Le avventure di Toni Barra

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Le storie di Jacopo Fo

A volte gli escrementi volano alti. Ma prima o poi ricadono per via che non hanno le ali.

Il ritorno di Toni Barra, investigatore privato al servizio del Sindacato Metalmeccanici.

Ero andato a accompagnare la piccola Engels a scuola. La sua maestra di religione mi ha guardato come se vedesse uno streptosauro produrre un escremento grande come una Mini Minor. Gialla.
Avevo detto a Engels che Gesu', essendo un ebreo di 2.000 anni fa, difficilmente poteva essere biondo con gli occhi azzurri. Era tale e quale a un marocchino.
E probabilmente Engels l'aveva detto alla maestra.
E la maestra era rimasta sconvolta: le avevo stravolto l’immagine di Dio.
Ma sono abituato all'odio fondamentalista.

Andai al Bar Pannacci, il migliore del quartiere, e ordinai il mio solito cappuccino con cornetto e bicchiere d'acqua fredda ma non ghiacciata, senza gas. Dissi: "Il solito." E’' uno dei vantaggi del scegliere il miglior bar e andarci tutti i giorni.
La barista, Silvia, una ragazza squisita, mi disse: "Ci sono due armadi che ti danno la caccia. Vuoi che chiami la polizia?"
Scherzava. Ormai li conosce anche lei. Mi sedetti al tavolino e iniziai a inzuppare la massa morbida e dolce del cornetto. Perfetta. Me la presi calma, tanto il sindacato e' come la pioggia, se ti deve beccare ti becca.
Avevo appena finito di deliziarmi le papille gustative quando i due armadi rispuntarono: erano Sacco e Vanzetti. Per un istante non li riconobbi. Erano tirati a lucido, gessato blu notte.
"Lasciatemi indovinare, non e' che il capo del sindacato metalmeccanici mi vuole subito, immediatamente nel suo ufficio..."
Sacco, che e' il piu' loquace disse: "Andiamo."
Non un BUON GIORNO o cose frivole del genere. Si esercitano per essere cosi' duri?
No, probabilmente gli viene spontaneo.
Salimmo sopra una Skoda blindata del ‘78, di quelle fatte ancora dai comunisti. Roba indistruttibile.
Vanzetti guidava come al solito lentamente. Raramente superava i 20 chilometri orari.
Ma ora stava fisso sotto i 12. Sembrava stesse pensando intensamente.
Non era normale.
Chiese: "Ma secondo te un nemico e' sempre un nemico?"
Era chiaro che si trattava di una domanda trabocchetto. Preferii essere evasivo.
"Dipende..."
E feci bene. Inizio' a bestemmiare in romagnolo stretto. Spaventoso.

Arrivai di fronte alla porta dell'ufficio del capo e sentii uno strano odore. Non si avvertiva piu' quella nuage di muffa, sigarette e mortadella con la salsiccia e il pecorino coi vermi. Era piuttosto una cosa tipo eau de rose.
Il capo, per fortuna aveva la solita faccia da tritacarne, 120 chili di peso e la mascella stava triturando una braciola. Cruda.
"Cazzo, Toni, devi darmi una mano. E non tirarmi fuori anche tu delle storie di merda sul passato. Hai qualche obiezione?"
"E come faccio a dirtelo? Non mi hai ancora detto niente."
"Non iniziare a fare il sofista anche tu!!! Hai presente quando le cose sono sottili e arrivano al loro termine? Come si dice? Non mi viene la parola..."
" Fini?"
"Ecco, si'. Lo devi proteggere."
"Cosa?"
"A minuti arriva una di loro. Farai coppia con lei. Ci serve di sapere chi cavolo sta organizzando questa messa in scena. Hai sentito Castelli da Santoro? Ha detto che uno che riveste una carica pubblica ad alto livello non puo' avere a che fare con societa' off shore. E Berlusconi, che ne ha fatte a decine di societa'' off shore, non conta? C'hanno l'onesta' intellettuale di un coccodrillo morto."
Non avevo ben capito: "Fai un passo indietro dai coccodrilli. Chi dovrei proteggere?"
"Senti non cominciare a rompermi i coglioni anche tu. Ma lo sai che una volta ho dovuto fare servizio d'ordine per Mastella? E non dovevamo ucciderlo, dovevamo stare attenti che non si facesse male. Hai capito?
Operai comunisti a difendere Mastella. Che schifo? Quindi fai il tuo dovere e
basta."
Non riuscivo ad articolare i pensieri. "E lei chi sarebbe?"
"Non sarebbe... E'. Togliamo le incertezze. Lei e' una ex del servizio d’ordine di Alleanza Nazionale."
"E me lo dici cosi'…"
"E come te lo dovevo dire, in francese?"
"Dio mio!"
"Bene, mi fa piacere che tu sia diventato credente. Ti sara'' piu' facile, grazie al perdono e a tutte quelle belle cose che avete voi cristiani."
"Ma che stronzate dici?"
Stavo per partire per una sequenza di improperi quando la porta si apri' senza preavviso e entro' una giovane donna con un completo blu, gonna al polpaccio e scarpe ortopediche. Anche carina se vogliamo....
Mezz'ora dopo eravamo in auto. La Skoda. Lei voleva prendere il suo Mercedes ma io lo avevo escluso. Sui principi si puo'' trattare solo fino ad un certo punto.
Avevamo seduti dietro Sacco e Vanzetti che facevano finta di non esistere.
Probabilmente stavano elencando la lista dei ragazzi uccisi dalla polizia tra il 25 aprile 1945 e il 2001.
Lei, che si chiamava Sofia Garingotti, mi disse: "Non credere che per me sia facile lavorare con voi. Ma sono stata educata a Credere, Obbedire e Combattere. E obbedisco."
"Allora in questo siamo simili. Anche noi siamo abituati a obbedire. Anche nel caso in cui non c'e' piu' niente da credere."

