LIBRI: Generazione smarrita - Il mondo dei trentenni

Facebook Instagram TikTok YouTube Twitter Jacopo fo english version blog

 

RESTIAMO IN CONTATTO!

PER CONOSCERE GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI VISITA LA MIA PAGINA FACEBOOK

 

Carissimi,
chi sono i trentenni? Secondo Bernadette Bawin-Legros, autorevole sociologa della famiglia, sono una "Generazione Smarrita". Da qui il titolo del libro di Nuovi Mondi Media che vi presentiamo questa settimana. Buona lettura!

Generazione smarrita
Il mondo dei trentenni

 Generazione smarrita Il mondo dei trentenniSono nati nella speranza, quasi dei bimbi viziati, gli eredi del maggio del '68. Oggi, hanno trent'anni. Molti di loro sono single e senza figli. La maggior parte ha finito per trovare un lavoro. Dovrebbero essere felici. Invece danno l'impressione di un immenso disincanto.
Come se le loro illusioni fossero crollate. Come se a loro fosse stato permesso tutto senza lasciare che facessero nulla, Come se il loro potenziale fosse stato sprecato.
Ma perché mai sarebbero stati "sacrificati"? Chi sono i loro genitori? E loro chi sono in realtà, questi trentenni che rappresentano le forze vive del paese, il bersaglio dei pubblicitari? Quel è il loro vero volto?
Una cosa è certa, ed è che le cifre del censimento del 1999 non isolano questa fascia d'età. La fondono con altre due fasce più ampie: quella che va dai venticinque ai trentaquattro anni e quella che va dai trentacinque ai quarantanove. Dal punto di vista statistico, i trentenni non esistono. Tuttavia, recentemente è stato loro dedicato un libro, Génération 69, che li ricolloca in una precisa generazione, quella dei figli dei baby-boomer, che tutto ha preso e tutto si è tenuta.
Divertente e polemico, il libro descrive i trentenni come giovani frustrati dai loro genitori e li etichetta come una "massa di Tanguy" (dall'omonimo film di Erienne Chatiliez. Il protagonista, Tanguy, ha vent'otto anni, una laurea in filosofia e nessuna intenzione di andare via da casa, dove vive ancora con gli accondiscendenti genitori. In realtà la madre non lo può più vedere e per questo va in analisi, e il padre Paul non lo sopporta ma crede di fare un piacere alla moglie tenendolo in casa. Quando Tanguy riferisce ai propri genitori che la sua tesi salterà di un altro anno e di conseguenza anche il suo trasferimento a Pechino, questi, esausti, elaboreranno piani diabolici per riuscire a farlo andare via di casa. Inizialmente ci riusciranno ma quanto Tanguy chiede di ritornare, i genitori si rifiutano e lui fa loro causa, vincendola).
Nei loro panni ci stanno certamente male, ma la ragione di questo malessere è da ricercare piuttosto in un'infanzia e in una giovinezza vissute sotto il segno di un'onnipotenza  materna e di un'autorità parentale continuamente da rinegoziare. Perché i loro genitori proprio negli anni '60 hanno proclamato, per la prima volta con forza e convinzione, la morte dell'autorità del padre e del professore.
Si è parlato di "crepuscolo dei padri" per indicare questo periodo, che ha modificato non solo lo stile di vita, ma anche la mentalità dei giovani cresciuti in quell'epoca, dando vita a comportamenti specifici, in particolare nell'età dello sviluppo. Ma non dimentichiamolo, i trentenni sono anche diventati adulti in un periodo di crisi profonda. Molti hanno conosciuto, all'inizio della loro vita professionale, le angosce legate alla disoccupazione e alle incertezze economiche, anche se con meno intensità rispetto ai ragazzi più giovani.
...
In un primo momento affonderemo il problema della loro identità sia dal punto di vista generazionale che familiare; poi ci occuperemo dei loro stili di vita in relazione con l'amore, i valori, il lavoro, gli svaghi e la politica, mentre la fine del libro è dedicata all'idea che i trentenni hanno dei loro genitori... e di loro stessi!

 


Commenti

Io questi libri li trovo molto poco scientifici. Un libro sui 30 enni, uno sui 20enni ( a proposito, chi sta tra i 25 e i 30 è incluso tra i ventenni o tra i trentenni?), uno sui 40enni, possono essere anche interessanti da leggere, ma l'ultilità non la vedo. Forse perchè non ritengo la sociologia una scienza e penso che ogni essere umano sia una storia a sè, anche se portatore di alcuni tratti generali propri del gruppo a cui appartiene. Non farei ricadere ogni colpa sui genitori sessantottini, anche perchè si tratta di generalizzazioni sterili. Conosco persone che hanno genitori di destra o di centro tranquillissimi e persone che hanno genitori di sinistra che sono degli autentici mostri. E viceversa.Sostanzialmente credo che l'orientamento politico di una famiglia sia poco indicativo dello smarrimento di una generazione.