Insigni satirici lo deridono perché a Sanremo non ha fatto il duro con i contestatori.
È gente che di teatro non capisce niente.
E neanche di rivoluzione umanista.
Io sono uno che, modestamente, di fischi a teatro se ne intende.
La prima volta che recitai di fronte a 3mila persone fu nel lontano 1981. Con la redazione del Male avevamo organizzato al Mattatoio di Roma il “Festival della Miseria”. Una seratina esplosiva, realizzando noi il più sporco e cattivo giornale di satira, all’invito risposero intere orde di sottoproletari delle periferie.
Il compianto Piero Lo Sardo aprì la serata prendendo un whisky a un banchetto. Lo assaggiò, disse: “Merda! Questo whisky è annacquato!” E subito si prese un pugno in faccia dal venditore.
Arrivò da me lamentandosi e perdendo sangue da un labbro. Ma non ci potevamo fare niente. Andare a vendicare Piero voleva dire scatenare una rissa epocale. E loro erano molti più di noi.
Lo spettacolo iniziò. C’erano gruppi musicali e attori e c’era perfino la pornodeputata Cicciolina, in onore alla trasgressione.
Io avevo preparato un pezzo sull’inesistenza della materia in perfetto stile situazionista.