Donne, come liberarle senza violenza dalla segregazione

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In Bangladesh le donne non potevano maneggiare denaro, chiedere prestiti o possedere la terra a causa di un antico tabù pre-islamico incorporato successivamente nei precetti religiosi proposti dai mullah di quel Paese. Muhammad Yunus decise di impegnarsi per debellare la povertà e, avendo compreso che le stesse donne potevano vincere la guerra contro la miseria, decise di incentrare la sua attività sull’emancipazione femminile. Ma per raggiungere il suo obiettivo non organizzò campagne di informazione, raccolte di firme, proteste.

Yunus fondò una banca che prestava somme di denaro irrisorie  alle donne più povere del mondo (a partire da mezzo dollaro!). Nel suo meraviglioso romanzo autobiografico, Il banchiere dei poveri (Feltrinelli, 2013) racconta che il primo problema contro cui dovette scontrarsi fu che non poteva parlare direttamente alle donne perché anche questo era tabù. Il dialogo avveniva tramite ragazzini che facevano la spola tra due stanze: in una c’erano le donne, nell’altra Yunus. Siccome il sistema era ingestibile trovarono la mediazione di parlare stando nella stessa stanza separati da un telo. Un giorno questo telo cascò, le donne iniziarono a ridere nervosamente per lo scandalo che si era verificato e di lì in poi decisero di smettere di preoccuparsi di questi dettagli formali della fede. In seguito, divenne consuetudine parlare con un funzionario della banca dei poveri per le donne alla ricerca di un prestito.

Anni dopo, quando la banca raggiunse i due milioni di donne che avevano ottenuto un prestito…

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