Notizie dal Burkina Faso e Stefano Benni

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Simone e’ partito martedi’ mattina per un altro mese in Africa. Quando era andato a dicembre quello che aveva trovato al suo arrivo era stato sconfortante: l’orto non esisteva quasi piu’, gli animali erano pochi e magrissimi, le strutture portavano i segni del vento e dell’incuria.
Con Pia, Cecilia, Carlo e Caterina si rimboccarono le maniche e fecero ripartire le attivita’, chiedendosi anche cosa e perche’ non riuscissero a comunicare, dal momento che appena lasciati soli i ragazzi africani sembravano non in grado di continuare quanto iniziato.
Dopo un mese avevano fatto ripartire il forno e insegnato alle donne a cuocere il pane (magnifiche baguette), avevano ripristinato l’orto e spiegato ai ragazzi che dare da mangiare alle galline non e’ uno spreco ma un investimento: loro poi daranno uova e carne buona, cosi’ che si possa mangiare qualcosa di piu’ di quattro ossa rachitiche.
Ma la cosa piu’ importante era stata affiancare ai ragazzi gia’ presenti Hamed, un giovane universitario burkinabe’ che ha capito lo spirito dell’iniziativa del centro e ne ha abbracciato il progetto.

Questa volta l’arrivo di  Simone e’ stato diverso: quando ha raggiunto il Centro ha aperto la bocca dallo stupore e non l’ha ancora richiusa: ogni giorno 150 donne, divise in 3 gruppi da 50, arrivano al Centro e cucinano il pane che poi vanno a rivendere al mercato, si occupano dell’orto, degli animali e delle altre attivita’ necessarie per il progetto. Addirittura in molti ora comprano il pane direttamente al Centro, ormai parte integrante del villaggio.

In una telefonata a Pia, questa volta rimasta in Italia, Simone entusiasta raccontava che nell’orto ci sono melanzane, zucchine, piselli e carotine, che i polli sono grassi e che il tacchino e’ talmente in buona salute che incute un totale rispetto. Non puoi discutere con una bestia da 15 chili.
Al Centro si fa la raccolta differenziata dei rifiuti… tocca dirglielo a Bassolino.
Ora un forno solo non basta piu’, stanno pensando di costruirne un altro, piogge permettendo: questa volta lo faranno gli stessi ragazzi africani, che in tal modo potranno apprendere le tecniche  di costruzione e realizzarne altri nei villaggi vicini. Questo e’ lo scopo: il Centro Ghelawe’ e’ nato per essere un Centro di Formazione.
Siamo contentissimi di questi sviluppi e permetteteci di dire forte: viva le donne!
Alla prossima telefonata, con nuovi aggiornamenti.

E ora permetteteci un ringraziamento a cui teniamo molto: il progetto del Centro avviato in Burkina Faso e’ arrivato al suo terzo anno di vita e gran parte di cio’ che e’ stato costruito e realizzato lo si deve anche alle centinaia di persone che hanno acquistato le magliette con la poesia che ci e’ stata regalata in una sera d’inverno da Stefano Benni, un amico straordinario, il nostro Lupo.
Proprio in questi giorni esce nelle librerie la prima ristampa del suo ultimo libro: “La Grammatica di Dio. Storie di solitudine e di allegria” edito da Feltrinelli, 25 racconti suonati con tutti gli strumenti della scrittura. Un sinfonia benniana…
Vi proponiamo qui di seguito “L’indovina”, un breve racconto dove viene nominato un gatto, Pippo, che ci e’ particolarmente caro.
Grazie Lupo, e buona lettura a tutti voi

L’Indovina

L’indovina Amalia, famosa cartomante, accolse il cliente nel suo studio.
Sul tavolo c’erano una statuetta egizia, il gatto nero Pippo, tre pacchetti di sigarette e un mazzo di tarocchi.
- Tagli il mazzo – disse Amalia, con voce baritonale.
Il cliente esegui’.
La cartomante Amalia estrasse tre carte e le scopri’ lentamente davanti a se’.
- La prima carta dice che nel marzo di quest’anno ci saranno spaventosi attentati a Londra, Parigi e Roma e un ordigno atomico verra’ lanciato su Washington.
L’uomo degluti’.
- La seconda carta dice che la reazione degli Stati Uniti provochera’ la Terza Guerra Mondiale con due miliardi di morti nel quadro di una catastrofe climatica che sommergera’ due terzi delle terre emerse.
L’uomo si gratto’ la testa.
- La terza carta dice che la donna a cui sta pensando la ama ancora e tornera’ da lei.
- Grazie, grazie – disse l’uomo quasi con le lacrime agli occhi.
Pago’, usci’ e quando fu in strada, la gente, gli alberi, il cielo, tutto gli sembrava piu’ bello e luminoso.