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Referendum sul nucleare

Referendum 12-13 giugno 2011Carissimi,
dedichiamo questo numero di Cacao a un paio di riflessioni sul nucleare che vedono protagonisti non la "politica" ma il mondo dei fisici. Lo spunto ci viene da un'indignata risposta del dott. Francesco Cherubini, laureato in Fisica, a un appello pro-nucleare lanciato per il tramite dell'ANFeA (Associazione Nazionale Fisica e Applicazioni) dall'Associazione Galileo 2001.

Di seguito riportiamo sia l'appello sia la risposta di Cherubini; vorremmo però - a mo' di premessa - riprendere anche le parole di Margherita Hack, che lunedì sera, nella trasmissione di Gad Lerner su La7, ha offerto un contributo a nostro avviso di grande saggezza all'intera discussione in merito a "nucleare sì - nucleare no". In sintesi Margherita Hack afferma: “Voto Sì al referendum sul nucleare perché oggi le centrali non sono sicure, per il problema delle scorie, perché non mi fido di come verranno costruite... ma sono convinta che la ricerca non vada fermata, il nucleare per fusione, ad esempio, non ha scorie, dobbiamo capire se funziona la fusione fredda... Non a caso il nostro premio Nobel Zichichi - che tra l'altro sta lavorando in Francia e non in Italia - sta studiando proprio questi aspetti della questione. La ricerca deve continuare, anche e soprattutto sulle rinnovabili, e il nucleare potrebbe essere un sostituto ottimo contro i combustibili fossili, ma a oggi non ci si può fidare, aspettiamo almeno cinque anni, continuiamo la ricerca e poi vediamo dove siamo arrivati...”
Parole chiare, semplici, pulite, per niente demagogiche. Noi, ovviamente, speriamo che le rinnovabili abbiamo uno sviluppo enorme e che non ci sia bisogno di altro. E' anche vero che di fusione fredda si parla tanto e forse a un nucleare davvero pulito si potrebbe un giorno arrivare: oggi ciò in cui crediamo è nella ricerca e nei progressi scientifici che mettano l'UOMO e la sua qualità di vita al centro di tutto. Crediamo invece molto meno a quegli scienziati che affermano che in Giappone è successa una catastrofe naturale straordinaria e con pochi danni... questa ci sembra malafede...
Qui di seguito l'appello dell'Associazione Galileo 2001, di seguito la risposta di Cherubini.
Un'ultima considerazione: ci fa sorridere che si parli di “reazioni emotive”... e come dovremmo reagire, di grazia?

