare che cercare una ragazza scomparsa, c’e' stata una frana con parecchi morti. Allora Juan corre alla sede di una piccola radio locale. Lo fanno parlare in diretta. Juan e' povero ma sa parlare, la disperazione gli da' forza, e racconta quanto ami Sasime, quanto lei sia meravigliosa e dolce e parla di come sia capace di cantare. Iniziano ad arrivare telefonate, altre ragazze sono scomparse. In diretta si ricostruisce un’ipotesi su quello che e' successo: sono state rapite. Poi una voce bisbigliata, quasi inudibile spiega che ci sono otto ragazze sopra un camion che sta viaggiando verso San Miguel. Lo scopo del rapimento fa inorridire ed e' sottinteso, a cos’altro possono servire le giovani donne? Juan parte all’inseguimento del camion. Un camionista gli da' un passaggio per un tratto, la radio segue il viaggio del giovane, l’intervista viene ritrasmessa e ripresa da altre radio locali e gli ascoltatori segnalano dov’e' Juan. E’ un gran casino perche' lo avvistano ovunque. Intanto, dopo vari passaggi, Juan sta camminando verso sud, verso la costa del Pacifico, a piedi, arrancando sulla strada che supera faticosamente lo spartiacque delle Ande.
Sta diluviando e il pulmino sul quale viaggiava si e' rotto. Passano poche auto veloci e nessuno da' un passaggio a un campesino fradicio. E proprio grazie al fatto che stava camminando a piedi Juan sente un rumore, colpi dati con una pietra sulla lamiera. Juan cerca di capire da dove vengano quei suoni. Si sporge oltre il ciglio della strada, c’e' una discesa ripida, Juan si sporge, dai rami spezzati e dalle tracce nel fango capisce che un mezzo e' finito giù di sotto.  L’acqua ruscella rendendo il terreno scivoloso. Ma Juan capisce che qualcuno e' in pericolo e riesce a scendere per 200 metri. Arrivato in fondo alla pettata trova un camion rovesciato in mezzo al fiume, l’acqua non e' profonda. Urla. Da dentro il cassone gli rispondono gridando e battendo sulla lamiera. Si avvicina e scopre che dentro c’e' anche la sua Julissa. Fa il giro del mezzo, l’autista e' moribondo, un altro uomo e' morto. Il portellone del camion però non si apre, e' bloccato da un masso contro il quale ha sbattuto ribaltandosi. E il livello del fiume sta aumentando a causa della pioggia battente.
Juan prova in tutti i modi a forza il portellone. Ma non ci riesce.
Tranquillizza le donne prigioniere nel camion che vedono l’acqua salire, poi va a cercare aiuto. Mentre cerca di raggiungere la strada inerpicandosi sul pendio si trova di fronte un puma. Juan ha con se' un coltello, glielo caccia nella gola e tira avanti mentre il puma ferito scappa. Arrivato alla strada cerca di fermare un pulmino ma questo non rallenta e quasi lo investe, Juan cade male, rotola e si lussa un braccio. Percorre 4 chilometri prima di arrivare a una casa, riesce a convincere una decina di persone ad andare ad aiutarlo, ritorna con loro al fiume, dove intanto 
l’acqua e' salita in modo spaventoso. Gli uomini si legano per non essere travolti dalla corrente e tendono una corda tra un albero e il finestrino del camion rovesciato. Con alcune sbarre di ferro riescono a svellere il portellone e fanno uscire le donne. A questo punto Juan riabbraccia Julissa ma proprio in quel momento un tronco trasportato dalla corrente lo colpisce, perde i sensi e viene travolto dalle acque tumultuose.
Lo danno per morto ma due giorni dopo uno spettro appare al villaggio di San Francisco, Honduras. Oltre al braccio lussato ha due costole rotte e molta fame. Ma sta abbastanza bene. Grossomodo e' vivo. La notizia rimbalza alla radio e mentre Julissa corre a riabbracciarlo migliaia di persone arrivano a festeggiarlo da tutta la provincia…
Un uomo alcuni giorni dopo gli riporta il coltello insieme alla pelliccia del puma.
Due settimane fa Julissa e Juan si sono sposati, grazie a una sottoscrizione lanciata dalla radio hanno potuto comprare una piccola casa con un orto.
Juan sta piantando alberi da frutta.
A chi gli ha chiesto se era ancora depresso ha risposto che al momento aveva altro da fare e che scoprire di avere tanta forza per sopravvivere a tutto quello che gli e' successo lo ha reso ottimista.

