Cronache da una catastrofe - Viaggio in un pianeta in pericolo: dal cambiamento climatico alla mutazione delle specie

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Perche' e' sparito il rospo dorato dalla foresta pluviale di Monteverde in Costa Rica?
Trovate la risposta nel libro che presentiamo questa settimana, "Cronache da una catastrofe - Viaggio in un pianeta in pericolo: dal cambiamento climatico alla mutazione delle specie" di Elisabeth Kolbert, l'edizione italiana e' curata da Nuovi Mondi Media.
Come spiega Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente, nella prefazione, che pubblichiamo di seguito, "il cambiamento climatico e' qui, e' adesso".
Buona lettura.

Prefazione

Se ancora oggi solo una minoranza di uomini e donne percepisce fino in fondo l'immensa, inaudita gravita' del problema climatico, parte della colpa e' anche di noi ambientalisti. Per troppo tempo abbiamo calibrato male il nostro messaggio d'allarme, puntando soprattutto su previsioni catastrofiche a lungo termine tipo: "fra cent'anni Venezia verra' sommersa dalle acque" o "se continuiamo cosi' si scioglieranno tutti i ghiacciai".
Un errore di sostanza e di metodo. Di sostanza perche' il punto non e' cosa accadra' fra qualche decennio - nessuno in realta' puo' prevederlo - ma quello che sta accadendo ora: l'equilibrio climatico s'e' rotto, o si rimuovono subito le cause antropiche di questo cambiamento (sulle cause naturali non c'e' ovviamente niente da fare), oppure le trasformazioni in atto diventeranno inarrestabili. Un errore anche di metodo perche' il catastrofismo che predice sventure in un futuro lontano lascia l'opinione pubblica pressoche' indifferente. Come diceva il grande economista Keynes, agli umani (come
ad ogni altra specie) importa relativamente quello che succedera' quando i contemporanei saranno comunque tutti morti. E d'altra parte che impressione
puo' mai fare qualche immagine elaborata al computer del Monte Bianco senza piu' ghiaccio o della Pianura Padana desertificata - pur sempre una "fiction" - al confronto con i "reality" che ci bombardano ogni giorno, dagli aerei che bucano le torri gemelle allo tsunami che cancella isole intere e porta via in pochi secondi centinaia di migliaia di vite?
Allora, il primo e grande merito di questo libro e' di riportare l'allarme sul clima che cambia "con i piedi per terra". Il cambiamento e' qui, e' adesso. Attraverso un racconto tanto rigoroso quanto appassionante, che a tratti prende la cadenza di un thriller d'autore in cui pagina dopo pagina il lettore vede materializzarsi la verita', Elizabeth Kolbert ricostruisce trent'anni di ricerche e di SOS sulle origini antropiche dei cambiamenti del clima, dalle prime, ancora incerte ipotesi dell'inizio degli ani '70, fino all'evidenza di oggi; e parallelamente descrive i segni crescenti dello squilibrio ormai in atto: le zanzare della palude di Horsehead Cove, nella Carolina del Nord, che per l'aumento della temperatura restano attive per un periodo piu' lungo che nel passato; la scomparsa del rospo dorato dalla foresta pluviale di Monteverde in Costa Rica; la rapida contrazione delle popolazioni di farfalle "Erebia epiphron", "Erebia aethiops", "Coenonympha Tullia, "Aricia artaxerxes" nell'Inghilterra del nord e in Scozia. Apparentemente abituali episodi di avvicendamento ecologico, in realta' mutamenti di una rapidita' del tutto inusuale, accelerazioni nei processi di evoluzione spiegabili solo con una repentina, e non naturale, rottura degli equilibri climatici.
Un altro pregio di Cronache da una catastrofe e' di chiarire che i mutamenti del clima globale mettono in gioco non la vita "della" Terra, che ha superato innumerevoli sconvolgimenti climatici, ma la vita dell'uomo "sulla" Terra.
