Censura 2007

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Cari amici,
questa settimana Vi presentiamo un classico del catalogo Nuovi Mondi Media: Censura 2007

Project Censored e' un autorevole gruppo statunitense di ricerca sui media che si propone di promuovere il ruolo "del giornalismo indipendente in una societa' democratica". Nasce nel 1976 da un'idea di Carl Jensen, docente di Scienze della Comunicazione presso la Sonoma State University, California e dal 1996 e' guidato da Peter Phillips, docente di Sociologia e da molto tempo attivo in organizzazioni no profit.
Per trent'anni Project Censored ha raccolto notizie importanti che i principali conglomerati mediatici hanno ampiamente ignorato, dando spazio anche alle piu' piccole e frammentarie informazioni che potessero generare verita' negate. Il materiale raccolto nei volumi del progetto copre una tale varieta' di argomenti da rendere ardua qualsiasi divisione in categorie; da esse, in ogni caso, emerge un modello che puo' senz'altro aiutarci a capire perche' le grandi societa' mediatiche cosi' spesso evitano di accusare i potenti.
Questa nuova edizione - dall'11 settembre al trattamento dei detenuti Usa in Aghanistan e in Iraq, dallo stato degli oceani mondiali ai rischi legati agli OGM, dalla morte di Milosevic nel sistema della propaganda allo studio sulla parzialita' di Associated Press - ribadisce il carattere fondamentale del progetto: non importa quale sia l'argomento in questione, in ognuno il tema comune rimane la messa in discussione dell'ideologia convenzionale. Il giornalismo di Project Censored non si adegua a certi ideali, li sfida.
Anche quest'anno questo libro ci ricorda che la missione imprescindibile di un giornalista in un paese democratico non cambia e non deve cambiare: il criticismo dell'ordine esistente, il controllo delle istituzioni al potere, il ruolo di "cane da guardia" continuano a esserne gli elementi portanti. L'energia, l'entusiasmo, l'impegno e la professionalita' dello staff e degli studenti di Project Censored dimostra che questo tipo di giornalismo e' possibile. Oggi piu' che mai.

Vi anticipiamo qui di seguito la notizia n. 2 che riprende una questione trattata spesso anche in Italia. E scopriamo cosi' che:

Acqua in bottiglia: un problema ambientale di portata mondiale

I consumatori spendono complessivamente circa 100 miliardi di dollari all'anno per comprare l'acqua in bottiglia, credendo, e spesso sbagliando, che sia migliore di quella che esce dai rubinetti. Nel mondo, il consumo di acqua imbottigliata e' arrivato a 155 miliardi di litri nel 2004, aumentando del 57% dal 1999.
"Anche nelle regioni in cui l'acqua del rubinetto e' potabile, la domanda per l'acqua imbottigliata e' in aumento e ha come conseguenza la produzione di immondizia inutile e il consumo di enormi quantita' di energia", afferma la ricercatrice Emily Arnold, dell'Earth Policy Institute. Anche se nella maggior parte dei paesi del mondo, Europa e Stati Uniti compresi, vi sono piu' leggi relative alla qualita' dell'acqua del rubinetto di quante ve ne siano per l'acqua imbottigliata, l'acqua in bottiglia arriva a costare anche 10.000 volte di piu'. A piu' di 10 dollari ogni 3,78 litri, negli Stati Uniti l'acqua in bottiglia e' piu' cara della benzina.
"Senza dubbio poter disporre di acqua pulita e' essenziale per la salute dell'intera popolazione mondiale", afferma la Arnold. "Ma l'acqua imbottigliata non e' la risposta allo sviluppo mondiale, ne' risolve i problemi di quel 1,1 miliardi di persone
a cui manca l'acqua potabile".
Per avere acqua piu' sicura e sistemi di trasporto piu' sostenibili nel lungo periodo bisognerebbe migliorare e ingrandire gli impianti gia' esistenti per il trattamento e l'igiene dell'acqua. "I membri delle Nazioni Unite sono concordi nel voler dimezzare il numero di persone che non ha accesso all'acqua potabile entro il 2015. Per raggiungere lo scopo, si dovrebbero raddoppiare i 15 miliardi di dollari spesi ogni anno per l'igiene e la fornitura dell'acqua. Anche se questa cifra sembra smisurata, e' niente in confronto ai 100 miliardi di dollari che si spendono ogni anno per l'acqua imbottigliata".
L'acqua del rubinetto ci arriva attraverso un'infrastruttura poco dispendiosa a livello energetico, mentre l'acqua potabile viene trasportata per lunghe distanze, spesso attraversa i confini nazionali, con navi, treni, aerei e camion. Questo implica lo spreco di enormi quantita' di combustibili fossili.
Ad esempio, solo nel 2004 un'industria di Helsinki ha spedito 1,4 milioni di bottiglie di acqua finlandese imbottigliata nell'Arabia Saudita, con un viaggio di oltre 4.000 chilometri. E nonostante il 94% dell'acqua in bottiglia venduta negli Stati Uniti sia prodotto internamente, molti americani importano l'acqua da posti lontani 9.000 chilometri, come le Fiji e altre remote nazioni, per soddisfare la domanda di "acqua chic ed esotica", come dice la Arnold.
I combustibili fossili vengono utilizzati anche per l'imballaggio dell'acqua. La maggior parte delle bottiglie sono fatte di polietilene tereftalato, una plastica che deriva dal petrolio grezzo. "Costruire bottiglie per soddisfare il solo mercato americano richiede piu' di 1,5 milioni di barili di petrolio all'anno, abbastanza per fornire carburante a circa 100.000 automobili in un anno", nota la Arnold. E, una volta svuotata, la bottiglia viene buttata. Secondo il Container Recycling Institute, l'86% delle bottiglie di plastica per l'acqua usate negli Stati Uniti diventa immondizia. Incenerire bottiglie usate genera sottoprodotti tossici come il gas e le ceneri di cloro che contengono metalli pesanti legati a un elevato numero di problemi di salute degli uomini e degli animali.
Neanche sotterrare le bottiglie di plastica e' una soluzione. Le bottiglie sotterrate, infatti, possono impiegare anche 1.000 anni per sciogliersi nel terreno. In tutto il mondo, circa 2,7 milioni di tonnellate di plastica vengono usate per imbottigliare l'acqua ogni anno. Nel 2004 gli Stati Uniti hanno esportato quasi il 40% delle bottiglie da riciclare in destinazioni lontane come la Cina, sprecando altro combustibile.
Nel frattempo si rischia anche che le fonti si asciughino. Piu' di cinquanta villaggi indiani soffrono per la carenza del prezioso liquido da quando la Coca-Cola Corporation di Dasani ha cominciato a estrarre l'acqua per imbottigliarla. Problemi simili si sono riscontrati in Texas e nella regione dei Grandi Laghi nell'America del Nord, dove gli agricoltori, i pescatori e altre persone la cui vita dipende dall'acqua hanno gravi problemi causati dall'estrazione intensiva dell'acqua, che fa diminuire velocemente il livello delle falde.
Il maggior consumo pro capite di acqua imbottigliata si registra negli Stati Uniti, ma gli aumenti piu' rapidi di consumi si hanno nei paesi ad alta densita' di popolazione come il Messico, l'India e la Cina. In totale il consumo di acqua imbottigliata in India e' triplicato dal 1999 al 2004, in Cina e' raddoppiato.
Mentre gli utili delle industrie private che derivano dalle vendite di acqua imbottigliata di dubbia qualita' - che consistono in oltre 100 miliardi di dollari all'anno e sono in aumento - i sistemi municipali, che non creano sprechi energetici e sono gia' controllati, dovrebbero essere implementati per la distribuzione di acqua potabile a poco prezzo a tutti i popoli del mondo.

