Dario Fo e Franca Rame: Hellequin – Harlekin – Arlekin – Arlecchino

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Il teatro di Dario Fo e Franca Rame in dvd www.commercioetico.itCari amici,
questa settimana continuiamo a parlarvi del teatro di Dario Fo e Franca Rame presentandovi un’opera spassosissima: "Hellequin – Harlekin – Arlekin – Arlecchino"
Scritto per la Biennale di Venezia in occasione dei 400 anni dalla nascita di Arlecchino, questo testo viene messo in scena per la prima volta al Palazzo del Cinema del Lido nell’ottobre 1985 e riproposto in varie sedi nei mesi successivi.
Dario Fo porta in teatro la piu’ celebre maschera della commedia dell’arte ispirandosi alle presentazioni fatte in Francia quattro secoli fa dal comico italiano Tristano Martinelli davanti al re e alla regina, che pare si divertissero molto alle intemperanze e scurrilita’ di questo “Zanni in seconda”, furbo e cialtrone allo stesso tempo, saggio e folle, grande e miserabile, comunque e sempre provocatore e anticonformista.
Un personaggio ben diverso dalla versione ufficializzata da Molie’re e Goldoni, piu’ popolare e piu’ vicino semmai al fabliaux dell’alto Medioevo e a Rabelais. Lo interpreta mirabilmente Dario Fo con uno spirito vicino a quello del suo capolavoro, Mistero Buffo, affiancato da una Franca Rame ironica-bizzosa-svampita nei panni delle varie Marcolfe e Franceschine.

Prologo
Dario entra in scena: veste un costume che riecheggia quello di Arlecchino e si rivolge al pubblico

Dario: Il costume che io indosso e’ quello del primo Arlecchino, e noterete subito che non ho la maschera. Ci sono stati dei critici che, la prima volta che sono apparso cosi’, si sono messi quasi a urlare scandalizzati: “Non ha la maschera!” non sapendo essi stessi che il primo Arlecchino non portava assolutamente la maschera, ma un maquillage piu’ o meno simile a questo che vedete sulla mia faccia.
Il primo Arlecchino fu un grande comico italiano di Mantova, si chiamava Tristano Martinelli, e si trovava in Francia con la compagnia del Geloso.
All’inizio Arlecchino era uno “Zanni in seconda”, come veniva chiamato, cioe’ di rincalzo, ma esprimeva una irruenza a dir poco sconvolgente e, soprattutto, di dimensioni completamente nuove. Irrompeva sul palcoscenico buttando all’aria l’assetto della commedia. Non resisteva al ruolo fisso, il suo era piuttosto un antiruolo. Inscenava situazioni e gesti di una scurrilita’ e pesantezza brutali: abbassava le braghe di colpo e si metteva a defecare… questo e’ il termine “raffinato”, non quello usato da Arlecchino. Naturalmente era tutto finto, non e’ che eseguisse oscenita’ reali. Faceva anche pipi’ sul pubblico, quasi sempre con acqua colorata, quasi sempre.
Alcune volte invece…
Insomma, provocava nel modo piu’ sguaiato urlando battute scurrili che alludevano indifferentemente al sesso, alla fame, alla guerra, alla morte, all’inferno… Distruggeva ogni buon modo di pensare, ogni morale.
Ecco: Arlecchino era fondamentalmente un amorale.
Quelle sue provocazioni suscitarono un successo incredibile; con le sue entrate oscene aveva rotto le normali convenzioni dello spettacolo.

Buona lettura e buona visione…