Della serie: La depressione dipende dal contesto. La cura migliore e' lanciarsi a testa bassa in imprese impossibili.

NB
Raccontare storie positive in questo momento e' una forma di guerriglia.
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Commenti

Parliamo dell'OVRA e delle Leggi Speciali e Razziste mai soppresse ed anzi proliferate con "antifascismi", sindacati ed altre balle. Infatti siete nella merda e non ne uscirete più, MAI!

Cazzo, al povero puma gli e' finita male pero'....

Mi hai fatto scoppiare a ridere. grazie.
Un abbraccio

Morivo dal desiderio di stringerla e volevo che fosse indimenticabile.

Inoltre lei stava per avere le sue cose (non è razzismo solo la constatazione del fatto che se una volta al mese mi si sfaldasse lo scroto dall’interno e cacciassi tanto sangue proprio da li avrei una leggerissima tendenza al nervosismo, e poi per me Ogino Knaus è un grande ) e nel pomeriggio non avevo saputo rincuorarla ma anzi invece che aiutarla a dimenticare i suoi problemi avevo messo il dito nella piaga facendola addirittura piangere a dirotto.

Il tempismo di un bradipo!

Infatti non voleva più venire alla festa di Silvio fino a quando non sono riuscito a convincerla.

Così ho potuto dirle che avevo dimenticato il regalo a casa e che dovevamo tornare a prenderlo….so diabbbbolico.

Inutile dire che mi avrebbe aspettato in macchina ma “ per fortuna” a Napoli puoi farle notare che è meglio passare cinque minuti con una persona che odi ma che hai amato piuttosto che rischiare di farsi rapinare o chi sa cosa.

Saliti a casa per prima cosa le ho fatto vedere come avevo potato bene il bonsai che rappresenta la nostra storia, avevo tagliato le foglie più grandi in maniera che componessero la scritta TI AMO.

Sulla tavola c’erano tanti piatti, tutti coperti, li ha scoperchiati uno ad uno e ci ha trovato la stessa frase, scritta in tutte le lingue del mondo solo che al posto dell’inchiostro avevo usato peperoncino, caffè, salsa rosa, maionese, cuori di caffè con su scritte di zucchero, pasta bio ecc. era colpita, c’erano addirittura scritte di parmigiano sulla formaggiera e cuori di pane……potenza della natura.

Poi le ho detto che dovevo andare a prendere il regalo in camera ma prima di arrivarci le ho dato una corona da regina o almeno principessa di cartoncino: - Indossala o almeno mantienila, ti servirà -.

Apre la porta e trova una fioca luce viola che illumina un’altra scritta realizzata a terra con i cd, il lato luminoso, fa più scena.

Le bastano due passi in camera per accorgersi del baldacchino stupendo di carta crespa viola che avvolge il mio letto da ogni parte( il viola è il suo colore preferito ).

Anche i festoni a forma di cuore erano del colore delle melanzane.

A quel punto faccio la parte di quello arrabbiato perché è stato trattato troppo male e comincio a prepararmi una sigaretta,e quell’angelo mi dice: - Ma non puoi proprio farne a meno? – ed io poso la sigaretta in un cassetto dove può realizzare lo scopo per il quale era stata fabbricata, diventare parte di un punto esclamativo che da forza ad un’altra dichiarazione, tutta scritta con le sigarette.

Era ancora nervosa, nonostante il giardinetto zen fatto con la sabbia della mia spiaggia preferita di Mergellina ( quello che ne rimane, il lungomare di Napoli è un autostrada a tre corsie!BASTARDI!! ) sul quale di certo non avevo scritto ti odio.