ANFeA Soci News n. 22
APPELLO ALLA RAGIONE dell'Associazione Galileo 2001
Ancora una volta siamo chiamati ad un referendum abrogativo per cancellare, con modalità di dubbia interpretazione, norme legislative riguardanti l’installazione in Italia di centrali nucleari. Noi sottoscritti, provenienti da posizioni culturali, ideologiche e politiche le più diverse, siamo consapevoli della necessità, del resto ormai definita per legge dal Parlamento, di una sospensione del programma nucleare dell’attuale Governo, in vista di una accurata e seria valutazione delle conseguenze del grave incidente occorso negli impianti nucleari di Fukushima, in Giappone, danneggiati in conseguenza di un cataclisma naturale di proporzioni gigantesche, e soprattutto di un riesame dei criteri e dei sistemi di sicurezza degli impianti nucleari esistenti e funzionanti in tutto il mondo, capaci di fornire il 16% dell’energia elettrica mondiale e circa il 30% dell’energia elettrica europea.
Siamo altresì consapevoli che la reale entità dell’incidente nucleare giapponese, valutata razionalmente e correttamente con le sue possibili conseguenze radiologiche ambientali e sanitarie, che del resto appaiono contenute, andrà collocata nel contesto della globalità degli effetti di una immane catastrofe (un terremoto di grado 9 della scala Richter seguito da uno tsunami che ha investito il Nord-Est del Giappone con onde fino a 30 metri) che ha provocato 30 mila vittime umane (nessuna ad oggi dovuta a radiazioni provenienti dall’incidente nucleare) e danni materiali e ambientali di inaudite proporzioni dalle incalcolabili conseguenze future.
Riteniamo altresì che di fronte a tali tragedie, nessuna speculazione politica, culturale, ideologica sia ammissibile nel rispetto delle proporzioni e delle valutabili conseguenze dei particolari aspetti del disastro. Ciò significa che la ragione non deve venir meno e che il legittimo diritto alla emozione e al timore di remote conseguenze non possa essere riservato esclusivamente a quelle attribuite alle emissioni radioattive che, a differenza di altre (prodotti tossici, gas inquinanti, emissioni venefiche perduranti nel tempo ecc.) sono quantitativamente misurabili e quindi prevedibili e controllabili, e debba pertanto essere contemperato da una razionale valutazione dell’effettiva consistenza dei rischi reali, e che sia corretto ed eticamente doveroso riportarlo nei limiti delle conoscenze scientifiche e tecniche  che non possono essere soggette a manipolazioni di sorta.
Nel caso dell’energia nucleare, nel doveroso rispetto della trasparenza dell’informazione e del corretto rapporto rischi/benefici, occorre ancora una volta ribadire la necessità di una cultura adeguata che liberi l’opinione pubblica ed i decisori politici dall’impressione che il rischio da radiazioni sia incommensurabilmente più elevato di quanto possa essere quantitativamente espresso da dati scientifici inoppugnabili. A ciò aggiungasi la non completa e spesso distorta conoscenza della produzione e dell’uso dell’energia nucleare che, lungi dall’essere una tecnologia obsoleta, essendo invece in continua evoluzione ed espansione, è destinata sostanzialmente alla produzione di energia elettrica e costituisce allo stato attuale, l’unica fonte competitiva, su larga scala, con i combustibili fossili oltre ad essere priva, come le fonti rinnovabili, di emissioni inquinanti e di gas-serra.
Nell’appellarci alla ragione, al di fuori di ogni considerazione politica di parte o di opportunistica ricerca di comodi consensi del momento, noi come cittadini operanti in campi scientifici e tecnici che ci garantiscono conoscenze sufficienti e posizioni disinteressate, richiamiamo l’attenzione sul fatto che la legittima prudenza e la giusta richiesta di corretta informazione non siano oscurate da furori emotivi fuori luogo o da ossessionanti atteggiamenti di contrapposizione che rischiano di sfociare in anacronistiche “cacce alle streghe” invocate da guru o  santoni d’occasione nonché da contingenti interessi elettorali.
Riteniamo pertanto che un referendum come quello indetto in merito agli impianti nucleari non abbia fondamento né tecnico né sociale e sia di dubbia interpretazione giuridica e pertanto non proponibile al voto degli elettori.
Auspichiamo, in tutta serenità e consapevolezza, che, in ogni caso, esso non debba pregiudicare al nostro Paese, patria di Enrico Fermi, Edoardo Amaldi, Mario Silvestri, Carlo Salvetti, Felice Ippolito, Paolo Fornaciari, una futura razionale strategia energetica all’altezza della sua storia e dei tempi moderni, nell’ambito della quale l’energia nucleare giochi, come è e sarà nell’evolversi necessario delle cose, un ruolo significativo e addirittura essenziale.
6 giugno 2011

PRIMI FIRMATARI
RICCI Renato Angelo - Professore Emerito Università di Padova, Presidente Associazione Galileo2001, Presidente Onorario AIN e SIF
TIRELLI Umberto - Direttore Dipartimento Oncologia Medica, Istituto Nazionale Tumori di Aviano
BERNARDINI Carlo – Università “Sapienza” - Roma
BLASI Paolo -  Dipartimento Fisica Generale, già Rettore, Università Firenze
HABEL Roberto -  Laboratori Nazionali Frascati  INFN, già Ordinario di Fisica     Medica Università di Cagliari
PALLOTTINO Giovanni Vittorio – Ordinario di Elettronica, Università “Sapienza”, Roma

La risposta di Cherubini

Speravo in fondo al cuore che non sarebbe finita così
E' vergognoso che una associazione di fisici difenda la strategia del nucleare:
“...costituisce allo stato attuale, l’unica fonte competitiva, su larga scala, con i combustibili fossili oltre ad essere priva, come le fonti rinnovabili, di emissioni inquinanti e di gas-serra.”
Nonostante siano i fisici tra i pochi a poter dire con sicurezza che non esiste una soluzione al problema della gestione delle scorie radioattive, e che la pericolosità di queste non è allo stato attuale delle conoscenze biologiche determinabile, tanto meno una valutazione di rischio, è vergognoso che una associazione di fisici parli di dubbio valore sociale di un referendum, appellandosi all'unica motivazione, quella a carattere emotivo, che il governo altrettanto vergognosamente mette in campo non sapendo cosa rispondere a fronte delle molteplici argomentazioni di carattere tecnico, strategico, politico ed economico che sono evidenti a qualsiasi buon conoscitore delle tematiche energetiche.
Probabilmente una cricca di fisici prova a trovare lavoro alle spalle dei tanti neolaureati che provano a lavorare nel settore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico, e alle spalle di una società che si fa sempre più ignorante, come probabilmente succede in tanti paesi “avanzati” tra cui il Giappone.
Mi dissocio e mi dissocerò da qualsiasi altra dichiarazione di Anfea di questo tenore, cercando di fare informazione sulle reali problematiche del nucleare e sulla valenza sociale e politica di una referendum su tale argomento.

Dott. Francesco Cherubini, laureato in fisica