CENSURA - Le 25 notizie piu' censurate del 2005

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Ogni anno i piu' autorevoli giornalisti d'inchiesta raccolgono e danno voce alle notizie che non hanno fatto notizia, nel tentativo di non soccombere e di non essere complici della morte dell'informazione. Il risultato di questo lavoro e' il libro

CENSURA - Le 25 notizie piu' censurate del 2005

di Kate Sims, Peter Phillips, Tricia Boreta, Theodora Ruhs, Michelle Salvail, Brooke Finley, Josh Sisco, Marcia Simmons, Chris Cox, Kristine Snyder, Tina Tambornini, Celeste Vogler, Joni Wallent e gli studenti di Project Censored.

L'edizione italiana e' curata da Nuovi Mondi Media e il libro e' in vendita su www.commercioetico.it/libri/infoalter.htm . Buona lettura.

Prefazione

La maggior parte della gente mangia ogni giorno le stesse cose. Possiede cinque paia di pantaloni dello stesso modello, ma di colore diverso. Frequenta sempre lo stesso bar e ha il "suo" posto dove andare nei weekend.
Quando e' ora di informarsi su cio' che accade nel mondo, la fonte d'informazione che sceglie non fa eccezione a questo principio. Quella piu' facilmente fruibile viene considerata la migliore e l'unica.
Imparare da fonti diverse puo' essere un compito estenuante per i non iniziati. Dopo tutto, scegliere le informazioni in tante pagine, trasmissioni e siti web non e' facile. E' senz'altro molto meno semplice che sintonizzarsi sul telegiornale o visitare il sito della CNN. La diversita' delle notizie non e' qualcosa che si insegna diffusamente nelle scuole pubbliche, ne' che si utilizza in abbondanza nella nostra societa'. Non e' ai primi posti della nostra coscienza collettiva. Quando siamo messi di fronte al compito di raccogliere informazioni indipendenti e analitiche, sia per lavoro o semplicemente per migliorare noi stessi, il nostro occhio cinico e pigro potrebbe essere attratto dal grande magazzino delle notizie.
La stampa indipendente e' un'entita' in continua evoluzione, piena di contrasti, contraddizioni, accesi dibattiti e convinzioni appassionate. Un giorno si discosta di dieci passi dalla scena e quello successivo vi si butta a capofitto. Non e' sicura, facile o prevedibile. Non e' un supermercato con un unico filtro che tiene lontani fatti, teorie e idee pericolosi, radicali o nocivi per la carriera. Chi vi partecipa si preoccupa di dire la verita' e di garantire che anche coloro che prendono le decisioni facciano altrettanto; e se non lo fanno, dovranno risponderne.
L'obiettivo che ci proponiamo noi di Project Censored e' quello di promuovere quelle finalita' con l'educazione e l'insegnamento. Sono gli stessi studenti che trovano, analizzano e scrivono le notizie e gli aggiornamenti che compongono molti dei capitoli. E sono gli studenti che scelgono, nella montagna di notizie che ci arrivano ogni anno, quelle che ritengono avrebbero potuto fare la differenza.
Abbiamo tutti sentito la frase: "il modo migliore per imparare una cosa e' insegnarla". Ed e' quello che facciamo qui. Strada facendo, abbiamo affinato le nostre capacita' di concentrazione e di critica. Compilando questi servizi per voi, i lettori, gli studenti diventano i mezzi d'informazione che vogliono essere. Per espandere l'orizzonte della percezione pubblica, dobbiamo espandere il nostro. E cosi' ci siamo buttati a capofitto nell'impresa. Speriamo che apprezzerete  lo sforzo.

