Burkina Faso: il paese delle sorprese

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E’ il mio quinto viaggio in Burkina Faso, dal 13 aprile all'11 maggio, il periodo più caldo dell'anno perché è la fine della stagione secca.
Ed è il fuoco.
Scotta la terra, scotta la polvere, scotta l'acqua, scottano le lamiere dei tetti e il ferro dei bidoni. A volte non c'è un refolo di vento e scotta anche l'aria.
Migliaia di piccoli agricoltori sono piegati sulla schiena da ore a preparare i campi per la semina di metà giugno, quando inizierà la stagione della pioggia.
E' l'unico raccolto dell'anno, il più importante.

Centro Ghélawé Burkina Faso

Al Centro Ghélawé sono le 4,30 del mattino, siamo arrivati ieri pomeriggio e dormiamo all'aperto nel centro della corte.
Angel si alza, si lava il viso e accende il fuoco nel forno.
Inizia (di già!?!) la preparazione del pane.
Ogni mattina un gruppo di 5 donne lavora e impasta da 5 a 7 kg di farina producendo una media di 80/90 baguette di pane. E' il nostro primo vero, ufficiale, corso di formazione e vi partecipano, in totale, 35 donne che si alternano a gruppi di 5 una volta alla settimana. Le due formatrici (che prima hanno fatto un corso con noi a dicembre e marzo) sono Angel e Awa, impartiscono ordini, Awa ha composto una canzone per spiegare alle altre come lavarsi le mani col sapone e l'acqua pulita.
Delle 80/90 baguette prodotte, 13 le acquista il Centro Ghélawé stesso per fare la colazione, mentre 33, verso le 11,30, vengono regalate ai 66 bambini della prima elementare del villaggio. Molti arrivano a scuola da lontano e con poco da mangiare, sono affamati e non riescono a concentrarsi durante le lezioni. Il Centro porta una mezza baguette di pane al giorno e, quando c'è, anche la confettura fatta in casa.
Le restanti 30 baguette della produzione giornaliera vengono vendute dalle signore stesse, ne hanno un ricavo medio giornaliero di 4.000 FCFA (circa 6 euro). Da questi tolgono 2.500 FCFA per acquistare la farina e il lievito, il resto è guadagno, che va diviso per 5.
In una settimana una donna riesce a portarsi a casa 300 FCFA, loro lo chiamano “beneficio”.
Discutevo con Ahmed, un ragazzo molto intelligente che sta facendo il direttore delle attività al Centro, che 300 FCFA alla settimana (circa 0,50 euro) sono proprio pochini... “al contrario” - mi ha detto – ci sono donne che portano ogni giorno la legna in città, chili e chili di legna in testa da trasportare per 5-10 km. La vendono per 200 FCFA, bevono acqua per 50 FCFA, comprano un po' di miglio per 100 FCFA, tornano a casa (altri 10 km!) con 50 franchi.
A fine settimana arrivano a 350 e quanta fatica...
Se fra le partecipanti c'è una madre con un figlio malato, e allora si fa la “cotisation”, la colletta, ogni donna mette 50 franchi, per comprare le medicine.
Il “corso di formazione” (uso le virgolette perché non ci sono abituato) è iniziato da due mesi e continuerà almeno fino ad agosto, quando insieme a Paolo, Barbara e Doriana, le signore sperimenteranno il pane fatto con altre farine. Per ora devono concentrarsi sulla preparazione del pane semplice (farina bianca di grano e lievito istantaneo) e sull'attenzione alle condizioni igieniche (lavarsi le mani, disinfettare con acqua e aceto, usare abiti puliti). Ogni vendita viene annotata su un quaderno e a fine giornata si tirano le somme.

Le signore presenti tutte le mattine al Centro per preparare il pane (e intrattenerci con veri e propri spettacoli) sono state sicuramente la prima grande sorpresa che ci ha rivelato questo viaggio. Rispetto al mese di dicembre, data della mia ultima visita, la situazione è notevolmente cambiata: oggi il Centro Ghélawé fa la prima formazione, l'orto è ricco, zucchine, zucche, carote, meloni e gli alberi aspettano ardentemente la stagione della pioggia, ma si vedono i primi segni di crescita.
Il frutteto, con gli alberi di anacardi, pomme canelle, mango, è stato ripulito e decorato con delle pietre.
Il piccolo Sami ha scritto con i sassi il suo nome, così può vederlo il miliardario che in Burkina Faso fa le strade e che gira in elicottero. Gli deve dei soldi.
Il pollo che abbiamo mangiato a pranzo, l'unico che toccheremo del nostro allevamento per tutto il soggiorno, aveva un principio di sovrappeso. La carne era morbida e saporita, segno di una buona alimentazione.
Come avevamo chiesto, i ragazzi del Centro in questi mesi hanno nutrito loro stessi ma anche la terra dell'orto, gli animali e gli alberi.
Ora si iniziano a vedere i risultati ed è una gioia che prende lo stomaco: si può!
Si può fare, un gruppo di amici, bianchi e neri, che ama pensarsi parte di una grande famiglia, può rendere produttiva questa terra anche nella stagione secca e inventarsi un modo per guadagnare onestamente dei soldi.
Sono sempre stato convinto che sia tutto ciò di cui il Burkina Faso ha bisogno, il famoso “aiuto che leva il bisogno di aiuto” di cui parlava Sankara.
La strada sembra essere quella giusta, tanto che le “formatrici” vorrebbero incrementare e allargare il commercio. Ci hanno chiesto di incrementare i materiali da lavoro, servono tavoli, grembiuli, placche per fare il pane, guanti da forno, e due biciclette per permettere la vendita del pane anche nei villaggi vicini nei giorni di mercato.
Guardo Awa stupito, è la prima richiesta ufficiale che ricevo. Provvederò sicuramente!
Lei ride.
Per tutto questo materiale abbiamo calcolato una spesa di circa 500,00 euro, e vi chiediamo di finanziare questa iniziativa facendo una donazione al Centro Ghélawé.
Grazie, o come direbbe Awa, anitiè!

Sito internet dell'associazione: http://www.centroghelawe.org
Per vedere le nuove foto: http://www.flickr.com/photos/centroghelawe/

(Continua con la seconda grande sorpresa del viaggio)

Simone Canova