Minorenne sarda fugge di casa per fare sesso col presidente del Consiglio.

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Dramma in famiglia: il padre e' un sindaco comunista.

Il sindaco di Mussummannaggia, paesino della Barbagia che nessuno avrebbe mai definito “ridente”, era incazzato come una iena. Sua figlia Irene Maccalone era sparita da tre giorni. Da una perquisizione minuziosa in camera sua, il sindaco, Aristide Maccalone, aveva desunto vari aspetti sconosciuti della vita della ragazza.
Una confezione di pillole anticoncezionali vuota gli aveva palesato che la piccola non era piu' vergine o comunque aveva intenzione di smettere di esserlo nell’immediato futuro. Una e-mail indirizzata al premier provava che si era invaghita dell’uomo piu' sparlato d’Italia. La mancanza di alcuni capi d’abbigliamento ed elementi utili all’igiene personale mostrava che si era allontanata di casa volontariamente portandosi dietro vestiti e quant’altro era necessario per un viaggio.
Tutto questo era grave perche' la ragazza era sedicenne e per via che Aristide Maccalone era di Rifondazione Comunista e questo era diametralmente contrario al fatto che la figlia volesse unirsi biblicamente con il capo del governo della destra.
Aristide era quindi estremamente esterrefatto, imbufalito e inorridito e si domandava insistentemente dove avesse sbagliato.
Le decisioni che prese successivamente furono due: partire per il continente portandosi dietro Razzuto e Poddu, suoi cognati, e telefonare a Michele Leopardi, che non era imparentato col famoso poeta ed era oltremodo di sinistra.
La conversazione fu rapida: “Mi scappo' la figlia. Vengo lli' e veddiamo se puoi aiutarmi a rritrovarrla” disse Aristide. “Va bene” rispose Leopardi.
Durante il viaggio in aereo Maccalone Aristide getto' uno sguardo ai quotidiani che distribuivano gratuitamente sull’aviogetto. Fece una smorfia leggendo che Papa Benedetto Sedicesimo, il Tedescaccio, aveva raggiunto un accordo con la Nestle'. Avrebbero sponsorizzato la permanenza in seminario di diecimila aspiranti preti in cambio di un gemellaggio tra Papa Benedetto e l’acqua minerale San Benedetto. Una serie di foto nelle quali il Papa beveva sorridente un bicchier d’acqua mostrando i suoi dentini corti da squalo, insieme a Del Piero e Cristina Chiabotto (la miss).
In altri momenti Aristide si sarebbe lasciato andare a considerazioni pesanti sulla mercificazione della fede ma in quel frangente aveva altro per la testa.
Quella sera stessa ci fu il summit in casa di Leopardi, a Bologna, per l’organizzazione della caccia alla ragazzina.
Aristide aveva portato una foto della figlia, stile prima comunione.
Per prima cosa Leopardi l’aveva scansionata e rielaborata in Photoshop, aggiungendo rossetto e mascara in abbondanza. Poi aveva diffuso l’immagine nella rete di installatori fotovoltaici e comunicatori ecotecnologici che il Partito Democratico aveva creato in collaborazione con le Coop, diecimila nuovi posti di lavoro, un esercito di professionisti che avevano dato elettricita' gratis a un milione di famiglie italiane e rappresentavano la punta di diamante dell’azione diretta del Partito contro la crisi economica. Una rete di uomini e donne che battevano la penisola senza sosta e che, stando a quanto diceva Leopardi, sarebbero stati in grado di trovare uno spillo nel deserto del Sahara.