Josh Sisco, ricercatore di Project Censored

Notizia n. 1 
La verita' sullo scandalo Oil For Food

Gli Usa hanno accusato di corruzione alcuni funzionari dell'Onu per il programma "Oil For Food" in Iraq. Secondo Joy Gordon e Scott Ritter, l'accusa era in realta' un tentativo di depistaggio per nascondere il coinvolgimento di lunga data del governo statunitense in questo meccanismo corrotto. Ritter ha affermato: "Questa presa di posizione non e' altro che una farsa ipocrita, volta a distogliere l'attenzione dal pantano in cui George Bush si e' ficcato con le sue mani in Iraq e a legittimare l'invasione di quel paese con la scusa della corruzione irachena anziche' delle armi di distruzione di massa, mai trovate". Gordon arriva alla conclusione che "forse non sorprende che oggi, nel dramma infinito dell'Iraq, l'unico ruolo che gli Usa si aspettano dall'Onu sia quello di capro espiatorio".
Secondo Gordon, le accuse avanzate dall'Accounting Office statunitense sono false. Ci sono prove evidenti della corruzione nel programma "Oil For Food", ma le tracce,  piuttosto che alle Nazioni Unite conducono agli Stati Uniti. "I quindici membri del Consiglio di Sicurezza - di cui gli Usa erano di gran lunga i piu' influenti - avevano stabilito come gestire i proventi del petrolio e come utilizzare i fondi". Contrariamente a quanto si crede, il Consiglio di Sicurezza non e' la stessa cosa dell'Onu. Ne fa parte, ma opera in larga misura indipendentemente dall'organismo centrale. Il personale dell'Onu "si e' limitato ad attuare il programma definito dai membri del Consiglio di Sicurezza".
Gli organi di informazione delle grandi societa' mediatiche hanno riferito che e' stata l'Onu a consentire a Saddam Hussein di rubare miliardi di dollari provenienti dalla vendita di petrolio. Ma se, come ha fatto Gordon, andiamo a guardare chi controllava davvero il petrolio e in quali mani era il denaro, ne emerge un quadro ben diverso. "Se Hussein ha davvero sottratto petrolio per un valore di sei miliardi nella 'rapina piu' ricca della storia mondiale', non l'ha fatto con la complicita' dell'Onu, bensi' sotto la sorveglianza della Marina degli Stati Uniti", spiega Gordon.
Ogni transazione monetaria, infatti, era approvata dagli Usa grazie al ruolo dominante nel Consiglio di Sicurezza. Ritter spiega che "gli americani potevano autorizzare un'esenzione di un miliardo di dollari relativa all'esportazione di petrolio iracheno in Giordania, nonche' legittimare il commercio di contrabbando del petrolio per miliardi di dollari attraverso la frontiera turca". In un altro caso, una compagnia petrolifera russa "ha acquistato petrolio dall'Iraq con un forte sconto grazie al programma 'Oil For Food' e poi l'ha rivenduto a prezzo pieno principalmente a compagnie statunitensi, dividendo la differenza in parti uguali tra [la compagnia russa] e gli iracheni. L'affare, sponsorizzato dagli Usa, ha fruttato centinaia di milioni di dollari sia ai russi che agli iracheni. E' stato calcolato che l'80% del petrolio fatto uscire illegalmente dall'Iraq in base al programma 'Oil For Food' e' finito negli Stati Uniti".
Questo sistema non solo ha permesso a criminali scellerati di arricchirsi, ma ha finito per sabotare lo scopo originale del programma "Oil For Food". Gordon spiega: "Era sotto esame anche il modo in cui l'Iraq vendeva il suo petrolio, e gli Stati Uniti hanno reagito a quella che ritenevano una sottrazione di fondi da parte di Hussein in quegli affari. Ma la soluzione che hanno attuato e' quasi riuscita a far fallire l'intero programma 'Oil For Food' nel giro di pochi mesi".
La politica stravagante del Consiglio di Sicurezza non solo ha finito per arricchire i disonesti, ma ha anche praticamente distrutto il programma. Secondo Gordon, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno tentato di evitare il calo delle quotazioni derivante da prezzi artificialmente bassi: "Anziche' approvare i prezzi all'inizio di ciascun periodo di vendita (solitamente un mese), secondo le normali pratiche commerciali, i due alleati negavano la propria approvazione [del prezzo] fino a dopo la vendita del petrolio... creando uno scenario bizzarro in cui gli acquirenti dovevano firmare contratti senza conoscere il prezzo". Il risultato e' stato che "le vendite di petrolio sono crollate del 40% e con esse i fondi per generi d'importazione essenziali".
Cio' che abbiamo di fronte, secondo Gordon e Ritter, e' lo spudorato tentativo, da parte di criminali, di scaricare la colpa su persone innocenti. Gordon conclude: "Ben poca colpa puo' essere credibilmente addossata alla 'burocrazia dell'Onu'. Molta di piu' se ne puo' attribuire invece alle politiche e alle decisioni del Consiglio di Sicurezza, in cui gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo centrale".