Il clima e' da sempre un fattore decisivo della storia umana, malgrado gli storici l'abbiano capito solo di recente: in uno dei capitoli piu' stimolanti del suo libro, Elizabeth Kolbert ripercorre la breve parabola dell'impero mesopotamico fondato da Sargon di Akkad oltre 2000 anni prima di Cristo, conclusa con un crollo repentino - dopo piu' di un secolo di prosperita' - che i contemporanei attribuirono a una maledizione, a un'offesa recata agli Dei, e che l'archeologo Harvey Weiss scopri', poco piu' di dieci anni fa, essere stato il frutto di una siccita' prolungata, dunque di un cambiamento climatico su scala locale. Analoghe furono le cause della fine di altre grandi civilta', dai Maya agli stessi Egizi, e cio' dimostra che il cambiamento climatico non e' una novita' per la specie umana. Di inedito, semmai, c'e' il carattere "planetario" dei mutamenti che si osservano oggi, e soprattutto il fatto che essi nascono da comportamenti dell'uomo.
Allora, l'odierna catastrofe non e' tanto nei cambiamenti climatici in se', ma in un drammatico paradosso: oggi e' l'uomo la causa scatenante dei mutamenti del clima, e al tempo stesso l'uomo di oggi, con le sue straordinarie capacita' scientifiche e tecnologiche, per la prima volta nella sua storia puo' salvare la stabilita' del clima e cosi' salvare se stesso. Come in un effetto a catena, se le temperature crescono con una rapidita' che per il nostro pianeta e' totalmente inedita, se da un anno all'altro si moltiplicano gli eventi meteorologici estremi (inondazioni, siccita'), e' perche' aumenta la concentrazione in atmosfera di anidride carbonica e degli altri gas "a effetto serra"; e questi gas aumentano perche' si consumano sempre piu' combustibili fossili - in primo luogo carbone e petrolio - e si tagliano sempre piu' foreste. Ridurre la dipendenza dei sistemi energetici dalle fonti fossili (senza cadere, da questa "padella" nella "brace" dell'energia nucleare), sviluppando le fonti pulite di energia (solare, eolica) e promuovendo in ogni modo il risparmio energetico, e poi fermare la decimazione delle foreste pluviali: queste le strade obbligate che vanno seguite, ma finora troppi leader politici hanno voltato lo sguardo e l'attenzione altrove. Giustamente Elizabeth Kolbert prende ad emblema di questo atteggiamento irresponsabile l'attuale leader del suo Paese, George W. Bush: che appena eletto decise l'uscita degli Stati Uniti dal Protocollo di Kyoto, il trattato entrato in vigore due anni fa che impone a tutti i Paesi industrializzati di diminuire le loro emissioni di anidride carbonica. Gli Stati Uniti da soli contribuiscono per circa un quarto alle emissioni che alimentano i cambiamenti del clima, percio' non c'e' dubbio che la politica "anti-Kyoto" del Presidente Bush sia l'ostacolo principale a un cambio di rotta. Ma anche in Europa ci sono Paesi inadempienti, e l'Italia purtroppo e' fra questi: noi abbiamo ratificato il Protocollo di Kyoto ma finora le nostre emissioni sono continuate a crescere mentre dovrebbero ridursi del 6,5% entro il 2012 rispetto al 1990.
Questa inazione di molti potenti e' spesso presentata come un atto di egoismo "da ricchi", come la scelta - moralmente riprovevole ma fondata su un interesse economico reale - di sacrificare la salute dell'ambiente a un interesse meno nobile pero' piu' concreto. Io credo che le cose non stiano proprio cosi'.
Lasciare che i mutamenti climatici provocati dall'uomo procedano ai ritmi attuali e' peggio che immorale: e' stupido, e' un suicidio anche nei termini piu' prosaici del confronto tra costi e benefici economici. Come ormai cominciano a vedere i leader piu' avveduti, da Blair a Clinton, se in particolare i Paesi industrializzati - che hanno un consumo pro-capite di energia fossile esorbitante - non ridurranno sensibilmente le proprie emissioni "climalteranti", le conseguenze, per tutti e dunque anche per loro, saranno devastanti sul piano ambientale come su quello economico.
La mia speranza e' che il libro di Elizabeth Kolbert contribuisca, su un tema cosi' vitale per il futuro di noi tutti, ad ingrossare nel mondo - tra i politici e tra tutti i cittadini - le fila dei "consapevoli" e dei "volenterosi", e che questa edizione italiana aiuti chi, come noi di Legambiente, si batte ogni giorno perche' anche il nostro Paese - uno dei piu' esposti alle conseguenze dei mutamenti climatici - tolga la testa da sotto la sabbia.

Roberto Della Seta
Presidente nazionale di Legambiente
agosto 2006

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