Sant'Ambrogio e l'invenzione di Milano

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Carissimi,
Sant'Ambrogio e l'invenzione di Milanoeccoci qui a presentarVi l'ultima fatica del nostro Nobel preferito, Dario Fo. Si tratta di: Sant'Ambrogio e l'invenzione di Milano. Un santo sui generis il nostro Ambrogio, tutta da scoprire la sua storia.
Il libro e' correlato, come al solito, dei magnifici disegni di Dario, assolutamente da non perdere.
Vi anticipiamo le prime pagine, buona lettura.

Ambrogio, un santo scomodo e imprevedibile
Elogio alla citta'.

Sembrera' assurdo che Ambrogio, primate della citta' di Milano a cui diede massimo lustro, davanti al quale s’inchinarono imperatori, papi e vescovi, si trovi ad essere quasi uno sconosciuto nella sua citta' e nell’Italia intera.
No, in verita' ogni anno, il 7 dicembre, alla memoria della sua nascita e' dedicata la première musicale al Teatro alla Scala, alla quale sono presenti tutti i notabili delle consorterie e del governo, banchieri, faccendieri, uomini d’industria e degli affari e qualche generale. Le signore sfoggiano abiti preziosi ed eleganti. Fuori, ad accoglierle ogni volta puntuali, non mancano contestatori che lanciano uova piu' o meno marce.
Dopo l’andata in scena dell’opera il sindaco offre un gran pranzo, tutto a spese del Comune, con piu' di 500 invitati di rango, 100 camerieri e la presenza di carabinieri in alta uniforme; ancora in suo onore, in quei giorni s’inaugura una fiera molto popolare detta degli Oh béj, oh béj dove si vendono giocattoli, torroni e leccornie per ragazzini e, sempre una volta all’anno, le persone piu' meritevoli vengono premiate con l’Ambrogino d’oro, una moneta di dimensioni ridotte su cui e' inciso il ritratto del santo.
Tutto qui? No, in tutta la provincia lombarda in quel giorno si preparano tortellini da cuocersi in un brodo intenso e profumato. Questo piatto e' chiamato la “Raviolata d’Ambrogio”. Manca solo che gli si dedichi una lotteria e una gara di corsa campestre per ricordarlo come si deve.
Ma questo santo non merita qualche attenzione in piu'? Da dove viene, dove nasce, come s’e' fatto vescovo? Per quale motivo al suo tempo godeva di tanta fama, al punto di esser conosciuto, rispettato e temuto dai barbari germanici ai sapienti greci?
Per potermi maggiormente informare sulla sua vita, un giorno, nel bel mezzo di questa scrittura, ho fatto il giro di almeno cinque librerie fra le piu' importanti di Milano e, con mia grande sorpresa, ogni mia richiesta di ottenere dei testi su sant’Ambrogio e' andata a vuoto, ne erano completamente sprovviste.
– Ma… me ne potreste procurare qualche copia? – chiedo io.
– Mi dispiace – risponde l’incaricata – ma vedo qui sul computer che tutti i volumi che lei richiede sono fuori catalogo, non si ristampano piu' da parecchi anni… edizioni recenti non ne esistono.
Insistendo nelle mie ricerche, pero', alla fine ho trovato solo tre libri sul santo: in un negozio delle Edizioni Paoline.

Introduzione essenziale.
Sartre diceva: “Per realizzare un buon racconto o una sceneggiatura di un’opera teatrale, bisogna innanzitutto essere a conoscenza dell’ambiente fisico e culturale in cui gli avvenimenti si svolgono. Inoltre, i personaggi della storia o dell’attualita' devono essere trattati come indagati dentro un’inchiesta giudiziaria, e, se preferite, come si trattasse di inquisiti in un’indagine di polizia”.
Ho avuto l’occasione di sentir proporre questo metodo la bellezza di 45 anni fa, a Parigi, direttamente dalla voce del grande creatore dell’esistenzialismo, durante una sua lezione alla Sorbona.
Jean-Paul Sartre, che piu' tardi avrei avuto occasione di conoscere personalmente e con lui avrei preparato un programma televisivo di carattere storico, asseriva che gli scritti e le confessioni degli ‘indagati’ possono permetterti, se ben usati, di inventare dei dialoghi abbastanza credibili, sempre che si rispetti un metodo scientifico essenziale, che e' quello fondamentale nei progetti architettonici costituito da pianta-alzato-scorcio-prospettiva.
Solo cosi' possiamo ottenere un ritratto a tutto tondo del soggetto, compresi i suoi gesti, linguaggio, tic ed espressioni.
A proposito di Ambrogio, noi abbiamo la fortuna di possedere una quantita' enorme di epistole, commentarii, prediche ed esortazioni vergate di sua mano, piu' una biografia redatta dal suo segretario Paolino e numerose testimonianze di autori del suo tempo, fra cui primeggia sant’Agostino, aggiunte ad altre non sempre benevole, anzi critiche e per questo tanto piu' preziose. Un altro elemento determinante nella nostra inchiesta sul vescovo di Milano ci viene dal comportamento, spesso imprevedibile e contraddittorio, che egli manifesta davanti a fatti e situazioni di rilevanza storica dei quali e' protagonista.
e' inutile dire che il metodo suggeritomi da Sartre mi e' stato piu' che utile, addirittura determinante nella stesura e nella messa in opera di quasi tutti i miei lavori. In quest’ultima fatica su Ambrogio e il suo tempo, poi, si puo' dire che l’abbia applicato fin dal primo approccio e con grande rigore, a costo di trovarmi spesso in un labirinto di situazioni inconciliabili, da cui non mi era piu' possibile sortire. In questi casi ho risolto immaginando incontri con tanto di conflitto verbale fra gli antagonisti. Di questi approcci possedevo solo indicazioni sommarie ma conoscevo le chiavi del diverbio, le opposte posizioni, il livello di stima o disprezzo che esisteva fra i vari personaggi e, soprattutto, avevo imparato che in ogni occasione difficile bisogna agire decisi e preparati come in un combattimento. Di se' e dei suoi seguaci, infatti, Ambrogio diceva nel suo De Elia et Jejunio: “Siamo atleti, combattiamo in uno stadio dove dobbiamo stupire e vincere oltre che convincere, dobbiamo lottare essendo in forma. Siate meditanti, allenati, massaggiati con l’olio della letizia, con l’unguento che dimagra, il vostro cibo sia sobrio e privo di lussuria, il vostro bere sia molto parco, affinche' non siate sorpresi in ebbrezza. L’atleta non deve mai darsi all’ozio dicendo “ho vinto lo scontro di ieri, ora mi godo la pausa”. Siate sempre
pronti a ricominciare”.

 

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