Aggiornamento di Joy Gordon
Le accuse al programma "Oil For Food"sono servite da trampolino di lancio per un attacco generalizzato alla credibilita' delle Nazioni Unite nel loro insieme, nonche' per  attacchi personali a Kofi Annan. Per la maggior parte, i media hanno fatte proprie le accuse e le hanno ripetute, senza svolgere nessuna delle ricerche che avrebbero conferito una maggiore integrita' alla discussione.
Per esempio, le Nazioni Unite sono criticate per i "loro" fallimenti e il Segretario Generale e' biasimato perche' questi fatti "sono accaduti sotto la sua sorveglianza". Cio' che non si e' detto, durante il primo anno di copertura mediatica della questione, e' che l'Onu e' formata da vari organi e che la parte che ha concepito e controllato il programma "Oil For Food" era il Consiglio di Sicurezza, le cui decisioni non possono essere annullate o modificate in alcun modo dal Segretario Generale. E non solo, sebbene le accuse piu' feroci all'Onu siano venute dagli Stati Uniti, sono proprio loro il membro predominante nel Consiglio di Sicurezza. Gli Usa hanno acconsentito a tutte le decisioni e le procedure del programma "Oil For Food" che sono adesso cosi' duramente criticate come "fallimenti delle Nazioni Unite".
Gran parte della stampa mainstream ha ripetuto che il programma "Oil For Food" mancava di responsabilita', supervisione o trasparenza. La cosa che colpisce di piu' e' che l'elaborata struttura di controllo effettivamente esistente - ma mai menzionata - e' sotto gli occhi di tutti. E' disponibile sul sito web del programma nei minimi particolari e con un'enorme quantita' di informazioni, il che rende assolutamente trasparente il programma.
Lo scorso autunno abbiamo assistito all'inizio di una qualche ammissione di responsabilita' da parte degli Usa per i traffici illeciti iracheni quando alcuni democratici hanno presentato alle audizioni le prove del fatto che tutte e tre le Amministrazioni statunitensi erano a conoscenza di quegli scambi con la Giordania e la Turchia, due alleati chiave degli Stati Uniti. La stampa ha riportato questa notizia, ma nient'altro.
Da quando e' uscito il mio articolo, le stazioni della radio pubblica e la stampa estera hanno trattato diffusamente l'argomento. Inoltre, ho testimoniato due volte davanti a commissioni congressuali, dove i membri del Congresso erano increduli nel sentire che in realta' il programma funzionava in modo molto diverso da come era stato loro riferito... anche se le informazioni da me fornite erano ovvie, basilari, a disposizione di tutti e facilmente accessibili.


Commenti

Rispetto a questa affermazione dell'articolo:" Contrariamente a quanto si crede, il Consiglio di Sicurezza non e' la stessa cosa dell'Onu. Ne fa parte, ma opera in larga misura indipendentemente dall'organismo centrale. Il personale dell'Onu "si e' limitato ad attuare il programma definito dai membri del Consiglio di Sicurezza".
Io ho fatto 2 vasche su wikiepedia e sul sito : http://www.onu.admin.ch/sub_uno/i/uno/system/struct1.html ... e sembra che il consiglio di sicurezza faccia parte dell'onu come semmai la struttura piu' potente e pienamente dentro la struttura.
sembrano essere molto piu' indipendanti la fao l'unesco e altre strutture.
C'e' qualcunoche puo' spiegare come stanno le cose ?
grazie
Luca Cordano

Spero possa esserti utile:

Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

Uno dei sei organi principali dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU); in base al capitolo VII della Carta dell'ONU, cioè dello statuto dell'organizzazione, è l'unico organo a poter decidere, in caso di aggressione o di violazione della pace, interventi di tipo coercitivo (dalle sanzioni economiche alle azioni militari).

