Quel che serve oggi è più passione. Noi sappiamo produrla. Chi è capace di venderla?

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Le coltellate ai professori, il disagio sociale, i suicidi, l’emarginazione, la crisi economica e politica…
La società è malata, la passione è l’unica cura possibile.
Negli ultimi decenni una frazione minoritaria della popolazione ha deciso di costruirsi una vita più appassionante e ha scoperto che è possibile riuscirci e addirittura trasmettere questa passione.
Quando dico che “NOI” siamo in grado di produrre passione e di trasmetterla mi riferisco al grande arcipelago di associazioni sportive, gruppi teatrali, pittorici, poetici, narrativi, musicali, relazionali, hobbistici, ghiottoni o genericamente culturali e solidali…
Una compagine che nel suo insieme è la grande esperienza italiana di resistenza all’avvilimento umano. Grande per risultati e per numero dei partecipanti: si mormora che siamo almeno un milione… Un milione di persone che hanno messo la qualità e il senso della vita al primo posto. Persone coraggiose che affrontano incredibili difficoltà ma ogni giorno continuano a provarci cercando di opporsi alla miseria, al degrado, all’alienazione alienazione, alla noia di vivere.

Oggi la società è ai ferri corti con sé stessa, i cittadini con la politica, le aziende con i consumatori, la civiltà con l’inciviltà, la cooperazione sociale con lo sfascismo.
Qualcuno inizia a rendersi conto che il danno sociale che deriva dalla mancanza di un senso positivo della vita inizia a presentare conti salati e che l’investimento in cultura e socialità non è più un lusso per intellettuali illuminati e ricchi ma un’esigenza sociale urgente. Conveniente anche dal puto di vista del bilancio del sistema Italia.
E lo iniziano a capire pure alcuni anche provvisti di mezzi economici immensi, una minoranza vivace all’interno di fondazioni, industrie, associazioni filantropiche, Unione Europea, regioni ecc.
La cultura e la passione sono cose che si mangiano, galvanizzano il Pil e riducono follia, criminalità e corruzione. E non lo dice il nipote scemo di Carlo Marx ma addirittura Visco, il capo di Banca Italia… Son cose che danno soddisfazione…
E sarebbe naturale che queste brave persone dotate di mezzi economici spaventosi si rivolgesse a NOI, che da decenni ci facciamo le ossa in questo settore, e ci dicesse: “Ragazze e ragazzi, visto che siete così bravi ad appassionarvi, ecco qui una valigia di dobloni, fateci delle belle cose che diffondano la passione e la gioia!”
E NOI potremmo trasformare in quattro e quattr’otto l’Italia in un luna park fantasmagorico, ecologico, a energia rinnovabile, che usa l’arte al posto del gasolio e diffonde solidarietà e cooperazione. Salveremo esistenze vuote, argineremmo crisi di mancanza di senso. Distribuiremmo salvagenti onirici a tutti! WOW!
(….!!!)
Ma nei fatti la domanda stenta a incontrare l’offerta.
Perché noi siamo fatti strani e quegli altri pure. Non siamo bravi a scrivere progetti in politichese, industrialese, europeese…
Non siamo bravi a creare sinergie tra noi, scambiarci visibilità, connetterci. E poi c’è la questione dei soldi. A noi fanno un po’ schifo, ce li puoi dare ma solo se lo vuoi veramente e noi li pigliamo con le pinze per non infettarci. E quando dobbiamo trattare coi manager delle grandi aziende e dipartimenti, pubblici e privati, sopra le camice a fiori e i jeans stracciati indossiamo tute pressurizzate di plastica per evitare che le loro cravatte ci contagino (la cravattite è mortale).
E poi, sia chiaro, che se vuoi lavorare con noi ti possiamo, forse, pagare pochissimo.
Per tutto questo stato di cose succede che non riusciamo a prendere i soldi che potremmo, non riusciamo a realizzare quel che vorremmo… Non ce la facciamo neanche a acchiappare i finanziamenti europei che nessuno vuole e che tornano all’Unione Europea che poi li dà ai tedeschi e ai portoghesi che successivamente ci sgrufolano dentro felici e benedicenti la stupidità italica.
Certo se la domanda di finanziamento la fai fare a Teodolindo, che è il tuo cugino, che suo padre era commercialista (ora fa la femme fatale a Parigi) allora forse puoi capire cosa non va…
Certo è inquietante pagare 100.000 euro a uno che è tanto sveglio e c’ha la cravatta talmente bella e parla l’europeese talmente bene che ti ha fatto prendere un milione di euro… Orrore!
Meglio non averli…
Beh questa è la situazione.
Noi siamo i meglio, i più cazzutissimi e passerizzatissimi del quartiere, potremmo costruire chissacché ma intanto non siamo neanche stati capaci di avere uno straccio di portale dove trovi l’indice dei blog della rete e un cavolo di calendario con gli eventi che NOI realizziamo ogni santo giorno che qualcuno lassù manda in terra.
Apriamo la discussione sul tema: “Perché la crema della crema dell’arte, della solidarietà, dell’ecologia e della cultura è così divisa, schizzinosa e spatoccata che riesce a realizzare solo un centesimo di quel che potrebbe?”
Avanti miei prodi: facciam funzionare le tastiere che con le parole non ci batte nessuno!