Inarrestabile Dario Fo: L'osceno è sacro

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Libro Dario Fo Osceno è sacroNon riusciamo a stargli dietro, sforna un libro dopo l'altro, fa cinque ricerche contemporaneamente, ha stuoli di assistenti, grafici, pittori che lo guardano sfiniti e con le occhiaie blu dalla stanchezza, mentre lui, fresco come una rosa, sorride e continua a macinare disegni su disegni, testi su testi...
E non e' da meno la moglie, che tra una partita e l'altra di burraco online corregge, commenta, impagina, rivede, risponde al telefono... Ma quante mani, orecchie, occhi hanno?
Stiamo parlando di Dario Fo e Franca Rame, i nobel del nostro cuore.
Quasi ogni mese a Merci Dolci arriva la notizia in anteprima: e' uscito un nuovo libro di Dario! E corriamo a vedere, comperare, leggere. Ogni volta ci stupiamo della qualita' delle ricerche e dei disegni, ogni volta restiamo sorpresi ed estasiati. Grande Dario, straordinaria Franca!

Questa settimana vi presentiamo "L'osceno e' sacro. La scienza dello scurrile poetico", un titolo che e' tutto un programma.
In questo libro Dario ci parla del triviale, dell'osceno che sono parte del valore lessicale di ogni popolo, e del fatto che esiste nella storia un "grande libro dello scurrile poetico" mai veramente considerato. I suoi autori hanno nomi a volte ignoti, altre volte noti e celebrati: in questo libro ci sono tutti.
Insieme al testo, 133 disegni di Dario, bellissimi.

Ci sembra proprio un bel regalo da fare a Natale... magari un po' controcorrente, e senz'altro molto, molto divertente.
E poiche' si guarda gia' alle festivita' natalizie, anche noi a Merci Dolci vogliamo fare un regalo: a coloro che acquisteranno quest'ultimo lavoro di Dario Fo verra' inviata in omaggio una sua opera teatrale.

Come sempre vi proponiamo uno stralcio dall'introduzione. Buona lettura!

Shakespeare e Marlowe, gia' nel XVI secolo, tanto in scena quanto nella vita, si esprimevano dicendo parolacce: l'ebreo di Malta inveiva dando della "testa di fallo" ai suoi persecutori, addirittura, in italiano, "cazzo".
Il "fool" del Re Lear usava espressioni come "culo" e "chiappe", con varianti d'appoggio, a ogni occasione. Nel testo originale, Amleto fa allusioni chiare e provocatorie al sesso femminile. Dialogando con Ofelia, sdraiato con lei presso il palco degli attori, chiede: "Potrei distendermi col viso sul boschetto che tieni in grembo... o e' gia' prenotato?" In un'altra scena Ofelia, impazzita, raccogliendo dal canestro piccoli fiori, canta: "Nel mio canestrino non si deposita piu' il tuo pettirosso. Che me ne fo di questo piccol nido amoroso? Piu' non respira e gemiti non ha. Non mi resta che buttarlo intrammezzo ai rovi".
Espressioni al limite dello sconcio recita Moliere nel "Medico per forza" e nel "Don Giovanni".
La "Celestina" di Rojas e' contrappuntata di oscenita' a ogni pie' sospinto. D'altra parte, non bisogna dimenticare che quella lenona, personaggio chiave della commedia, si vantava d'essere in grado di ridare la verginita' anche a putte di lungo mestiere [...]
Attraverso il lessico impiegato da una comunita' si possono individuare la cultura, le doti positive e negative, l'origine di un certo comportamento o carattere. Semplificando, si potrebbe sentenziare: dimmi le parolacce che usi e ti diro' chi sei, da dove vieni, da quale popolo sei stato educato o negativamente condizionato. Cosi', dalla nostra indagine, dagli abitanti di una data citta' o regione scopriremo pronunciare espressioni critiche di saggezza miste a luoghi comuni di bassa qualita', proverbi eleganti e perfino raffinati ad altri banali o addirittura razzisti o triviali. Egualmente, ci capitera' di ascoltare detti ripresi dal Vangelo o dalla Bibbia alternati a adagi mutuati da massime antiche, di gusto che oggi diremmo liberale o, al contrario, conservatore o reazionario.

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