Aggiornamento di Abid Aslim
Le storie che riguardano i consumatori sono l'ingrediente base della dieta dei media. Ecco perche' questo articolo e' stato ripreso da tutte le emittenti pubbliche e sembra abbia fatto il giro del cyberspazio. Forse quello che ha catturato la nostra immaginazione e' stata l'affinita' con la materia: a quanto pare sia noi sia la superficie del pianeta siamo fatti soprattutto di acqua, senza la quale moriremmo. In ogni caso, i dibattiti nati dalla divulgazione della ricerca effettuata da un gruppo di esperti dell'ambiente di Washington D.C., si sono focalizzati sui fattori relativi al consumo (prezzo, gusto e conseguenze per la salute umana dell'acqua imbottigliata e dell'acqua del rubinetto), come ho anticipato quando ho deciso di riferire le notizie raccolte dai documenti dell'Environmental Policy Institute (EPI), (onestamente e' tutto quello che ho fatto, aggiungendo un po' di contesto e di background). Ma una buona parte dell'attenzione dei lettori si e' focalizzata anche sugli aspetti relativi all'ambiente e alle normative.
Si possono ottenere maggiori informazioni a riguardo dall'EPI, da una serie di gruppi ambientalisti e associazioni dei consumatori e da alcune importanti agenzie governative: l'Environmental Protection Agency americana per quanto riguarda l'acqua del rubinetto e la Food and Drug Administration per l'acqua in bottiglia. Le differenze nel modo in cui queste agenzie (e in realta' tutti gli enti preposti al controllo) operano e sono strutturate e sovvenzionate merita molta attenzione, cosi' come la diseguaglianza fra i metodi usati per proteggere i cittadini che ne risulta.
Numerosi altri problemi sollevati dall'articolo sarebbero degni di approfondimento. Le preoccupazioni dei ricercatori sul consumo delle risorse sfruttate per distruggere le bottiglie d'acqua usate, saranno soddisfatte da migliori disposizioni per ridurre lo spreco e riciclare i materiali? Se il sistema pubblico di distribuzione dell'acqua fornisce un prodotto migliore a piu' persone a un costo minore, come dichiara l'EPI, allora quali sono gli ostacoli per gli investimenti necessari negli Stati Uniti e nei paesi poveri e come possono i cittadini superare tali ostacoli?
Alcune di queste domande sembreranno incomprensibili al lettore medio e ai custodi dei media. E, come se niente fosse, continuiamo tutti a bere dalla bottiglia.