Stavamo per abbandonare quella che io avrei voluto tanto che diventasse la nostra alcova diretti al compleanno dei gemelli.

Quindi è stato normale chiederle di darmi un parere sulla camicia che volevo indossare solo che apro l’armadio e lei ne trova l’interno disseminato di cuoricini come la via lattea lo è di stelle.

La scritta love me invece era nascosta sotto il colletto, glie ne faccio accorgere alzandomelo mentre accendo il computer, nuovo desktop: la scritta love fatta con le dita.

A questo punto nota che ho fatto la barba lasciandomi sotto il mento la peluria necessaria per scrivere un acronimo fortunatamente molto diffuso tra i giovani, TAT.

Anche la pianta grassa più tenera del mondo, quella con le foglie a cuoricino, fa parte dell’ arredamento ( se non sapete dove trovarne una mail me to [email protected] così ci organizziamo ) ed ha un certo ascendente sulla mia bella, che dico stupenda, ineguagliabile allina.

Si decide a darmi un bacetto ma c’è qualcosa di strano…una specie di capello si è frapposto tra di noi…si tratta di un filo sottilissimo che scende dal soffitto, collegato con un cartoncino bristol bianco, perfettamente mimetizzato, non avrebbe mai potuto farci caso da sola, non in quell’atmosfera da film per di più con la luce soffusa.

Immaginate un cartoncino legato con molto scotch di carta al soffitto (quello classico rovina la vernice ), da un lato è legato molto bene, dall’altro ci sono pochi pezzettini che gli impediscono di assecondare la forza di gravità così quando tira il filo il cartoncino precipita da un lato rimanendo attaccato al soffitto dall’altro.

Questo subito prima che inizi a penzolare dall’alto un altro cartoncino, viola, finora nascosto da quello bianco, dal quale comincia a srotolarsi una lettera che si ferma a mezz’aria, giusto davanti agli occhi: sorpresa!

Indovinate di che colore era il filo che univa il cartoncino alla lettera…

Beh il contenuto della lettera le ha consentito di scoprire gli ultimi cuoricini ed il nostro pupazzo…all’interno del baldacchino! ma non prima di averle mostrato i miei nuovi tatuaggi dedicati a lei fatti col pennarello ( lo so che fa male ma quando campi nella diossina pensi: ma chi se ne frega….! ) !!!!

Ovviamente sotto il pupazzo c’era un’altra volta scritto I LOVE U…ve l’ho detto che so’ diabbbbolico.

Da quel momento in poi beep beep beep beep   wà mi censurano, ma com’è che invece si può dire fame, guerra…..

Ora consentitemi uno sfogo….avevo smesso di scrivere….a causa del fatto che una notte sono stato ripreso da una persona poco raccomandabile con una telecamera ( una persona molto poco raccomandabile ) mentre decoravo un cassonetto con la scritta RICICLA! E per fortuna che non stavo usando la mia preferita: riciclan…

Non è stato un bel periodo, dopo.

Riscrivere di nuovo e poi scrivere ti amo è stato come rinascere, ed ora mi trovo addirittura a sperare di essere pubblicato nella mia mailing list preferita… Ja Jacopo ( trad. : dai, orsù ) se credi che il mio lavoro possa valere dammi spazio.

Spero di trovare lavoro così posso inviarvi 27 euro, cosa che ho già sognato tre volte  di fare, visto che vi leggo da anni e le vostre lettere che mi hanno insegnato a superare i momenti difficili e vivere alla grande tutti gli altri.

Sono completamente d’accordo con chi considera una grande idea lo scambiarsi le idee e con l’aiuto di tutti voi che mi leggete potremmo fare l’impossibile, compreso un database di trovate romantiche…parlando di cose serie.

Un grazie a Paolo per avermi ispirato le scritte a base di alcaloidi avendo perso quindici chili in tre mesi, forza amico mio puoi uscire da quella merda, sei forte

 

                                                                                                             Sasà