Mia nonna diceva sempre che se vuoi sapere qualche cosa devi chiedere a una donna. Diceva anche che se devi sparare e' meglio usare un mitragliatore. Ma questo non c'entra, non dovevamo sparare a nessuno.
Probabilmente.
Andammo da Milu', una ragazza che faceva la pranoterapeuta. Lasciai Sacco e Vanzetti in auto. Sapevo che preferivano stare il piu' lontano possibile da Sofia, la storia della collaborazione con frange democratiche ex fasciste li confondeva.
Milu' era famosa nel suo campo e curava gente di tutti i tipi. Forse lei ne poteva sapere qualche cosa. Era in debito con me per via che si era fidanzata, in un momento di confusione mentale, con il capo della polizia politica. E quando lo aveva mollato per un ragazzo della fonderia, lui aveva iniziato a fare il prepotente.
Gli avevo spiegato che la nostra priorita'' non era piu' quella di uccidere poliziotti ma che potevo sempre andare a casa sua a prendere un the con un migliaio di extracomunitari polacchi miei amici. Aveva capito che facevo sul serio e l'aveva piantata di rompere.
Milu' lancio' un MAYDAY su Facebook, tra le sue amiche veggenti, macrobiotiche e sensitive: “Cerchiamo storie su un tale che ha coperto di merda Montecarlo.” Era una frase allusiva. La rete inizio' a scatenarsi. Trovammo cosi' il contatto con un’imbalsamatrice di gatti da salotto e chihuahua che ci disse che conosceva un tipo che aveva il dono di finire dentro a tutti guai, dagli scandali con le escort a quelli con
travestiti e cocaina.
Andammo da lui. Questa volta Sacco e Vanzetti erano con noi in ascensore mentre salivamo al terzo piano di una palazzina di lusso dove aveva sede la International Communication Stars. Una segretaria che aveva le unghie laccate di 5 colori diversi ci disse che il commendatore non c’era. Passammo oltre, sfondammo la porta. Facemmo alcune domande. Il commendatore fece il vago. Sofia, la nostra accompagnatrice di destra, gli afferro' il cavallo dei calzoni. Forse afferro' anche qualche cos’altro. Il faccendiere inizio' a gridare.
Sacco e Vanzetti fecero qualche cosa che poteva sembrare un sorriso, ma serviva un po’ di fantasia per vederlo.
Il tipo inizio' a parlare. E’ stupefacente quanto poco resistano. Fanno sempre i coraggiosi coi coglioni degli altri.
Fu cosi' che entrammo in possesso di tutte le informazioni che ci servivano e anche di molte altre completamente inutili. Non smetteva piu' di parlare. Ci confesso' anche che da piccolo aveva rubato 500 lire a sua zia. Mi segnai il nome della zia per andarglielo a raccontare. A volte sono un po’ stronzo.
La situazione MONTECARLO era abbastanza semplice. Un uomo, che veniva descritto giovane e bello, con gli occhi azzurri e molti capelli, aveva commissionato a un ex giocatore di calcio dopato la realizzazione di una polpetta avvelenata, questi si era rivolto a un paparazzo, stipendiato dai servizi segreti deviati, dal Sifar alla Gladio, che era amico di un tale che stava in Costa Rica e vendeva banane ma siccome per le nuove leggi dell’Unione Europea le banane sono andate in crisi si era messo a organizzare un servizio a tassametro con ragazze compiacenti, e aveva anche corrotto il presidente di una repubblica caraibica in crisi per il commercio delle banane al quale ha promesso di spostare li' lo stabilimento della Fincantieri di Castellammare di Stabia, e per questo motivo alla fine il presidente della repubblica aveva dichiarato che era vera una sua lettera falsa in cui dichiarava che il cognato di Fini era il proprietario della societa' off shore che si era comprata la casa di Montecarlo regalata da una vecchia signora fascista a Alleanza Nazionale, il cui valore (della casa non della vecchia signora) era stato stimato in 270 mila euro ed era stata invece venduta a 305 mila euro. Cioe' di piu'. Contemporaneamente Feltri dava le dimissioni da direttore responsabile di Libero per evitare che Cuba lo condannasse all’ergastolo.
Insomma il solito casino.
Tornammo dal Capo del sindacato. Sacco e Vanzetti stavano squamandosi perche' non c’era modo di abbassare il riscaldamento della Skoda che era andato in tilt, e loro non se la sentivano proprio di togliersi la cravatta di fronte a una militante dell’estrema destra anche se al momento la destra estrema pareva piu' a sinistra di Rutelli (che non ci vuole molto).
Il Capo si fece raccontare tutto due volte. Poi disse: “Cazzo, che casino.”

Quella sera il mondo mi pareva una cloaca confusa.
La verita' diluita in un mare di merda liquida.
Avevo passato la giornata a collaborare con una ex squadrista.
E mi chiedevo cosa ne avrebbe detto mia nonna.
Dopo cena misi a letto Engels e le raccontai la storia dell’orco Agnelli che faceva morire gli operai della verniciatura.
Poi pero' gli operai si vendicavano e compravano solo Volkswagen. Che una volta erano una fabbrica nazista e invece adesso sono simpatici.
Il mondo cambia.
Engels si addormento' sorridente.
Io mi sedetti di fronte alla tv e iniziai a massaggiare i piedi della donna della mia vita, Rosa, che e' tutta rosa, mentre guardavamo Santoro aggirare la censura con un dribbling alla Maradona. Poi andammo a verificare se e' vero che esiste un punto oltre il quale il respiro si scioglie e diventa musica dentro l’anima.