Il Consiglio di sicurezza è l'unico organo delle Nazioni Unite che abbia il potere di decidere l'attuazione delle risoluzioni adottate contro gli stati riconosciuti colpevoli di aggressione o di altre violazioni delle norme internazionali. Dei 15 membri di cui è composto, 5 sono permanenti (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) e gli altri 10 vengono eletti dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con un mandato di 2 anni. Il numero minimo di voti necessari per l'approvazione di una risoluzione è di 9 membri, e vige la regola secondo cui i membri permanenti hanno il diritto di veto.

Il Consiglio di sicurezza è composto da quindici membri, dei quali cinque sono permanenti: Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina (che dal 23 novembre 1971 ha preso il posto della Repubblica nazionale cinese, con sede a Taiwan, da quel momento non più riconosciuta dalle Nazioni Unite come stato sovrano). Gli altri membri sono eletti dall'Assemblea generale per un periodo non rinnovabile di due anni su seggi che vengono assegnati a rotazione nel rispetto di un'equa distribuzione geografica: cinque sono destinati agli stati dell'Asia, dell'Africa e del Medio Oriente; due all'Europa occidentale e due all'America latina; uno all'Europa orientale. La presidenza del consiglio viene assunta a turno da ciascun membro.

2. FUNZIONI E OBIETTIVI

In base alla Carta dell'ONU, il Consiglio di sicurezza si assume la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Qualsiasi membro dell'ONU può sottoporre all'esame del consiglio controversie e casi di violazione della pace; ogni stato non membro del consiglio, qualora sia parte in una controversia in esame, può essere invitato a partecipare, senza diritto di voto, alla relativa discussione.

Per l'approvazione di una risoluzione è necessario il voto favorevole di nove membri: per le decisioni relative a questioni procedurali sono sufficienti nove voti favorevoli, mentre la validità di una delibera relativa a questioni sostanziali è subordinata alla circostanza che i cinque membri permanenti votino tutti a favore.

Il "diritto di veto" da parte delle grandi potenze è uno dei temi più controversi sin dalle origini dell'ONU: l'impiego frequente di questo diritto da parte dei membri permanenti, gli unici cui spetta, ha infatti suscitato numerose proteste in seno all'organizzazione. Nel 1950, questa circostanza portò quindi all'adozione della risoluzione United for Peace, in forza della quale l'Assemblea generale può prendere in esame una controversia nel caso in cui i lavori del consiglio siano ostacolati dal veto di una delle cinque potenze.

Il Consiglio di sicurezza partecipa inoltre alle procedure di ammissione di nuovi membri e di nomina del segretario generale, rivolgendo raccomandazioni all'Assemblea generale; per quanto riguarda l'elezione dei membri della Corte internazionale di giustizia, il consiglio dispone degli stessi poteri decisionali dell'Assemblea. Oltre a due commissioni permanenti e un comitato speciale per le operazioni per il mantenimento della pace, il Consiglio ha infine il potere di istituire gli organi sussidiari che ritenga necessari per lo svolgimento delle proprie funzioni.

Fonte: Microsoft Encarta 2006.

Ps. Sulla indipendenza del Consiglio di Sicurezza, credo si possa affermare che, sebbene parte integrante dell'Onu, ha un potere decisionale che lo rende di fatto (non formalmente) indipendente.
Sul programma Oil for Food ho trovato su Wiki inglese, la voce relativa alla complicità U.S.A. nel contrabbando di petrolio. Incollo qui un estratto dell'articolo, tradotto in italiano (perdonami gli errori):

Complicità presunta del Regno Unito e degli U.S.A.

Inoltre è stato dichiarato che i governi americani e britannici erano completamente informati dello scandalo, ma hanno scelto di chiudere un occhio sulla questione perché i loro alleati Turchia e Giordania hanno tratto beneficio dalla maggior parte del petrolio di contrabbando.