Il mattino dopo Aristide si alzo', fece colazione con pecorino e interiora di pecora saltate in padella, ripiene di fegato, cervella, ricotta e olive mentre il Tg1 dava conto del dibattito sulla proposta di legge che concedeva alle piu' alte cariche dello Stato la facolta' di contrarre matrimoni poligamici. Napolitano aveva dichiarato che la cosa non gli interessava, il capo del governo aveva gia' prenotato lo Stadio Olimpico di Roma per una grande festa nella quale avrebbe acquisito un numero imprecisato di spose.
Franceschini intanto era ancora in Abruzzo, dove insieme ai membri del direttivo nazionale festeggiava la costruzione della decima casa antisismica realizzata da lui e i suoi sodali con il sudore della loro propria fronte, olio di gomito e tecniche innovative. Dichiarava al tg che le case che stavano costruendo non sarebbero crollate neanche se il pianeta si fosse iscritto a un corso di danza del ventre sincopata.
Una serie di riflessioni sui mutamenti nella politica italiana, che si stava svolgendo dentro il cranio brachicefalo di Aristide, chiaro segno di una misteriosa discendenza longobarda, furono interrotte da Leopardi che raggiante entrava in cucina dicendo: “L’hanno trovata. E’ in coda per un provino a Cinecitta', dove stanno facendo le selezioni per le ragazze-poltrona della nuova trasmissione di Jerry Scotti.”
“Raggazze poltrona?” chiese Aristide sconcertato.
“Si', e' una nuova idea per un quiz” spiego' Leopardi. “Un paio di ragazze si mettono in modo tale che i concorrenti ci si siedono sopra.”
Aristide non riusci' a spiccicare una sola parola di commento. Per anni, per farla addormentare la sera, aveva letto a sua figlia il Capitale, e ora lei era fuggita di casa per fare la ragazza-poltrona. Razzuto e Poddu, suoi cognati, riuscirono invece a declamare una litania di bestemmie piene di doppie, pronunciata come un mormorio minaccioso.
“Andiammo a prenderla e la riportiammo a ccasa” concluse Aristide.
Leopardi gli fece notare che si viveva ancora in una repubblica democratica.
Aristide ribatte': “E’ minorrenne!”
“Dimentichi la nuova legge che stabilisce che i genitori non possono impedire alle figlie che hanno superato i 14 anni di partecipare a provini cinematografici, televisivi o fotografici. La Costituzione italiana riconosce il diritto inalienabile alla visibilita' televisiva. Se piombiamo li' e cerchiamo di trascinarla via, finiamo tutti in galera.”
“Cosa pproponi?”
“Forse Giacometti ci puo' aiutare.”

Due ore dopo erano a casa di Giacometti, a Cesena. Piu' che una casa era un incrocio tra un laboratorio dadaista, una boutique d’alta moda, una catena di montaggio e il Moma di New York. Ovunque erano disseminati computer, macchinari misteriosi e pezzi di manichini, teste, braccia, busti. Una serie di corpi completi erano disposti in giro piu' o meno muniti di biancheria intima e vestiti. Le donne artificiali erano realizzate con uno straordinario realismo.
Quando Giacometti fu messo a parte dell’incresciosa situazione, disse: “Ok, ci penseranno le mie ragazze.”

La coda era ancora interminabile alle 4 di pomeriggio, intorno allo Studio 7 di Cinecitta', quando si fermo' un pulmino dal quale discesero 7 ragazze di incomparabile perfezione fisica vestite come supermodelle strafirmate con sgargianti capi di abbigliamento rossi e gialli. Fluorescenti. Formarono un cuneo compatto, muovendo all’unisono braccia e gambe e si abbatterono contro il personale della sicurezza che centellinava l’ingresso delle ragazze in coda davanti agli studios. 
Quando arrivarono al cospetto degli esaminatori si tolsero i vestiti e si misero a ballare con hula hop, yo-yo, monotrampolo a trespolo muniti di molla. Fecero tripli salti mortali, si misero a poltrona, a sedia, a baldacchino, alla pecorina.
Il loro seni roteavano a una velocita' tale che alcuni esaminatori furono colti da vertigini e malori di varia natura.
Furono scritturate istantaneamente.
Lo stesso accadde durante tutti i provini che si susseguirono in quella settimana.
Manipoli di donne robot costruite da Giacometti in morbido lattice biodinamico sbaragliarono migliaia di candidate televallette, teleballerine, telepresentatrici al primo colpo.
Dopo dieci giorni Irene Maccalone torno' a casa a Mussummannaggia.
Il senso della sua fuga era stato vanificato dal fatto che il capo del governo italiano aveva annunciato il suo matrimonio imminente con una ventina di ragazze bioniche.
Ovviamente solo pochissimi sapevano che quelle donne le costruiva Giacometti nella sua villetta di Cesena, munite di tanto di certificato di nascita, patente, passaporto e numero di assistenza sanitaria. Miracoli della pirateria informatica.
E Aristide si era ben guardato dal rivelare alla figlia la verita'. Si era limitato a dire: “Figlia mmia, il cappittalismo e' una stronzatta.”

Per inciso il capo del governo non sopravvisse alla prima notte di nozze con il plotone di androidi. Anche se il premier aveva il pene che sembrava l’avesse infilato nel tostapane prima di farlo esplodere, nessuno si fece troppe domande su quel che poteva essere successo. Aveva un meraviglioso sorriso sulle labbra.
La sinistra provo' a ironizzare sul fatto che fosse deceduto per un eccesso amoroso.
Ghedini li ammutoli' dichiarando: “Beato colui che lascia questo mondo piacevolmente.”