Ti odio perché mi costringi a difendere la signora Meloni

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Ho sempre pensato che nello scontro politico tocca mantenere un certo grado di civiltà. È una regola che va rispettata in tempo di guerra e tanto più in tempo di pace.

Quando mio padre disertò fu nascosto da un fascista. Il padre di mio padre, tenente del Cnl, si occupò, armi alla mano, di bloccare una serie di fucilazioni di fascisti che non avevano commesso nessun crimine e a volte addirittura non erano neanche fascisti; succedeva che partigiani veri o finti approfittassero della vittoria contro il nazifascismo per regolare odi e interessi economici nel modo più semplice: uccidere il loro antagonista sotto la bandiera della Resistenza.

E anche nei momenti peggiori degli anni ‘70, quando ci avevano colpito ferocemente, mi sono attenuto a questo imperativo morale: ci sono fascisti e fascisti, non sono tutti uguali. Colpire uno perché è fascista non ha senso. E se un fascista è a terra non lo puoi colpire ancora.
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