Il senatore Carl Levin (D-Michigan) degli Stati Uniti dichiarò in un'intervista al NY Times che "non c'è dubbio che la massa dei redditi illeciti derivati dal petrolio proveniva dalla vendita di contrabbando di petrolio iracheno alla Giordania ed alla Turchia, era un modo di evitare l'oil-for-food program [ e che ] eravamo completamente informati di ciò e abbiamo girato la testa dall'altra parte"

Il Sottocomitato Permanente del Senato sulle Indagini assegnate per studiare lo scandalo inoltre ha concluso che:

"gli Stati Uniti (governo) non erano soltanto informati delle vendite irachene che violavano le sanzioni dell'ONU, le quali provvedevano entrate illecite a Saddam Hussein. Occasionalmente, gli Stati Uniti hanno davvero facilitato le vendite illecite di petrolio."

Il rapporto inoltre ha scoperto che persone e aziende negli Stati Uniti rappresentavano il 52% di tutti gli introiti illeciti del "petrolio-voucher" pagati a Saddam Hussein. Il più grande di questi destinatari, Bayoil di Houston ed il suo CEO, Bay Chalmers, sono stati incriminati dal Dipartimento di Giustizia americano per le loro azioni.

Infine, durante il regime delle sanzioni, gli Stati Uniti ed il Regno Unito hanno avuto molta influenza nel Consiglio di sicurezza per quanto riguardava l'Iraq, ed in generale, il controllo era molto dettagliato.

Lors de sa 33e conférence générale à Paris, l'Unesco a formellement adopté jeudi une Convention sur la diversité culturelle qui affranchit la culture des règles du commerce international. Au grand dam des Etats-Unis qui ont combattu le texte jusqu'au dernier moment. En commission lundi, la «Convention sur la protection et la promotion de la diversité des expressions culturelles» avait déjà été plébiscitée avec 151 voix pour, 2 contre (Etats-Unis et Israël) et 2 abstentions (Australie et Kiribati, une île du Pacifique). Les délégués des 191 Etats membres entérinaient cette motion en fin de journée, par un vote en séance plénière. Sur 154 pays représentés lors du scrutin, 148 ont voté en faveur du texte, deux s'y sont opposés (Etats-Unis et Israël) et quatre se sont abstenus (Australie, Nicaragua, Honduras, Liberia), a annoncé le président de séance.
La France est donc parvenue à faire reconnaître son concept d'exception culturelle et à lui assurer une base juridique, avec l'appui quasi unanime de la communauté internationale. C'est le fruit d'une intense campagne diplomatique et c'est un revers pour les Etats-Unis qui dénonçaient un outil «protectionniste» et le risque d'une «remise en cause de la liberté d'expression». Les abondantes exportations américaines de films hollywoodiens et autres produits audiovisuels risquent de souffrir. Car la Convention d'une trentaine d'articles stipule que «les activités, biens et services culturels (...) ne doivent pas être traités comme ayant exclusivement une valeur commerciale» et autorise les pays à prendre «les mesures qu'ils jugent appropriées» pour protéger leur patrimoine culturel. Une fois le texte entré en vigueur — dès que trente pays l'auront ratifié, les Etats pourront déployer un arsenal de règles et subventions.
Les Etats-Unis se sont finalement retrouvés isolés avec Israël. En l'absence d'un droit de veto, ils sont privés de tout recours hormis la multiplication tous azimuts d'accords bilatéraux avant l'entrée en vigueur de la Convention. Britanniques, Japonais ou Australiens ont pourtant dénoncé avec les Américains le caractère «ambigu» du texte, s'inquiétant qu'il n'entre en conflit avec d'autres dispositions internationales. L'article 20 confère à la Convention le même niveau juridique que les traités bilatéraux et le cadre de l'Organisation mondiale du commerce (OMC). La France et le Canada parlent entre autres d'une Convention «contraignante», d'un droit supranational opposable à l'OMC, mais le texte est assez flou pour susciter des interprétations variées.

Bene grazie del p.s. ... la struttura e le funzioni del consiglio le conoscevo ma non riuscivo a capire le ragioni per le quali si potesse sottolineare la sua autonomia. Evidentemente e' cosi' nei fatti anche se non formalmente. A questo punto ... visto gli esempi di dichiarata autonomia della fao e dell'unesco e di altre strutture posso pensare all'onu come una struttura modulare. Ma se cosi' fosse non dovrebbero esserci problemi rilevanti di intoppi burocratici (elefantiaci come piace ai giornalisti nostrani).
Mah?!

korduka